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Libri e romanzi


S. Bellof

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l'ultimo libro che ho letto è stato furore di steinbeck nella nuova traduzione di sergio claudio perroni. come sapete il libro fu tradotto negli anni trenta da un certo coardi e presentava numerosi difetti: le "fioriture" (vezzo dei traduttori italiani di inizio novecento), sostituzione di parole o intere frasi ritenute scurrili (atteggiamento bigotto e retrogrado) e la censura di alcune parti (il libro in italiano paradossalmente ha meno pagine dell'originale) a causa del regime fascista tra cui il famosissimo dialogo finale tra tom joad e sua madre.

è un libro che parla di viaggio, di povertà , di sofferenza, di ingiustizia ma anche del valore della famiglia e della solidarietà .

lo consiglio a tutti: a chi non l'ha letto ma sopratutto a chi ha letto la vecchia traduzione che non ha nulla a che vedere con l'opera di steinbeck.

Modificato da salva202
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l'ultimo libro che ho letto è stato furore di steinbeck nella nuova traduzione di sergio claudio perroni. come sapete il libro fu tradotto negli anni trenta da un certo coardi e presentava numerosi difetti: le "fioriture" (vezzo dei traduttori italiani di inizio novecento), sostituzione di parole o intere frasi ritenute scurrili (atteggiamento bigotto e retrogrado) e la censura di alcune parti (il libro in italiano paradossalmente ha meno pagine dell'originale) a causa del regime fascista tra cui il famosissimo dialogo finale tra tom joad e sua madre.

è un libro che parla di viaggio, di povertà , di sofferenza, di ingiustizia ma anche del valore della famiglia e della solidarietà .

lo consiglio a tutti: a chi non l'ha letto ma sopratutto a chi ha letto la vecchia traduzione che non ha nulla a che vedere con l'opera di steinbeck.

Bel consiglio, lo metto nella lista "da leggere il prima possibile". Anche se molto diverso, io sto leggendo "Sulla Strada" di Kerouac. Sempre a tema viaggio, sempre Stati Uniti ma epoca e contesto decisamente diversi. Conosci?

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l'ultimo libro che ho letto è stato furore di steinbeck nella nuova traduzione di sergio claudio perroni. come sapete il libro fu tradotto negli anni trenta da un certo coardi e presentava numerosi difetti: le "fioriture" (vezzo dei traduttori italiani di inizio novecento), sostituzione di parole o intere frasi ritenute scurrili (atteggiamento bigotto e retrogrado) e la censura di alcune parti (il libro in italiano paradossalmente ha meno pagine dell'originale) a causa del regime fascista tra cui il famosissimo dialogo finale tra tom joad e sua madre.

è un libro che parla di viaggio, di povertà , di sofferenza, di ingiustizia ma anche del valore della famiglia e della solidarietà .

lo consiglio a tutti: a chi non l'ha letto ma sopratutto a chi ha letto la vecchia traduzione che non ha nulla a che vedere con l'opera di steinbeck.

 

Se non lo hai gia' letto ti consiglio fortemente "Germinal" di Emile Zola

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Letto questo:

 

linea-dombra.jpg

 

L'ho trovato didascalico, corto (risolve la tensione prima che si crei), insignificante. Sconsiglio.

 

Poi ho letto questo:

 

altri_libertini.jpg

 

Molto bello. Scrittura emotiva, quasi a flusso di coscienza, ricca di invenzioni e un spaccato sull'Emilia di fine '70 a tratti commovente. Si parla di drogati, di busoni, di gente senza un soldo, di gente fuori da tutto. Se vi piace Andrea Pazienza vi piace di sicuro. Su quegli anni e quelle situazioni vi segnalo anche il bellissimo disco di Daniele Luttazzi "Money for dope", che in un certo senso li celebra a distanza a mo' di epitaffio.

