Questo è un messaggio popolare Penske fan Inviata August 4, 2014 at 11:01 Questo è un messaggio popolare Share Inviata August 4, 2014 at 11:01 Scusate ma non ce la facevo a metterlo tra i piloti del passato . Dario Franchitti nasce a Bathgate, vicino Edinburgo, il 19 maggio 1973 e come molti futuri colleghi ha le corse nel sangue. Suo padre George, titolare di un azienda produttrice di gelati, è anche un pilota amatoriale ed è spesso accompagnato in pista da Dario che, contagiato dal virus, si cimenta col kart a 10 anni e inizia subito a vincere, prima in Scozia e poi in tutta la Gran Bretagna. A 17 anni lascia la scuola, diventando il ragazzo di bottega del team di David Leslie, dove fa un po’ di tutto e impara molto sul mondo delle corse. Passa in monoposto nel 1991, col padre che ipoteca la casa di famiglia per trovare i finanziamenti per affrontare una stagione di F.Vauxhall Junior, in cui Dario vince subito il titolo. Nel 1992 passa al campionato principale di F.Vauxhall col team di Paul Stewart, dove incontra Sir. Jackie, che diventa un imprescindibile punto di riferimento. Dario chiude la prima stagione al quarto posto aggiudicandosi il McLaren/Autosport Young driver award, che lo aiuta a coprire il budget per la stagione successiva, in cui lo scozzese conquista il titolo. Economicamente sono comunque periodi di magra e quando non corre Dario è spesso impegnato come istruttore in scuole di guida veloce e nella consegna di auto per diverse concessionarie. Nel 1994 lo scozzese è promosso dal team Stewart in F.3 Inglese al fianco di Jan Magnussen. Forte di precedenti favorevoli con il danese Franchitti affronta con fiducia la stagione, vincendo la prima corsa. Nel resto del campionato però Magnussen è semplicemente inarrestabile, vince 14 corse su 18 aggiudicandosi il titolo con anticipo record. Per Dario è invece una stagione frustrante, con diversi problemi che ne frenano spesso la marcia. Conclude il campionato al quarto posto, perdendo in parte la fiducia della squadra. In difficoltà a trovare i fondi per affrontare un’altra stagione in F.3 o fare il passaggio in F.3000, la carriera di Dario è a un bivio, fino a quando una chiamata inaspettata porta a una enorme opportunità . Norbert Haug, direttore sportivo Mercedes, decide infatti di puntare sui giovani e ingaggia Franchitti in DTM e nella sua versione internazionale, l’ITC. Dario rischia di rovinare tutto al primo test con la nuova macchina, che distrugge alla prima presa di contatto tradito dalle gomme fredde. Si fa però perdonare alla prima corsa di Hockenheim, dove ottiene la pole. Nel 1995 è quinto in DTM con 4 podi mentre si classifica terzo nell’ITC, vincendo al Mugello. Nell’ 1996 l’ITC assorbe il DTM, dando vita a una serie stellare. Dario si mantiene per tutto il campionato nella parte alta della classifica grazie a un’ottima costanza di risultati. A fine stagione avrà messo insieme 8 podi, compresa la vittoria di Suzuka, una delle sue piste preferite con il Mugello. Questi risultati gli valgono il quarto posto finale. A Silverstone in Formula 3 nel 1994 Con la vittoria al Mugello nel 1995 Dario diventa, a 22 anni, il più giovane vincitore di sempre in DTM/ITC Prima corsa ITC ’96 a Hockenheim L’ITC dura solo un anno, ucciso dai suoi costi esorbitanti, ma Franchitti non è rimasto fermo. Già nella stagione precedente lo scozzese parla con Norbert Haug e Paul Morgan della possibilità di correre nella CART americana, in cui la Mercedes è entrata ufficialmente nel ‘94. A inizio ’97 Franchitti prova per la prima volta la Reynard-Mercedes del team di Carl Hogan. La prima presa di contatto è scioccante. Abituato a una macchina leggera, con relativamente poca deportanza e numerosi aiuti elettronici, Dario all’inizio fatica ad adattarsi a una vettura da 900 cv, oltre 700 kg e molto dura dal punto di vista fisico. Dopo qualche giorno comincia comunque ad ottenere ottimi riscontri, convincendo il team manager americano. Parallelamente ha la possibilità di svolgere il ruolo di collaudatore per la McLaren, che già aveva provato nel 1995. Ron Dennis propone allo scozzese un contratto a lungo termine lasciandogli la libertà di correre in America, con la vaga speranza di correre un giorno in F.1. Franchitti però rifiuta la proposta, che in realtà garantisce poco al suo futuro agonistico, concentrandosi sulla possibilità americana. La prima corsa CART a Homestead è difficile: Dario si qualifica bene, in quinta fila, ma in gara commette il classico errore da rookie, finendo nello sporco mentre viene doppiato da Andretti, andando a muro. L’avversario dello scozzese per il titolo di rookie of the year è Patrick Carpentier. Franchitti è quasi sempre il più veloce dei debuttanti, ma sfortuna ed errori gli impediscono non solo di ottenere grossi risultati, ma anche di chiudere nei punti con continuità . Dopo sei corse di apprendistato in cui racimola 3 punti a Surfers Paradise, a St Louis, la gara di casa del team Hogan, arriva la grande occasione. Dopo una partenza tranquilla a centro gruppo, una buona strategia lo porta in testa negli ultimi giri, prima che un problema al cambio lo metta fuori corsa. A Detroit Dario si qualifica quinto ma tampona Zanardi alla prima curva e un errore strategico lo estromette poi dalla lotta per la vittoria. A Portland è tra i più efficaci sul bagnato, lottando alla pari col pilota italiano, ma si ritira per un incidente evitabile con Unser. A Toronto arriva la prima pole con un’altra grandiosa prestazione in qualifica, vanificata però da un contatto alla prima curva con Bobby Rahal che lo spedisce a fondo gruppo, prima che un altro incidente lo elimini del tutto dalla corsa. L’ultima grande occasione arriva a Road America, dove Franchitti è ancora tra i più veloci sul bagnato, uscendo dai box dietro il leader Blundell dopo il primo turno di soste. Incredibilmente però rovina tutto dietro la pace car, perdendo il controllo della vettura all’uscita di curva 1 e centrando il muro. A fine stagione Dario può quindi contare su 10 miseri punti mentre Carpentier, mai veloce come lo scozzese anche a causa delle meno competitive gomme Goodyear, mette a segno due piazzamenti che sommati al secondo posto di St Louis gli garantiscono il titolo di rookie dell’anno. La velocità di Franchitti non è però passata inosservata e Barry Green, che sta rifondando la squadra campione nel ’95 con Villeneuve, propone allo scozzese un contratto per le stagioni successive. Il cambio di casacca manda su tutte le furie Carl Hogan, che appieda Dario per l’ultima corsa di Fontana, sostituendolo con Robby Gordon Piloti Mercedes nel 1997: Unser, Gugelmin, Tracy, Carpentier, Blundell, Moore e Dario A Laguna Seca davanti a De Ferran e Zanardi Nel 1998 Dario si afferma come top driver e potenziale candidato al titolo della serie CART. Il team Green schiera infatti due Reynard-Honda-Firestone che poco hanno da invidiare alle vetture gemelle del team Ganassi, dominatore degli ultimi campionati. Sulla carta il ruolo di Franchitti è quello di gregario della star del team, Paul Tracy, lasciato libero da