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Il topic del cinema


S. Bellof

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Sì, sì, lo conosco, ho molta documentazione sui film di Redford, ma questo devo ancora vederlo.

 

A me piace molto...al di la della mia "fissa" per gli aerei.

Uno dei ruoli tipici per il Redford dei seventies,cioè un aviatore votato agli ideali "romantici" (non nel senso sentimentale del termine) fino alla fine.

 

Nel cast vi è una giovane Susan Sarandon ed un bravissimo Bo Brundin(è l'idolo di Redford - Waldo Pepper),il cui personaggio(un ex pilota tedesco della WW1) è "modellato" su Ernst Udet(asso della 1° guerra mondiale con 62 vittorie,"papa' " dello Ju87 Stuka...ed una vita...larger than life.....)

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Ho il DVD italiano di "The Last Detail" (L'ultima corvè), uno dei grandi film della nuova Hollywood anni '70.

 

(Ovviamente ho anche il DVD di "Butch Cassidy and the Sundance Kid", con addirittura più di tre ore di extra. Lo comprai mi pare nel novembre 2002: caxxo, già  più di dieci anni...).

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Marrakech Express

 

marrakech_express.jpg

 

E' il primo film della cosiddetta "trilogia della fuga", di Salvatores. Davvero una pellicola ben riuscita, piacevole, divertente ed incisiva. Sceneggiatura brillante ed attori nella parte, con Abatantuono e Bentivoglio in grande spolvero.



Il tema è ovviamente quello del viaggio, un termine che assumerà  diversi significati, seguendo un percorso evolutivo ben preciso. Si parte con la gioia mischiata ad imbarazzo, date dalla riunione di quattro amici che partono per ritrovare il quinto. Amici inseparabili, che però, ad un certo punto, si sono persi di vista, trovando un lavoro ed uno di loro mettendo pure su una famiglia.

Da una parte c'è l'allegria inconscia di ritornare indietro di dieci anni, dall'altra la preoccupazione mista ad interrogativi per la sorte dell'amico, che rischia vent'anni di carcere. A questo si aggiunge il timore di abbandonare la quotidianità , ma ben presto quest'ultimo sentimento verrà  superato dalla voglia di ricerca di nuove, vecchie emozioni.

Il viaggio inizia ad assumere un aspetto materiale, concreto. Ben presto l'imbarazzo lascerà  spazio ai ricordi, ai sorrisi ed al ritrovamento della giovinezza, tra partite di calcio, controlli alla dogana e tatuaggi, a simboleggiare la ritrovata unità , come se nulla fosse davvero cambiato.

Poi c'è l'incubo, il disorientamento per il raggiro subito dalla fidanzata dell'amico inguaiato. A quel punto l'incubo si trasforma in tormento, dovuto al caldo del deserto che gli amici affrontano. Prima in bicicletta e poi a piedi. Infine, dopo aver ritrovato l'amico ed aver compreso il reale motivo dei soldi arriva la svolta, con la costruzione della trivella per ritrovare l'acqua.

L'acqua diventa metafora di pulizia, nel senso di elemento che delimita il passato con il presente. Ed è proprio nel tragitto di ritorno che si consuma lo sviluppo ultimo del film. Ormai gli amici hanno compreso che il viaggio non è un semplice percorso da un punto ad un altro, bensì rappresenta lo scrigno di emozioni e ricordi che emergono nel "durante".

Tuttavia, si consuma la divisione tra i quattro amici, con due di loro che decino di rimanere in quei luoghi. Insomma, che nonostante la ritrovata amicizia, la felicità  per aver rivissuto i sentimenti del passato, tutti quanti sono irrimediabilmente cresciuti, hanno preso una loro strada individuale. Non rimane che l'amarezza del ricordo di un periodo felice, ma concluso e della constatazione del presente.

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Ieri ho visto al cinema "Il Grande Gatsby".

