Clarissa Inviata January 13, 2013 at 19:55 Autore Share Inviata January 13, 2013 at 19:55 Dino Campana - Genova Quando, Melodiosamente D'alto sale, il vento come bianca finse una visione di Grazia Come dalla vicenda infaticabile De le nuvole e de le stelle dentro del ciclo serale Dentro il vico marino in alto sale, Dentro il vico che rosse in alto sale Marino l'ali rosse dei fanali Rabescavano l'ombra illanguidita, Che nel vico marino, in alto sale Che bianca e lieve e querula salì!" Come nell'ali rosse dei fanali Bianca e rossa nell'ombra del fanale Che bianca e lieve e tremula salì:..." Ora di già nel rosso del fanale Era già l'ombra faticosamente Bianca Bianca quando nel rosso del fanale Bianca lontana faticosamente L'eco attonita rise un irreale Riso: e che l'eco faticosamente E bianca e lieve e attonita salì... Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Davide Hill Inviata January 13, 2013 at 20:53 Share Inviata January 13, 2013 at 20:53 Pablo Neruda - La Povertà Ahi, non vuoi, ti spaventa la povertà , non vuoi andare con scarpe rotte al mercato e tornare col vecchio vestito. Amore, non amiamo, come vogliono i ricchi, la miseria. Noi la estirperemo come dente maligno che finora ha morso il cuore dell'uomo. Ma non voglio che tu la tema. Se per mia colpa arriva alla tua casa, se la povertà scaccia le tue scarpe dorate, che non scacci il tuo sorriso che é il pane della mia vita Se non puoi pagare l'affitto esci al lavoro con passo orgoglioso, e pensa, amore, che ti sto guardando e uniti siamo la maggior ricchezza che mai s'è riunita sulla terra. 1 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Clarissa Inviata January 13, 2013 at 21:36 Autore Share Inviata January 13, 2013 at 21:36 Charles Baudelaire - Il Vampiro (Le vampire) Tu che t'insinuasti come una lama Nel mio cuore gemente; tu che forte Come un branco di demoni venisti A fare, folle e ornata, del mio spirito Umiliato il tuo letto e il regno-infame A cui, come il forzato alla catena, Sono legato; come alla bottiglia L'ubriacone; come alla carogna I vermi; come al gioco l'ostinato Giocatore, - che tu sia maledetta! Ho chiesto alla fulminea spada, allora, Di conquistare la mia libertà ; Ed il veleno perfido ho pregato Di soccorrer me vile. Ahimè, la spada Ed il veleno, pieni di disprezzo, M'han detto: "Non sei degno che alla tua Schiavitù maledetta ti si tolga, Imbecille! - una volta liberato Dal suo dominio, per i nostri sforzi, Tu faresti rivivere il cadavere Del tuo vampiro, con i baci tuoi!" Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Bertoku Inviata January 14, 2013 at 21:57 Share Inviata January 14, 2013 at 21:57 Non c'entra niente con la poesia però mi piace un bel po Filosofia del rifiuto Agire come Bartleby lo scrivano. Preferire sempre di no. Non rispondere a inchieste, rifiutare interviste, non firmare manifesti, perché tutto viene utilizzato contro di te, in una società che è chiaramente contro la libertà dell’individuo e favorisce però il malgoverno, la malavita, la mafia, la camorra, la partitocrazia, che ostacola la ricerca scientifica, la cultura, una sana vita universitaria, dominata dalla Burocrazia, dalla polizia, dalla ricerca della menzogna, dalla tribù, dagli stregoni della tribù, dagli arruffoni, dai meridionali scalatori, dai settentrionali discesisti, dai centrali centripeti, dalla Chiesa, dai servi, dai miserabili, dagli avidi di potere a qualsiasi livello, dai convertiti, dagli invertiti, dai reduci, dai mutilati, dagli elettrici, dai gasisti, dagli studenti bocciati, dai pornografi, truffatori, mistificatori, autori ed editori. Rifiutarsi, ma senza specificare la ragione del tuo rifiuto, perché anche questa verrebbe distorta, annessa, utilizzata. Rispondere: no. Non cedere alle lusinghe della televisione. Non farti crescere i capelli, perché questo segno esterno ti classifica e la tua azione può essere neutralizzata in base a questo segno. Non cantare, perché le tue canzoni piacciono e vengono annesse. Non preferire l’amore alla guerra, perché anche l’amore è un invito alla lotta. Non preferire niente. Non adunarti con quelli che la pensano come te, migliaia di no isolati sono più efficaci di milioni di no in gruppo. Ogni gruppo può essere colpito, annesso, utilizzato, strumentalizzato. Alle urne metti la tua scheda bianca sulla quale avrai scritto: No. Sarà un modo segreto di contarci. Un No deve salire dal profondo e spaventare quelli del Sì. I quali si chiederanno che cosa non viene apprezzato nel loro ottimismo. Ennio Flaiano 1 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
