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Juan Pablo Montoya


sundance76

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perché ? Montoya in Williams era amato dai meccanici e ingegneri per il suo carattere alla mano, non avrebbe avuto problemi da nessuna altra parte credo.

Non volevo dire quello, ci mancherebbe! Volevo dire che dopo Williams, scartando McLaren, per un pilota della sua classe e del suo livello di affermazione c'era solamente un altro team possibile... nel cui sedile si era allora insediato, con bulloni che sarebbero diventati inamovibili a lungo, un certo Felipe Massa.

 

 

Montoya in Ferrari mi sarebbe piaciuto, tantissimo!!!

Modificato da Lotus
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ma perchè Enrico ?

Lui si è divertito come una scimmia e questa è l'unica cosa che gli interessi !!!

Ha potuto vivere a Miami con appartamentone  barca moglie e figli, correre quasi ogni settimana e ritornare a casuccia il giorno dopo.

Credimi per lui sono stati anni molto felici !

 

Per lui mi fa molto piacere, essendo un idolo. Ma ragionando egoisticamente da fan, un po' per il fatto di non poterlo più seguire da vicino, un po' perché la Nascar non è una categoria che mi attrae, un po' perché i buoni risultati ottenuti dal ritorno in Indycar sembrano confermare a me stesso che a ruote scoperte Juan può temere pochi rivali, non smetterò mai di rimpiangere quel che avrei potuto godermi se lui avesse fatto una scelta diversa :)

Il ritorno in Indycar comunque mi sta restituendo buona parte di quelle emozioni che avevo lasciato al periodo F1 :)

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ma perchè Enrico ?

Lui si è divertito come una scimmia e questa è l'unica cosa che gli interessi !!!

Ha potuto vivere a Miami con appartamentone  barca moglie e figli, correre quasi ogni settimana e ritornare a casuccia il giorno dopo.

Credimi per lui sono stati anni molto felici !

 

Alla fine in tanti giudicano (lo facciamo anche noi) ma la cosa importante è quello che vogliono e pensano loro

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perché ? Montoya in Williams era amato dai meccanici e ingegneri per il suo carattere alla mano, non avrebbe avuto problemi da nessuna altra parte credo.

 

Penso che questo suo essere troppo disinvolto sia stato il motivo per cui in f1 non è durato tanto, Mclaren o meno. Del resto sul posto di lavoro e in generale in quell'ambiente bisogna essere composti e freddi, anche un pò delle serpi alla bisogna. 

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  • 1 month later...

Alla vigilia della 500 miglia, spinto dalle numerose testimonianze presenti in questo forum sulle carriere dei vari piloti e sul modo in cui il tifoso di turno le aveva vissute e (quindi) raccontate, ho buttato giù un bel po' di righe per il "mio" Juan Pablo, accompagnando a ciò una scommessa: "se vince, le pubblico". Ebbene eccomi qui con la prima delle 5 parti che vi andrò proponendo in questi giorni, buona lettura :)
 

Capitolo 1: “Interlagos, la folgorazioneâ€
Siamo nel 2000, ho 11 anni, è la domenica delle palme. Per l'occasione mi trovo a Bruxelles da uno zio, dove sto trascorrendo qualche giorno di vacanza insieme a mia madre. Mio cugino Giuliano, che condivide con me la grande passione per lo sport (e per la F1 in particolare), mi invita a seguire (se non ricordo male su Eurosport) il GP di Long Beach di Formula Cart, categoria di cui ho sentito parlare grazie ad Alex Zanardi ma che non ho mai potuto seguire in Italia in Tv. Mi dice che fa il tifo per un certo Montoya, descrivendomelo come un astro nascente, che ha vinto il campionato l'anno prima dopo aver sostituito proprio Zanardi. La gara per Juan Pablo non sarà  molto fortunata, si ritirerà  per problemi meccanici, e a causa di ciò punzecchio un po' Giuliano, con cui ci sfottiamo a vicenda in tutti gli sport visto che tifiamo sempre per squadre o personaggi differenti (in quel periodo, in F1 io tifo Alesi, lui Schumy). Di fatto è il primo inconsapevole contatto con quello che poi diventerà  il mio più grande mito adolescenziale.

