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Dan Wheldon


Davide Hill

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As we remember Dan Wheldon, we pray for Jules Bianchi

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There are a few moments in our lives where we remember exactly where we were when a significant event happened. For racing fans, these kinds of moments usually correspond with the loss of one of our own.

Where were you when we lost Dan?
Three years ago today, I was in an RV on I-95, crossing through Virginia. I was watching the 2011 IndyCar season finale on TV. The race was just a few laps old, but I was already captivated by the intense, Talladega-esque action.
We were just settling in when they decided to check on Dan Wheldon, who was rocketing up through the pack after starting last. He was hoping to collect $5,000,000 for winning the event, making just his third start of the season. A few months prior, he won the Indianapolis 500 in one of the most exciting finishes in the race's history.

The moment
As the commentators discussed his progress, I noticed smoke up ahead seconds before they do as well. "Right now, the position he's in, he's actually got a small advantage because everyone else has opened the air up right in front of hi -- Oh! Here we go!" 
Chaos. Carnage. The unthinkable.
Cars were sent somersaulting into the air like a video game, landing on top of one another. Smoke, debris, fire everywhere. Half the grid was obliterated and as the remaining drivers went through the debris field, it looked like nothing short of a war zone. Soon after, I lost the TV signal, left to wonder the fate of the 15 racers involved.
Many were injured, a few walked away shaken but otherwise unscathed. As we now know, one driver was far from okay. I heard through a phone call first. Dan's gone. By the time I got the signal back, all I could see were grown men weeping, thousands of people who couldn't believe what was happening walking around aimlessly.
They did a five lap salute, and then they went home. In the years since Dan Wheldon's tragic death, as is always the case with motorsport, we've lost more racers.
There's the names that have been immortalized such as Allan Simonsen, Sean Edwards, Marco Simoncelli, and Jason Leffler. Sadly, there's dozens more whose names few will ever be able to recall

Now we pray for Jules
Today, we wait to see what fate has in store for rising Formula One star, Jules Bianchi. He lays unconscious in a Japanese hospital with a severe brain injury. Should we lose him, it will be the first driver fatality during an F1 race weekend in two decades, which will make it sting that much more.
There's still hope for Jules though, we haven't lost this one yet. The chances are slim, but a chance at all is more than many others have had following horrendous accidents. Today, we remember one fallen racer and pray that another escapes death.

An unwelcomed companion
Due to incredible safety improvements, death has become a stranger who rarely crosses racing's path instead of a frequent visitor whose presence is awaited with intense trepidation. We can never fully protect our drivers though, death will always be an unwelcomed companion of auto racing.
We can just bury the fallen with tears, embrace the ones who escape death’s firm and final grip with relief, and race on, because that’s what racers do.
Rest in peace Lion Heart, and Forza Jules.
 
By: Nick DeGroot, News manager, Motorsport.com

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  • 3 months later...

Ha raccolto meno di quanto meritasse, molto meno. E' stato stritolato da Ganassi dove vedeva invece un maggior decollo per la sua carriera, stava per tornare in seno alle Andretti, proprio quando è morto!

 

Probabilmente, è brutto da dire, Hunter-Reay non avrebbe vinto il titolo l'anno dopo se ci fosse stato il britannico. 

 

Ricordo quando nel 2006 settò la vettura di Dixon che poi andò a vincere (Nashville), o quando in quel super mercato a fine stagione 2005, col titolo vinto Frank Williams lo mandò a chiamare e suo padre gli disse "Daniel, qui hai tutto, fama, vittoria, fan; ti merita buttarti dove non sai se riuscirai e ripartire da capo senza certezze?" Wheldon restò in America.

 

Forse se fosse passato dall'Andretti alla Williams, non avrebbe potuto puntare al titolo, ma sarebbe ancora vivo... chissà .

 

Lo reputo uno dei più forti piloti britannici, capace di grandi imprese ma anche di alzarsi col piede sbagliato e fregarsene di tutta la gara.

 

Era questo che lo differenziava nettamente da Dixon. Lui era uno che se in buona faceva fare alla vettura cose assurde, il neozelandese in questo è più simile a Raikkonen, se la vettura c'è allora non ha freni, altrimenti è limitato dalle risposte del mezzo.

 

Wheldon era anche uno dei migliori preparatori del lotto. 