Roger Penske a fine ’97. Fin da subito però Dario chiarisce il suo ruolo risultando immediatamente più competitivo del canadese, che vive una stagione piena di sfortune e incidenti. Dopo le corse difficili di Homestead e Motegi, a Long Beach lo scozzese rimane in zona vittoria per tutta la gara, ma nulla può per contenere la furiosa rimonta di Zanardi, che recupera un giro e con gomme più fresche brucia nel finale lui e Bryan Herta. Gli ovali successivi regalano poche soddisfazioni, eccezion fatta per l’ottimo quarto posto di Milwaukee. Quando inizia la stagione degli stradali Franchitti si inserisce definitivamente tra i protagonisti. A Detroit chiude quarto mentre a Portland domina la corsa, gettando tutto al vento quando spegne il motore durante una sosta, prima di essere eliminato da PJ Jones. àˆ però buon terzo a Cleveland e ottiene un’altra pole a Toronto, dove domina fino alle ultime battute quando il pedale del freno va a fondo mandandolo in testacoda e costringendolo al ritiro. Dopo il motore rotto di Michigan parte in prima fila a Mid Ohio, ma è eliminato in un contatto con Herta che coinvolge anche Vasser. Finalmente a Road America arriva il primo liberatorio successo. Dario supera Andretti durante un turno di soste e prende il largo, ripetendosi poi nell’appuntamento successivo di Vancouver, dove è un deciso sorpasso sullo stesso Andretti negli ultimi giri a garantirgli la vittoria. Dopo il quarto posto di Laguna Seca la corsa di Houston, flagellata dal maltempo, diventa un affare privato tra Franchitti e Tracy. In un estremo tentativo di sorpasso del canadese, le vetture del team Green entrano in contatto e il successivo scontro col muro costringe Tracy al ritiro, portando a un violento confronto ai box con l’esasperato Barry Green. A Surfers Paradise Dario riesce a soffiare la pole a Zanardi, ma i meccanici del team Ganassi restituiscono la testa al campione, che controlla la gara fino al traguardo. Nella seconda metà di campionato Franchitti è il pilota che ottiene più punti, ma un ritiro per problemi al motore nell’ultima corsa di Fontana e la contemporanea vittoria di Jimmy Vasser gli costano il secondo posto in classifica. Pole position a Toronto Station 5, prima vittoria a Road America Nel 1999 Franchitti è tra i più seri candidati al titolo con Moore, Vasser e Andretti. Nessuno può però prevedere l’impatto che avrà sul campionato il rookie Montoya, che prende il posto di Zanardi al team Ganassi. La corsa al titolo rimane molto aperta per metà stagione, ma dopo la corsa di Chicago Dario e Juan sono gli unici reali contendenti. Franchitti si dimostra molto competitivo nella corsa di apertura a Homestead, ma una tattica azzardata porta alla vittoria il suo grande amico Greg Moore, mentre Dario chiude terzo negli scarichi di Andretti. A Motegi lo scozzese però colpisce il muro e a Long Beach si scatena il ciclone Montoya. Dopo le avvisaglie del Giappone, il colombiano mette in mostra tutta la sua grinta e velocità sulle strade della California, passando in una ripartenza Franchitti e andando a vincere approfittando dell’errore del poleman Kanaan. Nelle corse successive di Nazareth e Rio il colombiano stupisce ancora di più, dominando alla grande i due difficili ovali. Franchitti è solo ottavo in Pennsylvania e chiude buon secondo in Brasile. A St Louis la tensione torna alle stelle nel team Green quando Franchitti tenta un difficile sorpasso su Tracy in curva 3. Il canadese non concede abbastanza spazio e il contatto che ne consegue manda in testacoda Dario e a muro Paul. Franchitti riesce comunque a raccogliere un eccellente terzo posto. Tracy si rifà tornando finalmente alla vittoria a Milwaukee, dove Franchitti è settimo. A Portland Dario ingaggia un lungo duello sui consumi con Montoya, che lo precede sul traguardo ma viene comunque battuto da De Ferran, su una strategia più aggressiva che gli impone di tirare al massimo ed effettuare un rabbocco nel finale. Montoya vince però la corsa successiva a Cleveland, mentre Franchitti si ferma bloccato dal motore. Road America segna una battuta d’arresto per entrambi: Dario prima va in testacoda e poi si ritira mentre Montoya domina a lungo ma nel finale resta senza marce. Il colombiano domina anche a Detroit ma un errore via radio di Chip Ganassi lo costringe a una strategia suicida. Viene poi eliminato da una tamponata di Castroneves, con Franchitti che arriva finalmente al successo, accorciando le distanze in campionato. Il contrattempo non scoraggia però Juan, che infila tre successi consecutivi che sembrano chiudere la contesa. A Mid Ohio Franchitti parte in pole e domina a lungo, perdendo però tutto il vantaggio a causa di una foratura lenta, con Montoya che supera alla grande Tracy e ha campo libero dopo l’ultima sosta. Nella corsa di casa Ganassi a Chicago Juan e Dario si scambiano a lungo la testa della corsa, transitando nell’ordine sul traguardo separati da Moreno, che inspiegabilmente non da strada a Franchitti A Vancouver, in una corsa difficilissima sul bagnato, i contendenti al titolo arrivano allo scontro diretto e Franchitti commette un errore clamoroso quando, nel tentativo di passare il colombiano, perde il controllo della vettura e finisce contro le gomme. Montoya, nonostante una corsa tutt’altro che entusiasmante, guadagna altri punti sul rivale a Laguna Seca, quando Franchitti si ritira dopo un contatto con Moore ed è ormai staccato di 28 lunghezze. Il campionato sembra finito, ma a Houston Montoya distrugge una sospensione colpendo la vettura ferma in pista di Castroneves. Franchitti invece perde numerose posizioni a causa di un treno di gomme difettoso, ma dopo le soste si produce in una esaltante rimonta che gli vale il secondo posto dietro Tracy. A Surfers Paradise Dario conquista la pole con 8 decimi di vantaggio su tutti, dominando la corsa. Montoya, dopo delle prove difficili, è bloccato al terzo posto dietro Fernandez fino a quando non perde incredibilmente il controllo della vettura, schiantandosi contro le gomme. La vittoria permette a Franchitti di presentarsi all’ultima corsa di Fontana con un vantaggio di 9 punti sul rivale. Dopo una stagione di lavoro perfetto della squadra però, lo scozzese perde due giri nella prima parte di gara a causa di un problema a un pit stop. Sul finale non può evitare un ultimo rabbocco e chiude al decimo posto, con Montoya che arrivando quarto raggiunge Dario in classifica e si aggiudica il titolo per il maggior numero di vittorie, 7 contro 3. La delusione per la sconfitta lascia però subito spazio al dolore per la scomparsa di Greg Moore, il miglior amico di Dario oltreoceano, vittima di un incidente delle cui conseguenze i piloti vengono tenuti all’oscuro fino alla bandiera a scacchi. Duello Franchitti-Montoya a Long Beach Contendenti al titolo 1999 Dario e l’amico Greg Moore Dopo un inverno difficile Dario torna alla guida della sua Reynard nel febbraio 2000 per i test pre stagionali a Homestead, in cui lo scozzese è vittima di un incidente tremendo, che lo porta a sbattere la testa contro il muro provocandogli un