mammamia Inviata January 14, 2013 at 23:12 Share Inviata January 14, 2013 at 23:12 Mammamia ..... Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Davide Hill Inviata January 15, 2013 at 19:47 Share Inviata January 15, 2013 at 19:47 Questa è piuttosto conosciuta, dai... Trilussa - L'uccelletto Era d'Agosto e il povero uccelletto ferito dallo sparo di un moschetto andò, per riparare l'ala offesa, a finire all'interno di una chiesa. Dalla tendina del confessionale il parroco intravvide l'animale mentre i fedeli stavano a sedere recitando sommessi le preghiere. Una donna che vide l'uccelletto lo prese e se lo mise dentro il petto. Ad un tratto si senti' un pigolio: cio cio, cip cip cio. Qualcuno rise a 'sto cantar d'uccelli e il parroco, seccato, urlo': "Fratelli! Chi ha l'uccello mi faccia il favore di lasciare la casa del Signore!" I maschi, un po' sorpresi a tal parole, lenti e perplessi alzarono le suole, ma il parroco lascio' il confessionale e: "Fermi - disse - mi sono espresso male! Tornate indietro e statemi a sentire, solo chi ha preso l'uccello deve uscire!". A testa bassa e la corona in mano, le donne tutte uscirono pian piano. Ma mentre andavan fuori grido' il prete: "Ma dove andate, stolte che voi siete! Restate qui, che ognuno ascolti e sieda, io mi rivolgo a chi l'ha preso in chiesa!" Ubbidienti in quello stesso istante le monache si alzaron tutte quante e con il volto invaso dal rossore lasciarono la casa del Signore. "Per tutti i Santi - grido' il prete - sorelle rientrate e state quiete. Convien finire, fratelli peccatori, l'equivoco e la serie degli errori: esca solo chi e' cosi' villano da stare in chiesa con l'uccello in mano!" Ben celata in un angolo appartato, una ragazza col suo fidanzato, in una cappelletta laterale, ci manco' poco si sentisse male, e con il volto di un pallore smorto disse: "Che ti dicevo ? Se n'e' accorto!" Ma in un angolo ancor piu` appartato, un'altra ragazza col suo fidanzato, disse: "caro non s'e` accorto, perche`io non sono sciocca, in quanto io l'uccello, lo tenevo in bocca!" Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Clarissa Inviata January 15, 2013 at 20:12 Autore Share Inviata January 15, 2013 at 20:12 Pascoli - Le galline 1 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Wexx Inviata January 15, 2013 at 21:58 Share Inviata January 15, 2013 at 21:58 Non la conoscevo e la trovo bellissima. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Clarissa Inviata January 18, 2013 at 22:54 Autore Share Inviata January 18, 2013 at 22:54 Boris Pasternak - Amleto S’è spento il brusio. Sono entrato in scena. Poggiato allo stipite della porta, vado cogliendo nell’eco lontana quanto la vita mi riserva. Un’oscurità notturna mi punta contro mille binocoli allineati. Se solo è possibile, Abba padre, allontana questo calice da me. Amo il tuo ostinato disegno, e reciterò, d’accordo, questa parte. Ma ora si sta dando un altro dramma e per questa volta almeno dispensami. Ma l’ordine degli atti è già fissato e irremeabile è il viaggio, fino in fondo. Sono solo, tutto affonda nel fariseismo. Vivere una vita non è attraversare un campo. