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In memoriam....


Albi66

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  • 3 months later...

35 anni fa la tragedia dello Space Shuttle Challenger, missione STS-51-L, in cui persero la vita gli astronauti:

in piedi da sx, Ellison Shoji Onizuka, Sharon Chista McAuliffe, Gregory Bruce Jarvis e Judith Arlene Resnik.

seduti da sx, Michael John Smith (pilota), Dick Scobee (comandante) e Ronald Erwin NcNair. 

Challenger_flight_51-l_crew.jpg

STS-51-L.jpg

Modificato da Pep92
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1 febbraio 2003, lo Space Shuttle Columbia si disintegra durante il rientro, lo scudo termico era stato danneggiato irrimediabilmente durante il decollo da un pezzo di schiuma, grande quanto una valigetta ventiquattrore, staccatosi dal serbatoio esterno, persero la vita gli astronauti:

in piedi da sinistra, David McDowell Brown, Laurel Blair Clark, Michael Philip Anderson e l'unico israeliano ad essere andato nello spazio, figlio di una sopravvissuta di Auschwitz, Ilan Ramon. 

seduti da sinistra, Rick Douglas Husband comandante), Kalpana Chawla e William Cameron McCool (pilota).  

Crew_of_STS-107,_official_photo.jpg

Nel video gli ultimi momenti 

 

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  • 4 weeks later...
  • 5 months later...

Il mondo è un posto più triste, oggi... Decisamente più triste... 

Tra l'altro, ironia beffarda della sorte, se ne va proprio nel periodo in cui gli sviluppi della questione afgana dimostrano (semmai ce ne fosse stato ulteriore bisogno) che Gino Strada aveva, ed ha, sempre avuto ragione...

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  • 4 weeks later...
  • 2 months later...
  • 2 months later...

Challenger_flight_51-l_crew.jpg

28 gennaio 1986, il giorno della tragedia annunciata

Fecero decollare il Challenger dopo una notte di freddo polare, nonostante le raccomandazioni di non lanciare da parte degli ingegneri dell'azienda produttrice dei razzi a propellente solido. I manager dell'azienda, messi sotto pressione dalla NASA stessa, diedero lo stesso l'OK al lancio. Ogni volta che uno Shuttle era stato lanciato a basse temperature (ma comunque sempre superiori a 13 gradi) le guarnizioni dei razzi avevano manifestato problemi, arrivando addirittura a 1 millimetro dalla tragedia giusto un anno prima. La notte prima del lancio la temperatura scese sotto zero: era molto molto più freddo di qualsiasi altro lancio. Gli o-ring perdevano elasticità e quindi capacità di sigillare i giunti dei razzi, consentendo alle fiamme di passare.
Gli ingegneri responsabili dei razzi erano convinti che lo shuttle sarebbe esploso all'accensione dei razzi, tuttavia le cose andarono diversamente: l'o-ring del razzo destro, all'altezza dell'attacco col serbatoio esterno, bruciò al momento della partenza, ma le scorie del combustibile solido tapparono la falla. Dopo 58 secondi di volo il Challenger incontrò una fortissima corrente a getto che lo shackerò ben bene, facendo rompere il "tappo" che avevano formato le scorie. A quel punto le fiamme uscirono andando a liquefare l'attacco col serbatoio, che si ruppe nella parte inferiore. Il razzo, non più ancorato, andò a sbattere sul serbatoio, creando la palla di fuoco che tutti ricordano. Il tutto a velocità Mach 2.
La cabina rimase intatta e continuò l'ascesa per altri 6 km, per poi cadere in caduta libera nell'oceano. E' quasi certo che buona parte, se non tutti gli astronauti, fossero ancora vivi (non si sa se coscienti o no) al momento dell'impatto a 333 km/h con l'acqua.

Fu una disgrazia dovuta a 2 componenti:
- avidità e superficialità da parte della NASA, che ormai si sentiva invincibile e che era sotto pressione perchè il programma space shuttle non stava andando secondo i piani: non era così semplice lanciare a basso costo e con frequenza elevata la navetta spaziale. Secondo i piani nel 1986 avrebbero dovuto lanciare 16 missioni, pura utopia.
- sfortuna incredibile: il lancio fu rimandato diverse volte, per i motivi più disparati, fino a che non beccarono la notte più fredda mai vista in Florida. Nonostante questo forse si sarebbero salvati comunque, a causa di quel famoso "tappo" di scorie. Tuttavia ci pensò il più grande jet-stream mai incontrato da uno shuttle (un aereo di linea nelle vicinanze di Cape Canaveral rivelò venti in quota di 300 km/h).

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  • 6 months later...
  • 1 month later...
  • 2 months later...
  • 2 months later...
  • 3 weeks later...
1 ora fa, KL643 ha scritto:

Grande personaggio che ha vissuto il motorsport da diversi punti di vista.

Come commentatore tv, esperto di regolamenti, sapeva raccontare l'allora massima categoria con garbo, passione e competenza. Non era nel suo stile urlare o creare inutili e sterili polemiche.

Posso dire che se negli anni 80 mi sono appassionato a quello che era la formula1, un po' è anche merito di persone come lui.

Una decina di anni fa ho avuto modo di incontrarlo all'autodròmo di monza ( in un weekend di gare non formula1). È stato piacevole poter scambiare 2 parole. In particolare mi ha raccontato il suo punto di vista sull'incidente di paletti

Bravo @KL643

Non avrei saputo trovare parole migliori per descrivere Palazzoli. Quoto ogni tua parola.

Anch'io l'ho incontrato all'autodromo di Monza, alla libreria, intento a chiacchierare col gestore ma anche a salutare gli appassionati.

Che la terra Ti sia lieve Gianfranco e grazie di tutto, ogni tuo intervento tecnico era perfetto per contenuti, modi garbati e tempistiche. Salutaci Mario Poltronieri e tutti gli altri!

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  • 3 months later...

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