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Gian Luca 60

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  • 4 weeks later...

15 anni fa la finale di champions più incredibile (forse più di quella del '99), il Milan domina per 114 minuti su 120 ma perde col Liverpool, si rifaranno due anni dopo

 

 

P.S. all'epoca a 6'54'' con mio padre all'unisono esclamammo "Hanno perso..." quando non entrano così è un segno nefasto e sicuro

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  • 2 weeks later...
  • 4 months later...
9 minuti fa, Ayrton4ever ha scritto:

Un gentiluomo.

Ricordo quando lui e Antonella Clerici salutarono Ayrton a Domenica Sprint dicendo: "Un sorriso bello che non vedremo più".

Che la terra Ti sia lieve

lo ricordo anche io....iper professionali nel dramma di quel pomeriggio

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  • 1 month later...
  • 2 weeks later...

Avevo letto la notizia stanotte nuda e cruda, senza accenni di particolari.

Rossi appartiene a quello stretto novero di calciatori che difficilmente, come dice(va) lui stesso, vai a identificare con una squadra di club. Pensi a lui e te lo immagini con l'azzurro e il bianco addosso.

Dava l'impressione di essere una persona misurata, garbata e composta. Era anche modesto, perché, dopotutto, ha sempre ammesso i suoi limiti come calciatore, probabilmente dovuti ai precoci interventi al ginocchio quando ancora era un Primavera.

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La triste e improvvisa dipartita di 'Pablito' mi ha condotto a questo link. Intervista molto interessante e aneddotica fatta all'arbitro di Italia-Brasile 1982 (e Argentina-Italia 1978):

https://www.repubblica.it/sport/calcio/esteri/2016/09/19/news/vita_da_arbitro_klein_il_mio_capolavoro_dirigere_italia-brasile_senza_la_tecnologia_-148087829/

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  • 2 months later...
  • 2 months later...

"In Italia io e Ruud abbiamo dovuto fare l'abitudine a parecchie cose. Dovunque andassimo con il Milan, c'era sempre una folla di tifosi. Creavano una bella atmosfera con i loro cori e i battimani, ma in particolare c'era una strofa che sentivavamo su tutti i campi, un coro che Ruud e io riconoscevamo all'istante ma non riuscivamo a capire bene. «Ma che cosa cantano questi qui, ogni volta?»

«Non ne ho idea, sembra "Hugo Lasagna" o qualcosa del genere.»

«Dev'essere proprio uno famoso, lo ripetono a ogni partita.»

Chiedendo ad altri giocatori del Milan, abbiamo scoperto che i tifosi di tutta Italia, prima di attaccare con i cori, scandiscono "Tutto lo stadio", che sarebbe una specie di incoraggiamento a cantare tutti insieme. Ah, ecco.

Regolarmente si avvicinava qualcuno che voleva un autografo o una foto, anche quando sedevo infortunato in tribuna. Mi suggerivano sempre cosa dovessi scrivere come dedica sotto l'autografo: «Per Claudio, con simpatia». O: «Per Pietro, con affetto». Esistevano un paio di queste varianti.

Una volta una sfilza di tifosi era venuta da me con richieste del genere e l'ultimo mi aveva pregato di mettere l'autografo «per esteso». Io credevo che fosse il nome di un suo amico, per cui firmo e sotto scrivo: «Per Esteso, con simpatia». A posto così, no? Ma quelli scoppiano a ridere. Chiedo come mai e scopro che «per esteso» significa nome e cognome. I miei compagni di squadra uan volta mi hanno preso in giro perché pensavo che Emporio Armani fosse un fratello di Giorgio. Ma che ne sapevo io."

_________________________

Dall'autobiografia di Marcel 'Marco' van Basten: MARCO VAN BASTEN, EDWIN SCHOON, Fragile. La mia storia, Milano, Mondadori 2019

A parte questi momenti di ilarità, devo ancora finirla, è un'autobiografia molto cruda, in cui Marco adopera senza remore un linguaggio senza censure, facendo emergere un carattere scostante, retaggio dei problemi interni alla famiglia di origine ed esacerbato dal livore postumo all'infortunio chiave del dicembre 1986, già nella prefazione: "Eliminavo con maestria dalla mia strada tutti gli impedimenti. Avversari, arbitri, allenatori, dirigenti, sì, persino i compagni. Di solito rispettando le regole, ma qualche volta arrivando al limite, o oltre il regolamento. Diventavo sempre più bravo in questo, sempre più scaltro. Non renderò il calcio più romantico di quanto in realtà sia. Lo sport, ai massimi livelli, è duro, implacabile. Mangiare o essere mangiati. Al mondo esterno, quindi alle persone che non potevano essermi utili per raggiungere questo sacro scopo, non ho mostrato sempre il mio aspetto più amichevole. Quando c'è un conflitto qualcuno ci rimette."

Di certo, il prologo, ambientato nel 1995, descrive una scena abbastanza impressionante.

Di toni e contenuti del tutto diversi è quella di Ruud Gullit che sto leggendo in parallelo (Ruud Gullit - "Non guardare la palla. Che cos'è (davvero) il gioco del calcio" dove Ruud, con un linguaggio pacato, concede una brevissima panoramica della sua carriera, preferendo concentrarsi sulla spiegazione di aspetti tattici e nel fare ciò prende a spunto alcuni episodi occorsigli da giocatore, da allenatore, da telecronostica o da semplice spettatore.

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