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Bravissimo Ayrton4ever, ottimo lavoro!! Wimille lo merita eccome!!  :)  :up:

 

A volte mi chiedo se Varzi, Trossi e Wimille non fossero tutti scomparsi nello spazio di due anni (1947-49), come sarebbe stata la fisionomia dei primi anni del Mondiale, che oggi ricordiamo monopolizzati da Ascari e Fangio....

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Jean-Pierre Wimille - terza e ultima parte

 

Gli anni della guerra hanno inevitabilmente fatto maturare molto l’uomo Jean-Pierre e ciò si riflette anche sul pilota Wimille. Quello che una volta era un pilota di grande temperamento e che rischiava l’incidente è ora un pilota più concreto anche se non meno veloce, un punto di riferimento per giovani piloti come Juan Manuel Fangio. Wimille da parte sua dirà  di Fangio: “Se un giorno avrà  la macchina giusta per il suo temperamento, farà  miracoli”.

Wimille desidera ricominciare a correre il prima possibile e la carriera riparte da una corsa tenuta al Bois de Boulogne il 9 settembre 1945, la “Coppa dei prigionieri”. Jean-Pierre, che presta servizio come tenente pilota aviatore, deve chiedere un permesso per poter gareggiare con la vecchia Bugatti T59/50B, 4,7 litri. Questa gara che lo vedrà  tra i protagonisti è la più grande tra quelle in programma e concluderà  l’evento mentre il via alle competizioni è dato da una gara dedicata alla memoria di Robert Benoist (seguirà  poi la “Coppa della Liberazione”) e che sarà  vinta da Amedée Gordini su Simca.     

Wimille prima della fine della guerra ha, come già  detto, compiuto numerose missioni aeree sopra la Germania e veste l’uniforme agli ordini di Franà§ois Sommer il quale, per evitare che venga posto nuovamente al centro dei riflettori, gli concede la licenza necessaria per correre ma solo dal sabato pomeriggio a subito dopo la fine della gara. Jean-Pierre quindi arriverà  saltando le prove e tornerà  subito dopo la fine della corsa in Germania.

Come nella moderna Formula 1, avendo saltato le prove, è costretto a partire dal fondo dello schieramento. Alla corsa partecipano grossi nomi dell’automobilismo come Etancelin su Alfa Monza, Raymond Sommer su Talbot, Trintignant su Bugatti, Gerard, Friderich, Chabous e Grignard. Wimille indossa, come molti altri, l’uniforme militare e con questo curioso abbigliamento riesce a vincere davanti alla Talbot di Sommer nel tripudio della folla in quella che sarà  l’ultima vittoria internazionale della Bugatti.

Questa sarà  l’unica corsa dell’anno ma sarà  comunque utile per rompere il ghiaccio e provare a tornare ad una parvenza di normalità . 

 

Il 1946 vede il ritorno di un regolare campionato piloti e per Jean-Pierre il passaggio all’Alfa Romeo, squadra cui si legherà  e con cui vincerà  moltissimo.

Wimille, conscio di aver irrimediabilmente perduto gli anni migliori della sua carriera, deciderà  di correre il più possibile, iscrivendosi a tutte le competizioni per saziare la sua sete di corse.

Si cerca di bilanciare l’esigenza di svago degli appassionati e degli sportivi con l’organizzazione di molti avvenimenti con la necessità  di pensare prima di tutto alle urgenze derivate dalla guerra quali il cibo, le case da ricostruire e l’assistenza sanitaria.

 

Questo sarà  comunque un anno fondamentale nella vita di Jean-Pierre per la nascita di suo figlio Franà§ois e perché decide a metà  anno di lasciare l’aeronautica francese per seguire meglio le sue attività  preferite. Infatti, accanto al suo impegno in pista come pilota, riprende quello per produrre una propria auto stradale di cui, da quest’anno fino al 1950, usciranno otto modelli, prima con motore Citroen, quindi col V8 Ford.

 

Le “Grandi Prove” cominciano a Saint Cloud il 9 giugno ma per Wimille il debutto con la nuova squadra è una delusione per il ritiro poco dopo metà  gara per la rottura del cambio della sua Alfa 158. La gara è comunque importante perché i proventi della corsa sono destinati a finanziare la ricostruzione di due paesi distrutti dai nazisti in ritirata. Jean-Pierre, che nell’immaginario popolare è un eroe nazionale pari a Benoist, si spende molto per pubblicizzare la corsa come un nuovo punto di partenza per la Francia post bellica e che vedrà  i piloti percorrere un tunnel di quasi due chilometri, inizio della nuova autostrada verso la Normandia.

