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Showing content with the highest reputation on 09/19/21 in all areas

  1. Sorpasso abbastanza porno di Romain su Scott...
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  2. Harvey si scansa! Grazie Dallara...
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  3. Jimmie finalmente a suo agio in mischia
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  4. Colton Herta partirà dalla pole position questa sera a Laguna Seca. Al suo fianco in prima fila ci sarà Alexander Rossi mentre dietro di loro partiranno Will Power e Alex Palou. Bene Askew quinto mentre Pato O'Ward si accontenta della sesta piazza...
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  5. Peraltro senza grossi risultati perché non mi pare che con tutto questo snaturarsi l'audience sia schizata a livelli stratosferici da dire che "per il business hanno comunque ragione loro".
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  6. Infatti il tanto vituperato calcio non ha cambiato continuamente le sue regole, stuprando la sua natura e la sua storia per rincorrere i bimbiminkia sui social. Quando qualcuno ha parlato di superlega, è stato rimesso subito a cuccia. Ma nel calcio comandano gli inglesi... Non ci sono meriti comunque per il calcio, è la formula 1 che ha deciso di autodistruggersi e di snaturarsi continuamente per la televisione. E nessun altro sport nel mondo lo ha fatto così di continuo
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  7. "Moment of silence for the rabbit"
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  8. TRAGEDIA GRECA Appena il portellone dell’aereo venne aperto entrò uno schiaffo di calore impressionante, le case che avevamo sfiorato atterrando dormivano nella calura d’inizio estate, tutte bianche con il tetto rosso stagliavano contro lo sfondo giallo dell’erba bruciata dal sole, poi via via che ci avvicinavamo alla meta queste si alzavano fino a dare l’impressione che il gigantesco aereo andasse a tuffarsi nel centro della città millenaria. L’Acropoli ci guardava dall’alto di una collinetta, con la stessa sufficienza con cui un vecchio re guarda degli intrusi fracassoni che disturbano il suo maestoso ed eterno sonno. La gara a quei tempi - nel 1987 - era forse una delle più belle e dure del mondo, un rally con ritmi pesantissimi dove anche i tratti di trasferimento facevano classifica e dove i settori a “zero” facevano compiere imprese leggendarie a tutti i partecipanti solo nell’intento di non pagare penalità, una vera Mille Miglia su terra. I minuti di penalità a quei tempi contavano 60 secondi e i km. di prova speciale erano circa ottocento tra strade impossibili, sentieri stupendi, dirupi da brivido e tratti bellissimi che ancora oggi ricordo con velata nostalgia. Gia’ durante le ricognizioni la vita si presentava dura, il furgone non riusciva a seguirci per tutto il tragitto e percorrevamo tratti scoperti molto lunghi, la benzina era il problema più grosso e le rotture meccaniche erano l’incubo ricorrente, non esistevano comunicazioni e le radio coprivano quello che potevano, se la vettura si rompeva seriamente erano problemi seri anche andando via in coppia come facevamo sempre. Ci trovavamo in mezzo ad un posto sperduto quando sulla vettura del mio compagno di squadra si ruppe un braccio posteriore della sospensione, una pietra lo spezzò come fosse un biscottino. Nella Delta erano in lamiera stampata, fragilissimi, bastava una pietra e zac la ruota si apriva e restavi lì. Il sole stava per sparire dietro a due enormi montagne e non restavano molte soluzioni se non tentare una riparazione di emergenza. Un paletto di legno, un po’ di filo di ferro e decine di giri di nastro da imballaggio, fu la ricetta che ci permise di ritornare in albergo e non risultare dispersi. Il giorno dopo ci trovammo a corto di benzina in un posto altrettanto sperduto, ci fermammo in mezzo ad alcune case che escluso il rally dell’Acropoli e forse la seconda guerra mondiale non avevano mai visto altra gente che lo sparuto gruppo di pastori che vi dimorava. Loris e Gigi Pirollo contattarono senza sapere una parola di nessuna lingua, un tipo che stava fuori da una casa, si parlavano come Tarzan, Cita e uomo bianco e ovviamente la faccenda non sembrava produrre alcun esito, anche perché era veramente un posto perso nelle montagne. “Se non troviamo benzina ci tocca dormire qui e farci prestare un gregge da pascolare finché qualcuno non ci trova” Loris parlava in veneto al tipo e Gigi sembrava un sordomuto che agitava le mani, mescolava parole in ogni lingua. Ad un certo momento il tipo si infila due dita in bocca e fa due fischi fortissimi. Da una baracca che ottimisticamente possiamo chiamare casa uscì una signora, alta forse un metro e cinquanta e del peso di qualche tonnellata, barcollando costei si avvicinava a noi con un bidone verde che faticava a trasportare. Lo consegnò a quello che penso fosse suo