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Elio11

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messaggi inviate da Elio11

  1. Leggo ora, in Argentina si parla di emorragia digestiva con conseguente anemia. Nel suo caso la sua situazione pare essere più grave per via del cancro al fegato del 2017. Speriamo bene.

  2. "In Italia io e Ruud abbiamo dovuto fare l'abitudine a parecchie cose. Dovunque andassimo con il Milan, c'era sempre una folla di tifosi. Creavano una bella atmosfera con i loro cori e i battimani, ma in particolare c'era una strofa che sentivavamo su tutti i campi, un coro che Ruud e io riconoscevamo all'istante ma non riuscivamo a capire bene. «Ma che cosa cantano questi qui, ogni volta?»

    «Non ne ho idea, sembra "Hugo Lasagna" o qualcosa del genere.»

    «Dev'essere proprio uno famoso, lo ripetono a ogni partita.»

    Chiedendo ad altri giocatori del Milan, abbiamo scoperto che i tifosi di tutta Italia, prima di attaccare con i cori, scandiscono "Tutto lo stadio", che sarebbe una specie di incoraggiamento a cantare tutti insieme. Ah, ecco.

    Regolarmente si avvicinava qualcuno che voleva un autografo o una foto, anche quando sedevo infortunato in tribuna. Mi suggerivano sempre cosa dovessi scrivere come dedica sotto l'autografo: «Per Claudio, con simpatia». O: «Per Pietro, con affetto». Esistevano un paio di queste varianti.

    Una volta una sfilza di tifosi era venuta da me con richieste del genere e l'ultimo mi aveva pregato di mettere l'autografo «per esteso». Io credevo che fosse il nome di un suo amico, per cui firmo e sotto scrivo: «Per Esteso, con simpatia». A posto così, no? Ma quelli scoppiano a ridere. Chiedo come mai e scopro che «per esteso» significa nome e cognome. I miei compagni di squadra uan volta mi hanno preso in giro perché pensavo che Emporio Armani fosse un fratello di Giorgio. Ma che ne sapevo io."

    _________________________

    Dall'autobiografia di Marcel 'Marco' van Basten: MARCO VAN BASTEN, EDWIN SCHOON, Fragile. La mia storia, Milano, Mondadori 2019

    A parte questi momenti di ilarità, devo ancora finirla, è un'autobiografia molto cruda, in cui Marco adopera senza remore un linguaggio senza censure, facendo emergere un carattere scostante, retaggio dei problemi interni alla famiglia di origine ed esacerbato dal livore postumo all'infortunio chiave del dicembre 1986, già nella prefazione: "Eliminavo con maestria dalla mia strada tutti gli impedimenti. Avversari, arbitri, allenatori, dirigenti, sì, persino i compagni. Di solito rispettando le regole, ma qualche volta arrivando al limite, o oltre il regolamento. Diventavo sempre più bravo in questo, sempre più scaltro. Non renderò il calcio più romantico di quanto in realtà sia. Lo sport, ai massimi livelli, è duro, implacabile. Mangiare o essere mangiati. Al mondo esterno, quindi alle persone che non potevano essermi utili per raggiungere questo sacro scopo, non ho mostrato sempre il mio aspetto più amichevole. Quando c'è un conflitto qualcuno ci rimette."

    Di certo, il prologo, ambientato nel 1995, descrive una scena abbastanza impressionante.

    Di toni e contenuti del tutto diversi è quella di Ruud Gullit che sto leggendo in parallelo (Ruud Gullit - "Non guardare la palla. Che cos'è (davvero) il gioco del calcio" dove Ruud, con un linguaggio pacato, concede una brevissima panoramica della sua carriera, preferendo concentrarsi sulla spiegazione di aspetti tattici e nel fare ciò prende a spunto alcuni episodi occorsigli da giocatore, da allenatore, da telecronostica o da semplice spettatore.

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  3. Il 6/5/2021 at 21:09 , duvel ha scritto:

    Sta di fatto che le opinioni su Fittipaldi cambiarono un poco da lì in futuro, anzi già su AS Anno si premuravano di specificare, dati alla mano, che "...non è mai stato il più veloce". Ma l' Emerson occasionale fortuniere di fine anno sparì con le prime vittorie dell'anno seguente "...quelli che avevano il coraggio di chiamarlo fortunato!" (beh talvolta proprio loro...). Tralasciamo ciò che scrissero qualche anno dopo sui principeschi contratti Marlboro e Copersucar (eh...il "piano umano") o presentandolo come pilota ormai finito. Tornava umano e pilota vero solo quando c'era da contrapporlo a Lauda però.

