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Crisi economica o culturale?


sundance76

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Quella che stiamo vivendo è prima di tutto una crisi culturale

Manuel Castelletti

Esiste il fondato sospetto che quella che stiamo vivendo non sia solamente una crisi economico-finanziaria, ma qualcosa di più. Con la popolazione in continua crescita (nel 2011 abbiamo raggiunto i 7 miliardi di abitanti ed in circa 10 anni se ne aggiungerà  un ulteriore miliardo) ed un’economia fortemente dipendente dalle tre risorse simbolo della Seconda Rivoluzione Industriale –petrolio, carbone e gas naturale –, che sono per nostra “sfortuna” risorse finite, cioè non rinnovabili e quindi in via di esaurimento (oltre che responsabili, insieme alla deforestazione selvaggia, del “Global Warming”), esistono dei seri dubbi sulla sostenibilità  a lungo termine di questo modello.

Alla fine del 2001, abbiamo assistito al secondo grande avvenimento degli ultimi 20 anni, dopo lo sfaldamento del blocco sovietico, ovvero l’entrata della Cina nel WTO (l’Organizzazione Mondiale del Commercio). A partire da quella data, si è cominciato a fare sul serio con la globalizzazione e quindi abbiamo assistito ad un sempre maggiore aumento della circolazione delle merci (aumento delle importazioni e delle esportazioni di tutti), delle persone (turisti e migranti) e soprattutto dei capitali, che senza più frontiere e dogane pronte a limitarne la “naturale” ricerca del maggior profitto, hanno messo a ferro e fuoco l’intero pianeta pur di spuntare uno 0,5% di rendimento in più. Questo ha portato ad una grande crescita economica dei paesi emergenti, con Cina, India, ma anche Brasile, Indonesia, Russia ed Arabia Saudita che hanno visto aumentare considerevolmente il peso della propria economia, cioè della produzione di beni e servizi (o prodotto interno lordo), perché in grado di offrire risorse naturali (il petrolio russo, il gas russo, la soia brasiliana e l’olio di palma del Borneo) o manodopera a basso costo (l’esercito di cinesi ed indiani che si accontentano di uno stipendio mensile di 200-300 dollari) al sistema produttivo mondiale, ovvero ai consumatori dei paesi ricchi (la triade Usa, Europa e Giappone).

La globalizzazione ha gonfiato i profitti delle grandi multinazionali quotate nei mercati azionari americani od europei, che mostrando ogni anno utili sempre maggiori hanno innescato un moltiplicatore di ottimismo, spingendo i consumatori americani ad indebitarsi sempre di più per l’acquisto a rate dell’ultimo modello di televisore e, grazie anche alla politica dei tassi bassi portata avanti dalla Fed (la banca centrale Usa), ad alimentare la bolla immobiliare, una vera e propria corsa all’acquisto a debito della seconda e della terza casa, scommettendo così di riuscire a ripagare quanto preso a prestito tramite l’aumento generalizzato del prezzo delle case. Ma ad un certo punto questo meccanismo si è inceppato, qualcuno non è riuscito a ripagare i debiti contratti (molto probabilmente a causa dei crescenti costi che le famiglie hanno dovuto sostenere grazie all’aumento del prezzo delle materie prime) e le istituzioni finanziarie che si sono ritrovare nei propri bilanci questi titoli (nel frattempo cartolarizzati e immessi sul mercato) –di fatto tutte – si sono trovate in grosse difficoltà , per l’inesigibilità  dei crediti che avevano acquistato sul mercato. A questo è seguito l’ovvio crollo del mercato immobiliare a stelle e strisce.

Sulla crisi economica sappiamo praticamente tutto, perché sono 4-5 anni (le prime avvisaglie sono uscite a luglio 2007) che ci raccontano ed informano su come sono andate le cose, almeno in superficie. Perchè quello che non sappiamo è che questa crisi è in realtà  una crisi culturale, dovuta ad un modello “sbagliato”, che ci sta portando tutti verso il collasso perché questo modello abbraccia valori sostanzialmente economici, cioè valori incompatibili con la limitatezza del nostro pianeta –le risorse sono finite ed il pianeta non può permettersi che 1,3 miliardi di cinesi consumino quanto i 300 milioni di americani. La corsa al profitto, la competizione di tutti contro tutti (siamo tutti in lotta per ottenere uno stipendio migliore, maggiori profitti, per aumentare il nostro reddito, ovvero i nostri diritti a consumare risorse naturali), l’interesse egoistico materiale (il denaro viene prima di tutto, perché non esiste una somma di denaro che non possa comprare un affetto, un amore, un torto subito, chi sarebbe disposto a non farsi corrompere ad esempio da 10 milioni di euro?), l’ossessione per la crescita economica ed il produttivismo, questi sono i valori che dominano questi tempi ed era quindi logico aspettarsi che si arrivasse a questo punto. Resta da capire se mai qualcuno (tra quelli che dirigono le sorti dell’umanità ) si accorgerà  di questo ed inizierà  ad abbracciare nuovi valori, come quelli della decrescita.