grave trauma cranico e diverse fratture al bacino. Le conseguenze dell’incidente, che per molto tempo incideranno su riposo e concentrazione, sono parte in causa delle prestazioni altalenanti di Franchitti nelle stagioni successive. Dario riesce comunque a prendere il via a Homestead, ma il 2000 è una stagione storta, in cui le sue imperfette condizioni fisiche si sommano a tante piccole sfortune ed errori che a fine stagione lo lasceranno senza vittorie, oltre a estrometterlo dalla lotta per il titolo. Il primo risultato di rilievo arriva a Motegi, con un secondo posto che risolleva un inizio di campionato pessimo. A Nazareth, come anche a Toronto, Houston e Surfers Paradise è coinvolto in un incidente al primo giro, mentre a Chicago si tocca ancora una volta con Tracy, che guida a lungo la classifica ma nelle ultime corse si deve arrendere a De Ferran. I migliori risultati per Dario sono due terzi posti a Michigan e Laguna Seca, mentre la piazza d’onore di Vancouver è la più amara delle delusioni. Il team Green domina il fine settimana e lo scozzese è determinato a onorare con un successo la corsa di casa di Greg Moore. Dario domina ma all’ultima sosta fa spegnere il motore, chiudendo secondo alle spalle di Tracy. La stagione si chiude con un ritiro a Fontana per rottura del motore e un 13° posto in classifica. In un test organizzato da Jackie Stewart, Franchitti prova a luglio la Jaguar F.1 a Silverstone. Il primo giorno Dario prende le misure alla vettura, fiducioso di poter esprimere il suo valore l’indomani. La vettura che però il team gli mette a disposizione è, a suo dire, diversa e molto più lenta, decretando il fallimento del test. Lo scozzese rimarrà sempre convinto che la squadra, dilaniata da lotte interne, lo abbia sabotato di proposito. A Detroit parte secondo con lo stesso tempo di Montoya. Chiude la corsa al quarto posto. Il negativo test con la Jaguar F.1 7 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Questo è un messaggio popolare Penske fan Inviata August 4, 2014 at 11:02 Autore Questo è un messaggio popolare Share Inviata August 4, 2014 at 11:02 Nel 2001 Franchitti è confermato al team Green, che schiera altre due vetture per Paul Tracy e Michael Andretti, in arrivo dal team Newman Haas. àˆ una stagione sicuramente più serena per Dario, che torna alla vittoria a Cleveland e ottiene tre secondi posti: a Detroit dove non può contrastare Castroneves, a Michigan dove l’ostruzionismo del doppiato Tagliani aiuta a vincere Carpentier e a Houston, dietro De Ferran. Una lunga serie di piazzamenti in top ten nella prima parte del campionato (saranno 11 alla fine) tiene in corsa Dario per il titolo fino all’estate, ma una serie di problemi tecnici e qualche errore lo blocca al 7° posto finale. Fantastica battaglia a Michigan con Carpentier e Jourdain. Il canadese si aggiudica la corsa aiutato dal compagno Tagliani, doppiato. Gara di casa a Rockingham, chiusa al nono posto. Nel 2002 il team Green conferma la formazione di piloti, passando durante la stagione dal telaio Reynard alla Lola. Inizialmente il team si trova in difficoltà con la nuova vettura a causa di problemi ai freni, ma a metà stagione Franchitti è costantemente tra i più veloci, centrando tre vittorie, la prima delle quali a Vancouver, vendicando il secondo posto di due anni prima, trionfando poi ancora in Canada, sul cittadino di Montreal. Il terzo successo , il primo su un ovale, arriva in casa a Rockingham. Come detto la prima parte di stagione regala poche soddisfazioni, con un secondo posto a Monterey e un terzo a Motegi cui seguono i ritiri per incidente a Milwaukee e Laguna Seca. Risultati incostanti, con qualche incidente e rotture meccaniche alternate a podi e vittorie non fanno andare Dario oltre il quarto posto in campionato, pochi punti dietro Junqueira e Carpentier ma abbondantemente davanti ai compagni Andretti e Tracy. Nel 2002 Franchitti esordisce a Indianapolis, non risultando mai competitivo e vivendo la corsa come una distrazione dall’impegno CART. Negli ultimi giri si esibisce poi in una serie di manovre di disturbo ai danni di Castroneves e Giaffone, volte ad aiutare il compagno Tracy, che non gli fanno certo onore. Prima vittoria su un ovale a Rockingham Surfers Paradise, una delle sue piste preferite Nel 2003 Franchitti dovrebbe correre al fianco di Andretti e Kanaan in IRL, ma la stagione dello scozzese dura di fatto solo due gare, fino a quando durante un giro in moto in Scozia un guasto alla sua MV Agusta causa una rovinosa caduta, che gli provoca una frattura vertebrale. Dario salta numerose corse, tra cui Indianapolis, tornando a Pikes Peak dove chiude buon quarto prima che il dottor Trammell, che lo ha rimesso in piedi, lo obblighi a saltare il resto della stagione. Nelle prime due corse Dario raccoglie un settimo posto a Homestead e un ritiro per rottura del cambio a Phoenix. Prima corsa a Homestead Franchitti torna ai nastri di partenza nel 2004, confermato dal team Andretti Green che in questa stagione diventa la squadra di riferimento. Il campionato si apre male, con un incidente con Mark Taylor a Homestead. A Phoenix poi Dario naviga in top 5, reagendo però troppo tardi all’uscita di una bandiera gialla nel finale, tamponando Tomas Scheckter. àˆ settimo a Motegi, qualificandosi in prima fila a Indianapolis dove non è mai realmente in lotta per la vittoria e chiude solo 17°. Il resto della stagione è un incredibile sequenza di alti e bassi. All’ottimo secondo posto in Texas segue un incidente a Richmond, il quarto posto in Kansas e un ritiro per problemi al cambio a Nashville. A Milwaukee arriva finalmente il momento di Dario, che prende la testa della corsa a metà gara e domina fino al traguardo. Lo stesso copione si ripete qualche settimana più tardi a Pikes Peak, con le due vittorie inframmezzate da un sesto posto in Kentucky e l’ennesimo ritiro per problemi tecnici a Michigan. Stessa sorte gli toccherà anche a Chicago, mentre a Nazareth chiude terzo col team AGR che occupa tutto il podio, sbeffeggiando Roger Penske sul circuito di casa. Dopo il sesto posto di Fontana il campionato si chiude male per Franchitti, coinvolto in un brutto incidente nelle prove in Texas, replicato in gara quando un cedimento meccanico manda in testacoda lo scozzese, centrato poi da Barron. Alla prima stagione completa in IRL, Dario si piazza al sesto posto. Di nuovo in pista a Homestead col team Andretti Green Prima vittoria IRL a Milwaukee Ormai perfettamente ristabilito dai diversi infortuni patiti negli anni, il 2005 dovrebbe essere l’anno di Franchitti, una delle punte di un team praticamente invincibile. Il campionato si apre però subito male, con un motore rotto a Homestead. A Phoenix lo scozzese conferma il suo grande affiatamento con gli ovali corti, superando Castroneves e Hornish e comandando la seconda metà gara. Durante l’ultima sosta, effettuata a pochi giri dal termine, le Penske non sostituiscono le gomme, tornando in pista davanti a Dario che preferisce il pit stop completo. La corsa si risolve in una ripartenza a tre giri dal