    ... lui e soprattutto certi suoi reggicoda scrivevano troppo sull'impeto del momento, polemicamente e partigianamente, eppure in seguito smentendosi spesso seppur con lo spirito del "noi l'avevamo detto". Incredibile.

    Verissimo, per esempio nei resoconti e nelle analisi delle gare, per avere un quadro più chiaro della situazione molto spesso bisogna prendere con le pinze i testi e condurre una ricerca avendo a mente altre fonti più imparziali.

    Tra l'altro, quanto a Fittipaldi c'è una statistica che corrobora il 'non è mai stato il più veloce', perlomeno per quanto riguarda il 1972: al di là del fatto che Emerson non fece segnare nessun giro veloce in gara (in prova, al contrario, sì), curiosamente, fu Stewart a detenere il maggior numero di giri in testa, considerati tutti e dodici gli appuntamenti e di sicuro Canada e USA contribuirono parecchio a creare questo dato. Su Road&Track fecero alcuni calcoli e ne uscì questo: Stewart 320 giri (887,6 miglia) distribuiti in sette gare, mentre Emerson 240 giri (605,6 miglia) distribuiti in sei gare. Il più regolare, invece, non fu né l'uno né l'altro, bensì Hulme, seguito addirittura da Peterson, che, al contrario degli altri tre, non trovò proprio il bandolo della matassa quell'anno, ma quella è un'altra storia a parte.

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  4. Questo editoriale a firma di Marcello Sabbatini, scritto all'indomani della seconda vittoria stagionale nel 1972, offre alla lettura alcuni passaggi interessanti.

    [...] Quello che piace di Emerson è la sua simpatia umana. Perché lui, come Reuteman, come il fratello Wilson e lo stesso Carlos Pace che – lo avete visto tutti – è andato a sventolare entusiasta la bandiera gialla e verde sotto il podio di Nivelles, sono fatti della stessa pasta. Quella festa brasiliana in Belgio è un simbolo.

    Faceva tenerezza quasi, osservare quel foltissimo gruppone di brasiliani che accompagnavano in tutto il G.P. l'irruente slalom della nera Lotus n.32 con lo stesso cha-cha-cha ritmato che i telespettatori di tutto il mondo ricordano, quando le folle impazzite esaltavano gli affondi di Pelè o le veroniche di Garrincha.

    È il ritmo per il nuovo idolo che nasce, per la nouvelle vague dei piloti che appare all'orizzonte automobilistico. Anzi,  riappare. Perché è un soffio di emozione nuova per i giovani, lo è ritrovata per coloro che hanno ancora nel ricordo i campioni del volante dagli anni '30 ai '50. Allora lo sport dell'automobile non era ancora il feudo dei computers anglosassoni, quelli che hanno tutto razionalizzato e condito a suon di dollari e di sterline, mummificato nel tecnicismo che poco più nulla concede all'estro dell'improvvisazione agonistica, che riduce i contatti umani a freddi carnet programmati, a rapporti ipocriti nei singoli tornaconti, ad eufemismi di calcoli sin troppo interessati, dove la sincerità lascia troppo posto al gioco interessato senza più il fair play o le manifestazioni pur umanissime, il risentimento come l'amarezza, il dispetto come la rabbia. Il mondo dove la gioia diventa artefatta, calcolata, computerizzata. Sul podio quei campiioni non si bagnano più di champagne per il gusto quasi goliardico di un momento anche fanciullesco di esaltazione, ma perché c'è il public-relation che tiene conto della scritta sulla bottiglia che si agita, del cappellino con le scritte giuste sostituito al casco, degli autografi che è già preventivato concedere nel numero prefissato dal contratto pubblicitario.

    Quando finì l'era dei campioni latini era la metà o poco più degli anni '50. Ritiratosi Fangio, scomparsi Castellotti, Musso, Behra, finirono – dopo gli anni ruggenti di Nuvolari e Ascari – anche gli anni d'oro della ritrovata verve agonistica del rilancio post-bellico. Vennero di moda i piloti costruttori, i self-made-men delle corse, gli operai del volante, molti dei quali trovarono in questo sport anche il riscatto sociale di una vita durissima. Ma senza l'esuberanza piacevole e anche sbarazzina tipica dell'emigrato di ceppo latino, ma invece con tutta la determinazione e la freddezza del «colono» angolosasssone. Il mondo delle corse era cambiato, come sapete, arrivando al tecnocraticismo in tutte le sue espressioni, senza più la carica che dovrebbe, per forza, mantenersi se si vuole dare credito al significato originario della parola sport, cioè «deporte», cioè svago.

