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14. Gran Premio del Giappone - Suzuka [Presentazione]


alessandrosecchi

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A Imola queste cose si facevano già nel 1979.

Ma Imola è pericolosa...

 

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ok le gru... ricordiamoci però che qualcuno la macchina la deve pur appendere e senza ruspa i morti potevano essere 3 o 4... Se il miglior provvedimento preso è la VSC c'è poco da star tranquilli :(

 

 

 

Modificato da Mauro Castelli
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Suzuka, gioie e dolori – #JapaneseGP

lcolajanni in Post

 

E’ uno dei circuiti preferiti dai piloti, forse soltanto Spa occupa un posto più alto nel loro indice di gradimento. Non so se lo sia altrettanto per chi in pista ci lavora ma anche per me Suzuka è sempre stato fra i primi tre Gran Premi preferiti. Sarà perché il Giappone e la sua cultura hanno sempre esercitato un fascino speciale su di me, sarà perché lì ho bevuto uno dei migliori White Russian di tutto il calendario iridato (c’era un ristorante proprio accanto la stazione ferroviaria della città che non soltanto offriva piatti originali ma disponeva della miglior collezione di video musicali degli anni ’80 e ’90: se siete lì andateci, sempre che esista ancora!), sarà perché ho vissuto in quella pista alcuni dei momenti più belli della mia carriera in rosso ma Suzuka è un posto speciale. Peraltro, a questo circuito sono legati anche due grandi dolori, uno sportivo e l’altro umano.

 

Quello umano, il più importante e che fa più male, è purtroppo quello più recente, vale a dire l’incidente che ci ha portato via Jules poco meno di un anno fa. Ovviamente tutti lo ricorderanno in questi giorni, visto che il circo della Formula 1 torna per la prima volta a Suzuka. Ecco, spero davvero che la memoria di Jules rimanga sempre viva e venga ricordata anche fuori dalle ricorrenze obbligate, non soltanto nel cuore di chi gli voleva bene ma in tutti gli appassionati e gli addetti ai lavori: non solo perché quello che è accaduto non si ripeta mai più ma perché lui era una persona speciale.

 

Il dolore sportivo risale a nove anni fa, al Gran Premio del Giappone del 2006. Eravamo al rush finale, con Schumacher che aveva effettuato una rimonta straordinaria su Alonso e dopo la vittoria a Shanghai era per la prima volta in testa al campionato Piloti. In qualifica avevamo dominato, con Massa che era stato in grado di battere Michael sulla pista dove aveva ottenuto otto pole. In gara stava andando tutto bene, con Michael saldamente al comando anche dopo il secondo e ultimo pit-stop, quando improvvisamente cedette una valvola sul suo motore e dovette parcheggiare a bordo pista: “Sorry guys, the engine is gone”, disse alla radio. Ci fu subito un senso di gelo – in telemetria ovviamente avevano già capito cos’era accaduto – e in tanti, me compreso, avevamo le lacrime agli occhi quando Michael, a gara ancora in corso, entrò nel box e venne a ringraziare ognuno di noi per quello che avevamo fatto. Ecco, queste sono le cose che hanno reso Michael indimenticabile: nel giorno in cui svanivano le chance – anche se non aritmeticamente – di vincere il suo ottavo titolo iridato nell’anno in cui avrebbe lasciato la Formula 1, lui si preoccupava di darci una parola di conforto. Ricordo bene quella notte il viaggio in un van verso l’aeroporto di Osaka – eravamo io, Stefano Domenicali, Mattia Binotto, Miodrag Kotur e Aldo Costa – nessuno aveva la forza di parlare perché sapevamo che avevamo negato per un nostro errore al più grande pilota di tutti i tempi di chiudere la sua storia in Rosso nella maniera migliore. Quella notte anche l’aereo di Michael ebbe un problema tecnico e non poté decollare da Tokyo: si vede che quell’8 ottobre gli dei dei motori gli erano davvero avversi!

