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Scacchi


sundance76

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Bhè, se sai giocare velocemente, sei anche bravo di solito...fidati che negli scacchi, se provi a muovere "a caso" solo il più velocemente possibile, finisce male ;)

Volevo dire che se hai un limite di tempo "generico", non potendo sapere se magari dopo avrai bisogno di più o meno tempo, sei portato a giocare avventatamente per cercare di gestire il tempo.

In realtà  non è così. Sia con gli orologi a tempo classici sia con quelli elettronici che usano un complicato sistema incrementale il giocatore bravo ha più possibilità  di esprimersi.

Se il tempo fosse fissato chessò a 15 secondi per mossa ed in questo tempo un contendente non avesse trovato una mossa decente da fare, sarebbe costretto a giocare a casaccio.

In questo modo si concede ad ognuno di gestirsi il suo tempo come meglio crede: sei liberissimo di perdere un minuto per una mossa se credi che quella possa portarti alla vittoria, ma se non è così poi la paghi.

Non so come funzionino questi orologi, ma quello che intendevo dire era che, siccome che mi è capitato di giocare con gente, anche abbastanza scarsa, che perdeva tempo di proposito per innervosire l'avversario, mi sarebbe piaciuto se ci fosse stato un limite di tempo massimo -la butto lì: 3 minuti- per ogni mossa, mentre un limite di durata alla partita non lo avrei messo assolutamente.

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Abbastanza sorprendentemente, ho saputo che in estate dal 2009 a oggi sulla mia isola (Ischia) si tiene un Festival Internazionale degli Scacchi dove partecipano anche molti Maestri di tutta Europa.

L'organizzatore è il mio ex-prof di matematica agli ultimi due anni del liceo scientifico ('93-'95), molto appassionato di scacchi.

Sapevo bene che è a capo di un'associazione locale che ogni anno (dal 1993) nel periodo natalizio organizza piccoli tornei di ogni cosa, dal ping pong agli scacchi (mai partecipato) all'enigmistica a squadre (in quest'ultimo caso ho anche partecipato, ma sporadicamente e con risultati abbastanza mediocri: 4° nel '94, 10° nel '97, 7° nel 2000 e 9° nel 2005).

Ma non immaginavo che sarebbe arrivato addirittura a mettere in piedi un Festival Internazionale di scacchi....

Come ho accennato, volli una scacchiera in regalo a Natale '84 quando avevo otto anni, e fu mio padre a insegnarmi. Giocavo con lui e poi con qualche amico.

Ho anche una scacchiera che mio padre comprò nel 1972 a Catania quando era imbarcato come ufficiale di macchina su qualche petroliera. Mi ha detto che la comprò, lui come tanti altri, sull'onda della "partita del secolo" che nel '72 contrappose Fischer contro Spassky....

Gli ultimi periodi in cui mi sono cimentato seriamente sono stati l'inverno 2000-2001 (dove giocai le ultime partite dal vivo) e il 2004-2005 (ma solo con programmi informatici).

In certi momenti sono stato anche un giocatore dignitoso, e qualche volta ho tenuto testa e battuto anche giocatori molto preparati.

Ora non ricordo praticamente quasi niente (ripeto, saranno una dozzina d'anni che non gioco dal vivo)....

Ma continuo a sentire il fascino di questo gioco.

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Giocavo molto a scacchi, grazie alle interminabili partite tra mio padre e mio zio (a volte anche due giorni, intervallate dai pasti e dal sonno ristoratore). Grazie a mio padre ho imparato e a mio zio progredito. Mi allenavo con i primi giochi portatili come ChessMate (era come questa per intenderci).

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Ma la cosa che mi ha appassionato moltissimo fu la storia dei più grandi scacchisti di cui Bobby Fischer rappresentò per me un genio ! Ma anche un enigma ! Le mitiche partite con Spasskij in piena guerra fredda avevano un significato politico "enorme".

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Infatti secondo alcuni Fischer era un caso clinico (come d'altronde molti altri campioni del mondo di scacchi). Fu ipotizzato che fosse affetto dalla sindrome di Asperger...

Esiste un libro che parla di questo: "Psicologia del giocatore di scacchi" di Reuben Fine (mi pare sia uno psicologo che da giovane giocò anche contro Fischer).