 

Ero andato un pò prevenuto, non avendo eccessiva fiducia nel regista Lurhmann ed essendo io un fanatico del romanzo di Fitzgerald.

 

Invece sono rimasto davvero contento di questa "versione". Secondo me, rispetta molto il romanzo e descrive bene l'ossessione di Gatsby e i limiti del "sogno americano".

 

Credo che chi ha letto il libro possa dire che Di Caprio interpreta alla grande il personaggio.

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Ieri ho visto al cinema "Il Grande Gatsby".

 

Ero andato un pò prevenuto, non avendo eccessiva fiducia nel regista Lurhmann ed essendo io un fanatico del romanzo di Fitzgerald.

 

Invece sono rimasto davvero contento di questa "versione". Secondo me, rispetta molto il romanzo e descrive bene l'ossessione di Gatsby e i limiti del "sogno americano".

 

Credo che chi ha letto il libro possa dire che Di Caprio interpreta alla grande il personaggio.

 

Di Caprio è un GRANDE attore

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Quoto tutti, anche per me Di Caprio è molto bravo. 

 

The Aviator non l'ho visto ma è nella lista dei film da guardare, mentre John Edgar non sono riuscito a vederlo per sopraggiunta sonnolenza, ma in tutti gli altri citati è stato ottimo. 

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ne sono sicuro... ma io non ho visto questi film (The departed ce l'ho ma non l'ho ancora visto) :)

 

In "The Departed" DiCaprio è strepitoso ed il suo "duello di recitazione" con Jack Nicholson è pari a quello tra lo stesso DiCaprio ed il grandissimo Daniel Day Lewis in "Gangs of New York".

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Orphan
 
11948_big.jpg

 

In generale un'altra piacevole sorpresa, si tratta di una pellicola che gioca sull'alternarsi tra thriller e horror fornendo un prodotto diverso dal solito.

 

Certo, gran parte della vicenda è semplice, però la cura con cui vengono descritti i personaggi (in particolare Esther, l'orfana con disturbi psichici, dovuti ad un problema ormonale) porta ad avere un climax di emozioni e colpi di scena (anche se dovuti più grazie ad episodi singoli concentrati in pochi secondi) ed un finale abbastanza sorprendente.

 

L'orfana che in realtà  è un'adulta, che tenta di sedurre i mariti delle famiglie dalle quali viene adottata per poi reagire alle risposte negative bruciando la casa ed uccidendo tutti i presenti

 

In particolare, mi soffermo sul personaggio dell'orfana, veramente interessante, un misto di fascino ed inquietudine:

Affascinante perchè, pur nella sua malattia, si è dimostrata una mente fredda e calcolatrice, riuscendo a manipolare tutti i familiari ed i terzi, soprattutto nel considerare la moglie come la causa delle tensioni della casa, sfruttando il suo passato da alcolizzata.

Inquietudine perchè lo sguardo da serial killer, senza far traspararire la minima emozione di fronte ad ogni azione che sta per compiere, permette di avere un personaggio a tutto tondo, senza bisogno di vederlo contestualizzato. Poi, cristo santo, quando ha buttato giù la bambina dallo scivolo o a lanciato la sorella in mezzo alla strada nella parte del delitto alla suore, fa venire una stretta al cuore.

 

Insomma, nel suo genere si tratta di un film che porta ad andare un minimo oltre alle classifiche pellicole fini a se stesse. In particolare, condivido completamente questo passaggio che ho trovato su internet:

 

Mi ha parecchio impressionato il mondo perfido e violento nel quale vivono i bambini protagonisti, cattivi fin dall'infanzia e costretti ad affrontare situazioni da "grandi". Io trovo che sia proprio questo il fulcro di Orphan, una strana inversione tra adulti e figli. Bambini che si comportano da adulti e viceversa. Ad accoglierli un mondo livido, una società  alla deriva che produce violenza e relazioni sociali e familiari poco stabili e forti, e di cui Esther l'orfanella ne diventa il simbolo e l'estrema conseguenza.

