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sundance76

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  1. Gran Premio del Belgio '78. Ronnie prende il via con la "vecchia" Lotus 78, mentre il compagno Andretti parte sulla nuova 79. Sarà doppietta.
  2. Beh, anche a me non ha mai ispirato massima simpatia, però volente o nolente conosce diversi retroscena dall'interno.
  3. Ho completato la serie dei 10 volumi sulle stagioni di F1 dal 1985 al 1994 che uscivano "a dispense" con AutoSprint con relativa copertina rigida per la rilegatura. Poi nel '95 fecero un fascicolo brossurato venduto in un unico numero a fine stagione, nel '96 niente, dal '97 al 2000 altro fascicolo venduto come extra a parte, e dal 2006 al 2019 ogni fine anno un fascicoletto spillato. Quest'anno invece pare che la sintesi sarà inserita all'interno del numero ordinario settimanale. Quei primi dieci anni con rilegatura rigida, a dispense da raccogliere durante l'anno, rimangono dunque imbattibili.
  4. Spero almeno che si abbia la compiacenza di riconoscere che ormai la soglia del ridicolo è ampiamente varcata, e che trovare un solo aspetto vagamente serio in questa baracca è un'impresa, o una farsa.
  5. Ho comprato questi due libri. Quello su Niki è del dicembre 1984 subito dopo il terzo titolo. L'avevo ordinato via contrassegno nel maggio '91, ma non mi è mai arrivato. Allora ho deciso di comprarlo on line, sebbene siano passati 31 anni dal mancato acquisto. Insieme al libro su Lauda c'era l'offerta di quello su Gilles, stampato a novembre '82, che non avevo, quindi meglio così. Ormai sui due campioni ho tanto materiale, ma per un sussulto nostalgico e il buon prezzo complessivo (25 euro compresa la spedizione), li ho presi.
  6. H.P. Muller su Auto Union, davanti a una Mercedes.
  7. Purtroppo nel Comune di Casamicciola la situazione è disastrosa. L'unica vittima finora recuperata nel fango era la cugina di mio cognato.
  8. Sappiamo tutto, tempi diversi, lunghezze stagionali diverse, ma pensare che Verstappen sia a sole 6 vittorie da Senna mi fa ugualmente impressione.
  9. Al termine di questa stagione, faccio i miei complimenti a tutti coloro che riescono ancora a seguire la F1.
  10. Il vincitore Rudolf Hasse in azione con la sua Auto Union Tipo C a 16 cilindri alla curva della Vecchia Dogana ( che dal '39 sarà tagliata fuori dal circuito grazie al passaggio all'Eau Rouge).
  11. "La Stampa" 4 luglio 1977 (il titolo continuava: "Tre vittorie nelle moto" in riferimento al motomondiale)
  12. sundance76