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Avevo letto un paio d'anni fa "conversazione nella Catredal".Capolavoro assoluto. Ora ho finito questo. Confermo e sottoscrivo: scrittore grandissimo, lo consiglio caldamente. All'inizio la tecnica narrativa, che intercala molte storie parallele (che poi si intrecciano), punti di vista, e cronologie può spiazzare un po' (tra un paragrafo e l'altro, ma talvolta anche all'interno di uno stesso paragrafo, accade continuamente di "assistere" a brandelli di storie diverse che si svolgono in luoghi e tempi diversi, oppure ad una stessa vicenda vista durante il suo svolgersi e nel racconto a posteriori di protagonisti e testimoni), ma ci si abitua in fretta e la sapienza del montaggio sa sorprendere ed emozionare senza mai lasciare spaesato il lettore. Un grande, davvero.

post-51-0-12591300-1407885640.jpg  

Modificato da nemo981
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Il 13/8/2014 at 01:30 , nemo981 ha scritto:

Avevo letto un paio d'anni fa "conversazione nella Catredal".Capolavoro assoluto. Ora ho finito questo. Confermo e sottoscrivo: scrittore grandissimo, lo consiglio caldamente. All'inizio la tecnica narrativa, che intercala molte storie parallele (che poi si intrecciano), punti di vista, e cronologie può spiazzare un po' (tra un paragrafo e l'altro, ma talvolta anche all'interno di uno stesso paragrafo, accade continuamente di "assistere" a brandelli di storie diverse che si svolgono in luoghi e tempi diversi, oppure ad una stessa vicenda vista durante il suo svolgersi e nel racconto a posteriori di protagonisti e testimoni), ma ci si abitua in fretta e la sapienza del montaggio sa sorprendere ed emozionare senza mai lasciare spaesato il lettore. Un grande, davvero.

 

 

Non l'ho mai letto, ma non mi stupirebbe (leggendo le tue righe di commento) che anche lui come altri sudamericani abbiano sentito fortemente l'influenza di Juan Rulfo e del suo magnifico "Pedro Pàramo".

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non lo conosco sun, provvedo a informarmi  :up: Comunque so che apprezzi la letteratura latinoamericana, (condividiamo tra l'altro l'amore per Borges) e mi sento di invitarti a leggere qualcosa di Vargas llosa, magari proprio "Conversazione ne la Catredal", da molti considerato il suo capolavoro (io ne ho letti solo 2 quindi non posso stilare classifiche, ma è un libro immenso). Al di là  della struttura narrativa complessa, la scrittura è stupenda. A differenza di altri sudamericani tipo Marquez o Bolano o anche Cortazar, nella sua letteratura non c'è traccia del surrealismo (o realismo magico o come cavolo si vuole denominare la tendenza al visionario che sembra essere un po' una caratteristica della letteratura latinoamericana), e questo per me non è un male, non saprei per te. Però gli scenari, i colori, i suoni, gli umori della gente del sudamerica (così come gli stati d'animi dei singoli personaggi) te li fa vivere fino in fondo ugualmente.

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Leggo soprattutto libri militari e leggevo Tom Clancy.

Posso consigliarne un po':

 

- Matterhorn (stesso nome della montagna svizzera - ai soldati in Vietnam piaceva dare i nomi delle montagne svizzere ai monti vietnamiti). Uno dei libri più belli che abbia mai letto. L'autore, veterano del Vietnam, crea un romanzo con moltissimi elementi veritieri ed esperienze personali, per una storia molto cruda e "vera".

 

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(Notare quando ha iniziato a scrivere il romanzo e quando l'ha pubblicato)

ysy7oP7l.jpg

 

La storia di un tiratore scelto famoso in Vietnam raccontata in prima persona a mo' di romanzo.

MjklfPol.jpg

 

Un classico dello storico Ambrose, sul quale Spielberg ed Hanks han fatto anche l'omonima serie televisiva (10 episodi da 1h), anch'essa spettacolare.

In breve (molto breve), la storia della Compagnia Easy, dall'addestramento al Nido dell'Aquila di Hitler

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Un altro classico di Ambrose, D-Day (ha molteplici copertine). Mai vista una ricostruzione cosi accurata del giorno più lungo.

Dopo averlo letto scoprii che Spielberg trasse da questo libro lo spunto per "Salvate il soldato Ryan" (Ambrose cita la vicenda in 3-4 righe max, Spielberg la modifca un po')

Wgc4ucHl.jpg

 

 

Per il pazzo che se lo fosse perso :P Mille volte meglio del film

sOXLT1Fl.jpg

 

Di Clancy aggiungo le storie Splinter Cell e Op-Center. Rainbox Six per un motivo o per l'altro non sono mai riuscito a finirlo

 

 

 

E come dimenticare l'autobiografia di Zanardi

tanbYAsl.jpg

 

 

Per ora non mi viene in mente altro

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Letti "Il re muore" di Ionesco e "Un rude inverno" di Queneau. Uno più bello dell'altro. 