termine, in cui Franchitti cerca di passare Hornish all’esterno in curva 1. L’americano è però abile a portare il rivale sullo sporco, con Dario che sfiora il muro e perde posizioni, chiudendo quarto. A St Pete è uno dei più veloci ma un contatto con Sharp e altri contrattempi lo fanno precipitare nelle retrovie. àˆ bravissimo nel finale a rimontare fino al terzo posto ma la stessa aggressività lo tradisce a Motegi quando, cercando di resistere all’esterno in curva 4 a un attacco di Wheldon, finisce nello sporco e contro il muro. A Indianapolis si qualifica in seconda fila, alternandosi in testa con Hornish e Kanaan ma è solo sesto al traguardo, con una strategia che lo fa ripartire ai margini della top ten nel momento decisivo. Nell'appuntamento successivo in Texas è ottavo mentre chiude buon secondo a Richmond, dove può poco contro un Castroneves velocissimo. àˆ poi protagonista nell’appuntamento successivo in Kansas, ma perde il treno dei primi all’ultima sosta ed è “solo†quarto sul traguardo. A Nashville, dove vive insieme alla moglie Ashley Judd, coglie finalmente la prima vittoria della stagione tenendo a bada Hornish e Carpentier. àˆ poi secondo a Milwaukee, dove prende la testa grazie a una strategia differenziata e ingaggia uno spettacolare duello a base di ruotate con un incontenibile Hornish, che coglie il secondo successo stagionale. Le corse successive regalano solo un ottavo posto a Michigan e un ritiro per problemi tecnici in Kentucky, mentre a Pikes Peak è ancora Dario a buttare al vento una corsa dominata, ripartendo troppo presto durante una sosta e perdendo due giri. Anche a Sonoma lo scozzese è tra i più veloci, ma un errore in qualifica lo costringe a partire dalle ultime file, da cui riesce a portare a casa un settimo posto. Nelle ultime corse giunge 12° a Chicago e chiude sul podio a Watkins Glen, non potendo nulla contro un imprendibile Dixon. A Fontana è protagonista di un duello per la vittoria con Kanaan, che sulla dirittura d’arrivo attiva per sbaglio il limitatore di velocità , regalando la corsa a Dario, che termina il campionato al quarto posto. Il successo californiano per lo scozzese è particolarmente sentito, perché ottenuto sulla pista in cui il suo amico Greg Moore ha perso la vita 6 anni prima. L’invincibile armata AGR: Dario, Kanaan, Michael Andretti, Wheldon e Herta. Seconda fila a Indianapolis Battaglia con Kanaan a Fontana Nel 2006 Franchitti è uno dei principali candidati al titolo, ma il team AGR vive una stagione pessima, come anche il suo pilota. A Homestead Dario ottiene un buon quarto posto, conquistando la pole nell’appuntamento successivo a St Pete. Lo scozzese sbatte però nel warm up e si ferma in gara dopo pochi giri con una sospensione fuori posto. Un altro errore durante una sosta, con un meccanico investito, gli costa il podio a Motegi. A Indianapolis, dopo un difficile mese di prove, porta a casa un settimo posto ma non è mai coinvolto nella lotta per la vittoria. Un errore sul bagnato a Watkins Glen gli costa il ritiro mentre a una prestazione scialba in Texas segue un ottimo terzo posto a Richmond. Sugli ovali veloci però le sue prestazioni continuano a essere insufficienti, con un 12° posto in Kansas cui seguono due seste posizioni guadagnate a Nashville e Milwaukee. Mentre in Tennesse si lamenta sul finale per il presunto blocking di Danica Patrick, in Wisconsin il team AGR torna alle posizioni che gli competono, con Kanaan che porta a casa il successo. Le ultime corse non regalano nulla di significativo e per l’appuntamento finale di Chicago Dario, coinvolto in un brutto incidente a Goodwood alla guida di un auto storica, viene addirittura sostituito da AJ Foyt IV. In questo periodo sono molte le voci che lo vedrebbero in ChampCar per la stagione successiva, col team AGR che non nasconde l’insoddisfazione per le prestazioni di Franchitti e Herta, solo 8° e 11° in classifica. Pole position a St Pete ma in gara sarà bloccato da un problema a una sospensione Secondo a Sonoma dietro il compagno Marco Andretti, che evita l'ultimo pit stop con Franchitti a coprirgli le spalle. 9 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Questo è un messaggio popolare Penske fan Inviata August 4, 2014 at 11:03 Autore Questo è un messaggio popolare Share Inviata August 4, 2014 at 11:03 Nonostante tutto Franchitti è confermato alla guida della vettura sponsorizzata Canadian Club per la stagione 2007, che non sembra promettere niente di che per lo scozzese, quarto elemento di una squadra piena di prime donne come Kanaan, Andretti e Danica Patrick. Nella prima corsa a Homestead è settimo, mentre a St Pete si tocca con Kanaan alla terza curva, perde un giro ma incredibilmente riesce a recuperare concludendo al quinto posto. àˆ poi terzo a Motegi e ottimo secondo in Kansas, andando a un soffio dalla pole a Indianapolis. Nelle prime battute rimane attardato da una sosta lenta, ma riesce in breve a riportarsi tra i primi. Dopo la prima interruzione per pioggia adotta una tattica rischiosa, cambiando sequenza di rifornimenti e rimanendo in pista in attesa di altre precipitazioni. àˆ aiutato dai numerosi incidenti che si susseguono e che costano la gara a Kanaan, Wheldon e Andretti. Quando il nubifragio si scatena di nuovo Dario è ancora in testa, conquistando la vittoria più importante della carriera. Per Franchitti è la svolta, perché il successo a Indy gli regala una sicurezza mai vista, trasformandolo da pilota veloce ma spesso pasticcione in un campione riflessivo e concreto. Negli appuntamenti successivi è secondo a Milwaukee e quarto in Texas, infilando due vittorie consecutive in Iowa e Richmond. Nel primo caso controlla Andretti sul traguardo, aiutato dall’incidente multiplo che elimina alcuni concorrenti, in Virginia invece ha semplicemente un altro passo. Il momento d’oro gli regala una solida leadership in classifica, lentamente erosa dalla rimonta di Scott Dixon, che infila tre vittorie consecutive, con Dario sempre sul podio. A Michigan lo scozzese rimane attardato dopo la prima sosta, ma rimonta come una furia riportandosi presto in testa. A 50 giri dal termine però la sua vettura si aggancia con la Dallara di Wheldon nel rettilineo di ritorno, volando letteralmente sopra le teste degli altri piloti prima di strisciare contro l’asfalto capovolta. Dario esce comunque incolume dalla vettura distrutta e con Wheldon nel dopo gara voleranno parole grosse. Nell’appuntamento successivo in Kentucky, Franchitti commette un errore durante una sosta collettiva, andando a sbattere contro il cono che delimita la zona a velocità ridotta e danneggiando l’ala anteriore. Il contrattempo gli fa perdere contatto coi primi ma il peggio deve ancora arrivare. Dopo aver tagliato il traguardo all'8° posto lo scozzese continua a spingere, non avvedendosi del rallentamento di Matsuura, che viene centrato ad altissima velocità . La Dallara del team AGR si alza di nuovo in volo, andando a disintegrarsi contro il muretto, col pilota incredibilmente incolume che viene però multato per il suo comportamento irresponsabile. Nella