    Nel ricorrente ciclo delle vicende umane, anche lo sport dell'automobile, però, sta ritrovando questa perduta espressione; quella che sola può riumanizzarlo, ridandoci anche il piacere di una dimensione meno assoluta sul piano tecnico e più viscerale su quello umano. La dimensione delle cose anche gioiosamente improvvisate, pur nel rischio sempre immanente del dramma che questo tipo di agonismo implica.

    Per arrivare a questo doveva avvicendarsi anche la generazione dei piloti, la razza intesa come nazionalità. Al freddo egocentrismo anglosassione, tanto meglio se torna a succedere l'esuberanza dei paesi cosidetti a ceppo latino. Tagliati fuori gli italiani, nel perenne controsenso della nostra esterofilia che piace tanto ai costruttori di casa (le famose campagne di Sabbatini a favore dei piloti italiani, volte a punzecchiare la Ferrari e l'Alfa Romeo: in particolare, quell'anno aveva un occhio di riguardo per Galli e nel mirino era entrata anche la Tecno ndr), ecco spuntare i campioni del terzo mondo del volante. Ritorna tutta la entusiasmante e coreografica esuberanza dei sud americani, dei quali il nuovo simbolo è proprio Emerson Fittipaldi, il ragazzo dal viso butterato dal vaiolo il cui padre decanta le gesta da quel podio oratorio dei mass-media moderni che è il microfono radiotelevisivo, mentre al suo box c'è una fresca fanciulla acqua e sapone, una moglie che non si ripete con la burocratica efficienza delle colleghe anglosassoni nel contargli i giri al suo cronometro, ma che ogni tanto sa anche andare a cinematografarsi il marito alla curva più difficile con curiosità da bambina. [...]

    Se Emerson Fittipaldi vincerà il mondiale '72 potremo dire davvero che il mondo dell'automobilismo agonistico ha ritrovato la sua svolta; una svolta più umana. Dietro la curva troveremo certamente più entusiasmo e anche più piacere nel raccontare le gesta di questi piloti che pretendono di contare, come molti di loro ormai già fanno, le parole che ti elargiscono.

    No, questo con Fittipaldi non succede. Perché, casomai, rimane con te, tu giornalista o tifoso, a parlare per un'ora e, poi, con l'accattivante sorriso che potrebbe benissimo procurargli una scrittura per un carosello, si scusa: «Oddio, adesso devo proprio andare, ho una riunione alla GPDA. È cominciata alle 11!». Ed erano le 12,30. Il rispetto per i colleghi aveva abdicato alla cortesia per l'interlocutore del momento.

    AS n.16/1972 pagg. 8-9

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  5. Non ritieni sia il tipo adatto di personaggio da accostare alla Juve', o hai riserve sulle sue idee tattiche o entrambe le cose oppure altro?

    Mi riferivo piuttosto alla scocciatura, l'ennesima, di vederlo rinnegare certe sue dichiarazioni, a cui in molti, all'epoca, io senz'altro avevamo abboccato, subendo il fascino della sua parlantina. Poi, il tempo ha fornito un quadro più chiaro della situazione e ha messo in chiaro alcuni aspetti. Dopotutto, la freddezza mostrata in occasione del recente lieto evento è un altro piccolo sgarbo, almeno a giudicare dall'esterno. In fondo in fondo, io credo che lui alla Juve ci andrebbe volentieri se la società gli desse l'occasione di fare quell'esperienza, soprattutto in questo periodo.

  6. Per quanto mi riguarda sono contento di rivederlo. Dopo le parole dell'altro giorno, avevo pensato subito alla Juventus, anzi, oserei dire temuto. Ci sarei rimasto di stucco se ci fosse andato. Ciò lo scrivo tenendo di conto gli ovvi discorsi inerenti al cinismo connotante le scelte professionistiche degli addetti ai lavori, e al collidere di questo sacrosanto concetto con il paventato sentimentalismo permeante spesso e volentieri i giudizi del tifoso sull'operato di questi stessi soggetti.