 

Queneau è uno dei miei autori preferiti in assoluto, dopo tanti anni è un piacere andare a recuperare quello che non lessi a suo tempo. Paradossalmente, di questo autore tollero poco gli "Esercizi di stile" e la "Piccola cosmogonia portatile", tradotti rispettivamente da Eco e Calvino, perché a mio avviso sono testi troppo "formali" e poco interessanti una volta capito il giochetto (a questo punto, meglio ipotizzarli certi lavori, alla Borges, anziché realizzarli).

 

Per il resto, "I fiori blu" (anche qui, traduzione di Calvino) è un capolavoro assoluto, uno dei libri più belli che abbia mai letto. Se non conoscete questo autore, ve lo consiglio di cuore.

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  • 2 weeks later...

Letti "Il re muore" di Ionesco e "Un rude inverno" di Queneau. Uno più bello dell'altro. 

 

Queneau è uno dei miei autori preferiti in assoluto, dopo tanti anni è un piacere andare a recuperare quello che non lessi a suo tempo. Paradossalmente, di questo autore tollero poco gli "Esercizi di stile" e la "Piccola cosmogonia portatile", tradotti rispettivamente da Eco e Calvino, perché a mio avviso sono testi troppo "formali" e poco interessanti una volta capito il giochetto (a questo punto, meglio ipotizzarli certi lavori, alla Borges, anziché realizzarli).

 

Per il resto, "I fiori blu" (anche qui, traduzione di Calvino) è un capolavoro assoluto, uno dei libri più belli che abbia mai letto. Se non conoscete questo autore, ve lo consiglio di cuore.

 

:up:

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Ho letto La Montagna Incantata di Thomas Mann è un po' lungo ma consiglio veramente

Inviato dal mio GT-I9505 utilizzando Tapatalk

 

Concordo! Se vi/ti piace Thomas Mann e volete una lettura più veloce ma anche secondo me ancora più bella consiglio il "racconto lungo" Tonio Kroger. Lo lessi anni fa in una raccolta Feltrinelli insieme a La morte a Venezia e Tristano, ma ho visto che ora è anche come singolo volume per Einaudi. Non che La morte a Venezia sia da meno in effetti...

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  • 2 weeks later...

Dopo aver letto il libro di Savater su Borges (@Wexx: è e molto divertente come tutte le cose scritte da chi ama Borges in profondità , ma non so dirti se per te risulterebbe o no ridondante), e dopo essermi impantanato a metà  con "A rebours" (Huysmans), oggi sono passato in libreria a prendere "Baudolino", scritto da Umberto Eco nel 2000. 

Del semiologo alessandrino, in quanto a romanzi, finora avevo letto solo "Il nome della rosa" (stampato nel 1980 e che ho letto nel 2000, riletto nel 2009 e nel 2012) e "Il cimitero di Praga" (pubblicato nel 2010 e letto a Natale 2013).

Vedremo se quest'altro è all'altezza...

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  • 2 weeks later...

Dopo aver letto il libro di Savater su Borges (@Wexx: è e molto divertente come tutte le cose scritte da chi ama Borges in profondità , ma non so dirti se per te risulterebbe o no ridondante), e dopo essermi impantanato a metà  con "A rebours" (Huysmans), oggi sono passato in libreria a prendere "Baudolino", scritto da Umberto Eco nel 2000. 

Del semiologo alessandrino, in quanto a romanzi, finora avevo letto solo "Il nome della rosa" (stampato nel 1980 e che ho letto nel 2000, riletto nel 2009 e nel 2012) e "Il cimitero di Praga (pubblicato nel 2012 e letto a Natale 2013).

Vedremo se quest'altro è all'altezza...

 

PAZZOOOOOOOOOOO!!!! :asd:  Non posso credere che tu non avessi ancora letto Baudolino!