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Clarissa Inviata February 3, 2013 at 10:48 Autore Share Inviata February 3, 2013 at 10:48 (modificato) Vladimir Majakovskji - In Morte di Esenin - 1926 Ve ne siete andato come suol dirsi all’altro mondo. Il vuoto.. Volate, fendendo le stelle. Senza un acconto, senza libagioni. Sobrietà . No, Esenin, questo non è dileggio. -in gola un groppo di pena, non un ghigno. Vedo che con la mano recisa, esitando, dondolate il sacco delle vostre ossa. Smettetela, cessate! Siete matto? Lasciarsi imbiancare le guance dal gesso mortale? Proprio voi che sapevate sbizzarirvi, come nessun altro a questo mondo. Perché, a che scopo? L’incertezza ha provocato scompiglio. I critici borbottano :“Le cause sono queste e quelle, e in specie lo scarso affratellamento per effetto della molta birra e del molto vino†Si dice che se aveste sostituito la boheme con la classe, la classe avrebbe influito su di voi e non vi sareste più accapigliato. Già , come se la classe spegnesse la sete con la spuma. La classe anche lei non scherza col bere. Si dice che, a mettervi accanto qualcuno di Na-Postù, sareste diventato assai più bravo nel contenuto: voi avreste scritto al giorno centinaia di versi stucchevoli e lungagginosi come Doronin. Ma, a parer mio, se si fosse avverata una tale incongruenza vi sareste soppresso ancor prima. Meglio infatti morire di vodka che di tedio. A noi non sveleranno i motivi della perdita né il cappio né il temperino. Forse ci fosse stato inchiostro all'â€Angleterre†non avreste avuto ragione di tagliarvi le vene. Gli epigoni si rallegrarono: “Imitiamolo!†Poco mancò che un drappello di loro non facesse di sé giustizia. Perché aumentare il numero di suicidi? Meglio accrescere la produzione d’inchiostro! Ora per sempre la lingua è chiusa fra i denti. àˆ inopportuno e penoso coltivare misteri.. Il popolo, creatore del linguaggio, ha perduto un roboante sbornione apprendista. E c’è già chi porta rottami di versi in suffragio da precedenti esequie, quasi senza rifarli. Nel tumulo conficcano palidi ottuse rime, -è così che bisogna onorare un poeta? Per voi non è stato finora fuso alcun monumento -dov’é il bronzo squillante o il granito a faccette? -e già ai cancelli della memoria poco per volta hanno ammucchiato le ciarpe delle dediche e delle ricordanze. ...Bisogna strappare la gioia ai giorni futuri. In questa vita non è difficile morire. Vivere è di gran lunga più difficile? Modificato February 3, 2013 at 10:50 da Clarissa Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Clarissa Inviata February 13, 2013 at 18:30 Autore Share Inviata February 13, 2013 at 18:30 Da "'l Mal de' Fiori" di Carmelo Bene 1 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Clarissa Inviata February 20, 2013 at 23:38 Autore Share Inviata February 20, 2013 at 23:38 da Poesie di Emily Dickinson 1 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Furcht Inviata February 27, 2013 at 09:51 Share Inviata February 27, 2013 at 09:51 Quando ero bambino amavo scrivere poesie. Alle elementari dicevo alla mia maestra che da grande avrei voluto fare il poeta. Le cose che scrivevo venivano portate ai ragazzi delle medie. Ora, al massimo, scrivo criptici e brevi testi per le mie canzoni. Ogni tanto, però, mi piace ancora leggere qualche poesia senza sentirmi troppo debole. Sento che troverò il mio fato In un luogo tra le nuvole lassù; Coloro ch'io combatto io non odio, Coloro ch'io difendo io non amo; Il mio paese è Kiltartan Cross, E tnici compaesani i suoi pezzenti, Non può alea nessuna menomarli O rendere più lieti che in passato. Non legge né dovere m'imposero la guerra, Non uomini politici, né folle plaudenti, Un impulso gioioso e solitario Trasse a questo tumulto fra le nubi; Ho soppesato tutto, valutato ogni cosa, Gli anni avvenire parvero uno spreco di fiato, Spreco di fiato gli anni del passato, In bilico con questa vita, questa morte. William Butler Yeats Sul mio libro la traduzione è più bella, ma va bene anche così Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Wexx Inviata March 7, 2013 at 08:31 Share Inviata March 7, 2013 at 08:31 Uomo del mio tempo, Salvatore Quasimodo, 1946: Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo. Eri nella carlinga, con le ali maligne, le meridiane di morte, t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche, alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu, con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio, senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora, come sempre, come uccisero i padri, come uccisero gli animali che ti videro per la prima volta. E questo sangue odora come nel giorno Quando il fratello disse all’altro fratello: «Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace, è giunta fino a te, dentro la tua giornata. Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue Salite dalla terra, dimenticate i padri: le loro tombe affondano nella cenere, gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore. 1 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Wexx Inviata March 25, 2013 at 10:44 Share Inviata March 25, 2013 at 10:44 Sempre dalla raccolta di Kavafis dell'Einaudi, una delle mie poesie preferite: A bordo (1919) Certo che gli somiglia questo semplice schizzo a matita. Buttato giù alla brava, sul ponte; un incantevole meriggio che ci stava intorno il mare Ionio. Gli somiglia. Lo ricordo, però, forse più bello. Di una sensitività così eccessiva che il viso gli si illumina tutto. Pare più bello, ora che l'anima me lo tira su, dal Tempo. Dal Tempo. Son cose troppo vecchie - lo schizzo la nave il meriggio. 1 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Clarissa Inviata April 7, 2013 at 21:02 Autore Share Inviata April 7, 2013 at 21:02 1 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Wexx Inviata May 9, 2013 at 07:07 Share Inviata May 9, 2013 at 07:07 Questa è di Borges, del 1925, si intitola Manoscritto trovato in un libro di Joseph Conrad: Sulle tremule terre che esalano l'estate, il giorno è invisibile tanto è bianco. Il giorno è un bagliore crudele su una persiana, un fulgore sulle coste e una febbre sulla pianura. Ma l'antica notte è profonda come una brocca di acqua concava. L'acqua si apre a infinite orme e su oziose canoe, di faccia alle stelle, l'uomo misura il vago tempo con il sigaro. Il fumo confonde di grigio le costellazioni remote. Ciò che è immediato perde preistoria e nome. Il mondo è un certo numero di tenere imprecisioni. Il fiume, il primo fiume. L'uomo, il primo uomo. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Clarissa Inviata June 2, 2013 at 10:30 Autore Share Inviata June 2, 2013 at 10:30 2 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Wexx Inviata November 24, 2013 at 10:32 Share Inviata November 24, 2013 at 10:32 Dalla nota 72 al testo "Storia di Saigyo" (Einaudi), libro fondativo della cultura giapponese e del "mono no aware" che la caratterizza traggo queste due poesie di Narihira Ason (la prima, nono secolo) e Kino Tsurayuki (decimo secolo). Il tema è quello della caduta dei fiori di ciliegio, che avviene in una sola settimana e che è un evento così importante per i giapponesi. Di passaggio va ricordato il motto "hana wa sakuragi, hito wa bushi" ("tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il bushi", dove il bushi è il guerriero a cavallo, ma in senso lato il samurai). Se oggi non fossi venuto ad ammirarli come neve domani sarebbero caduti; ma fiori non parrebbero se non appassissero ----- Ho dormito una notte in un alloggio alle falde di un monte in primavera e anche nei sogni cadevano i fiori 2 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Wexx Inviata May 21, 2014 at 08:48 Share Inviata May 21, 2014 at 08:48 Due poesie che mi piacciono molto di Fernando Pessoa: Don Fernando, infante di Portogallo Dio mi ha dato la sua spada, perché io faccia la sua santa guerra. Mi ha consacrato suo nella gloria e nella sventura, nelle ore in cui un freddo vento passa sopra la terra fredda. Mi ha posto le mani sulle spalle e aureolato la fronte con lo sguardo; e questa febbre di Aldilà , che mi consuma, e questo voler grandezza sono il suo nome dentro di me che vibra. Ed io avanzo, e la luce della spada alzata dà sul mio volto calmo. Pieno di Dio, non temo quel che verrà : accada quel che accada, mai sarà più grande della mia anima. ---- (la seguente non ha titolo) Quand'ero bambino vissi, non sapendo, solo per avere oggi quella ricordanza. E' oggi che sento quello che fui. La mia vita fluisce fatta di ciò che mento. Ma in questa prigione, libro unico, leggo il sorriso estraneo di chi fui allora. 1 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
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