corsa successiva a Sonoma Dario parte in pole e comanda la corsa con Kanaan a proteggergli le spalle. L’unica minaccia per lo scozzese sembra venire da Dixon, che riesce a ritardare più di tutti ogni sosta, trovandosi sempre davanti a gomme fredde. Lo scozzese riesce sempre a riguadagnare la posizione sul rivale, ma in occasione dell’ultima sosta deve vedersela con Andretti che, uscito dai box in testa, chiude la porta a Franchitti in curva 1. L’impatto manda contro le gomme Andretti e danneggia l’ala anteriore dello scozzese che, superato da Dixon e Castroneves, chiude terzo difeso in ogni modo da Kanaan. Nel dopo gara Michael Andretti incredibilmente si schiera dalla parte di Marco. Franchitti si presenta a Detroit indietro di 4 punti rispetto a Dixon, col quale si confronta nuovamente nelle strade del Michigan. Nelle ultime battute Dario si ritrova dietro il neozelandese, che perde il controllo della vettura durante un attacco su Buddy Rice, finendo per travolgere lo stesso Franchitti. Per Scott è il ritiro mentre Dario riesce ad arrivare sesto, tornando davanti di tre punti. All’ultimo appuntamento di Chicago, Franchitti fa fatica a tenere il ritmo di Dixon e delle Penske. Nell’ultimo quarto di gara i contendenti per il titolo ingaggiano una battaglia sui consumi, riuscendo a guadagnare un giro su tutti grazie a una bandiera gialla fortunata, durante la quale si fermano più volte . Dixon non intende cedere la posizione allo scozzese e forse immette un po’ meno etanolo, fatto sta che all’ultima ripartenza la Dallara del team Ganassi si ferma all’ultima curva, regalando a Dario la quarta vittoria dell’anno e il titolo IndyCar. Franchitti si presenta a Chicago con un contratto già firmato con Chip Ganassi per correre in Nascar nel 2008. In realtà questa operazione doveva svolgersi già la stagione precedente, quando lo scozzese era però stato “bruciato†dall’arrivo improvviso di Montoya. Dario lascia il team AGR in un clima teso, per le vicende delle ultime corse oltre al licenziamento del fratello Marino dal programma della squadra in ALMS. La pioggia ferma la gara e per Dario è la prima vittoria a Indianapolis Dario festeggia il successo a Indy con la moglie Ashley Judd e il team In lotta con Wheldon a Chicago Il titolo vale un milione di dollari extra Il 2008 di Franchitti è quindi targato Nascar. Lo scozzese debutta in realtà nel 2007, correndo alcune corse ARCA e Nationwide Series, sulla falsariga del programma seguito da Montoya l’anno prima. Nella prima corsa in Nationwide a Memphis si qualifica al terzo posto, concludendo però 33°. In simile posizione termina le corse successive, sperimentando tutte le solite difficoltà che accompagnano nelle stock car i piloti delle ruote scoperte. Nel 2008 debutta a Daytona al volante della vettura 40, concludendo 33°. La stagione si rivela semplicemente un disastro. Nessuna delle vetture del team Ganassi è competitiva e lo stesso Montoya non riesce a ripetere gli scarsi risultati ottenuti la stagione precedente. Franchitti colleziona incidenti e piazzamenti insulsi fino alla corsa di Talladega in aprile, dove si frattura una caviglia in un incidente che lo tiene fermo per 5 corse. Nella serie cadetta fa qualche figura dignitosa, con un sesto posto a Las Vegas come miglior risultato. Nel week end Sprint Cup a Sonoma subisce anche l’onta della mancata qualificazione e dopo la corsa successiva di Pocono Ganassi è costretto a chiudere il programma per mancanza di fondi. Prosegue invece la stagione in Nationwide dove Dario conquista una splendida pole a Watkins Glen, buona almeno per l’onore dopo la brutta figura in California. In gara termina al quinto posto. Poche settimane dopo decide di lasciar perdere con le stock car e nel fine settimana IndyCar di Detroit, data la partenza di Wheldon verso il team Panther e il rinnovo di Kanaan con AGR, si mette d’accordo con Ganassi per guidare la vettura 10 nel 2009. In realtà il debutto in rosso avviene già nella corsa fuori campionato di Surfers Paradise, dove lo scozzese si qualifica quarto ma rimane attardato prima a causa di una bandiera gialla uscita nel momento sbagliato e poi per un testacoda. Esordio a Daytona Dario e Montoya si ritrovano compagni di squadra e insieme vinceranno la 24 ore di Daytona Qualche prestazione decente si vedrà almeno in Nationwide series Nel 2009 Franchitti, voglioso di rivincita dopo un 2008 catastrofico, è tra i favoriti per il titolo. Si presenta quindi carico a St Pete, dove parte quinto e chiude una posizione più avanti. Nell’appuntamento successivo però non si fa sfuggire l’occasione, tornando subito al successo trionfando per la prima volta a Long Beach. Un’incomprensione con Rahal in fase di rientro box causa un incidente che gli costa il ritiro in Kansas mentre a Indy, dopo essere partito in prima fila e aver comandato le prime fasi, è attardato da una sosta lenta nel finale e chiude solo settimo. Buoni piazzamenti a Milwaukee e in Texas portano alla seconda vittoria in Iowa e alla piazza d’onore di Richmond alle spalle di Dixon. Un’uscita di pista a Watkins Glen precede un’altra vittoria a Toronto, 10 anni dopo il successo ottenuto nella CART. Il fine stagione è all’insegna della solidità : un quinto posto a Edmonton e un terzo a Mid Ohio precedono una grande vittoria a Sonoma, dove Dario è tallonato per tutta la corsa da Briscoe. Il quarto posto di Chicago in volata e il secondo dietro Dixon a Motegi, permettono allo scozzese di arrivare all’ultima corsa di Homestead in seconda posizione, a 5 punti dal compagno di squadra. Franchitti si rende subito conto di non poter tenere il passo di Dixon e Briscoe, puntando quindi tutto sulla strategia. Mentre i primi due ingaggiano una lunga battaglia sul piano della velocità , Dario ritarda ogni sosta, consapevole che una qualunque bandiera gialla rovinerebbe il suo lavoro. Nonostante il caldo torrido renda problematico il controllo della vettura, non ci sono però neutralizzazioni e quando gli avversari si fermano a pochi giri dal termine, Franchitti deve solo tenere d’occhio i consumi per arrivare al traguardo e cogliere la quinta vittoria stagionale e il secondo titolo IndyCar. In testa a Indianapolis nelle prime battute Vittoria a Toronto Il secondo titolo si merita un paio di donuts Il 2010 è forse la miglior stagione della carriera di Franchitti, un’annata in cui lo scozzese è veloce, non sbaglia quasi mai e soprattutto riesce ad elevare il suo gioco nel momento in cui è richiesto il massimo sforzo, riuscendo a rivaleggiare e forse superare Dixon anche sugli ovali da 1.5 miglia, un tipo di terreno in cui era sempre stato un po’ deficitario. La stagione inizia con “calmaâ€, con una serie progressiva di piazzamenti: 7° nella caotica San Paolo; 5° a St Pete dopo un testacoda iniziale e una bella rimonta; 3° in Alabama, una pista sempre detestata. Un week end storto a Long Beach si conclude con un 12° posto mentre è secondo in Kansas dopo aver risolto a suo favore un lungo confronto con Kanaan e Castroneves. Si arriva quindi a Indy dove Dario parte terzo ma prende la testa