L'anno dopo me lo ritrovo a sorpresa in F1, dico a sorpresa perché pensavo che Button, rivelazione dell'anno precedente, venisse riconfermato dalla Williams. Ma tutto ciò mi è indifferente perché sono troppo distratto dalle grandi aspettative che nutro per la Prost del mio idolo Alesi (“va già  bene e promette la nuova Prost di Alesi†intitola un Autosprint di inizio anno che mi illude sulle potenzialità  della vettura e sulla possibilità  di ritrovare sul podio il mio eroe).

Così, dopo aver bellamente ignorato Montoya durante le due (poco proficue) prime gare stagionali, arriva Interlagos. La mia passione per la F1, in quel momento, è al culmine. Così decido per la prima volta di registrare un GP. Per quel che accadrà  in gara si tratta di un segno del destino. Montoya si ritrova secondo dietro Schumy dopo la partenza, ed esce subito una safety car per l'incidente di Barrichello e R.Schumacher.

E qui devo aprire una parentesi, che serve a capire meglio perché il colombiano diverrà  il mio idolo incontrastato. Seguo la F1 dal 1996 e non ho mai apprezzato particolarmente Schumacher, venerato da tutti i compagni di scuola con cui mi confronto sulla F1 anche e soprattutto per il fatto di guidare una Ferrari. Ma per me si tratta di uno sport individuale e alla Ferrari antepongo la mia passione per Alesi. La mia ostilità  per il tedesco non è una questione di mero anticonformismo, anzi, negli anni dell'inseguimento del titolo mondiale ho sperato che la rossa tornasse a conquistare l'iride dopo così tanto tempo. E infatti a Jerez 1997 subito dopo il contatto con Villeneuve mi è venuto un magone in gola. Ma da quel momento ho cominciato a detestare Schumy proprio a causa della sua scorrettezza, che ho continuato a riscontrare nelle chiusure aggressive mostrate agli start nei successivi anni. Una volta vinto il mondiale del 2000, il conto con la solidarietà  nei confronti dell'astinenza Ferrari per me è chiuso. Mi ha fatto piacere, ma adesso non me ne frega più niente: il “crucco†deve perdere. Ma l'apice dell'ostilità  arriva proprio nel periodo in cui il tedesco e la Ferrari diventano gara dopo gara, stagione dopo stagione, sempre più grandi, sempre più imbattibili. Ragion per cui ogni avversario che spunta fuori, non necessariamente stimato o simpatico, diventa un'ancora di salvezza a cui aggrapparsi per sbarazzarsi dell'ingombrante presenza teutonica sul gradino più alto del podio.

Chiusa parentesi, che comprende a capire il clima in cui vivo gli eventi che si verificheranno da ora in avanti, torniamo a Montoya dietro Schumy in regime di safety car. “Guarda che c**oâ€, penso, “Hakkinen rimasto fermo al palo, Schumy jr. buttato fuori da Barrichello. Gli avversari migliori out...anche questa gara è suaâ€. Non riconosco gran credito al colombiano, che conosco appena. E invece...sappiamo tutti cosa succede una volta rientrata la safety car. Non riesco a credere ai miei occhi ed esulto come un ossesso, rimanendo estasiato al replay. Più del sorpasso, però, mi sorprende la maturità  con cui Montoya gestisce la leadership: è alla terza gara in F1, ha un supercampione che pressa alle spalle, ma lui non concede alcuna sbavatura. Proprio quando comincio a nutrire una certa simpatia per One e pregusto il risultato finale, ecco il pasticcio di/con Verstappen. Ci rimango davvero male. La giornata me la salvano il testacoda di Schumy e la vittoria di Coulthard, che interrompe la striscia del tedesco.

Da allora, pur mantenendo fermo il mio tifo prioritario per Alesi, comincio a seguire con interesse Montoya. Anche perché lui mi da buoni motivi per farlo: in Austria mi fa godere quando manda Schumy sulla sabbia; a Silverstone lo svernicia con un altro bel sorpasso; lo stesso avviene a Indianapolis. Da ciò emerge come sia l'unico a non avere timori reverenziali. Gli altri avversari di Schumacher sembrano dei sottomessi, spaventati dall'ipotesi di un duello o di una battaglia con lui, e quando possono la evitano e la spostano sulle strategie. Juan invece non ha paura dei corpo a corpo e non può che diventare immediatamente un mito. Anche perché comincia a inanellare le prime pole, i primi podi, e la prima meritata vittoria che dopo tanta sfortuna giunge, pur in un'atmosfera cupa, a Monza. In tutto ciò i suoi commenti pubblicati su Autosprint mi aiutano ad apprezzarne anche il lato umano.

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