 

 

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Animal Kingdom

 

animal-kingdom-movie.jpg

 

** Attenzione, viene raccontata almeno parte della trama **



Una piacevole sorpresa, credo che il regista australiano David Michod, al suo primo lungometraggio, abbia le potenzialità  per far strada, se riuscirà  a limare i suoi difetti.

Pellicola, imho, diretta benissimo per 3/4, precisa ed attenta nella descrizione della famiglia criminale, nella quale viene catapultato J, ragazzo quasi maggiorenne che ha appena perso la madre a causa di un'overdose. Inserito in questo mondo intriso di criminalità , della quale fa parte anche la polizia corrotta, J non trova certezze in nessun "lato della barricata" e provando a farsi guidare dall'istinto di sopravvivenza, tenta di uscire dal vortice di paura ed angoscia che attanaglia tutti i suoi parenti, compresa nonna Smurf (interpretata brillantemente dalla Weaver) capofamiglia, stratega, ma fortemente legata ai suoi ragazzi.

Questo istinto di sopravvivenza lo porterà  ad osservare passivamente il contesto quotidiniano, ritrovandosi coinvolto in diverse situazioni, dalla richiesta di un suo zio di rubare l'auto che servirà  per uccidere due poliziotti, piuttosto che le pressioni di Pope per farlo rompere con la sua ragazza, unico briciolo di umanità  ed ingenuità  presente in quel quartiere di Melbourne, ma che verrà  irrimediabilmente stritolata dalla spietatezza di chi si alterna vittima e carnefice, un'altalena che non si ferma mai e che ti porta alla morte non appena perdi l'equilibrio.

J non trova una via d'uscita neanche con il programma di protezione dei testimoni, deciso dopo essersi accordato con il detective Leckie (che sta gestendo il caso dei due poliziotti uccisi dagli zii di J e che rappresenta l'unico baluardo di giustizia) a costo di tradire la famiglia e testimoniare contro di loro, soprattutto Pope, che nel frattempo aveva ucciso la sua ragazza. Tuttavia, dopo aver rischiato di morire a causa di un tranello teso da un gruppo di poliziotti corrotti e diretto da nonna Smurf (che voleva uccidere J per cercare di tirare fuori dalla galera l'altro zio, Darren, che non riusciva a sopportare psicologicamente la prigione) e da un polizziotto corrotto amico di famiglia, decide di ritornare sui suoi passi ed involontariamente inizia la sua drammatica evoluzione: si accorda con l'avvocato di famiglia, per impegnarsi a scagionare gli zii in cambio del perdono e del reintegro in famiglia. Finito il processo (che si è concluso con l'assoluzione dei due imputati) torna subito a casa dei parenti ed uccide freddamente Pope, nella sua stanza.

Perchè decide di farlo? Forse per vendicare la morte della fidanzata, forse perchè altrimenti Pope stesso lo avrebbe ucciso, non fidandosi di lui a causa della giovane età . Non possiamo saperlo, il finale lascia campo aperto a diverse ipotesi, anche su come proseguirà  l'esistenza di J. Ma indipendentemente dal motivo, J diventa inevitabilmente parte attiva di un mondo che ha visto per diverso tempo con gli occhi di uno spettatori, subendolo e perdendo l'unica persona che gli poteva trasmettere un minimo di sicurezza.

Peccato per la parte finale, dal processo in poi, descritta in maniera troppo frettolosa e confusionaria. Sembrava quasi gestita da un regista diverso rispetto a quello che aveva saputo distaccarsi dai classici canoni hollywoodiani, mettendo da parte il lato pratico e crudo del suo film, centellinando le scene "violente" e dando maggior risalto all'umanità  dei criminali, con nonna Smurg a rappresentarne la cartina tornasole. Non brillante la prestazione di Frecheville, troppo piatta anche per il personaggio che doveva interpretare.

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