Nell’occasione viene presentato il primo prototipo stradale “Wimille”, il risultato non è dei migliori perché il motore è diverso da quello inizialmente concepito (viene montato un Citroen all’ultimo momento) e i test hanno dato risultati poco confortanti, anche a causa delle ristrettezze economiche del dopoguerra. Viene deciso allora di presentare un secondo modello.

Il primo progetto prevede un telaio tubolare, il motore centrale, sospensioni indipendenti e aerodinamica curata per permettere al pilota di essere centrale e poter avere la migliore visibilità  possibile.

 

Il 21 luglio c’è il Gran Premio delle Nazioni a Ginevra, una gara che vede un’enorme partecipazione di macchine, nonostante la ristrettezza causata dalla guerra e l’obbligo di schierare macchine da 1500cc. Jean-Pierre su Alfa 158 è terzo a un giro dal vincitore Giuseppe Farina ma stabilisce comunque il giro più veloce, dopo aver ottenuto la pole, la vittoria e il giro veloce della sua batteria. Il distacco di un giro è dovuto anche ad un contatto tra Nuvolari e Wimille che vede il pilota mantovano colpire colpevolmente il francese speronandolo. In seguito Nuvolari viene squalificato con la bandiera nera ma, anticipando quanto succederà  49 anni dopo a Silverstone con Schumacher, ignorerà  la sanzione che verrà  annullata. A fine gara i due vengono convocati e invitati a stringersi la mano, nonostante la contrarietà  di un Wimille infuriato.

Su questa gara ci sono anche pressanti indizi che fanno supporre ordini di scuderia ben precisi in casa Alfa per evitare lotte fratricidi che potrebbero portare a incidenti e pregiudicare dunque la vittoria sulla Maserati. A confermare queste voci c’è il fatto che, nonostante l’Alfa presenti la prima evoluzione tecnica post-bellica con due macchine su quattro che presentano il compressore a doppio stadio, i modelli evoluti vanno a Varzi e Farina mentre Wimille e Trossi guidano quelli risalenti al 1940.

 

Il primo settembre a Torino, nel Parco Valentino si corre l’ultima prova. Ai quattro rappresentanti dell’Alfa Romeo che hanno corso in Svizzera si aggiunge una quinta vettura per Consalvo Sanesi. L’Alfa Romeo dipinge un capolavoro: Varzi primo e Wimille secondo a mezzo secondo con il terzo, Raymond Sommer, staccato di due giri. Jean-Pierre completa l’opera con il giro più veloce ma è doveroso aggiungere che ha dovuto obbedire a ordini di scuderia che volevano che fosse l’italiano Varzi a vincere la gara: la gara infatti ha visto la fuga in testa di Wimille dopo che Farina, ottenuta la pole, aveva rotto un semiasse; a quel punto dovendo vincere Varzi, Jean-Pierre ha gradatamente rallentato per farsi superare e giungere in parata. Alle successive lamentele di Wimille per il trattamento ricevuto, l’Alfa, tramite il dirigente Guidotti, ha risposto appiedandolo per la corsa di Milano.

 

Le altre gare dell’anno iniziano il 22 aprile a Nizza, è una data importante perché segna il ritorno delle competizioni motoristiche internazionali dopo la guerra.

La gara di Nizza del lunedì di Pasqua del 1946 merita una nota. Wimille non partecipa per un motivo curioso: ha una macchina un’Alfa 308 giunta dall’Italia (un modello di otto anni prima) ma sul circuito c’è in corso una fortissima protesta per la partecipazione di Rene Mazaud che è stato un collaborazionista dei tedeschi. I piloti non vogliono correre con Mazaud e minacciano di disertare, Wimille, per evitare polemiche di qualsiasi tipo, si ritira, adducendo di non aver ricevuto il permesso militare, lasciando il suo posto a Raymond Sommer. Mazaud, dietro lauto pagamento, verrà  ammesso alla corsa e anzi fatto passare come finto collaborazionista ma in realtà  legato a Benoist.