Fonte: http://www.decrescita.com/news/?p=2968

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Francesco, a proposito ciao e ben ritrovato!, hai postato un articolo molto lungo e complesso anche se interessante.

Dentro c'è davvero di tutto: la globalizzazione, lo sfruttamento esagerato del pianeta, il mondo del lavoro... Se ne potrebbe parlare per ore: io credo solo che l'uomo, probabilmente spinto dalla facilità  con cui per esempio poteva muoversi da un luogo ad un altro del pianeta, ad un certo punto si sia sentito onnipotente e abbia cominciato a pensare che tutto fosse possibile e tutto gli fosse quasi dovuto.

Questo ha creato il caos.

Io personalmente ho capito che niente ha valore come il mio tempo e per averne ho accettato di guadagnare meno. Mai decisione fu più saggia.

Un'altra cosa che per me, sempre in giro tra prato e Firenze on the road, ha effetti benefici è l'immersione nella natura: che sia il mare dell'Isola d'Elba o la campagna del Valdarno, niente mi ritempra e mi fa riflettere di più dopo la "corsa alla produzione" di tutta la settimana.

Ho sentito che per tante persone è così e trovo naturale e inevitabile che tanti mollino le città  e si trasferiscano in luoghi più tranquilli e a misura d'uomo

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però è un ottimo indicatore in quel senso .....

Di sicuro è un elemento potenzialmente risolutivo in quel senso, però forse oggi non è sufficiente, o comunque c'è stata qualche degenerazione nel sistema che non lo rende più univocamente e proporzionalmente legato alla qualità  della vita.

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Ok ragazzi ma senza PIL andiamo sotto i ponti. Poi non è certo un caso che le nazioni con un'alta qualità  della vita sono quelle che hanno anche un PIL alto o quanto meno medio/alto.

Non è sempre così. Alcune nazioni scandinave, con un PIL alto, sono state per decenni le nazioni con il più alto tasso di suicidi.

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La globalizzazione. Bisogna intenderci per dare una risposta adeguata. Per me la globalizzazione è l'insieme di regole economiche che il mondo occidentale o industrializzato si da per perseguire stabilità  economica e benessere. Il resto ? Direi che possiamo ascriverlo a quello che dovrebbe essere la società  e cioè l'individualità  di una nazione intesa come capacità  di produrre beni da offrire all'estero per intrecciare relazioni economiche tra popoli di cultura e industrializzazione diversi.

Purtroppo l'attuale globalizzazione è più simile ad una "idrovora". Mangia ogni cosa, anche l'individualità  di una nazione, distruggendo, di fatto, tutte le nazioni che non rientrano in questa sorta di grande fratello globalizzante. Quindi la ricchezza risiede nella massificazione economica e culturale e non nella individualità  e tradizione culturale. Pertanto globalizzazione è anche perdita delle proprie radici non solo culturali e di tradizioni, ma soprattutto etniche. Globalizzazione significa soprattutto commistione di culture e razze. Matrimoni un tempo impensabili tra razze e culture agli antipodi. Questo aspetto è senza dubbio un punto edificante della globalizzazione ma detto questo la ricerca di un comun denominatore fondato sulla omogeneizzazione delle economie e delle cultura rende di fatto il sistema anelastico, incapace di mostrare individualità  economiche tali da poter uscire da una crisi economica con metodi diversificati. Non è forse vincolante un sistema che impone il rispetto di determinati tetti di spesa ? Possibile che l'effetto "domino" sia ormai consuetudine conclamata ? Proprio questo legame tra stati detto globalizzazione, rende il sistema un monoblocco certamente solido (per i paesi occidentali) ma sicuramente incapace di adattarsi a crisi economiche cicliche, proprio perchè non più individualizzante.

Dove andremo a finire ? Mah ! Il processo è ormai avviato da anni. Non si tornerà  più indietro. La sola cosa che si può sperare è che non si perdano le origini culturali di un popolo in nome di una globalizzazione ad ogni costo.

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  • 2 weeks later...

L'ho scritto su Facebook qualche giorno fa:

Ma è mai possibile che ancora nel 2012 appena vengono giù due gocce d'acqua mezza Italia sia sommersa? Sembra di essere sempre al dopo-Firenze 1966. Sempre qualcuno che piange i morti e le proprie case devastate. In Italia i problemi non si risolvono mai. Invecchiano come il vino ma non diventano barolo ma aceto, lasciando in bocca il sapore acido del discredito e della vergogna.

