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Gilles Villeneuve


leopnd

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8 minuti fa, Gioele Castagnetta ha scritto:

Ah capito, comunque bel programma ma Pino Allievi ha detto che Reutmann adorava Villeneuve, io ricordavo che sia nel programma sfide che altre parti dicevano che in realtà lo odiava perchè Ferrari ha preferito Gilles a lui

I documentari di Sfide li ho tutti, ma non trovo da nessuna parte che Carlos odiasse Gilles, anzi. Inoltre era stato Carlos a vcler andar via dalla Ferrari per andare alla Lotus. E nel '79 Carlos disse a Gilles: "Non regalare il titolo a Jody, potresti avere una sola possibilità: questa", anche se Gilles mantenne la parola con Ferrari ed evitò di attaccare Scheckter a Monza per fargli chiudere il prima possibile la questione-campionato.

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1 ora fa, sundance76 ha scritto:

I documentari di Sfide li ho tutti, ma non trovo da nessuna parte che Carlos odiasse Gilles, anzi. Inoltre era stato Carlos a vcler andar via dalla Ferrari per andare alla Lotus. E nel '79 Carlos disse a Gilles: "Non regalare il titolo a Jody, potresti avere una sola possibilità: questa", anche se Gilles mantenne la parola con Ferrari ed evitò di attaccare Scheckter a Monza per fargli chiudere il prima possibile la questione-campionato.

Allora chi scriveva che lo odiava non erano fonti attendibili

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  • 2 months later...
  • 2 months later...
  • 1 month later...
58 minuti fa, Captain Blood ha scritto:

Gran premio di Long Beach 1976 - Prove libere

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L'anno però è il 1979. Proprio qui Gilles fece Grand Slam: vinse il GP partendo dalla pole, condusse per tutti i giri della corsa facendo anche segnare il giro più veloce.

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  • 5 months later...
  • 6 months later...

[..] Lui ha già imparato ad andare forte, almeno sulla neve. Guida una motoslitta «Alouette» , porta un casco bianco e reclamizza la Skiroule. Il primo titolo arriva nel '73. Vince premi per 13 mila dollari. Paga i debiti e acquista una Formula Ford costruita da un suo amico del Québec.

«Era molto solida, cosa importante perché uscii di strada parecchie volte. Mi divertii e vinsi il settanta per cento delle corse. In seguito pensai alla Formula Atlantic, ma una stagione costava 30 mila dollari e non avevo più un soldo. Quando ci ripenso, mi domando come ho potuto fare per arrivarvi».

Questa volta lo sponsorizza la Schweppes, ma è un disastro. Un treno di pneumatici deve bastare per quattro corse e arriva al punto di girare le gomme sui cerchi per farle durare di più. A Mosport esce e si rompe una gamba in due punti.

«Saltai le due corse seguenti, un calvario!».

Nel '74 diventa campione del mondo di motoslitte, nel '75 con una March di Formula Atlantic vince la sua prima corsa.

«Fu a Gimli, sotto un diluvio. Ero partito dal fondo dello schieramento dopo aver realizzato il 19° tempo. Fu una corsa infernale. Mai dimenticherò questa gara. Ero in uno stato di grazia irripetibile e vinsi».

Nel '76 con la sponsorizzazione di Skiroule domina il campionato canadese e quello statunitense di Formula Atlantic ma, a due corse dalla fine, Skiroule fallisce e Gilles si trova senza i soldi che la Scuderia Canada esige per gestirgli la macchina. Ci vuole un intervento massiccio della fortuna. E c'è. Robert St.-Onge, amico di Gilles, si occupa della promozione di una delle ditte di Gaston Parent. Parent ha i soldi e può aiutare il giovanotto. St.-Onge comincia col dirgli che un giovane pilota di nome Villeneuve è talmente avanti nel punteggio del campionato Atlantic che nessuno potrebbe raggiungerlo. Ma è senza soldi e rischia di dover rinunciare alle ultime due corse. Prima risposta di Parent: «Non spendo soldi per le corse».

Ribatte St.-Onge : – Fai male , quel ragazzo può andare molto lontano . Almeno incontralo!

«Va bene: portami il fenomeno, ma guarda che non tiro fuori una lira!».

Mancano dieci giorni alla corsa di Halifax. E qui bisogna lasciare la parola allo stesso Parent: «Entrai in ditta e in anticamera vidi un giovane seduto. Non feci molta attenzione, lo guardai di sfuggita, gli passai davanti e salii al mio ufficio al terzo piano. St.-Onge mi aspettava e mi disse che Gilles Villeneuve era arrivato. Sacramentai un po' e lo feci entrare: era il giovane che avevo appena visto. Mi spiegò la sua situazione: avrebbe potuto vincere, come ridere, il campionato canadese, non solo, ma avrebbe potuto far suo anche quello statunitense. Nessuno poteva batterlo. Mise tanta convinzione nelle sue parole che, quando mi chiese cinquemila dollari per poter correre a Halifax, pensai subito che non si poteva privarlo di questa possibilità. Allora presi il telefono e chiamai la Scuderia Canada a Toronto. Dissi che tutto era sistemato e che Villeneuve poteva correre perché i soldi glieli avrei dati io. Sono molto conosciuto in Canada, ma quelli della Scuderia Canada non si fidavano: prima i soldi, poi la macchina. Mi seccai e la mia voglia di far correre Villeneuve si decuplicò. Diedi ordine alla contabilità di far pervenire immediatamente i 5000 dollari a Toronto. Mezz'ora dopo la Scuderia mi chiamava per domandarmi di quale colore volevo fosse dipinta la macchina. Gilles sorrideva. Ebbi un'idea. Il mio ufficio grafico aveva creato lo stemma del Québec: il giglio. Siccome non mi interessava veder scritto il mio nome, chiesi che sulla macchina bianca apparisse solo il giglio del Québec».

Gilles vinse a mani basse e guadagnò 10 mila dollari. Tremila furono versati per contratto alla Scuderia Canada, altri duemila andarono in pagamento dei soliti debiti di corsa. Restavano i cinquemila di Parent che Gilles era pronto a restituire. «Tienteli!» gli disse Parent. Ora c'era la corsa di Atlanta negli Stati Uniti e occorrevano altri cinquemila dollari. Gilles aveva un amico a New York. Un amico ricco: John Lane. Gli telefonò e gli chiese di sponsorizzargli la vettura. «Ok» disse Lane. Mancavano ancora dai tre ai quattromila dollari per il viaggio e questi glieli prestò Parent con la sola raccomandazione di restituirglieli quando avesse potuto. Gilles accettò e partì.

«Con gli aiuti di fine annata, la mia stagione fu perfetta: dieci corse con nove vittorie e un solo ritiro quando ero in testa con sedici secondi di vantaggio».

("GILLES VIVO", di Cesare De Agostini e Gianni Cancellieri, Conti Editore 1983)

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