già a metà del primo giro. Il suo è un autentico dominio, solo parzialmente messo alla prova da Kanaan e Andretti. In un finale di gara basato sui consumi però anche Dario rischia quando, dopo aver ripreso la leadership avendo visto tutti i suoi avversari fermarsi per un rabbocco, è insidiato all’inizio dell’ultimo giro da Dan Wheldon. Entrambi proseguono a un ritmo ridottissimo per arrivare in fondo, ma i problemi di Dario sono risolti dalla neutralizzazione causata dal catastrofico incidente tra Conway e Hunter-Reay. Franchitti non ha quindi problemi a tagliare il traguardo, precedendo Wheldon per il suo secondo successo al Brickyard, che gli da slancio anche in classifica. Nelle corse successive lo scozzese è consistente, raccogliendo un quinto posto in Texas cui fanno seguito i podi consecutivi di Watkins Glen, Toronto e Edmonton. In Iowa un problema tecnico lo mette fuorigioco con la vittoria ormai in vista, ma lo scozzese si rifà a Mid Ohio, contenendo gli attacchi di Power, il suo rivale per il titolo. L’australiano vince a Sonoma, contenendo la rimonta di Franchitti, terzo, ma lo scozzese accorcia le distanze a Chicago, conquistando il successo davanti a Wheldon con Power frenato da problemi all’ultima sosta. Dario precede il rivale anche negli appuntamenti successivi in Kentucky, dove chiude quinto e a Motegi, dove è secondo tra le Penske di Castroneves e Power. L’australiano si presenta all’ultima corsa di Homestead con 12 punti sul rivale, che però conquista la pole e il maggior numero di giri al comando. Franchitti guida a lungo la gara e quando Power finisce a muro a ¾ di corsa può permettersi di giocare conservativo con la strategia e un ottavo posto gli basta per conquistare il terzo titolo in carriera. Sul traguardo di Indianapolis davanti a Wheldon Bottiglia di latte numero 2 Vittoria a Mid Ohio A Chicago con Castroneves Primi giri a Homestead E sono tre 7 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Questo è un messaggio popolare Penske fan Inviata August 4, 2014 at 11:05 Autore Questo è un messaggio popolare Share Inviata August 4, 2014 at 11:05 La battaglia Power-Franchitti si ripresenta accesa come non mai anche nel 2011. I due si sfidano fin dalla prima corsa di St Pete, dove lo scozzese ha la meglio passando all’esterno con una ruotata il rivale e conquistando il primo successo stagionale. A Barber Power però pareggia i conti, mentre Franchitti riesce ad issarsi in terza posizione, ripetendosi poi a Long Beach, passato nel finale da un velocissimo Mike Conway. A San Paolo l’ennesimo acquazzone rende la corsa imprevedibile e alla fine è Power a portare a casa il successo, mentre Dario chiude quarto. A Indianapolis lo scozzese domina come nel 2010, ben spalleggiato dal compagno Dixon. Nel finale però il team Ganassi tenta l’ennesimo azzardo strategico, cercando di evitare l’ultima sosta. La mossa non riesce e Franchitti porta a casa un deludente 12° posto. Nelle corse successive lo scozzese sembra poter chiudere il campionato: vince a Milwaukee e conquista un primo e un settimo posto in Texas, è poi quinto in Iowa e vince ancora a Toronto. In Canada la rivalità con Power si accende quando nella famigerata curva 3 Franchitti manda in testacoda l’australiano, che per la verità non lascia molto spazio all’interno. Nel dopo gara il pilota Penske rinfaccia allo scozzese vari sgarbi subiti nelle corse precedenti, denunciando l’inconsistenza nelle decisioni della direzione gara, che prima annuncia e poi revoca una penalità per lo scozzese, che incrementa il proprio vantaggio in classifica. Nell’appuntamento successivo di Edmonton Dario chiude terzo dietro le Penske di Power e Castroneves ed è secondo dietro Dixon a Mid Ohio. Il campionato sembra chiuso ma durante una ripartenza in una corsa letteralmente dominata a Loudon, Franchitti si aggancia con Sato e butta al vento una vittoria fondamentale. Nelle corse successive infatti Power riprende slancio: l’australiano vince a Sonoma e Baltimora, arrivando secondo dietro Dixon a Motegi. Franchitti raccoglie due quarti posti ma è protagonista di una corsa disastrosa in Giappone, causando un incidente multiplo durante una ripartenza e finendo in fondo al gruppo. Riesce comunque a concludere ottavo ma il risultato gli fa perdere la testa della classifica. Nell’appuntamento successivo lo scozzese chiude secondo in volata dietro Carpenter mentre Power, che domina nettamente le prime battute, è messo fuori gioco da un contatto con Ana Beatriz in pit lane. Franchitti si presenta con un buon vantaggio all’ultima corsa di Las Vegas e riesce ad evitare l’incidente a catena che coinvolge anche Power e costa la vita all’amico Dan Wheldon. La gara non assegna ovviamente punti e lo scozzese è così campione IndyCar per la quarta volta, la terza di fila. Il contatto di Toronto L’eterno duello Su e giù per la Strip di Las Vegas Le lacrime per la scomparsa di Wheldon Quando Franchitti prova per la prima volta la DW12, capisce che il 2012 non sarà un anno semplice. Con Castroneves, Dario è uno dei pochi a frenare col piede destro e fare il punta tacco all’occorrenza. La nuova vettura inizialmente non permette di adottare questa tecnica e lo scozzese chiede alla Dallara di realizzare una nuova pedaliera. Mentre Castroneves si trova benissimo con la nuova soluzione, Dario non sarà mai del tutto a suo agio sulla nuova macchina. L’inizio stagione è disastroso, con un 13° posto a St Pete e una 10° piazza a Barber. A Long Beach qualcosa si muove e Franchitti in qualifica è il migliore dei piloti Honda, partendo dalla pole a causa della maxi penalità ai piloti Chevrolet. Alla prima curva lo scozzese resiste all’attacco di Newgarden, che si infila nelle gomme, ma a ogni ripartenza è afflitto da problemi di elettronica che lo disturbano in accelerazione facendogli perdere numerose posizioni. Alla fine lo scozzese è solo 15°, rompendo finalmente il digiuno a San Paolo dove arriva 5°. A Indianapolis il team Ganassi appare in difficoltà fin dalle prove e in qualifica Dixon e Franchitti si piazzano solo in sesta fila. Alla bandiera verde i due iniziano però a rimontare, ma Dario è spedito a fondo gruppo da una tamponata di Viso in pit lane. Lo scozzese risale con facilità e nella fase decisiva è davanti a tutti. La vittoria sembra un affare interno al team Ganassi, ma Sato riesce ad avere la meglio su Dixon e all’inizio dell’ultimo giro tenta il tutto per tutto con Franchitti. Lo scozzese copre la traiettoria interna, allargandosi leggermente in ingresso curva per portare dentro più velocità possibile. Sato cerca di infilarsi in uno spazio strettissimo, mettendo due ruote sotto la linea bianca, finché non perde il controllo e va in testacoda. Le due Dallara si sfiorano ma Franchitti mantiene il controllo e precede Dixon e Kanaan sul traguardo per conquistare la terza Indy500 in carriera. La vittoria al Brickyard rende positiva qualunque stagione, ma i risultati in campionato continuano a latitare. Dopo un eccellente secondo posto a Detroit infatti, Franchitti è pressoché inesistente in Texas, alle prese con