    Niki Lauda

    OLANDA ‘77 Qualifiche ad alta tensione Prime prove, prima uscita, prima curva: giro lo sterzo, in a primo momento però la macchina non risponde alla guida, è oltremodo sottosterzante e poi sovrasterza. Più avanti, c'è una serie di curve molto veloci che possono essere prese a velocità piena, ma oggi non me lo posso permettere con questa macchina. Non posso andare a tutto gas perché la macchina anteriormente è troppo leggera. Torno al box e dico a Forghieri che ci sono dei guai: «Non si può correre con una macchina del genere. È impossibile». Mi risponde: «Te lo immagini soltanto: guarda Carlos, ti precede di un secondo e mezzo, è sesto e tu dove sei?» . «Non bado al tempo ora», dico , «Per quale ragione dovrei? Prima dobbiamo mettere a punto la macchina». Parliamo tutti e due, non ci intendiamo, e cominciamo a litigare. Il motore speciale che è stato messo sulla mia macchina, dovrebbe essere particolarmente efficiente, ma sul rettilineo fa 3 o 4 km / h meno di quello normale. Allora cambio macchina, prendo quella che è stata riservata per i collaudi, ma va male e tiene male la strada. Mi arrabbio. Forghieri quasi non m'ascolta [non è mai stato un buon ascoltatore]. Gli dico che è sottosterzante nelle curve lente; mi da alcuni suggerimenti, tra l'altro vuole graduare maggiormente l'alettone posteriore. «Sei impazzito? » , gli chiedo , « così nelle curve veloci [ che prevalgono in questo circuito ] avrò un racconto sottosterzo che , nel complesso , sarei ancora più lento ». Comincia a brontolare. Gli dico che voglio più alettone anteriore e lui continua a brontolare e se ne va. Il tempo stringe e i meccanici eseguono la modifica proposta da me. Anch'io, però mi sono sbagliato; la macchina non migliora le sue prestazioni. Forghieri è tornato e mi rimprovera: «Vedi, magari tu avessi dato retta a me e seguito i miei suggerimenti!». Siamo proprio nel mezzo delle qualifiche e gli chiedo: «Che cosa vuoi fare? Ecco la macchina; prendila e fa quello che vuoi!» . Comincia a rifare tutta la macchina: meno alettone anteriore, dietro mette delle molle più dure sebbene per tutto l'anno non siano mai state cambiate. E da fessi volerle sostituire dato che sappiamo che queste sono a posto. Mette altri ammortizzatori, altri alettoni, altre gomme; mi sento male a guardarlo; questa non può essere la soluzione. Hanno terminato la ricostruzione e parto. Già all'uscita dal box, alla prima sterzata, noto che non c'è nessun miglioramento. Completo il giro e quindi torno al box senza un giro cronometrato. Forghieri urla come un ossesso: «Non hai fatto registrare nessun tempo, con te non si può lavorare». Gli rispondo: "Perché fare un giro in 2 minuti e mezzo quando tutti gli altri lo fanno in un minuto e quindici secondi?». Si riscalda e mi urla che lo faccio solo per farlo arrabbiare, che solo per sadismo non voglio correre. La discussione esaurisce tutti e due e gli dico: «Ti prego, va via, lasciami fare a mio modo!». Ma non combino molto, è già tardi e alla fine, ottengo un tempo superiore di un secondo e mezzo a quello di Andretti. Questo significa quarta fila di partenza, a meno che domani non succeda un miracolo. Per le qualifiche definitive, ho preso la macchina di riserva e l'ho fatto modificato sulla base di considerazioni esclusivamente intuitive. All'ultimo momento non ha senso voler escogitare altre modifiche, bisogna solo pensare a correre più velocemente e più follemente possibile. È l'ultima conseguenza delle corse automobilistiche; significa oltrepassare coscientemente i limiti normalmente validi. Bisogna "grattare" i cordoli per guadagnare decimi e centesimi di secondo; andare sui cordoli fa parte di questi giri caotici. Quando la macchina balza sul cordolo sbanda in modo tale che con un po' di sfortuna può succedere di tutto. Sono quegli incidenti che la gente non riesce a spiegarsi: come ha fatto a urtare proprio il guard-rail? È possibile farlo? Un testacoda sulla pista è quale molto meno pericoloso perché di solito, il pilota può prevedere pressappoco, in direzione la macchina sta girando, cioè ha buone possibilità di correggere la sbandata, ad un certo punto può frenare e la macchina si ferma. In quei giri tutto cambia dimensione, tutto è diverso: tocco i cordoli, rimbalzo, ed i colpi sono così pesanti e violenti che il volante sbatte contro le mie mani, e sento che è solo una ridicola piccolezza a tenere la macchina ancora in pista , un altro colpo, per quanto insignificante fosse, la manderebbe fuori pista. Sono