Vai al contenuto
  • Navigazione recente   0 utenti

    • Non ci sono utenti registrati da visualizzare in questa pagina.

Juan Pablo Montoya


sundance76

Recommended Posts

Perchè nel resto dell'anno non l'ha sostenuto abbastanza...Se iniziassimo a elencare le sfighe di Power e Dixon finiremmo domani

 

Beh Francesco, scusami ma se vogliamo confrontare le sfighe di Power confronto a quelle di Dixon direi che il neozelandese vince per eccesso di reti! Power le vere sfighe le ha avute solo quest'anno, gli anni passati più che di sfiga parlerei di auto lesionismo!

Io infatti parlavo di quest'anno

Link al commento
Condividi su altri siti

Invece il giudizio di  Brown non mi convince. Insomma, non sarà  stato al pari di Schumacher Prost e compagnia ci mancherebbe, ma con quei mezzi a disposizione ha fatto cose egregie, mi sarebbe piaciuto vederlo con vetture alla pari o quasi libero di sfruttare a pieno il suo talento velocistico (solo l'anno in McLaren mi ha stupito in negativo).
Per il resto del commento, oddio, pensare di paragonare Senna con Brundle è un po' tirata come cosa; giusto per ricordare i numeri : vittorie in 12 gare su 20, 15 pole e 13 gpv.

  • Like 1
Link al commento
Condividi su altri siti

Per il resto del commento, oddio, pensare di paragonare Senna con Brundle è un po' tirata come cosa; giusto per ricordare i numeri : vittorie in 12 gare su 20, 15 pole e 13 gpv.

Perché paragonare Montoya a Boullion e a Badoer? :asd:

  • Like 3
Link al commento
Condividi su altri siti

  • 2 weeks later...
  • 4 weeks later...
  • 2 weeks later...

Grande peccato per il titolo perso... Comunque io continuo a dire che anche l'anno prossimo potrà giocarsela, l'età non conta poi tanto negli USA e la velocità ha dimostrato di averla eccome. Per quanto mi riguarda, già l'anno scorso dopo la vittoria a Pocono (o anche prima, non ricordo) dissi che il titolo 2015 poteva giocarselo, lo ha perso per una vittoria e per colpa dei doppi punti, niente male davvero.

Poi Indianapolis rimane una perla nella sua lunga carriera.

  • Like 1
Link al commento
Condividi su altri siti

Grande peccato per il titolo perso... Comunque io continuo a dire che anche l'anno prossimo potrà giocarsela, l'età non conta poi tanto negli USA e la velocità ha dimostrato di averla eccome. Per quanto mi riguarda, già l'anno scorso dopo la vittoria a Pocono (o anche prima, non ricordo) dissi che il titolo 2015 poteva giocarselo, lo ha perso per una vittoria e per colpa dei doppi punti, niente male davvero.

Poi Indianapolis rimane una perla nella sua lunga carriera.

quando scade il contratto con Penske?

Link al commento
Condividi su altri siti

Dopo un campionato così, non posso che concludere il lavoro cominciato mesi or sono, dopo la 500 miglia. Glielo devo.

Capitolo 5: la gioia, il dolore e la delusione

 