una vettura inguidabile. A Milwaukee e Toronto è coinvolto in incidenti mentre in Iowa conquista la pole ma non prende neanche il via col motore muto. Paradossalmente però lo scozzese è velocissimo in prova, conquistando quattro pole, come a Edmonton dove chiude sesto. àˆ poi solo 15° a Mid Ohio, conquistando un buon podio a Sonoma, seguito da un 13° posto a Baltimora per un contatto con Barrichello. Nell’ultima corsa a Fontana chiude infine secondo, superato all’ultimo giro da Carpenter prima della neutralizzazione per l’incidente di Sato. Dario chiude il campionato al 7° posto, il peggior risultato dal 2006. Indy 500, ultimo giro, Sato si infila in un pertugio improbabile Dario si salva dall’assalto del giapponese Vittoria davanti a Dixon e Kanaan, i migliori amici di Wheldon Giro di saluto con Ashley Judd, Susie Wheldon e Ganassi Nel 2013 Franchitti, ancora poco a suo agio con la DW12, trova comunque una migliore continuità , pur non lottando quasi mai per il successo. La stagione si apre nuovamente in modo disastroso, con un ritiro a St Pete per incidente nei primi giri e un guasto a Barber che lo mette in breve fuori gara. Centra poi la pole position a Long Beach, dove chiude quarto a causa di un pit stop lento e un ritmo non irresistibile. àˆ poi settimo a San Paolo, prima di partire nuovamente sedicesimo a Indianapolis. Mai in lotta per la vittoria, lo scozzese si affaccia in top ten nel finale, terminando però a muro durante l’ultima ripartenza. Nelle corse successive ottiene dei buoni piazzamenti tra i primi 10, fino a una corsa disastrosa in Iowa a causa di un pessimo assetto. Le cose migliorano sensibilmente negli appuntamenti successivi in cui il team Ganassi si rimette finalmente in carreggiata: Dario è terzo nella tripletta del team a Pocono, conquistando poi la pole nella prima corsa di Toronto, che chiude al terzo posto. In questa occasione si riaccende la polemica con Power, che accusa lo scozzese di blocking all’ultimo giro. In gara 2 Dario, veloce nel giro singolo ma sempre sofferente su uno stint completo, chiude quarto, centrando poi un buon terzo posto a Mid Ohio. àˆ ancora terzo a Sonoma, dove si rinnova la rivalità con Power per alcune ruotate durante le ultime ripartenze. Le ultime corse sono una sofferenza: mai competitivo a Baltimora, lo scozzese è fuori gioco dopo pochi giri per problemi tecnici. Nella prima corsa di Houston finisce a un giro di distacco per un testacoda mentre in gara 2 è coinvolto in un pauroso incidente con Takuma Sato. Il giapponese colpisce il muro ma prosegue davanti a Franchitti, fino a quando in una veloce curva a destra la Dallara del team Foyt non va per la tangente, con Dario vicinissimo. Nonostante le protezioni alle gomme posteriori, la vettura di Sato fa da trampolino per quella di Franchitti che solleva il muso e si infrange sulle reti di protezione, distruggendosi e sottoponendo lo scozzese a una terribile decelerazione. Detriti e reti divelte da Franchitti finiscono in tribuna, ferendo numerosi spettatori. Dopo lunghi attimi di apprensione arriva la notizia che Dario è cosciente, seppur molto dolorante. All’ospedale gli saranno riscontrate una frattura alla caviglia, un forte trauma cranico e altre fratture vertebrali, che vanno a sommarsi a quelle subite nel 2003. I primi giorni per Franchitti sono un calvario, in cui qualunque gesto costa una fatica enorme. Lo scozzese non vuole vedere nessuno in ospedale e una delle poche persone ammesse nella sua camera è il compagno di squadra Scott Dixon, diventato negli anni un grande amico. Dopo i primi tempi di riabilitazione, Dario può cominciare a pensare ai tempi di recupero e a quando potrà tornare in macchina, ma le sue aspettative vengono gelate dal parere di due medici di cui si fida ciecamente. Terry Trammell e Steve Olvey lo sconsigliano vivamente di riprendere a correre, in quanto un altro incidente potrebbe causare danni permanenti alla schiena e al cervello, già duramente provati dai vari incidenti subiti in carriera. Lo scozzese deve quindi prendere la decisione forse più difficile della sua vita, ritirandosi dalle competizioni e abbandonando il sogno non solo di vincere una quarta 500 miglia di Indianapolis, ma anche di iniziare una nuova avventura nell’endurance, a partire dalla 24 ore di Le Mans. Sulla falsariga di quanto fatto da Roger Penske con Rick Mears, Chip Ganassi offre a Dario la possibilità di continuare a lavorare con la squadra come consulente tecnico, due esperti occhi in più in grado di dare una diverso punto di vista a piloti e ingegneri. Una Indy500 poco soddisfacente In Texas davanti a Bourdais, De Silvestro e Wilson. In pole a Toronto Dopo 3 Indy 500, 4 campionati IndyCar, 31 vittorie e 32 pole positions si chiude quindi la carriera del pilota più vincente degli anni 2000. Un personaggio positivo, simpatico anche se un po’ troppo lamentoso in determinate occasioni. Un grande protagonista, che dopo la prima vittoria a Indy è riuscito finalmente a concretizzare il suo potenziale scrivendo pagine esaltanti di storia IndyCar, purtroppo trascurate in una Gran Bretagna troppo concentrata sui soliti nomi, che si ricorda della serie americana solo in occasione degli incidenti. La prima foto del recupero Dario insieme al fratello Marino, il cugino Paul Di Resta e David Coulthard. 10 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Penske fan Inviata August 4, 2014 at 12:54 Autore Share Inviata August 4, 2014 at 12:54 Ultima ripartenza Indy 500 2012 Ultima gara 2007 2 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Andrea Gardenal Inviata August 5, 2014 at 09:30 Share Inviata August 5, 2014 at 09:30 2 voli in una settimana Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Penske fan Inviata August 5, 2014 at 10:21 Autore Share Inviata August 5, 2014 at 10:21 Figurati se Dixon col solito culo riusciva a cavarsela . Come Franchitti non si sia fatto niente in Kentucky è un mistero. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Penske fan Inviata August 5, 2014 at 11:47 Autore Share Inviata August 5, 2014 at 11:47 Vittoria a Sebring 2007, in classe LMP2, con Kanaan e Herta su Acura-ARX 01 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
sundance76 Inviata August 9, 2014 at 12:41 Share Inviata August 9, 2014 at 12:41 Sull'ultimo AutoSprint nelle edicole (n.31), la rubrica "Cuore da Corsa" è dedicata a Franchitti. 2 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Pep92 Inviata August 9, 2014 at 12:58 Share Inviata August 9, 2014 at 12:58 uno dei piloti che mi ha fatto conoscere le corse made in USA Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Pep92 Inviata August 9, 2014 at 13:13 Share Inviata August 9, 2014 at 13:13 Franchitti pilota della Pacecar a Indy500 2014 https://www.youtube.com/watch?v=K-BF-evD-qs Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
alessandrosecchi Inviata August 10, 2014 at 08:38 Share Inviata August 10, 2014 at 08:38 Uno dei grandi 3d del forum 2 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Penske fan Inviata August 11, 2014 at 07:45 Autore Share Inviata August 11, 2014 at 07:45 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