Ecco cosa c'è scritto nel risvolto di copertina:

«Mi piace vederli dibattersi»: così confessò, a proposito dei suoi avversari, Bobby Fischer, prima di strappare a Spassky, nel 1972, il titolo di campione mondiale di scacchi. Al di là  delle spiegazioni più immediate (denaro e fama), questo libro ricerca le motivazioni segrete che hanno indotto uomini dai talenti più diversi a dedicare al gioco uno smisurato spazio mentale e pratico. L’autore non offre soltanto una psicoanalisi degli scacchi, ma ripercorre la vita dei campioni del mondo e i loro conflitti: da Morphy, che si ritirò dal gioco all’età  di ventidue anni per soccombere poi gradualmente a una nevrosi, a Steinitz, che in stati allucinatori giocava con Dio, concedendogli il vantaggio di un pedone e della prima mossa, da Alechin, «il sadico del mondo scacchistico», a Fischer, un genio dalle reazioni spesso incomprensibili. Il gioco degli scacchi, che incanala, e nello stesso tempo esaspera, un’aggressività  implacabile, appare infatti destinato a sviluppare fantasie di onnipotenza. Non mancano però, nel libro di Fine, anche gli «anti-eroi», che cercano di resistervi: né stupisce la difficoltà  della loro lotta, ove si pensi che la teoria del gioco coinvolge anche l’ideologia, tanto che si è parlato di stile capitalistico e di Scuola Sovietica, di stile individualistico e di paura del deviazionismo. L’americano Reuben Fine, che è stato tra i massimi scacchisti intorno agli anni Quaranta e ha scritto libri fondamentali sulla teoria del gioco, esercita da decenni l’attività  di psicoanalista e in tale veste incontrò Fischer adolescente, come racconta in queste pagine. "La Psicologia del giocatore di scacchi"è apparso per la prima volta nel 1956, mentre i saggi su Bobby Fischer e Boris Spassky risalgono al 1973.

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Un bella "dedica" al Pedone.

A QUATTRO MANI di Gianluca Morozzi

Lo so, è terribile e noioso, ma lo devo fare.

Devo spiegarvi una regola del gioco degli scacchi.

Mi spiace. Faccio presto e semplifico. Lo giuro.

Ascoltate: il pezzo indispensabile, negli scacchi, è il re. Il pezzo più potente è la regina. Il pezzo umile, ma pieno di sorprese, è il povero pedone.

Il re è indispensabile perché, se l’avversario mangia il re, ha vinto. Ma il re è un minchione senza poteri, non sa far niente, si sposta di una casella alla volta, bisogna sempre difenderlo, proteggerlo, aiutarlo a scappare. La vera superpotenza del gioco, la Wonder Woman della scacchiera, è la regina: può fare tutto, può muoversi in tutte le direzioni senza limiti, orizzontale, verticale, diagonale, avanti e indietro. E viene sprecata per difendere il re. Potremmo scomodare mille metafore che, avendo poco spazio a disposizione, non tocco neppure con un bastone lungo quattro metri.

Il misero pedone è la carne da macello. Non a caso gli otto pedoni formano l’intera prima linea, e vanno avanti per farsi massacrare da cavalli, alfieri, torri e regine.

Il pedone si muove solo in avanti, di un passettino alla volta. Non può scappare all’indietro, non può rifugiarsi da nessuna parte, è esposto a tutti i fuochi.

àˆ il pezzo che tutti sacrificano. I pedoni si usano per tirar su dei muretti protettivi che salvino la pelle ai nobili, là  dietro. Nessuno piange per la perdita di un umile pedoncino. Tanto ce ne sono altri sette, di sfigati come lui.

Però, però…

…però capita che, ogni tanto, mentre infuriano le battaglie tra i grossi calibri, e le torri si avventano l’una sull’altra scagliandosi massicce lungo tutta la scacchiera, e gli alfieri spargono morte e distruzione sciabordando in diagonale, e i cavalli sfruttano il teletrasporto con cui loro -e solo loro- possono scavalcare gli altri pezzi, e le regine aspettano che il campo sia libero per scatenare a loro volta la loro onnipotenza, insomma, capita che un umile pedoncino, misero, dimenticato, scaraventato in avanti per fare barriera, l’ultimo mattone in un muretto distrutto, ecco, capita che il fragile pedone, intanto che il cavallo sbrana il cavallo e viene mangiato dall’alfiere che viene divorato dalla regina, capita che il pedone superstite si ritrovi tutto solo in quello che, nel calcio, potremmo chiamare il limite dell’area. Non marcato da nessuno.