 

Mia personale classifica dei sei romanzi di Eco:

 

1- Il pendolo di Foucault

2- Baudolino

3- L'isola del giorno prima

4- Il nome della rosa

5- La misteriosa fiamma della regina Loana

6- Il cimitero di Praga

 

I primi quattro sono di un altro livello rispetto agli ultimi due, che sono ultimi anche cronologicamente. Anche Eco invecchia  -_- Baudolino e l'Isola li metto sullo stesso piano, ma Baudolino è talmente divertente e spumeggiante che forse lo preferisco ai punti. 

 

Per chi fosse interessato ad approfondire la filosofia di Eco, che è ovviamente uno degli elementi cardine della sua narrativa, consiglio questo percorso di lettura (libri da leggere nell'ordine) che potrebbe cambiarvi la vita:

 

1- Semiotica e filosofia del linguaggio

2- I limiti dell'interpretazione

3- Kant e l'ornitorinco

4- Cinque scritti morali (cruciale per capire il Pendolo e l'antifascismo di Eco)

 

Ma, in generale, non c'è un libro di Eco che non sia memorabile. Anche le raccolte di articoli e divertissment sono sensazionali, su tutte i due Diario minimo. Per tacere dei libri di critica letteraria, semplicemente illuminanti (Sulla letterature, Sei passeggiate nei boschi narrativi, Poetiche di Joyce...). Stiamo parlando del più grande pensatore del ventesimo secolo, e scrive in italiano!! Siamo molto fortunati a poterlo leggere nella sua lingua madre. Lingua alla quale, per inciso, ha dato un discreto contributo. 

 

Sun quando sarai al capitolo intitolato "Baudolino attraversa il Sambatyon" vedrai che cosa può la lingua italiana  :D  ;)

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PAZZOOOOOOOOOOO!!!! :asd:  Non posso credere che tu non avessi ancora letto Baudolino!

 

Mia personale classifica dei sei romanzi di Eco:

 

1- Il pendolo di Foucault

2- Baudolino

3- L'isola del giorno prima

4- Il nome della rosa

5- La misteriosa fiamma della regina Loana

6- Il cimitero di Praga

 

I primi quattro sono di un altro livello rispetto agli ultimi due, che sono ultimi anche cronologicamente. Anche Eco invecchia  -_- Baudolino e l'Isola li metto sullo stesso piano, ma Baudolino è talmente divertente e spumeggiante che forse lo preferisco ai punti. 

 

Per chi fosse interessato ad approfondire la filosofia di Eco, che è ovviamente uno degli elementi cardine della sua narrativa, consiglio questo percorso di lettura (libri da leggere nell'ordine) che potrebbe cambiarvi la vita:

 

1- Semiotica e filosofia del linguaggio

2- I limiti dell'interpretazione

3- Kant e l'ornitorinco

4- Cinque scritti morali (cruciale per capire il Pendolo e l'antifascismo di Eco)

 

Ma, in generale, non c'è un libro di Eco che non sia memorabile. Anche le raccolte di articoli e divertissment sono sensazionali, su tutte i due Diario minimo. Per tacere dei libri di critica letteraria, semplicemente illuminanti (Sulla letterature, Sei passeggiate nei boschi narrativi, Poetiche di Joyce...). Stiamo parlando del più grande pensatore del ventesimo secolo, e scrive in italiano!! Siamo molto fortunati a poterlo leggere nella sua lingua madre. Lingua alla quale, per inciso, ha dato un discreto contributo. 

 

Sun quando sarai al capitolo intitolato "Baudolino attraversa il Sambatyon" vedrai che cosa può la lingua italiana  :D  ;)

 

Ahahah :asd: amo alla follia questi post di Weex!!

 

Un mio amico è d'accordo con te sull'ultima posizione in classifica de "Il cimitero di Praga", che però io ho trovato molto divertente. Sarà  che non ho ancora letto tutti gli altri..

Lui invece dice che "Il Pendolo" è un pò troppo pieno di citazioni dotte e allora lo pospone a "Baudolino" e a "Il nome della rosa" (non ricordo dove ponga "La misteriosa fiamma" e "L'isola").

Io purtroppo sono ancora a meno della metà  del numero totale dei romanzi di Eco (come detto sto leggendo il mio terzo romanzo tra quelli da lui scritti).

Beh, non tutto viene per nuocere: vuol dire che ho ancora molto divertimento in serbo.