61066 Inviata October 24, 2014 at 18:12 Share Inviata October 24, 2014 at 18:12 https://www.youtube.com/watch?v=PsJrE85zv7E Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Andrea Gardenal Inviata November 27, 2014 at 20:04 Share Inviata November 27, 2014 at 20:04 Thanks for the kind words, I was honoured to be presented with my MBE today & delighted my family were there with me pic.twitter.com/PDpZfDygxu— Dario Franchitti (@dariofranchitti) November 26, 2014 4 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Andrea Gardenal Inviata January 5, 2015 at 11:17 Share Inviata January 5, 2015 at 11:17 Long Beach 2009 1 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Andrea Gardenal Inviata January 11, 2015 at 21:16 Share Inviata January 11, 2015 at 21:16 Jerez '95 1 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
R18 Inviata January 11, 2015 at 21:49 Share Inviata January 11, 2015 at 21:49 Chissà se avesse accettato di fare il tester McLaren, dopo essere stato protagonista nel DTM, invece di andarsene negli USA. Avrebbe mai potuto prendere il posto di Coulthard? Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Penske fan Inviata January 11, 2015 at 22:38 Autore Share Inviata January 11, 2015 at 22:38 The move to America’s Champ Car “At the end-of-season dinner in Stuttgart I sat next to Paul Morgan of Ilmor, who built the engines Mercedes were running in Champ Car. Lovely guy, died in that plane crash in 2001. “He said, ‘What are you going to do next?’ I said, ‘I’d love to try Champ Car.’ Paul said, ‘Maybe I can help you on that.’ Next thing I know, Norbert’s sending me to the Homestead track in Florida to do a test for Carl Hogan. That was a wake-up call. The DTM cars had power steering, and in terms of upper body strength were not difficult. “With the Champ Car, when I took one hand off the wheel to change gear, I couldn’t hold it in a straight line, the thing would weave all over the track. And God, it was quick. I’d come from 500 horsepower to over 900, big heavy car, loads of downforce. Jimmy Vasser was testing there as well, and I remember thinking, ‘How am I ever going to get near his times in this thing?’ But after two days I got within a second of him, and Hogan said, ‘Right, let’s do it.’ “I’d already had a run in an F1 car at the end of 1995. Because of the Mercedes relationship I got half a day in the McLaren MP4/10B at Jerez. After about 50 laps my neck was gone, but it went fine. David Coulthard was there having his first run in a McLaren, having just quit Williams, and I ended up about a second slower than him. “But now I’m focused on Hogan and Champ Car for 1997. Then I get a call from Norbert. ‘Ron Dennis wants to see you in Woking, just for a chat.’ I’ve never told anybody this before. I turn up at the McLaren factory, and Ron says, ‘We want to give you a test contract. You’ll drive the Champ Car at weekends in America, and fly back and test the F1 McLarens during the week. We’ll pay a good part of your American budget, and we’ll also pay you a test driver salary. If one of the regular drivers gets hurt you could become a Grand Prix driver.’ “Then he hands me this 60-page contract. You can guess the sort of thing: I’d be locked into a seven-year deal, but they could dump me any time they chose. “I took the contract home and ploughed through it, and then I called Ron and said, ‘Thanks, but no thanks.’ I think that was the start of the end of my relationship with Mercedes, but I just didn’t feel comfortable with that. But I always got on well with Norbert. He liked to take a gamble on young drivers, and if it hadn’t been for Norbert I wouldn’t be sitting where I am today. http://www.motorsportmagazine.com/race/us-scene/nascar/dario-franchitti-retires-from-racing/ 1 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
leopnd Inviata January 21, 2015 at 13:40 Share Inviata January 21, 2015 at 13:40 2 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
aleabr Inviata February 7, 2015 at 12:07 Share Inviata February 7, 2015 at 12:07 Nel 2005 lo guardavo come un veterano agli ultimi colpi che faceva da contorno al duo Kanaan-Wheldon in Andretti. Come Herta insomma. Nel 2007, dopo quella 500 miglia è diventato l'uomo per cui tifare. Se nel 2006 puntavo sul 3° di Hornish, nel 2007 non sentivo un prurito per nessuno, lui mi ha fatto vivere i 2/3 della stagione come la più bella, elettrizzante, affascinate e viva storia che non vivevo dal secolo scorso! Franchitti è l'unico britannico ad aver raggiunti i 4 titoli, superando Jackie Stewart fermo a 3. L'ultimo scozzese ad aver vinta la 500 miglia dai tempi di Clark, l'ultimo italo-britannico dai tempi di Dario Resta (che di lui portava lo stesso nome). Lo si descrive un po polemico, io l'ho sempre visto un grande diplomatico compagnone. Non aveva un carattere 'stronzo' alla Piquet o scontroso alla Bourdais, ne arrogante come un Prost. Il ritiro forzato lo ha tolto dai giochi, anche se ormai il suo indelebile segno nell'automobilismo l'aveva lasciato. Lo avrei ben visto sostituito dal cugino, ma Ganassi ha preferito un esperto, che puntualmente dopo un anno ha mandato a spagliare. La sua mancanza si sente e molto anche, ma del resto nel corso delle stagioni si sono affacciati piloti che bene o male ne prenderanno il posto: Hunter-Reay, il ritorno del suo storico avversario Montoya, Pagenaud, Power etc... Come avversari nelle sue 4 stagioni vinte ha avuti avversari più o meno giovani: Dixon nel 2007, ancora Dixon e un'incredibile Briscoe nel 2009, Power nel 2010 e ancora Power l'anno dopo. Memorabile la sua uscita alla ripartenza di Phoenix, quando venne giocato da Hornish con quella finta 'frenata' nel 2005. Il suo 2007 per circostanze è stato un colpo di scena continuo fra i voli 'carpiati' in pista ed i duelli con i propri compagni di squadra o il 'giallo' di Detroit innescato da Dixon. Ci mancherà , anche se lo vedremo in pista spesso perché è uno dei commentatori della formula.e Grazie Dario! Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Penske fan Inviata February 7, 2015 at 14:33 Autore Share Inviata February 7, 2015 at 14:33 Lo si descrive un po polemico Aveva la lagna facile in certe occasioni Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
aleabr Inviata February 7, 2015 at 15:00 Share Inviata February 7, 2015 at 15:00 Può darsi, ma a Sonoma nel 2007, non so chi lo abbia trattenuto dal prendere a cazzotti Andretti per la bella cappellata in pista! 1 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
leopnd Inviata April 9, 2015 at 08:16 Share Inviata April 9, 2015 at 08:16 Relax pre race a Indianapolis nel 2012... 1 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
aleabr Inviata April 9, 2015 at 09:40 Share Inviata April 9, 2015 at 09:40 Scusate, ma non sarebbe il caso di mettere Franchitti fra i piloti del passato? Ormai non correrà più neppure in bicicletta! Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
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