Anche il 2015 si apre a St. Petersburg. Tra le varie novità quella che mi colpisce di più è l'approdo nel team Penske dell'outsider migliore del gruppo, Simon Pagenaud. La squadra del mio mito, che già grazie a lui, Power e Castroneves vantava un trio da paura, ha messo insieme una corazzata senza precedenti, almeno nei miei ricordi da spettatore di corse automobilistiche. Aggiungendo i sempre verdi Dixon e Hunter-Reay si prospetta una stagione davvero serrata. Che comincia come meglio non si poteva. Il quartetto Penske domina per tutta la gara, Power sembra il più solido ma dopo l'ultima sosta Juan riesce a saltargli davanti. L'australiano è più veloce, lo raggiunge e lo attacca, i due si toccano, temo il peggio, ma Montoya non solo resiste, ma riesce anche a proseguire con la vettura intatta, mentre Power danneggia l'alettone ed è costretto ad accontentarsi della seconda piazza. Le premesse di inizio stagione sono dunque le migliori: Power è velocissimo, gli avversari non mancano, ma Juan, superato ampiamente il rodaggio del 2014, è competitivo e regolare, come dimostrano i piazzamenti nelle gare successive, in cui spiccano i terzi posti conquistati a Long Beach e sul circuito stradale di Indy nel GP che precede la 500 miglia, che è la gara che attendo di più. Mi è bastato un solo anno da seguace dell'Indycar per capire l'importanza di questa corsa, per equipararla anch'io alla conquista di un titolo, e dal momento che riconosce un punteggio raddoppiato anche in ottica campionato è un appuntamento che fa gola. Nonostante i promettenti test, Juan si qualifica soltanto in quindicesima piazza. Ma l'attenzione è rivolta tutta agli incidenti che si susseguono durante le prove, con diversi piloti che decollano, e col povero Hinchcliffe che schiantandosi a muro si ferisce gravemente la coscia. La preoccupazione entra così a pieno titolo nel clima che respiro alla vigilia della gara. Ogni pensiero viene però spazzato via dallo start e dalla rabbia che monta immediatamente a causa del contatto con Simona De Silvestro, che costringe Juan a rientrare e finire in fondo al gruppo: il risultato sembra già compromesso in partenza. Il colombiano finisce persino fuori dai radar delle inquadrature tv che logicamente seguono la testa del gruppo, e non mi resta che aspettare con ansia, giro dopo giro, lo scorrimento della classifica. Noto che man mano Montoya va rimontando: ventiseiesimo, ventiquattresimo, ventesimo, e così via. Ancora troppo lontano, ma è già qualcosa. La risalita è veloce e costante: dopo 50 giri Juan è 15°, e poco dopo, quando ancora non è trascorsa un’ora di gara, è già decimo. Riprendo fiducia, c’è una gara davanti e con le probabili caution tutto può rimescolarsi. A prescindere da quel che potrà verificarsi, sono già stupefatto ed orgoglioso della sua rimonta. Che continua inarrestabile: posizione dopo posizione, Montoya a metà gara risale fino al terzo posto. Continuo a ripetere a me stesso e alla mia ragazza che segue distrattamente al mio fianco: “assurdo! E’ incredibile! Era 30°!!! Sta facendo un garone!”.  Tra una caution e l’altra, Juan Pablo riesce anche ad assestarsi brevemente al comando. Dopo l’ultima sosta e dopo essersi liberati di Munoz e Wilson (gli unici a non essersi fermati), a 30 giri dalla fine la lotta per la vittoria sembra circoscritta a Montoya, Dixon e Power, in pratica i tre mostri sacri della categoria. La tensione è alle stelle. Dopo una lunga serie di duelli e sorpassi, Juan Pablo, che a 10 giri dalla fine era terzo dietro i due rivali, si libera alla grande di Dixon prima e Power poi. Mancano tre giri e afferro nervosamente il primo oggetto che mi ritrovo (una bottiglia d’acqua). Intanto Kimball passa Dixon che quindi è fuori dai giochi. “Uno di meno” penso, ma c’è ancora Power. Juan però non concede alcuna sbavatura e vince in volata. Sono incredulo e ultra-felice, e comincio a prendere a morsi la bottiglia di plastica mentre la mia ragazza mi guarda esterrefatta. Questa vittoria (ottenuta, peraltro, ben 15 anni dopo la prima affermazione a Indy) entra a pieno titolo nella classifica delle emozioni più grandi che JPM mi abbia mai regalato. E lo lancia ulteriormente in vetta al campionato, il che non guasta. Nelle successive gare manca l’acuto, ma Juancho è costante e tiene lontani i diversi rivali (tra Dixon e Power spunta un Rahal incredibilmente sorprendente, unico a brillare in una stagione da dimenticare per i team motorizzati Honda). Inoltre, mentre a turno errori e sfortune colpiscono vari piloti di punta, il primo episodio negativo per Montoya si verifica soltanto alla quartultima gara, in Iowa, quando finisce a muro per una problema tecnico. Ciò nonostante, a tre gare dalla fine il rivale più vicino è proprio Rahal (sulla carta, il meno temibile) che segue a una distanza più che sicura (42 punti). Si arriva a Mid-Ohio ed ecco la svolta del campionato, fino a questo momento gestito con grande tranquillità: a meno di un terzo di gara dalla fine Juan è in testa e si prefigura un risultato che gli permetterebbe di gestire con scioltezza gli ultimi due appuntamenti. Ma ecco che Karam (compagno di squadra di Dixon) finisce in testacoda provocando una caution che rimescola la classifica. Vince Rahal che si porta a soli 9 punti da Montoya (11° a fine gara). Il figlio d’arte sembra il vero accreditato alla contesa per il titolo, sia per lo splendido stato di forma, sia perché l’ultima gara (Sonoma), quella che assegna il punteggio doppio, è uno stradale, proprio come Mid-Ohio, ovvero il tipo di circuito dove il team Rahal sembra eccellere (mentre sugli ovali non c’è storia). Mentre tutti sono concentrati