 

Parlando invece dei saggi e dei trattati di Eco, quel mio amico parlava bene anche di "Apocalittici e integrati". Però leggo che è di 50 anni fa, e forse sarà  un pò superato. 

A proposito di cultura "bassa", voglio reperire gli scritti di Eco quando parla di fumetti e di Dylan Dog che (a parte i Disney) è un personaggio tra i miei preferiti e di cui sto tornando a interessarmi, dopo alcuni decenni: lo lessi molto tra il '92 e '93, quindi il primo centinaio di numeri, ma ora ho scoperto che una ragazza mia vicina di casa è appassionata e mi sta prestando molti albi, vecchi e nuovi. 

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Quando si dice invitare il matto alle sassate  :asd:

 

Allora, allora, allora. Sul Cimitero di Praga (premettendo che è un libro di Eco e quindi tu lettore di passaggio che stai leggendo e che non hai mai letto Eco sappi che il più brutto dei libri di Eco è più bello del tuo libro preferito!  :D  :D), devo dire che l'ho trovato un po' debole in alcuni punti. La struttura è sensazionale e l'idea di fondo bellissima (davvero, "sulla carta" il progetto più interessante di Eco addirittura, un discorso sul falso filosofico e sul falso storico ancora più strutturato di quello di Baudolino) ma la realizzazione un po' scialba e poco "emotiva". Le caratterizzazioni culinarie del protagonista sono un po' fini a se stesse, così come alcuni passaggi oramai scolastici nello stile dell'Autore. Eco non osa più, stilisticamente, e fa quello che sa fare ma con una perdita di verve dovuta senz'altro all'età . E' come se si vedesse in filigrana il lavoro di collage delle fonti che altrove è invisibile. E il finale, beh, Eco in un certo senso si ripete.. (ma non dico altro  :P ).

 

La Misteriosa fiamma è un po' un libro che lascia un senso di incompiutezza. Ha degli slanci lirici (i capitoli ambientati in epoca fascista, sia di guerriglia che casalinghi) bellissimi, ma è un po' un Pendolo minore. Riprende infatti alcune tematiche di quel testo, ma con molto meno sviluppo di trama e replicandone un po' la poetica delle Occasioni (solo in parte debitrice a Montale) in tono minore. Diciamo alti e bassi, dove il basso, e lo dico per te lettore di Dan Brown che stai curiosando, è in una scala da uno a dieci 13,5 - cioè un po' pochino per il Nostro.

 

Sul Pendolo, che dire? Non è accettabile l'obiezione del tuo amico, cioè dire che sia "troppo pieno di citazioni". Il nome della rosa è composto INTERAMENTE di citazioni (Eco si vanta di non averne scritto neppure una riga e Costantino Marmo, mio ex prof di semiotica, ne ha reperito tutti i 900 e passa testi utilizzati avendo avuto accesso alla biblioteca privata di Eco a Milano (oltre 50.000 volumi)). Il citazionismo (enigmisticamente nascosto e palesato soltanto a tratti quando poeticamente necessario) è uno dei pilastri della letteratura di Eco, e se non lo si apprezza (il che è indice di ingenuità , anche Susanna Tamaro cita, solo che non sa cosa cita) non si può apprezzare Eco tout court. Diciamo che le citazioni sono a volte volutamente oscure, come l'esergo del primo capitolo presentato in ebraico (ma sei vai nell'indice, ecco che si trova un accenno della traduzione italiana, indizio voluto). Ma l'oscurità  è il tema del testo, che è una grande apologia dell'antifascismo e dell'anticomplottismo (questo, un sottoinsieme dell'altro) mediante la messa in scena di una vicenda drammatica e ilare al tempo stesso il cui valore universale non smette di commuovermi. Il Pendolo è il libro in cui Eco si è esposto, "ha messo in gioco tutto se stesso", e ha alzato la posta. E' un libro politico, melanconico, biografico, totalmente struggente e caleidoscopico. E' Eco che rompe gli indugi, come Schumacher a Interlagos 2006 :D  Ed il testo più compiutamente morale della sua produzione. Supera, per universalità  dei contenuti e attualità  indeperibile monumenti come L'uomo senza qualità  o Il tamburo di latta. A tanti anni di distanza, con tutto quello che è successo nel mondo, continua ad essere "il grande libro sul vuoto di questi anni, e lo dichiara, se appena uno sa leggere. Ed è il duro, metallico libro che insegna a vivere con questo vuoto e a diventare adulti nell'unico tempo concesso". Ma capisco che non sia accogliente al primo impatto (ma Eco è così, scrisse le prime cinquanta (o erano cento?) pagine del Nome della rosa volutamente "difficili" per allontanare il lettore "casual"). Eppure se c'è una lettura necessaria, beh, è il Pendolo. L'unica cosa è che va tassativamente preceduto almeno dalla lettura del breve saggio "sul fascismo eterno" contenuto nei Cinque scritti morali, davvero la chiave per il Pendolo oltre che una delle cose più intellettualmente oneste che io abbia mai letto.