Jean-Pierre vince ancora al Bois de Boulogne la “Paris Cup" (o “Coupe de la Résistance”) il 30 maggio doppiando tutti con la sua Alfa 308, compreso Louis Chiron che arriva secondo con la Talbot-Lago. Per lui è un grande trionfo, una vittoria ottenuta davanti ad un pubblico entusiasta e che lo vede come un vero eroe, valoroso e intrepido, come ogni grande atleta francese sarebbe dovuto essere.

 

Il 30 giugno Jean-Pierre vince la gara di Perpignan nella prima edizione del “Roussillon Grand Prix". Wimille ottiene la pole position e lotta contro Sommer finchè sulla Maserati del rivale non compaiono problemi al pistone che lo costringono al ritiro. Jean-Pierre a questo punto è di un’altra categoria e vince con la bellezza di 12 giri, su 68 totali, di vantaggio sul secondo.   

Sette giorni dopo a Digione, in Borgogna, Jean-Pierre concede il bis con quello che oggi chiameremmo “hat trick” e, dopo due ore e diciassette di fatica, il suo vantaggio su Grignard e la sua Delahaye è di soli 5 giri su cento totali. 

Torna in pista per la prima edizione delle 24 Ore di Nantes del 28 luglio. Qui la fortuna non gli sorride perché nonostante dimostri a tutti la sua velocità  con l’ottenimento della pole position e del giro veloce, è costretto al ritiro per problemi al telaio.   

Ormai è lanciato tra i grandi dell’epoca e, come detto, Giovanbattista Guidotti, capo della parte sportiva dell’Alfa, gli ha proposto di guidare a fianco degli assi Varzi, Farina e il conte Trossi. 

 

Le sue imprese hanno impressionato molti addetti ai lavori e così per il 1947, il pilota riceve una proposta contrattuale da Amedee Gordini. Viene alla fine trovata una soluzione di compromesso per cui Jean-Pierre avrebbe corso le gare internazionali per Alfa Romeo e le corse nazionali in Francia con Simca-Gordini.

Le “Grandi Prove” di quell’anno vedono quattro gare: il Gran Premio di Svizzera, quello del Belgio, quello d’Italia e quello di Francia.

L’8 giugno si comincia con la gara a Berna e per Jean-Pierre è un nuovo trionfo poiché ottiene pole, vittoria e giro veloce sia nella batteria che in gara. Il dominio dell’Alfa è totale infatti dietro a Wimille si piazza Varzi con Trossi terzo e Sanesi quinto dietro alla Maserati di Sommer. C’è da dire tuttavia che nonostante l’impegno e la supremazia dell’Alfa Romeo, i piloti si impegnavano e spremevano i loro bolidi, non correndo certo di conserva.

 

Tre settimane dopo si corre a Spa e molti si aspettano, data la netta superiorità  dell’Alfa che i dirigenti preferiscano un’alternanza tra i piloti e che sia Varzi a spuntarla.

Jean-Pierre non ha alcuna intenzione di mollare così facilmente e ottiene la pole-position.

Alla partenza Varzi passa in testa e Wimille è secondo ma al terzo posto non c’è un’Alfa ma il solito Sommer. I dirigenti Alfa Romeo non si accorgono subito della cosa e pensano che Sommer sia un altro concorrente appena doppiato; una volta capita la situazione, cominciano a dare indicazione ai piloti di accelerare e qui scatta la trappola di Wimille. Jean-Pierre, giustificato dalle sollecitazioni dei box, comincia a pressare Varzi da vicino, giocando letteralmente al gatto col topo, finchè Varzi, che si difende alla morte, compromette l’efficacia dei freni della sua macchina e ha bisogno di una sosta supplementare. A quel punto il compagno francese ha buon gioco e vince la seconda gara dell’anno, compromettendo però sia il rapporto tra Varzi e la squadra che la propria carriera venendo, di fatto, appiedato seduta stante per il resto della stagione. La direzione di Alfa Corse decide di punire questo comportamento “non collaborativo” di Wimille e lo ferma per il resto dell’anno, non iscrivendolo alle due successive grandi prove, nonostante le pressioni per farlo correre almeno in Francia, e sostituendolo per la gara di Milano con Alessandro Gaboardi.

Degno di nota nel gran premio del Belgio è il fatto che il pilota con la sua Alfa Romeo 158 superi per la prima volta il muro dei 300 Km orari sul rettilineo Masta.    

