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Ayrton Senna


Luke36

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IL TUO NOME E' LEGGENDA - Guglielmo Bernabei

 

 

Dopo aver attraversato paesaggi torbidi, meschini, ambigui, spesso avvolti da nebbie fitte, avvolgenti, disorientanti, ritengo opportuno far uscire un’occhiata di sole sul lato positivo, genuino, sincero dello sport, tramite la proposizione della figura di un campione vero: Ayrton Senna.
Il linguaggio delle emozioni agonistiche ha una profondità  arcaica che perdura nelle differenti età  e per questo motivo una pagina di cronaca sportiva può appassionarci di più, apparendo persino più seria di altre concernenti la politica o la cultura. Ayrton Senna ha impersonificato, in modo emozionante e struggente al tempo stesso, questa retorica del linguaggio, sostanziandola con la sua personalità  straordinaria, con la sua concentrazione mistica, con le sue regola di vita rigide secondo le quali “per vincere occorre meritare e per meritare occorre lavorareâ€, impegnarsi, dove dare il meglio di sé significa sviluppare la propria parte più vera, identificando i punti deboli e quelli forti, ponendo solo questi come base del proprio successo, senza alienanti artifizi. Ayrton ci ha insegnato che la dote fondamentale di uno sportivo vincente è l’assoluta concentrazione, raggiunta attraverso un assiduo lavoro di tenacia, di coraggio, di controllo costante di sé e delle proprie forze, avendo la consapevolezza che solo le proprie doti naturali sono il tramite ineliminabile verso la vittoria.
Senna e gli altri, Senna e il resto, tanti grandi, lui di più, tanti campioni, lui extra. Nel mondo variopinto e strombazzante delle corse e dello sport moderno in generale, tra le macchine, le gomme, i telai, la squadra, emergeva la sua figura, il pilota che fa cantare il motore, e se non ci fossero i Nuvolari, i Fangio, i Senna, l’apice della competizione, la consacrazione della vittoria perderebbe non poco del suo mistico fascino, con una immagine forte ma reale sarebbe “come infilare diamanti al dito di uno scimpanzéâ€. Occorre quindi capire cosa Ayrton abbia dato allo sport, è un aspetto unico ed imprescindibile sta nel fatto che con lui correva un paese intero, il Brasile, che materializza una inesprimibile “saudadeâ€,una nostalgia di vivere mentre vivi, una cadenza, un passo lieve su questa terra, la parte più intima di un popolo, non la chiassosa superficialità  delle cartoline, ma l’intimità  che ride di malinconia, come faceva Senna. Ayrton aveva su di sé un ruolo rappresentativo di sentimenti e speranze comuni, come se i gesti da lui compiuti fossero appartenute a una molteplicità  di anime, a tutti i brasiliani. A sostegno di ciò il funerale di Senna in Brasile fu un rito nazionale celebrato dai poveri delle “favelas†e dai ricchi delle spiagge più dorate, il cui svolgimento in mezzo a una folla mesta e impulsiva illustrò i significati di simbolo e di eroe assegnati a un uomo che sapeva vincere non solo per la perfezione di guida ma, soprattutto, per un superiore sentimento e un ineguagliabile carisma. Ayrton, dopo la morte, è stato assunto nel cielo della mitologia sportiva e ,infatti, una stella della costellazione di Auriga, per volontà  dei tifosi, porta il suo nome. Fin da quando il suo casco gialloverde ha fatto la sua comparsa sulle piste di tutto il mondo,il dubbio per tutti, appassionati e non, è sempre stato uno solo: Senna eguaglierà  il record di titoli mondiali vinti da Fangio o lo sbriciolerà ? Ayrton era un miscuglio perfetto ed irripetibile, proprio di quelli che dalla nascita sono destinati a lasciare il segno nella storia, ma soprattutto nell’animo e nella memoria della gente. Tecnicamente, Ayrton aveva lo straordinario controllo del mezzo di Mansell, la generosità  agonistica di Gilles Villeneuve, la meticolosità  della messa a punto di Prost, la sagacia tattica di Fangio, la pulizia di guida di Clark, il fascino di Reutemann. Quindi,solo uno “stopâ€, violento e fatale poteva frapporsi tra lui e il trono del più grande di sempre. E a tradirlo non poteva essere la sua immensa bravura, bensì solo un cedimento meccanico, perché a correre si è in due, il pilota e la macchina, se il pilota può nascere perfetto, non si può dire altrettanto delle automobili da corsa, neppure di quelle campioni del mondo. Siamo ormai al decimo anniversario della scomparsa, Senna è morto il primo maggio 1994 a Imola, su una delle piste che lui amava di più,in quella Emilia-Romagna, terra di sognatori, così celebre per i Grandi dell’automobile. L’ultimo Ayrton, così cupo e pensoso, sentiva forse il peso di un mondo dello sport che si stava commercializzando, lasciando in disparte l’aspetto umano, preferendo gli atleti-robot, freddi e cinici. Chi seguiva da anni Ayrton e lo amava veramente come campione-simbolo,aveva visto sul suo volto una preoccupazione latente, persino i segni premonitori della voglia di piantarla lì, Senna così grande da presagire anche la sua fine. Nel mondo della competizione sportiva ad alti livelli, forse c’è cordialità  ma ben poca amicizia, Ayrton faticava a comprendere tutto questo, e il tarlo del dubbio per vivere nell’ambiente sbagliato lo tormentava ogni giorno di più.
Al di sopra di ogni aspetto e di ogni tragico epilogo, resta la grande forza della sua figura, anche se il casco giallo è scomparso, non scolorirà  mai la sua indomabile energia che portava alla vittoria, la sua determinazione nel cercare nel sentimento la motivazione ultima per credere e condurre in porto la propria sfida. L’Ayrton che resta a noi, come esempio per lo sport intero, è quello più vero, carico di entusiasmo, ma sempre lucido e mai banale nelle sue analisi. E’l’immagine di un campionissimo dipinta con i sentimenti piuttosto che con i numeri o le cronache, rappresenta un modo di intendere lo sport, le emozioni, gli stimoli, le passioni che va ben oltre la pur affascinante arte di guidare.
Dunque,è bello chiudere con una frase che Ayrton amava ripetere, che racchiude tutto il Senna-pensiero:â€Se una persona non ha più sogni, non ha più alcuna ragione di vivere. Sognare è necessario anche se nel sogno va intravista la realtà â€. Grazie Ayrton, il tuo nome è leggenda.