marito, il fischiatore insomma, il quale non si era ancora mosso dalla posizione rilassata che aveva al nostro arrivo, all’ombra di un albero con alcuni amici a bere qualche schifezza locale. Il bidone fu issato col nostro aiuto sul tetto della Delta e la signora mi passò un tubo, facendomi segno di infilarlo dentro il fusto. Una volta entrato la signora afferrò il tubo e tirò forte con la bocca aspirando la benzina e quando questa uscì fu infilata immediatamente nel vorace serbatoio ormai arso come un campo in estate. Mentre stavano riempiendo la mia macchina, la signora ricomparve con un altro bidone che mettemmo sopra la Delta di Alex. Quando la signora mi diede il tubo, lo infilai tutto nel bidone riempiendolo di benzina e poi tappandolo con il dito estrassi la benzina senza aver bisogno succhiare e di berne inevitabilmente un poca come spesso succede. La signora ed il marito restarono stupefatti, per anni avevano bevuto benzina senza sapere che esisteva un modo così semplice per non farlo. Il giorno dopo quando ripassammo di là ci fermarono, la signora ci aveva preparato una torta come ringraziamento. La mangiammo seduti sugli scalini della casa parlando sempre come Tarzan, Cita e uomo bianco… Le mura dell’Acropoli erano ancora lì quando partimmo per la gara, l’alba gialla e intorpidita salutava lo scendere dalla pedana delle prime vetture. Ognuno di noi aveva un poliziotto che a tutta velocità e con le sirene spiegate ti accompagnava fuori dal caotico centro della città greca. Era quasi difficile stargli dietro da tanto andava forte e una volta giunti in un punto stabilito costui ti salutava con un’impennata, si rigirava e tornava a prendere un altro equipaggio. La prima prova speciale, disputata il giorno prima nell’arena di Lagonissi l’avevamo vinta di poco. Alla vista del cartello giallo di preavviso fine prova avevo mollato come un tonto, pensando che finisse lì, “Vai, Vai, Vai” la voce agitata di Loris mi fece rinvenire accorgendomi dell’errore, scalai una marcia e finii la prova. Ripensavo a questo mentre entravamo nella prima speciale vera del rally, una pietraia mai vista nella quale l’anno prima diverse vetture erano rimaste irrimediabilmente danneggiate. Avevamo preso la gara con il passo giusto per terminarla e dopo alcune prove avevamo davanti a noi solamente un greco con una Delta, dietro Alex Fiorio, poi altri equipaggi non molto importanti, la selezione si era fatta subito, il greco sapevamo che sarebbe durato poco, la Lancia aveva quaranta tra furgoni e mezzi veloci dislocati in ogni inizio e fine prova, uno spiegamento imponente che nessuno poteva nemmeno avvicinare. “Dovete stare molto attenti perché abbiamo i braccetti anteriori di serie, si piegano e si rompono facilmente”, ci disse sinistramente Bortoletto prima di partire. Pensavo che la scelta fosse dettata da una precauzione regolamentare per la prima parte di gara e che poi ci avessero messo qualcosa di più robusto, vista l’assoluta impossibilità per quel tipo di braccio di affrontare la gara greca. Anche nel rally più stupido si sapeva che le Delta avevano dei bracci rinforzati, si piegavano perfino sull’asfalto, il regolamento di allora ovviamente non li prevedeva ma li avevano tutti, anche perché erano talmente ben fatti che era impossibile vederli senza avere il pezzo in mano. Non mi curai molto del problema affrontando con la massima precauzione ogni buco che nella stesura delle note avevamo curato più della difficoltà delle curve. “La macchina non sta più in strada, va dappertutto”: la voce di Alex irruppe nelle cuffie appena dopo l’ultima prova della prima tappa. "Vieni giù all’emergenza siamo appena sotto” Rispose immediatamente il furgone.La mia macchina non aveva problemi sembrava appena scesa dalla bisarca per cui mi spostai al servizio successivo per lasciare loro lo spazio per lavorare. Quando lui arrivò chiesi a Gigi che cosa avessero rotto e che questo fosse cambiato anche nella mia macchina per precauzione. “No non era niente, solo la scatola guida allentata” “Un tirante dello sterzo lasco” disse qualcun altro. Poi dopo alcuni minuti saltò fuori invece che vennero cambiati i due bracci anteriori. La seconda tappa partiva presto al mattino, ci si spostava verso il nord per finire a Kamena Vourla a circa duecento km da Atene. Il greco che ci era davanti come previsto si fermò, ruppe il solito raccordo della pompa di benzina, guasto obbligatorio per chi usava il serbatoio di serie, invano venne ad implorare ai furgoni un aiuto, lo guardavano tutti come fosse un lebbroso. “Ma è sempre una Lancia” Gridava invano a tutti quelli che gli capitavano a tiro. Mi fece una pena tremenda ma dopo tutto il suo ritiro mi consegnava la testa della classifica senza nemmeno fare fatica, lo avevamo previsto era solo durato qualche prova di più del pronostico. Alex aveva rotto il cambio nella prima prova della seconda tappa, era rimasto in terza o quarta ma continuava con mille difficoltà