Un’altra soddisfazione per Jean-Pierre arriva da una gara cui tiene molto, la coppa “Robert Benoist”, che il pilota vince con la Gordini il primo giugno vicino a Nimes dopo un’ora e mezza di battaglia.

 

Appiedato da Alfa Romeo e impegnato solo con Gordini, Wimille si dedica alla sua vettura di serie e con la collaborazione di due tecnici con cui ha lavorato in Bugatti, Michel Viel e Pierre Lapaygou, dà  vita alla JW01. La macchina è estremamente innovativa per l’epoca: ha un coefficiente aerodinamico basso, ci sono ampie superfici a vetri, un faro centrale, tre posti sul sedile anteriore e quello centrale è occupato dal guidatore. Ha un motore Citroen in posizione centrale-posteriore da 1911 cc e 56 cv ma non essendo totalmente soddisfatto del risultato, lo sostituisce dopo aver raggiunto un accordo con la Ford con l’omonimo V8 della Vedette da 2158 cc, disegnato da Philippe Charbonneaux. L’accordo con Ford deriva dalla mancanza di fondi per proseguire il progetto: la Ford avrebbe avuto la proprietà  intellettuale del progetto in cambio dei finanziamenti, Wimille avrebbe avuto carta bianca in cambio dell’utilizzo del motore Ford Vedette.

 

Il 1948 vede continuare il tentativo di Wimille di prendere parte a più gare possibili e il proseguimento della propria carriera di imprenditore: durante questo anno parteciperà  con la sua vettura al Salone dell’Automobile di Parigi con lo slogan “La macchina per il futuro, oggi”. Presenta il suo prototipo che ha un V8 Ford e linee più rifinite ed eleganti. Seguendo le monoposto dell’epoca, l’acceleratore è in posizione centrale e a bottone, oltre al faro centrale. La presenza delle Wimille al Salone proseguirà  fino al 1952, quattro anni dopo la morte di Jean-Pierre e le vetture saranno in vendita allo stesso prezzo delle più conosciute e raffinate Rolls-Royce.

Jean Pierre “pilota” continua a dividersi tra Simca-Gordini e Alfa Romeo, tra Europa e Argentina. Corre infatti diverse gare, allettato dalle offerte, tra Buenos Aires e Mar del Plata dove coglie un terzo posto ma è comunque in Europa dove si afferma come il pilota più veloce.

 

Le 4 Grandi Prove lo vedono protagonista assoluto con un totale di due vittorie, tre pole position,  tre giri più veloci e un secondo posto in un giorno tragico.

A Monaco il 16 maggio, nella prima gara nel circuito monegasco dopo undici anni di stop, con la Simca-Gordini (l’Alfa è assente) non riesce a brillare e la sua corsa termina al sessantesimo passaggio con la rottura del motore. Nonostante questo, era riuscito a condurre brevemente la corsa, prima di essere sorpassato dal futuro vincitore Farina.   

 

La seconda prova è il Gran Premio di Svizzera, sul circuito di Bremgarten. Si corre una corsa senza una delle stelle più brillanti: Achille Varzi è infatti deceduto a seguito di un incidente in prova. Nella percorrenza della curva Eymatt, come il motociclista Omobono Tenni qualche ora prima, Varzi perde il mezzo anche a causa dell’asfalto umido per la pioggia e va a sbattere.

L’Alfa Romeo vorrebbe ritirare la squadra ma è la vedova dello stesso Varzi ad insistere perché la squadra partecipi. Wimille a questo punto diventa il leader della squadra Alfa Romeo e il giorno dopo regala la vittoria al compagno di squadra Trossi, malato di tumore al cervello. Ma è una corsa irreale quella che si svolge a Bremgarten con i due piloti sotto choc che vincono ad una velocità  sensibilmente più bassa dell’edizione precedente. 

La corsa, che vedrà  la morte anche di Christian Kautz, vede appunto Trossi vincitore in parata su Wimille che ottiene pole e giro più veloce.

 

Nella terza Grande Prova, a Reims, due settimane dopo, Wimille vince la corsa ottenendo anche la pole e il giro veloce con la sua Alfa Romeo; un hat trick fantastico ottenuto nella corsa di casa davanti ai compagni di squadra Sanesi e Ascari. Quest’ultimo sostituisce Trossi in cura e depresso per la morte di Varzi. Ascari si comporta benissimo e insidia anche capitan Wimille che vince nonostante cinque soste ai box per i problemi di raffreddamento dovuti alle pietre che bucano il radiatore.

