Padri e figli.
Padri che svezzano i figli a partire dal kart, li accompagnano fino alla F.1, poi qualcosa si rompe.
"Mi ha spezzato il cuore" frignava nel 2010 Antony Hamilton quando il figlio non ha più voluto che lui lo seguisse come manager. Forse Lewis voleva andare avanti da solo: non è forse questo il destino di un uomo quando diventa adulto?
Nello scandalo sessuale (sessuale?) che sta scuotendo la Red Bull l'unica certezza è che il padre di Max, Jos, sta attaccando il team manager Horner con una scusa dietro alla quale c'è un complotto di potere nel quale poco si capisce dell'interesse di Jos se non che se ne sta in mezzo ai coglioni.
Ovvio che queste lotte di potere a Max non piacciano affatto: lui vince, vince sempre e per un pilota è questo che conta.
Lui cresciuto dopo tanti crash, un mondiale rubato, 2 mondiali stravinti con merito ora vanta una maturità e una intesa con la squadra perfetta.
Così ai box già si vede di meno la ingombrante mamma di Max che si impicciava di come si divertiva Perez la sera. Forse è giunto il momento, anche per lui, di fare a meno anche del papà dietro alle corse. Ai tempi di Clark i piloti erano uomini che non giravano coi genitori dietro ai box (certo i piloti erano più adulti come età ma tutti sti biberon ai box non si vedevano).
Avevo solo 15 anni quando, dopo una gara di kart, fui circondato da diversi uomini (loro erano grandi, io un ragazzino) che mi volevano menare. Arrivò mio padre, scostò la giacca e mostrò la pistola.
Loro sparirono ma io non volli più vedere mio padre ai box: me la sarei cavata da solo.
Così dato che non avevo la patente mi portava in pista mia madre che poi se ne stava lontana, in disparte, a soffrire in silenzio.
Siegfried Stohr
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