 

I bei ricordi sportivi sono facili da elencare. A Suzuka ho scritto i comunicati di cinque vittorie consecutive – dal 2000 al 2004 – di cui due furono decisive per la conquista del Mondiale Piloti (2000 e 2003). Tante vittorie e tante feste, quindi. Del 2000 ricordo una gioia immensa soprattutto nei volti di chi inseguiva quel successo da tanto, troppo tempo, e ricordo chi perse i capelli (Bernd Fisa), chi i baffi (Pino D’Agostino) e chi i capelli se li ritrovò accorciati e rossi (Luca Baldisserri). Del 2003 ho il ricordo di un Kimi Raikkonen già pronto per la festa che volle venire a congratularsi con Michael prima dell’inizio della nostra cena privata e di un’improvvisata partita a pallone con piloti, ingegneri e giornalisti nei giardini del Suzuka Circuit Hotel. Già, quel giardino e il bar che si trova lì ne avrebbero di cose da raccontare…

 

Ma i ricordi cui sono più affezionato non sono legati ad un risultato in pista. Il primo risale al 2001. Il Gran Premio del Giappone era l’ultima gara della stagione e ci arrivammo dopo aver conquistato già da tempo entrambi i titoli. Quella gara fu l’ultima di uno dei meccanici storici, Oreste Giovannini, che andava in pensione di lì a poche settimane e la squadra volle festeggiarlo con un regalo e una t-shirt che indossammo tutti – da Todt in giù – per una foto ricordo. Sono state le persone come Oreste – con l’esempio di dedizione, lavoro e onestà – che mi hanno insegnato che la Ferrari rappresenta qualcosa di speciale e che farne parte è un onore incredibile. Ricordo la commozione di Oreste quando ricevette da Michael e Rubens la riproduzione in miniatura del muretto e ho recuperato in un vecchio file ciò che mi disse di Michael per una news da pubblicare sul nostro sito: “Ha portato qualcosa in più nella squadra, è una persona speciale. Ad esempio, è uno che non si arrabbia mai, qualsiasi cosa succeda: è un grande professionista. Però è anche un uomo che è capace di esserti vicino: quest’anno si è ricordato del mio compleanno e mi ha mandato addirittura un regalo: a me, Oreste Giovannini un regalo dal campione del mondo.” Quanto avevi ragione Oreste…

 

L’altro ricordo è del 2009 ed è legato a Fernando Alonso. Il 29 settembre, un mercoledì, fu in una stanza dell’hotel del circuito che andai a portare a Stefano, Fernando e al suo manager Luis Garcia Abad la bozza del comunicato che avremmo diffuso il giorno dopo in cui si annunciava l’arrivo del pilota spagnolo a Maranello. Era la prima volta che parlavo direttamente con Fernando anche se quello era un po’ un segreto di Pulcinella e, guardando e ascoltando le persone che erano in quella stanza, ebbi la sensazione – e la speranza – che stesse per cominciare una nuova era alla Ferrari, che si poteva ricreare quel gruppo che, dopo anni di duro lavoro, dal 1999 al 2004 ci aveva fatto vincere tutto. Purtroppo mi sono sbagliato, anche se ci siamo andati davvero molto vicini, molto più di quanto non dicano gli almanacchi. E’ stato un vero peccato ma questa è un’altra storia, di cui magari parlerò più avanti.

Modificato da Bertoku
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Ma teoricamente la VSC è la soluzione migliore possibile, anche più sicura della SC.

Il punto è che viene applicata alla cazzo di cane

Posso chiederti di rispiegarmi sinteticamente come funziona adesso la VSC e che cosa del meccanismo attuale non vada bene?

Ho un bel po' di confusione in merito. Ad esempio in merito alle polemiche sui piloti che guadagnano qualche secondo su chi li precede mi fanno sorgere un punto di domanda: come fanno i piloti a sapere esattamente a che velocità andare? C'è un limitatore di velocità massima, in stile corsia box?

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Ti ringrazio per la risposta, cercherò di recuperare il video. In effetti continuo a chiedermi dal punto di vista pratico come facciano i piloti a tararsi su un tempo cronometrico e tenerlo con precisione senza sforare sensibilmente. Ma hanno un feedback istantaneo sul display con un calcolo del delta mini-settore per mini-settore?

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Ti ringrazio per la risposta, cercherò di recuperare il video.

Vai a 1:06:35 e guarda la differente velocità con cui passa la Manor (per prima), le due Ferrari (Kimi davanti più veloce di Vettel) e soprattutto la Red Bull di Kvyat. Il russo passa quasi a velocità di gara.

Quanto ai piloti, direi suppongo che le indicazioni sui tempi da tenere arrivino loro dal display sul volante

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