e a velocità molto ridotta, dietro a noi praticamente più nessuno, avevamo vinto già da metà gara, la macchina era perfetta. Al riordino di Itea sotto una calura tremenda Loris dal tavolino dei cronometristi mi fece segno con le mani che avevamo una ruota chiusa. “Un braccetto che si è piegato” diceva mentre si allacciava le cinture, “Lo facciamo cambiare subito” prese in mano la radio e chiamò l’assistenza. Iniziavamo poco dopo un tratto di circa ottanta km praticamente senza assistenza e con tre settori a zero. “Secondo me anche se è piegato un po’ non si rompe, lasciamo stare, facciamolo stasera quando abbiamo un ora, tanto andiamo piano” Litigammo e come sempre aveva ragione lui, però non so perché ma avevo paura che toccassero la macchina, andava tutto troppo bene. “Vi aspettiamo al punto 34 dopo la prossima prova, faccio convergere la veloce il furgone e l’elicottero” Fu la risposta di Bortoletto dall’elicottero. Il pilota dell’elicottero atterrò in un punto incredibile infilandosi sotto i fili della luce con una maestria mai vista, un vero capolavoro. I meccanici del furgone avevano appena iniziato a togliere il paracoppa quando furono rilevati dai due dell’elicottero, i migliori del team. Scesero a testa bassa con una piccola cassettina dei ferri in mano quasi correndo. “Quanto abbiamo qui” chiesi a Loris. “Diciotto minuti” Mi buttai all’ombra tranquillo aspettando che finissero il lavoro, ma qualcosa non andava. “Dai ragazzi fate questo miracolo” Disse ad un tratto Bortoletto facendomi sobbalzare dall’ oblio in cui ero perduto quasi assaporando la vittoria che stava per arrivare. “Miracolo? Che succede!” “Tre minuti ragazzi” urlava Loris mentre in giro c’era ancora di tutto. “Ma cazzo, ieri avete cambiato tutti e due i bracci ad Alex in dieci minuti e adesso fate pagare me, con diciotto minuti a disposizione?”. Nessuno parlava ma avevo la sensazione che ci fosse un modo di lavorare strano o perlomeno non abituale per quei meccanici fantastici. “Iniziamo a pagare, salta su e metti le cinture svelto!” urlava ancora Loris. “Porca puttana ma tutte a me capitano?” Finalmente la macchina ricadde sul terreno con le due gomme e il braccio nuovi. Il c.o. era a duecento metri e pagammo tre minuti. “Non fa niente siamo sempre in testa penso… dai andiamo, non riesco a capire come sia potuto succedere, sono i migliori” Esclamò Loris scuotendo la testa mentre con l’indice picchiava nervosamente il tripmaster elettronico per azzerarlo. Neanche duecento metri dopo l’inizio prova, subito dopo un tornante la ruota si apre, proprio l’anteriore sinistra quella su cui era stato effettuato l’intervento. L’elicottero era sopra di noi, ci guardavano da non più di venti metri. Scesi e mi buttai sotto per vedere che era successo. “Qui pare che si sia sfilato il bullone che tiene la testina al montante, venite giù un attimo, ci mettete due minuti” “Non possiamo atterrare dobbiamo andare via per seguire le altre macchine siamo in ritardo…” “Buttateci almeno i ferri lo rimettiamo noi!” Non ottenni nemmeno una risposta mentre l’elicottero virava tra il polverone, alzandosi e puntando verso l’enorme lago che ci guardava immobile nella calura estiva. Lo stomaco si contrasse quasi in un conato di vomito. “Ma non potete lasciarci qui con il rally vinto” Urlò Loris alla radio. “Quando sono passati tutti il furgone vi recupererà, tornate in albergo noi andiamo via…” Guardai bene e pochi metri prima trovai il bullone in mezzo alla strada, bello nuovo, sfilatosi perché non era mai stato messo il dado che lo doveva bloccare. Passarono lentamente tutti, ci guardavano e sicuramente pensarono “uno in meno” poi venne il furgone, non so ancora perché ma ci cambiò il braccio nuovamente, forse un riflesso di rabbia anche del meccanico che aveva assistito impotente alla scena. Da solo ci mise meno di dieci minuti, prendemmo la direzione di Atene con una rabbia enorme, la macchina era perfetta nemmeno il volante storto. Sul Corriere della sera e su altri quotidiani scrissero che mi ero ritirato dopo aver staccato una ruota a causa di un maldestro atterraggio dopo un salto… La verità invece era un’altra. Alcuni anni dopo in un ristorante di Sanremo cenai con alcuni meccanici che direttamente o indirettamente erano stati presenti a quel fatto. “Guarda” mi disse sottovoce uno di loro “Sappiamo tutti com’è andata, tu quella gara non la dovevi finire altrimenti non c’era la scusa per lasciarti a casa dopo, sai come funziona no?” Il mare lì fuori stava quieto, come il lago quella volta, guardai la luna accesa e bianca come le mura millenarie dell’Acropoli, un sospiro e quasi una lacrima ad avallare i miei sospetti di sempre, la vita aveva già girato pagina, i ricordi spesso tornano nelle notti tormentate quando si immagina come in un film cosa sarebbe stato se le cose avessero seguito il loro corso... ("Rally - Il sapore della passione", di Vittorio Caneva)
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