 

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La partenza di Reims

 

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Wimille in azione con il numero 30

 

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Il vincitore

 

 

La quarta e ultima Grande Prova si svolge a Torino il 5 settembre sul circuito del Parco Valentino. Wimille, con la sua Alfa 158, concede il bis con un altro hat trick e il doppiaggio di Villoresi, secondo con la sua Maserati, e Sommer, terzo su Ferrari, a due giri, dopo tre ore di corsa a 113 Km orari di media, sotto una pioggia battente. Wimille sfrutta tutti i suoi 315 cavalli e vince ma le immagini del dopocorsa mostrano tutto lo sforzo fisico che questa maratona ha richiesto.

 

Le immagini da Torino al post 171 di Andre:

 

Tra le altre corse, meritano particolare menzione le vittorie sul circuito argentino di Rosario e a Monza. La vittoria di Rosario è ricordata soprattutto perché Wimille riesce a tener dietro a parità  di macchina Juan Manuel Fangio con un duello memorabile tra le Simca-Gordini. Jean Pierre rimonta dopo una qualifica non esaltante e dal quinto balza al primo posto; Fangio d’astuzia riesce a riprendere momentaneamente la testa, prima di essere nuovamente superato dall’asso francese che stavolta è ben attento a non concedere nuovi spazi all’abilissimo argentino. Fangio in seguito si dovrà  ritirare per un problema tecnico al motore ma ricorderà  sempre la battaglia con Wimille che vincerà  davanti a Chico Landi e Villoresi.

 

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La battaglia tra Wimille con il 3 e Fangio con l'11

 

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Altre immagini da Rosario '48

 

 

Il 17 ottobre è previsto il Gran Premio di Monza.

L’autodromo riapre nella sua configurazione originaria dopo i terribili incidenti del 1933 quando, a causa di una macchia d’olio, muoiono dopo uscite di pista Giuseppe Campari, Bacunin Borzacchini e Stanislas Czaykowski. In seguito l’autodromo presenterà  un nuovo layout del tracciato denominato “circuito Florio”, ad opera del conte Vincenzo Florio che creerà  l’omonima Targa, con nuove chicanes per rallentare le vetture. Dal 1945 poi il circuito monzese verrà  anche adoperato per stoccare materiali bellici.

La gara vede Jean-Pierre partecipare con l’Alfa Romeo che desidera vincere la corsa con il compagno di squadra Consalvo Sanesi; completa la formazione il conte Carlo Felice Trossi. Quest’ultimo vede Sanesi solo come un meccanico prestato alle corse, come del resto faceva il borghese Varzi, e mal sopporta ordini di scuderia. Per questo appena si accorge dei problemi meccanici sulla macchina di Sanesi, lo attacca, tentando di vincere la gara che vede l’Alfa come protagonista. A questo punto viene fuori il senso dell’onore di Wimille che, in terza posizione, si getta all’inseguimento del conte, sorpassandolo senza difficoltà  e vincendo la gara dopo due ore e cinquanta minuti con oltre 43 secondi su Trossi e un minuto e 40 su Sanesi, con somma soddisfazione dello stesso Sanesi per il senso di giustizia ristabilito. Sarà  l’ultima vittoria della sua carriera…

 

Il 1949 vede Wimille presentarsi ai nastri di partenza deciso a invertire la tendenza che vede la Simca-Gordini rompersi un po’ troppo spesso; la macchina è molto buona e veloce ma tende a lasciare a piedi il pilota francese. Jean-Pierre che nel tempo ha assunto peso in squadra, relegando Amedée Gordini a un ruolo dirigenziale, ha in mente un deciso cambio di rotta. Si propone, come sempre dopo la guerra, di partecipare al maggior numero di eventi possibili, soprattutto in Sudamerica, per via degli alti compensi promessi agli assi europei.

 

Il 28 gennaio si corre al Parco Palermo di Buenos Aires, sono in programma le prime prove libere.