su Rahal, un Dixon sornione, 4° a fine gara, si riavvicina a sua volta alla testa della classifica, portandosi a -34 da Juan Pablo. Tengo d’occhio anche lui, essendo potenzialmente competitivo sia sull’ovale di Pocono che sullo stradale di Sonoma. Quando si corre la gara di Pocono mi trovo fuori e non posso seguirla. Rientro quando la gara è appena finita, e noto con soddisfazione che Juan è giunto terzo e tutti i suoi rivali, soprattutto Rahal, sono rimasti attardati. Nonostante i doppi punti dell’ultima gara, il tesoretto di 34 punti nei confronti di Rahal e 47 nei confronti di Dixon sembra più che rassicurante. Ma noto anche che c’è preoccupazione per un incidente che ha coinvolto Karam e Wilson. Rivedo le immagini, mentre si diffonde la notizia che Justin è ricoverato in condizioni critiche. Dopo un solo giorno, con la notizia della sopraggiunta morte, si infrange la speranza in una sua ripresa. Sono veramente scosso. Mi viene subito in mente Greg Moore, e penso che è destino che Juan Pablo non possa godersi la conquista di un titolo. E’ chiaro che in caso di vittoria finale anche per me, da tifoso, ci sarebbe poco da festeggiare. Penso anche con grande tristezza alla parabola di Justin, che era rimasto fuori dal giro a inizio anno, e che era rientrato saltuariamente con Andretti, con cui probabilmente sarebbe poi approdato in Formula E. L’ennesimo pilota che si trova al posto sbagliato nel momento sbagliato, in cui magari per una serie di circostanze poteva anche non trovarsi. Con questo stato d’animo mi accingo a seguire l’ultimo appuntamento stagionale, a Sonoma. Nelle qualifiche Juan mette dietro i rivali più accreditati. In gara Power, partito dalla pole, prende la testa e va in fuga. Vuoi vedere che Will, matematicamente ancora in corsa, ci fa lo scherzetto? L’andazzo non mi piace, ma non posso far altro che aspettare e soffrire. La gara scorre via tranquilla, secondo le tabelle che ho consultato con Power vincente a Juan basterebbe un 9° posto quindi mi rassicuro. Poi arriva la prima caution. Un gruppo di piloti non rientra e all’uscita dai box i big si ritrovano a centro gruppo. Ed ecco che arriva il patatrac…in un duello con Newgarden, Power arriva lungo, Montoya prova a passarlo all’interno, Will (probabilmente inconsapevolmente) chiude la traiettoria e i due si toccano: Power va in testacoda, Juan Pablo danneggia l’ala. Rientrano entrambi e finiscono in fondo al gruppo. Il campionato era iniziato con un contatto fra i due e finisce (in tutti i sensi) allo stesso modo. Ciò perché, con una strategia perfetta, il team Ganassi manda Dixon in testa e i suoi “scudieri” Kanaan e Kimball nelle prime posizioni, a guardargli le spalle. Giro dopo giro si configura il probabile esito finale: Dixon andrà a vincere e oltre ai doppi punti del primo posto, prenderà anche il bonus per i giri condotti in testa. Ragion per cui a Juan Pablo, per conservare quel primo posto nella generale che detiene dalla prima gara di stagione, servirebbe un quinto posto (e non il sesto che in un primo momento risultava dalle tabelle). Tutto ciò perché, vincendo proprio questa gara, Scott supererebbe per una sola gara Juan nel computo delle vittorie! La situazione è sportivamente drammatica, e la rimonta sembra proibitiva, anche perché Montoya non può contare, a differenza di Dixon, sui compagni di scuderia, finiti tutti nelle retrovie. Un problema tecnico di Newgarden e una caution a 20 giri dalla fine, insieme a qualche sorpasso di Juan, riaccendono qualche speranza. Ma solo le sventure altrui potrebbero consegnare il titolo a Juan Pablo: Dixon controlla con autorevolezza e nelle ripartenze non subisce minimamente gli attacchi di Hunter-Reay, secondo. Dopo l’ultima caution, Montoya è ottavo, e poco dopo risale al sesto posto grazie ad un contatto tra Bourdais e Rahal. Manca una sola maledetta posizione, Juan Pablo rosicchia decimi a Briscoe che lo precede ma i giri a disposizione sono troppo pochi. Davanti ci sono i due Ganassi che conservano le posizioni, quindi non c’è minimamente aria di duelli che possano rimescolare le carte. L’agonia si conclude con Dixon che taglia il traguardo seguito da Hunter-Reay, Kimball, Kanaan, Briscoe e Montoya. Juan Pablo chiude a pari punti con Scott che vince per la vittoria in più. Mi torna in mente il campionato CART del 1999, in cui fu Montoya a battere Franchitti per l’identica ragione, anche se in quel caso il computo delle vittorie era 7-2, non proprio la stessa cosa, tenendo conto che in questa stagione Juan ha comandato dalla prima gara a…50 giri dalla fine. La delusione è cocente, e mi porta persino a pensare che per il mio idolo questo sarebbe il momento adatto per ritirarsi, perché è reduce dalla sua miglior stagione dal 2001 a questa parte e ripetersi alla sua età non sarà per niente facile. Ma in fondo è un pensiero che si fonda sulla stessa preoccupazione (mista a gioia) che aveva accompagnato il ritorno di Juan Pablo in Indycar: temevo una carenza di competitività, che comunque non avrebbe cancellato le gioie passate e la stima infusa ai tempi della F1. Invece negli ultimi due anni ho sognato a occhi aperti, ho visto rivincere gare importanti a un idolo che, fino a due anni fa, consideravo finito nell’oblio, e ho riprovato emozioni paragonabili a quelle vissute durante la mia adolescenza. Finisse qui, basterebbe per portarlo nel mio cuore per sempre. Ma se continuasse, chissà, magari avrei ulteriori emozioni da ricordare. La storia della mia passione per Juan Pablo mi dimostra e insegna che ogni grammo di fiducia è stato sempre ampiamente ripagato. E allora forza “One”, continua a farci sognare!