 

Aveva la capacità  di correre su ogni tipo di tracciato, preparare le vetture da Dio e vincere con ampi margini di vantaggio sugli avversari. Un campione puro, senza sfumature.

 

Il suo unico difetto, il suo essere umorale.

 

L'umore ne determinava terribilmente le gare. 

 

Avrebbe certamente vinti altri titoli. Il 2012 al 90%.

 

Sarebbe stato il campionissimo che avrebbe contrastato Ganassi e Penske con la sua Andretti. 

 

E' una delle tante incognite dell'automobilismo.... se la guerra non fosse scoppiata Nuvolari quanto avrebbe vinto? se Senna non fosse morto quanti titoli ancora? se Wheldon non fosse morto cosa avrebbe fatto?

 

... e Antonio Ascari... e Alberto Ascari... e Alessandro Zanardi... e Jochen Rindt.... e Villeneuve nell'82.... etc....

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Io l'ho seguito con molta attenzione nelle stagioni 2007-2008. Sugli ovali era secondo solo a Hornish e ha insegnato molte cose a Dixon, che però su stradali e cittadini era di un altro mondo. C'erano piste come Detroit o Sonoma, molto tecniche, in cui la differenza era quasi imbarazzante ed è per questo che Ganassi ha cercato un sostituto. Poi al team Panther la musica non è cambiata, anche se non è un mistero che lì si puntasse soprattutto agli ovali. Come ha detto lo stesso Dixon, nei test spesso risultava molto veloce, ma poi nei week end di gara gli mancava sempre qualcosa. Probabilmente la macchina vecchia non si adattava al suo stile di guida, così come è stato per Scheckter, ma in Andretti penso che con Hunter-Reay avrebbe faticato, mentre sugli ovali con poco carico sarebbe stato fortissimo.

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Assolutamente. Io non credo alla storia della disabitudine a correre sugli stradali. Wheldon ha fatto l'Atlantic nel 2000, l'IndyLights nel 2001, ha corso tutta la vita sugli stradali. Dixon, Kanaan e Castroneves non hanno corso su uno stradale/cittadino per almeno due anni ma non hanno avuto problemi, anche se avevano molta più esperienza con le macchine "grandi". Ripeto, forse la IR03 non era adatta al suo stile di guida, però lo scarso rendimento su stradali e cittadini era uno dei motivi per cui Wheldon non aveva un sedile nel 2011. Magari con la DW12 le cose sarebbero andate diversamente, chissà ...

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Assolutamente. Io non credo alla storia della disabitudine a correre sugli stradali. Wheldon ha fatto l'Atlantic nel 2000, l'IndyLights nel 2001, ha corso tutta la vita sugli stradali. Dixon, Kanaan e Castroneves non hanno corso su uno stradale/cittadino per almeno due anni ma non hanno avuto problemi, anche se avevano molta più esperienza con le macchine "grandi". Ripeto, forse la IR03 non era adatta al suo stile di guida, però lo scarso rendimento su stradali e cittadini era uno dei motivi per cui Wheldon non aveva un sedile nel 2011. Magari con la DW12 le cose sarebbero andate diversamente, chissà ...

 

Eppure sì, devo dar a atto che Dixon, nonostante la sua non arguzia nel settare le vetture, neppure la sua a volte ed il suo 'accontentarsi' alle potenzialità  della vettura, ha vinto più di Wheldon.

 

E questo lo trovo un po un mistero...

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  • 1 month later...
  • 1 month later...
  • 1 month later...
  • 3 months later...
  • 1 month later...
  • 4 months later...
  • leopnd changed the title to Dan Wheldon
  • 4 weeks later...
  • 11 months later...

Sempre dalla memoria del vecchio pc ho ripescato questo 'cimelio' datato 2011. Si tratta della 'home page' del sito ufficiale del pilota. Utilizzai il 'cattura immagine'. All'epoca speravo, ancora, che il mio pilota preferito, Tony Kanaan, potesse riuscire ad agguantare, finalmente, la prima vittoria ad Indianapolis ma rimasi molto contento della vittoria di Dan. Riuscì a evitare in modo rocambolesco l'avverarsi del proverbio 'non c'è due senza tre' (nel 2009 e 2010 si dovette accontentare di due secondi posti ad Indy).

VVGgr2q.jpg

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  • 2 weeks later...
  • 3 months later...
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