Nel 2012 l'Italia continua a "scarruparsi" (mi si consenta il termine napoletano).

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Manca una cosa: crisi ambientale.

Nessuno ne parla, ma penso che la più grande crisi che si debba affrontare sia quella ambientale, altro che quella economica a cui, se si volesse, vi si potrebbe porre rimedio assai rapidamente.

Quella ambientale è una conseguenza della crisi economica e culturale.

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Quella ambientale è una conseguenza della crisi economica e culturale.

Non ne sarei così sicuro che sia una conseguenza della "crisi"...forse una conseguenza di un certo tipo di "sviluppo economico". La questione ambientale sta passando troppo in sordina, ma, vedrete, tra qualche anno saranno cavoli amari. Già  con 2 giorni di pioggia sembra che in Italia ci sia stato il diluvio universale: ma te l'immagini un'eruzione del Vesuvio? E accadrà , è geologicamente certo. Quando finirà  il petrolio? Quando avremo raso al suolo l'amazzonia? Il tempo scorre, e noi siamo ancora qui a pensare come uscire da una crisi causata e probabilmente voluta da un sistema economico evidentmentee, a questo punto, sbagliato, ma che, chissà  poi perchè, si cerca di tenere in vita a tutti i costi. A che servono tutte le facoltà  di economia e gli economista se non sono in grado di porre rimedio a questa situazione? O forse l'economia non è affatto una scienza, come si dice spesso, ma piuttosto un'opinione? :rolleyes:

@Osre: è semplicemente patetico. Si continua a costruire in posti a dir poco pericolosi, poi si piange miseria quando succede qualcosa, e intanto ci sono migliaia di appartementi sfitti. Un mistero per me.

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@Osre: è semplicemente patetico. Si continua a costruire in posti a dir poco pericolosi, poi si piange miseria quando succede qualcosa, e intanto ci sono migliaia di appartementi sfitti. Un mistero per me.

E' una cosa veramente assurda. Gentaglia senza scrupoli che dà  permessi per costruire in posti dove si sa che non è possibile costruire. Ingegneri/architetti collusi con organizzazioni criminali.

L'Italia da questo punto di vista è un colabrodo.

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La crisi culturale comunque c'è e non la vedo legata a quella economica perchè c'era già  da prima del 2008. Io vedo orde di ragazzini svogliati che o fanno i teppistelli, o i bulletti con i coetanei o perdono tempo davanti alla TV a guardare il Grande Fratello, L'isola dei famosi e roba del genere.

Io sono d'accordo con Sgarbi: i giovani (o quanto meno una bella fetta) al giorno d'oggi galleggiano come degli stronzi e non hanno una sola idea e si drogano tutti.

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La crisi culturale comunque c'è e non la vedo legata a quella economica perchè c'era già  da prima del 2008. Io vedo orde di ragazzini svogliati che o fanno i teppistelli, o i bulletti con i coetanei o perdono tempo davanti alla TV a guardare il Grande Fratello, L'isola dei famosi e roba del genere.

Io sono d'accordo con Sgarbi: i giovani (o quanto meno una bella fetta) al giorno d'oggi galleggiano come degli stronzi e non hanno una sola idea e si drogano tutti.

In gran parte tutto questo è vero...ma non posso fare a meno di pensare che tutta questa ignoranza dilagante non possa che fare bene a qualcuno. I programmi tv, dopotutto, vengono pure decisi da qualcuno. Penso non ci sia nemmeno la volontà  di avere una società  più matura. Figurati poi in un paese dove l'istruzione e la ricerca sono considerati meno di niente.

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Un problema concettuale, perché gli aspetti che teoricamente la globalizzazione si proponeva di migliorare, sono meri specchietti per le allodole.

Benessere. Ma non per tutti.

Lavoro. Ma non per tutti.

Crescita. Ma non per tutti.

Sviluppo. Ma non per tutti.