 

Modificato da Enrico88
  • Like 3
Link al commento
Condividi su altri siti

Quando l'anno scorso dicevo che Montoya poteva giocarsi il titolo, in molti se la ridevano.... alla fine l'ha (quasi) vinto.

 

Quindi il prossimo anno sarà nuovamente della partita e che se lo dovesse vincere.... sarebbe il Campione del Mondo con la distanza più lunga fra i 2 titoli!

 

Nello stesso arco di anni Foyt ne ha vinti 7!

 

Ironia del fato, Montoya nel 1999 vinse il titolo su Franchitti con parità di numeri e maggior numero di vittorie... nel 2015 Dixon (compagno di squadra e caro amico di Franchitti, nonché suo tremendo avversario nel 2007), vince il titolo su Montoya a parita di punti ma con maggior numero di vittorie. A volte la legge del bilanciamento funziona. 

 

Sono anche io dispiaciuto per Montoya, ma sono convintissimo che il 2016 lo potrà vedere nuovamente Campione del Mondo, battendo quel record che dubito sarà nuovamente battibile da qualcuno!

  • Like 2
Link al commento
Condividi su altri siti

  • 2 weeks later...
  • 1 month later...

Tutto confermato, sta già facendo il sedile e dopodomani gira in Bahrein :) Qualora la collaborazione col team tedesco andasse in porto, in prospettiva Le Mans bisognerà verificare la compatibilità col calendario Indycar 2016...al momento non sono previste gare tra il 15 e 19 Giugno (date della 24 ore) ma già il 26 si corre a Road America...

  • Like 2
Link al commento
Condividi su altri siti

Crea un account o accedi per commentare

Devi essere un utente per poter lasciare un commento

Crea un account

Registrati per un nuovo account nella nostra comunità. è facile!

Registra un nuovo account

Accedi

Hai già un account? Accedi qui.

Accedi ora
×
×
  • Crea nuovo...