 

Per quanto riguarda Apocalittici, che dire? E' uno dei pochissimi testi di Eco autenticamente datati, ciononostante è talmente divertente, schiarente (non saprei come definire questa capacità  di Eco di rendere chiari concetti difficili e farti sembrare tutto lapalissiamo) e ricco che va letto lo stesso. I saggi sul kitsch e su Superman (in cui Eco si pone la domanda cruciale: perché Superman non salva il mondo dalla fame e dalla povertà ?) sono comunque non datati e assolutamente storici. E in generale di fumetti si parla parecchio, come in Il superuomo di massa, altro testo di un brillante che non si può descrivere (sì, caro il mio utente che pensi che Eco sia una palla, si piange dal ridere in gran parte dei suoi libri).

 

Di Dylan Dog non so nulla se non che c'è un numero in cui un personaggio, Humbert Coe (mi pare) è un tributo al Nostro  :D e sinceramente non ricordo quando Eco ne parli (ma non dubito l'abbia fatto). In generale Eco è grande appassionato dei Peanuts e di Corto Maltese (su cui ha scritto molti articoli).

 

Ah, brevemente su Baudolino. Leggendolo noterai che è un libro spezzato in due. Devi sapere che Eco a un certo punto si arenò, terminata la prima parte (il lavoro di anni di ricerche, come suo costume) e non sapeva come proseguire né se proseguire. Poi scrisse di getto (solo in sei mesi!) la seconda parte, molto diversa dalla prima e che, io Sun manco delle parole necessarie, è un viaggio talmente magico e ricco che si può ben dire che leggerla e rileggerla è una delle cose belle della vita. Anche qui, anche se Eco detesterebbe questa espressione, c'è il cuore dell'Umberto, attraverso il suo "avatar" Baudolino, e tutta l'immensa brillantezza melanconica della suo poetica emerge con così tanta forza da questa coesione "fantasty" tra i bestiari medievali e le eresie cristiane dello stesso periodo... naaaaa, mi fermo, leggilo e basta  :asd:  :asd:

 

E beato te che stai per fare un viaggio che non finirà  mai in tutta la tua vita. Sì perché non ho detto nulla dell'Isola del giorno prima. Pfffffff, Sun, tu sei sulla porta di casa che stai per partire per il Paese dei Romanzi (Baudolino, Isola, Pendolo...), ti invidio e al tempo stesso ti aspetto dall'altra parte  :)  ;)

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:beer:   :up:    :sbav:

 

Grandiosa panoramica, Weex!! Mi sento smanioso e affamato ma anche "sguarnito" perchè al momento ignoro ancora il 75% dell'universo totale "umbertiano".

 

Riguardo quel giudizio del mio amico su "Il Pendolo", devo precisare che lui non criticava il fare citazioni in sè stesse, ma il problema era che secondo lui in quel libro le citazioni sono un pò troppo dotte o complicate. Ovviamente è una sua opinione che magari io non condividerò, quando lo leggerò. In fondo stai parlando con uno come me che considera le citazioni una componente fondamentale di tutte le cose :asd:

 

In effetti ora mi viene un dubbio: dopo aver (ri-ri-)letto "Il nome della rosa" e "Il cimitero di Praga" (rispettivamente il primo e l'ultimo romanzo), mi domando se non sia il caso di leggere in ordine cronologico i restanti quattro romanzi. Ora sto all'inizio di "Baudolino" (pag. 80).... Che fare?

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