Mistificazioni varie, avidità , filosofie di vita agghiaccianti. Ci si ritrova con gente che non vive pur di lavorare, guadagnare qualcosa in più per costruirsi un futuro che un qualsiasi politico, schiavo di una qualsiasi crisi, può buttare giù come se fosse una capanna di paglia. Questo vale per le famiglie e vale per l'alta finanza. Pur di poter pronunciare la parola "crescita", si sono inventati espedienti assurdi per generare denaro dal nulla. Girava, tempo fa, una leggenda sui maiali. Si diceva che, al fine di farli sembrare più grandi e, quindi, venderli meglio, alcuni allevatori, a un certo punto, gli piazzassero una pistola ad aria compressa nel deretano e li gonfiassero. Forse ispirati dai concerti dei Pink Floyd, non so, ma il punto è che la finanza è messa peggio di quel maiale. Il 60% della sua "massa" è inconsistente come l'aria. Per arrivare a questo non ci siamo fatti mancare i così chiamati "speculatori". La parola dice tutto, ma non tutti conoscono questo tutto. Diciamo che, per rimpinguare la tasche di pochi, questi signori, sono capaci di affamare intere nazioni (Grecia docet). Avidità , appunto. Ma questi speculatori rappresentano su una scala maggiore, quello che un po' tutti gli occidentali sono diventati (e sempre più stanno diventando): mors tua vita mea. Chi più, chi meno...

Passiamo dal ragazzo che ammazza una persona per prendergli una sigaretta (che chiamiamo criminale), alla persona che porta alla morte di chissà  quante persone per prendergli quel poco che ha (che chiamiamo finanziere).

Ecco, ci fregano con le parole.

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Dome, potevi usare anche dei sinonimi che capivamo :D

@Sikander: è vero ma perchè la televisione dovrebbe essere educativa? la televisione dev'essere ricreativa e qualcuno prova a renderla remunerativa.

Per la maturità , l'educazioni e gli ideali ci sono i genitori. O meglio, ci dovrebbero essere

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Dome, potevi usare anche dei sinonimi che capivamo :D

@Sikander: è vero ma perchè la televisione dovrebbe essere educativa? la televisione dev'essere ricreativa e qualcuno prova a renderla remunerativa.

Per la maturità , l'educazioni e gli ideali ci sono i genitori. O meglio, ci dovrebbero essere

Non è che la tv debba sostituire la scuola o i genitori, chiaro..ma tra una "tv educativa" e lo SCHIFO di ora penso possa esistere una via di mezzo. Ci sono molti casi in cui i genitori, purtroppo, non sono in grado di educare i figli.

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In gran parte tutto questo è vero...ma non posso fare a meno di pensare che tutta questa ignoranza dilagante non possa che fare bene a qualcuno. I programmi tv, dopotutto, vengono pure decisi da qualcuno. Penso non ci sia nemmeno la volontà  di avere una società  più matura. Figurati poi in un paese dove l'istruzione e la ricerca sono considerati meno di niente.

Eh ma scusa amico mio, i programmi saranno pur decisi da qualcuno, ma il telecomando ce l'hai sempre te però. E nessuno ti/ci obbliga a guardare programmi spazzatura.

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Un problema concettuale, perché gli aspetti che teoricamente la globalizzazione si proponeva di migliorare, sono meri specchietti per le allodole.

Benessere. Ma non per tutti.

Lavoro. Ma non per tutti.

Crescita. Ma non per tutti.

Sviluppo. Ma non per tutti.

Avidità , appunto. Ma questi speculatori rappresentano su una scala maggiore, quello che un po' tutti gli occidentali sono diventati (e sempre più stanno diventando): mors tua vita mea. Chi più, chi meno...

Passiamo dal ragazzo che ammazza una persona per prendergli una sigaretta (che chiamiamo criminale), alla persona che porta alla morte di chissà  quante persone per prendergli quel poco che ha (che chiamiamo finanziere).

Ecco, ci fregano con le parole.

Quoto

Anche nell'economia come nella società  ci sono implicazioni psico-antropologiche che condizionano i nostri giudizi, e molto spesso le nostre stesse disavventure sono imputabili all'ignoranza di un problema oltre che alla cattiva fede di chi lo ha creato quel problema.

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Io inoltre vedo ragazzi totalmente disinteressati. Cioè non sono interessati a niente! Sono apatici. Al di là  delle cazzate non hanno interessi. Col 90% dei giovani di oggi puoi parlare solo di sport e ragazze. Stop.

Su questo devo assolutamente darti ragione. E' davvero difficile, anche tra ragazzi della mia età  (25 anni) trovare qualcuno che abbia una qualche passione che non sia lo sport (=calcio). Sulla questione telecomando sono d'accordo fino ad un certo punto, non penso che la tv debba comunque essere spazzatura perchè tanto l'utente può spegnarla quando vuole.

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Vero ma non gliene faccio necessariamente una colpa. Mai come ora sono convinto che lo sviluppo di un essere umano sia una disciplina da trattare con meticolosità  dato che i giovani di oggi saranno gli adulti di domani e il mondo diventa ogni giorno più complesso. Se sono apatici o superficiali bisogna capirne perchè, magari per qualche mancanza di chi dovrebbe vegliare su di loro.

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