    Mourinho sa scegliere le tempistiche adatte quando vuole rilasciare certe dichiarazioni sensazionalistiche e l'avvicendarsi dello scudetto proprio con Conte non lasciava presagire nulla di buono in quel senso. D'altro canto, la parola da lui usata, stando alle traduzioni in lingua italiana lette su internet, 'rivale' era troppo onnicomprensiva e ha giocato su questa ambiguità. Ho l'impressione che la Roma possa calzare a pennello con il personaggio che Mourinho si è creato negli anni anche perché il club non vince da molti anni e molti dei giocatori attuali non hanno mai vinto, condizione essenziale per praticare con possibilità di fecondi risultati il credo 'seguitemi ciecamente'. Però, deve stare attento a non tirare troppo la corda, perché l'ambiente romano è alquanto ballerino. Di certo, questa è la prima volta che sceglie (o è costretto a scegliere) di ricominciare da una squadra che, per il momento, appare essere fuori dal giro che conta. Poi, il fatto che il mercato pare debba essere condizionato dalla crisi generata dal Covid non è una premessa rassicurante. In ogni caso, siamo di fronte a una sorta di Helenio Herrera bis con l'epilogo ancora da scrivere.

    Di sicuro con Conte, Mourinho e probabilmente anche Allegri, Sarri e Spalletti sarà un bel campionato a suon di interviste.

  7. Il 3/5/2021 at 19:34 , sundance76 ha scritto:

    Sorprendente che nel biennio 1979-1980 abbia  vinto ben dieci corse, ma senza vincere mai il campionato. 

    Non ricordavo che si fosse ritirato dopo la controversa e discussa vittoria a Indy nel 1981.

    Non so se ci siano fotografie ad attestarlo ma, stando ai giornali dell'epoca, fece dei giri con una 'March 82C' nell'edizione 1982 della 500 Miglia di Indianapolis. Durante quell'anno sabatico Bobby le sue intenzioni iniziali erano quelle di tornare nel 1983 e, tra l'altro, aveva ricevuto in questo senso un'offerta persino da Pat Patrick ricopriva il ruolo di direttore corse di una piccola scuderia, chiamata "Garza Racing" e sponsorizzata da una birra, la Schlitz Gusto. Proprio Josele Garza, che nella famosa edizione ricordata vinse il riconoscimento di migliore debuttante, avrebbe dovuto essere il compagno di squadra di Unser. Dunque, mentre erano fervidi i preparativi per allestire decentemente questa seconda macchina per la gara, il giovane messicano ebbe l'incidente a metà mese con la n.50. Non c'erano risorse per la riparazione della vettura, dunque Garza salì per ovvi motivi contrattuali sulla n.55, la sola rimasta a disposizione, qualificandola e portandola in gara. Il venti dicembre dello stesso anno il fratello di Al annunciò il proprio ritiro.

    Un'altra pietra miliare che se ne va, anche se il tempo passa per tutti. Sarebbe bastato poco e avrebbe vinto anche nel 1972, 1974 e 1979.

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  8. 48 minuti fa, Pep92 ha scritto:

    guarda che Daly costa 500.000

    Modificata, è stata una svista, grazie :)

    Ieri, mi pareva di avere visto il TBA a 300.000 e l'avevo inserito nel .txt dove mi ero annotato la squadra.

    15 AA - Hunter-Reay 800.000
    4 Foyt - Kellet 500.000
    3 Penske - McLaughlin 700.000

  9. 4 ore fa, KingOfSpa ha scritto:

    @Pep92 dovrei toglierti 6 punti per questo messaggio:asd:

    Conte, ieri, ha detto di averne conquistati nove con una sola partita! Probabilmente aveva previsto questa penalizzazione di Pep92. Sei sono giusti giusti, ne rimangono tre così Milan, Atalanta e Juventus continuano a stare buone. :asd:

    Come dice NamelessHero, dobbiamo iniziare a preparare i bandieroni, stavolta sul serio!!

    Mentre un'ottima stagione sta volgendo al termine, un'altra ha un 'discreto' avvio. Ora testa al secondo mercato, che pare essere un bel terno al lotto.

    • Lol 2
  10. 14 ore fa, duvel ha scritto:

    La ricordo così

    grande pezzo di Jannacci in un'interpretazione da paura

    peccato l'audio così così

    https://www.youtube.com/watch?v=kZ2EgRGQcf8&ab_channel=Mimmo1776

    Faceva parte dell'album con la copertina con i jeans e la maglietta. Gran lavoro da parte di Jannacci e dei suoi collaboratori lì, tra testi e arrangiamenti, e gran lavoro di Milva, immedesimatasi appieno nello spirito jannacciano un po' in tutto l'LP. :)

    In questo pezzo gli arrangiamenti sono più intimistici e melodici di quelli usati nella versione contenuta in 'Sei minuti all'alba'. Negli anni sessanta erano, forse, più scarni, almeno all'inizio, per acquisire quasi subito briosità in contrasto con la voce spezzata di Enzo.