Purtroppo avviene la tragedia, in una lunga curva a sinistra dal raggio costante lungo l’Avenida Tornqvist. Forse accecato dal sole che è basso sull’orizzonte, forse obbligato a girare bruscamente lo sterzo per evitare l’ostacolo di uno spettatore sulla pista, più probabilmente per la rottura di un asse, perde il controllo della macchina che rimbalza sulle balle di paglia e si schianta contro un albero. Ha il tempo di mormorare ai suoi soccorritori che non sa cosa sia successo e muore qualche ora dopo per la frattura del cranio ad appena 41 anni.

 

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L'incidente di Buenos Aires

 

Coloro che porteranno la sua bara sono Villoresi, Fangio, Ascari, Farina e Juan Galvez mentre a Parigi il presidente Vincent Auriol annuncia che Wimille verrà  insignito della Legion d’Onore.

 

Viene sepolto al cimitero di Passy a Parigi e un memoriale per onorare la sua memoria si trova a Porte Dauphine a Parigi, appena dietro il luogo che ospitava i box del Bois de Boulogne dove vinse la Coppa dei Prigionieri nel 1945 e non lontano dal quartier generale della Gestapo sulla Avenue Foch. Scompare così uno dei sicutri protagonisti del futuro campionato del mondo di Formula 1, uno dei piloti più veloci della sua epoca ma soprattutto un uomo con molti interessi e acuto, un eroe e non solo per la parte sportiva della Francia.

 

 

Ringrazio Sundance per i contributi inviati

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                 

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"Wimille era destinato a diventare il corridore simbolo del periodo dall’immediato dopoguerra fino alla sua morte, avvenuta all’inizio del 1949. Gli sarebbero succeduti Ascari, Fangio, Moss, Clark, Stewart ed altri, fino a Michael Schumacher, ciascuno massimo rappresentante di un ben definito periodo di corse. Wimille appartiene a pieno titolo a questa ipotetica Hall of Fame.

Pilota velocissimo e continuo, a detta dei tecnici del tempo di stile affine a quello di Caracciola, aveva la capacità, molto attuale, di raggiungere subito il limite della sua monoposto, creando stupore tra quegli stessi tecnici, tra cui alcuni ingegneri dell’Alfa Romeo che lo stimavano moltissimo.

Un solo giro lanciato gli era sufficiente, in genere, per ottenere la prestazione, dopo la quale si fermava immediatamente. Non amava provare e, a volte, nelle corse minori, era il suo meccanico a qualificare la vettura.

 Wimille era un vero e proprio eroe nazionale; dopo una gioventù un po’ scapestrata, fece tutte le scelte giuste per assurgere a questo ruolo, al punto che spesso si parlò di un suo ingresso nell’agone politico.


Nazionalista e un po’ bigotto, personificava le virtù repubblicane, ma era un uomo assai più complesso e contraddittorio di quanto la sua immagine pubblica facesse trasparire.


Sua moglie, la coraggiosissima ed intelligente Christiane de la Freyssange, detta Cric, era riuscita a fuggire dal treno della deportazione dopo essere stata arrestata con Benoist. Aveva coinvolto il marito, pare abbastanza riluttante, nelle operazioni della rete e copriva pubblicamente le sue avventure sentimentali presentandosi assieme a lui nei weekend delle corse. 

Anche la fatale alleanza tra il distaccato ed elitario Wimille e il popolano arruffone Amédée Gordini è difficile da interpretare. Wimille apprezzava le qualità delle vetturette di Gordini e sapeva che le possibilità di un ingaggio regolare da parte di una Casa erano virtualmente inesistenti, nonostante il forte legame con Guidotti, team-manager di Alfa Corse. Infatti, nel triennio 1946/1948, l’Alfa Romeo ha corso solo 12 volte e Wimille ha guidato un’Alfetta soltanto in nove di queste. Egli quindi accettò di correre per Gordini nella stagione 1947 e all’inizio della successiva. Vinse diverse corse, ma si ritirò nove volte, troppe per le sue ambizioni: abbandonò la squadra dopo il Gran Premio di Monaco 1948. Sfortunatamente, accettò di correre ancora per Amédée nella Temporada Argentina del 1949, ove perse la vita, unico pilota morto al volante di queste pericolose macchinette".

(Da "Corse Grand Prix e Formule Libre 1945-1949", Conferenza di Alessandro Silva, Museo Automobile di Torino, 22 ottobre 2005, Monografia AISA n. 66)

 

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