 

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19 anni e mi manchi come se fossi un mio fratello con cui sono cresciuto e che è scomparso troppo presto.

Una cometa in un mondo che dopo la tua scomparsa è diventato ancora più ipocrita e vigliacco basti vedere come sei stato trattato in quel processo farsa.

Un idolo che era riuscito a riportarmi ad amare questo sport dopo la scomparsa di Gilles e che mi faceva fare dei sacrifici pur di vedere quel tuo pugno con quei guanti neri,gialli o rossi sollevati verso il cielo in segno di vittoria.E' durato tutto troppo poco purtroppo e come ogni primo maggio non posso fare altro che indirizzarti una preghiera e ringraziarti per tutto quello che hai fatto e che hai regalato a noi tuoi tifosi.

 

Ciao Ayrton stammi bene e salutami Gilles,Ronnie,Roland,Michele e Clay se ti capita di incontrarli da qualche parte lassù

Modificato da Gian Luca 60
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19 anni, mi sembrano troppi. Per me è come una cosa appena accaduta.

 

Uno che ha corso coi turboni da 1200 CV a libera pressione, con le gomme da qualifica che si sfaldavano alla fine di un giro, con gli aspirati da 3500 cc.

 

Uno che guidava con un tocco tale da arrivare a fare tutto un GP senza mai cambiare gomme (al contrario degli avversari con macchine più equilibrate) e che riusciva a vincere in volata col battistrada ridotto a meno di mezzo millimetro (Spagna '86).

 

Uno che ha dominato le qualifiche, quindi la velocità  pura, come mai nessun altro (e non venitemi a dire che Schumacher e Vettel "hanno battuto i suoi record" perchè è una stronxata).

 

Forse, l'unico aspetto consolante della sua scomparsa, è che oggi non deve abbassarsi a spendere stupide chiacchiere per un circo fatto di gomme ridicole, di continua ricerca del diversivo per non annoiare gli incompetenti.

 

Dà i, Ayrton, mi vien da ridere ( o da piangere) a pensare a te che dovresti alzare o abbassare l'alettone quando te lo dice la Fia (eri tu a sput.tanare la Fia quando essa lo meritava, cioè molto spesso) o che dovresti salire sul muso della vettura a fare il cretinissimo rimbambito ad ogni pole e a ogni vittoria per compiacere il selezionato pubblico cresciuto con le console....

Franci mi hai fatto commuovere :)

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Ciao Ayrton, mi ritengo fortunato perché, sebbene per pochi anni, ti ho visto correre e certamente mi perdonerai se da ferrarista all'epoca ti odiavo un po' perché arrivavi sempre davanti, ma ero solo un bambino di circa 10 anni che non poteva avere la percezione reale del fenomeno e del talento che eri. Fortunatamente, poi si cresce.

Riposa in pace.

 

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Ciao Ayrton sono passati 19 anni ormai, ricordo tutto di quel weekend come se fosse ieri, non so sarà  stata l'età  ma mi ha più toccato (e stupidamente) la morte di Senna che il 9-11 sarà  che ero adolescente e ho visto morire un campione che ritenevo immortale (da adolescente hai un altra opinione degli idoli sportivi), un idolo, anche se il venerdì avevamo avuto avvisaglie, il sabato un tragico e doloroso prologo, non avrei mai pensato che potesse succedere a Lui.

 

Quel pomeriggio lo trascorsi davanti alla TV in attesa di notizie poi Claudio Brachino dette la notizia a Studio Aperto delle 18, non ci credevo, scoppiai subito a piangere come se fosse morto un parente stretto, era una cosa che il mio cervello non concepiva e ci ho messo varie settimane a metabolizzare tutto ciò, per me ragazzino 13 enne che aveva iniziato ad appassionarsi alla F1 in modo talebano grazie ai suoi duelli con Prost...

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  • leopnd changed the title to Ayrton Senna

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