Arrivare in porta un passo alla volta senza essere fermati dagli alfieri o dal cavallo che si teletrasporta o dalla Wonder Woman con la corona, be’, sembra difficile. Ma il cuore del gioco è altrove: nessuno nota il pedone al limite dell’area, le regine si uccidono l’un l’altra in un drammatico scontro per salvare il re, e le torri mangiano le altre torri, e ora la scacchiera è sgombra, non c’è più nessuno che possa attraversare il campo da un lato all’altro. Ci sono solo i due re, che si muovono una casella alla volta pure loro, qualche altro pedone superstite, un paio di cavalli lontani, lontanissimi, che non hanno più niente da saltare e possono muoversi soltanto a L…

Ora il pedone può iniziare la sua corsa verso il fondo della scacchiera.

Una casella. Due caselle. L’avversario ha capito il pericolo trascurato, ora che si sono depositati i fumi del massacro. Lancia il cavallo all’inseguimento, ma è troppo lontano, lo sa anche lui. Si muove a L e salta, sì, ma tre caselle per volta…

Ecco. Il miracolo è avvenuto. L’umile pedone, ostinato come nessuno, ha attraversato tutta la scacchiera senza essere mangiato. àˆ arrivato in fondo, nel cuore dello schieramento avversario devastato. E, come premio per l’eroica cavalcata, muore. Viene tolto dalla scacchiera e riposto tra i pezzi mangiati, lui che non è stato mangiato da nessuno. Al suo posto, ritorna in campo la potente regina.

àˆ un trionfo.

SACRIFICIO di Gianluca Morozzi

Il soldatino guardò alla sua destra. I fumi della battaglia riempivano il cielo, insieme ai suoni stridenti della morte. L’Ippogrifo alleato si era abbattuto contro l’ultima Torre nemica, annientando se stesso e quella potente struttura in un nugolo di polvere. Oltre le montagne gli Alabardieri lottavano per difendere il sovrano, vedovo della sua splendida regina, che si era immolata per lui.

Nessuno badava al soldatino superstite, uscito senza un graffio da un terribile duello. “Difendi i nobili a costo della vitaâ€, gli avevano detto all’addestramento, “e cerca di arrivare in fondo, all’accampamento avversarioâ€. “Perché?†aveva domandato il soldatino. “Lo capirai quando ci saraiâ€, gli avevano risposto, misteriosi.

Eccolo, l’accampamento avversario! Incustodito! Erano tutti usciti per dare la caccia al suo sovrano, e nessuno si curava di lui…

Da lontano sentì una serie di banf! Era l’Ippogrifo nemico superstite: lo stava inseguendo dalle lontane montagne, usando il potere del teletrasporto.

Guardò di nuovo l’accampamento. Era così vicino…

L’Ippogrifo poteva teletrasportarsi solo a brevi distanze, e necessitava di una breve ricarica dopo ogni balzo. Non sarebbe mai arrivato in tempo! Mai!

Il soldatino, incredulo, con l’espressione del trionfo dipinta sul volto, piantò la sua bandiera nel cuore del campo nemico.

“Soldato†disse una voce soave alle sue spalle.

Il soldatino si girò. Di fronte a lui, rediviva, bellissima, la sua regina lo guardava.

Il soldatino incredulo aveva gli occhi colmi di lacrime. L’aveva vista morire!

La regina sorrise. “Tu verrai ricordato per sempre†gli disse. “Dammi la tua spada.â€

Il soldatino consegnò la spada alla sua signora, inginocchiandosi.

La sua signora, con un colpo secco, gli tagliò la testa.

Poi si scagliò feroce contro l’Ippogrifo.

Nel fumoso circolo degli scacchi di via dei Poeti, l’uomo con la barba sorrise vittorioso. Il suo pedone era arrivato in fondo alla scacchiera, sbilanciando in modo definitivo gli equilibri della partita.

Mentre il pedone finiva nella scatola dei pezzi mangiati, rimpiazzato dalla regina, l’uomo con la barba disse lentamente “Donna†.

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  • 1 year later...

Ciao ragazzi.

 

Non so se sia la sezione giusta, comunque potete spostarla se lo ritenete opportuno.

 

Mi chiedevo, c'è qualcuno che è appassionato di scacchi?

 

E' una delle mie più grandi passioni, anzi la più grande in assoluto, fin da quando sono piccolo. Anche se non vi ho mai dedicato del tempo a livello "agonistico" me la cavo piuttosto bene (sono campione italiano online amatore a 1 e 5 minuti) e lo considero uno dei giochi più belli in assoluto.