sette decimi di secondo più veloce del giorno precedente, e mi guadagno un posto nella seconda fila di partenza. Questo, per ora, è sufficiente. Nel box, Forghieri mi grida: "Come mai che ad un tratto, tutto va bene; vedi ora, che la macchina è a posto?» . Indico il mio piede sinistro e dico: «No, è merito del mio piede, ho corso come un pazzo, capisci, ma la macchina non va meglio. Correre in questo modo, però, ha senso solo quando prima si sono esaurite tutte le risorse della tecnica e tutte veramente le possibili modifiche. Non capisci questo?». Non sta nemmeno a sentirmi. I giri-caos sono un'ulteriore perdita per ogni pilota. In questi ultimi anni, i piloti, qualitativamente, tendono a livellarsi e per questa posizione alla partenza si è fatta sempre più importante e questi giri caotici si sono resi sempre più necessari. Il pilota deve costringersi a dimenticare il suo modo di guidare normale, superare tutti i limiti e andare, per così dire, più che al massimo. Anche l'uomo stesso «va fuori giri », è immerso in un altro mondo e può uscirne soltanto quando il suo corpo, nel frattempo, è tornato al box. Controllo i tempi dei miei antagonisti, e mi accorgo del tempo bassissimo di Scheckter: è solo quindicesimo. «Che cosa sta succedendo a Jody?», chiedo ad alcuni giornalisti. Mi rispondono: «Ha qualcosa nello sguardo come se ammazzare tutti quelli che gli si avvicinano troppo che gli chiedono dei chiarimenti. Non sappiamo cosa abbia perché non glielo possiamo domandare». Vado da Scheckter e gli chiedo: «Cosa c'è che non va? Perché non parli con nessuno?». Mi dice: «Non lo capisci? Ho fatto una corsa da matti, da farmi uscire il sangue dal naso per lo sforzo, ho rischiato il massimo, eppure sono quindicesimo. Che cosa devo rispondere a chi me ne domanda la ragione? O l'ammazzo, o me ne vado. Quindi preferisco quest'ultima soluzione». La tensione di quei giri si dissolve più facilmente se ne puoi ricavare un qualche senso, se insomma il tempo è soddisfacente. Se ti sei guadagnato la pole position, sai almeno che a qualcosa la pazzia è servita. Ma quando tu hai dato il massimo e pur tuttavia ti ritrovi nell'ottava fila, accanto al signor Patrese, ci rimani male. Sai che sei andato bene quanto Andretti, che lui non può essere stato più bravo di te, che non può aver rischiato più di te; soltanto che oggi lui aveva la macchina la migliore, per questo è un secondo e mezzo più veloce di te. Lui è primo, Scheckter quindicesimo, eppure Scheckter sente di non essere stato da meno. È difficile tornare allo stato normale dopo un simile sforzo, dopo una tale corsa indiavolata, dopo una tale rabbia impotente e una tale cocente delusione. Parecchi anni fa, in Canada, mi ero imbestialito tanto che a un inserviente avevo dato il mio casco sulla testa perché quell'uomo si era comportato sprovvedutamente, volendo eseguire proprio in quel momento una semplice operazione di manutenzione. Non ero ancora «tornato normale» quando picchiai quell'uomo. Il mio sgomento per il fatto che un mio stato d'animo mi possa cambiare in quel modo, fu talmente grande che da allora in poi mi sono imposto sempre un severo autocontrollo: la ragione comanda di porre un freno alle emozioni. So quello che sente Jody quando dice che ora non può rispondere perché è tanto "fuori giri": è pieno di rabbia, delusione e tensione. (Niki Lauda, "Protokoll - i miei anni con Ferrari")
  13. Sentite un po' al minuto 4:10 il pronostico di Jackie Stewart:
  14. sundance76

    Alain Prost

    Un'impeccabile manovra di "cross arms". Con questo stile Prost nell'86 vinse per la terza volta consecutiva il GP di Monaco.
  15. Ho ripristinato l'intervista in due parti del 1986.
  16. Io lo sto leggendo anche sulle testate giornalistiche, Corriere della Sera, Gazzetta dello Sport, Carlino ecc.
  17. Le Mercedes nel paddock.
  18. Sì, è proprio il telaio BT20 vittorioso a Monaco con Hulme.
  19. Ormai la trasmissione "Il processo del lunedì" e simili menate calcistiche sembrano sessioni d'alta accademia rispetto al bordello parolaio e polemico in cui è precipitata questa f1. Comunque ha successo, e ormai solo questo conta.
  20. Jacky scusa la pedanteria. Mi pare che fosse anche il suo primo GP al volante di una F1 (in precedenza aveva guidato delle F2 per rimpinguare la griglia).
  21. Gran Premio del Messico 1968 La gioia di Graham Hill su Lotus, che vince la gara conclusiva del campionato ottenendo anche il suo secondo titolo mondiale.
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