    • Like 1
  11. 1 ora fa, Osrevinu ha scritto:

    Infatti non possono proibire niente. Le regole dell'Unione Europea non consentono di impedire a chicchessia di farsi una lega per i fatti loro.

    Praticamente si deve andare a vedere se l'art.49 Statuto Uefa (che è l'unione delle federazioni che inglobano i club coinvolti) sia compatibile con l'art.101 TFUE. Però, rimane sempre una questione interpretativa, non è detto a priori. In più, anche la Super League, a sua volta, potrebbe essere tacciata dello stesso comportamento, visto che opera a 'invito': si parla di selezionare cinque squadre ma, per quanto ne so, non si sa il 'come' (di certo la locuzione 'in base ai risultati conseguiti nella stagione precedente nei rispettivi campionati locali': possono anche essere, per assurdo, cinque squadre provenienti dal campionato maltese eh ...)

  12. Comunque, al di là del reputare personalmente l'idea di questa Superlega una grandissima porcata, pensate a:

    - quanti contratti tra calciatori e rispettivi club della Superlega potrebbero saltare per inadempimento (da parte del club militante a questo campionato internazionale);

    - quanti contratti tra club non militante e calciatori potrebbero saltare per ragioni 'sportive' (es. un giocatore di una squadra non partecipante si impunta per farsi comprare al più presto da una delle squadre della Superlega).

    È un altro macigno approntato dalle ricerche di marketing. Scommetto, poi, che le partite si andranno a giocare, prima o poi,  in Cina, negli USA o in qualunque altro luogo dove risiedono gli effettivi centri di potere che hanno colonizzato i vecchi centri di potere dell'Europa occidentale dall'Età Moderna in poi (guardacaso, coincidono questi ultimi con le città sede delle squadre che hanno il diritto 'ad aeternum' di partecipare).Tanto, hanno già sdoganato gli stemmi monocolori, lo stupro delle prime maglie etc ...

    Poi, sì, ci sono le questioni che interessano davvero a chi sta a capo di una società calcistica, quelle dei ricavi. Capisco accumulare soldi, ma fino a un certo punto, fintantoché non ti si ritorce contro.

    Facciamo finta che si giochi per davvero un campionato del genere: credete davvero che il bacino di utenza possa essere tanto grande? Inizieranno a palesarsi le solite logiche che vediamo nei campionati. Esempio: il Real Madrid che preserva questo e quel giocatore con la partita contro il Milan, snobbandolo, perché spera di averli freschi in vista della partita contro il Manchester City al prossimo turno. Il risultato sarà avere formazioni rimaneggiate, al pari di quelle che si vedono nelle amichevoli estive. I tifosi delle squadre che si incontrano fra loro avranno un minimo interesse a guardare la partita, ma gli altri in giro per il mondo, cioè i potenziali nuovi acquirenti del prodotto, cioè i polli da spennare perbene? E poi, il bello del calcio è avere uno scontro Real Madrid-Milan ogni tot anni (ecco perché Champions League, Europei e Mondiali continuano ad affascinarci) con il rischio che possano passare anche dieci o vent'anni prima che si torni a gustare una sfida del genere. Il sapere con cinica sicurezza che lo stesso incontro venga disputato almeno due volte all'anno sinceramente stufa anche il tifoso più accanito, indipendentemente che egli provenga dalla Spagna, dall'Italia o dalla Papuasia colonizzata dai soldi dei cinesi o degli arabi o di chi altro.

     

     

  13. Ne scrisse anche un altro di romanzo ambientato tra le corse, a quanto pare incentrato su Alfonso de Portago. Non ho mai avuto occasione di leggerlo, si intitola "Il cielo non ha preferenze". Mi pare ne parlammo da qualche parte in relazione al film di Al 'Moco' Pacino "Bobby Deerfield".

  14. 4 Foyt - Kellet 400.000
    20- ECR - Daly 500.000
    60 MSR - Harvey 500.000
    10 Ganassi- Palou 600.000

     

    (Nella fretta ho scritto il messaggio all'interno della discussione relativa al FantaIndycar 2019 ...)

  15. È disponibile la prima traduzione in assoluto in lingua italiana di "Station am Horizont", romanzo motoristico di Remarque, pubblicato a puntate nella rivista Sport im Bild a fine anni Venti: "Traguardo all'orizzonte" ed. Neri Pozza, 2021. Sotto: la copertina della prima edizione cartacea tedesca del 1998 in formato libro e quella italiana surricordata.

    StationAmHorizont.jpg

    Traguardo%20orizzonte%2001.jpg?r=1884739

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