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Ci sono stati dei periodi in cui me la cavavo abbastanza, ma niente di più, e mi dispiace, perchè considero gli scacchi una disciplina meravigliosa.

 

Quando avevo otto anni (1984) mi feci regalare a Natale una scacchiera (che ho tuttora). Mio padre mi insegnò a giocare, ma avevo poche persone con cui confrontarmi.

 

Nell'inverno 2000-2001 ripresi in mano la scacchiera, e fu l'ultimo periodo in cui mi ci dedicai a fondo. Dopo un pò di teoria ricordo che provai a misurarmi con un amico appassionato molto bravo, che vinceva pure gare on line. Ricordo che facemmo tre partite: la prima la persi quasi subito. La seconda feci più resistenza ma persi ugualmente. La terza vinsi io.

 

Da allora ho soltanto giocato con qualche programma sul pc, e quasi nessuna altra volta con avversari "umani" (al massimo un paio di volte).

 

In questi giorni ho tirato fuori le scacchiere con la balzana idea di usarle per farci giocare mio nipote (due anni e 5 mesi), come se fossero delle costruzioni o dei soldatini. Ovviamente non posso insegnargli le regole degli scacchi, ma inaspettatamente lui si è innamorato di questi oggetti, li riconosce quando glieli chiedo e inizia anche a chiamarne qualcuno per nome, e si entusiasma quando sul pc vede gli stessi pezzi con cui lui gioca  :)

 

(Peccato che proprio oggi mi abbia fatto sparire il re bianco di una scacchiera appartenuta a mio padre comprata a Catania oltre 40 anni fa...)

 

Però la mia è pigrizia. Sull'isola esistono vari tornei di scacchi, ma non mi va di partecipare: ho sempre il pregiudizio che sia inutile, se non ti ci dedichi adeguatamente....

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Come in tutte le cose ci vuole un po' di talento naturale e molto allenamento. Io sono una mezza bestia (me la cavo meglio in altri giochi mentali) e mi manca anche la pazienza.

 

Mi aveva insegnato a giocare, quando ero piccolo, il mio povero papà  che era molto appassionato e aveva anche diversi libri, in Italiano e in Inglese.

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Io ho imparato nei primi anni 90, alle elementari. Avevamo il corso di scacchi, e mi ricordo che la nostra scuola aveva dei buoni giocatori, compreso il sottoscritto. Nel triennio 92-95 partecipai a diversi tornei e andai qualche volta in un cicolo. Poi con le medie smisi, anche se continuai a seguire gli scacchi tramite riviste e dagli anni 2000 con internet, cominciando a giocare online, e riuscendo ancora a cavarmela discretamente bene. Ovviamente seguo anche gli eventi internazionali e nel 2006 sono andato qui all'Oval a Torino a vedere le olimpiadi.

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E' praticamente l'unico gioco che non ha in se una certa dose (più o meno ampia) di fortuna. Gioco spesso con gli amici la sera o se abbiamo un pomeriggio libero mentre si beve una birretta, ogni tanto su internet, ma non mi sono mai dato all'agonismo o anche solo osare presentarmi in un circolo scacchistico.

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Consiglio i siti chess.com e lichess.org per chi vuole giocare (completamente gratuiti e che offrono anche esercizi di tattica, ecc...). Mentre per seguire gli eventi internazionali consiglio scacchierando.it

 

Infine un altro bel sito è soloscacchi.net, dove ci sono articoli scacchistici più "intellettuali". Da seguire assolutamente, per chi vuole vedere gli scacchi sotto un profilo meno tecnico ma più "poetico".

Modificato da M.SchumyTheBest
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Io ci gioco da quando avevo sei/sette anni, me la cavo abbastanza e devo dire che anche se devo rimanere concentrato quando gioco e mantenere la calma aiuta molto anche a rilassarci quando giochi con un amico, non ho mai praticato tornei amatoriali, ma due anni fa un mio professore di scuola che è molto appassionato mi diede diverse dritte e mi insegnò alcune tattiche. 

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  • 3 weeks later...

Recentemente ho letto un bellissimo libercolo (definirlo libro mi sembra esagerato, è un racconto) che ha come tema di fondo proprio questo "gioco": "Novella degli scacchi" il titolo, si legge in un paio d'ore al max. Pagato 2€ perchè una di quelle collezioni speciali al supermercato :asd:

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