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sundance76

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messaggi inviate da sundance76

  1. 9 minuti fa, mau65 ha scritto:

    Al gran premio di inghilterra del 19083, jarier perse l'airscope della sua Ligier.. rimase in pista per metà gran premio, ma non fu esposta nessuna bandiera rossa....

    Mi fai venire in mente il Gran Premio d'Argentina 1974 a Buenos Aires, quando il beniamino di casa Carlos Reutemann su Brabham (-Ford, ovviamente) subì il progressivo distacco dell'air scope negli ultimi giri: l'aria non arrivava più correttamente al motore, che così consumava di più, e all'ultimo giro Carlos dovette regalare la vittoria alla McLaren (-Ford, ovviamente) del sornione Denny Hulme (campione mondiale '67 su Brabham-Repco), il quale ottenne la sua ultima vittoria iridata, prima del ritiro a fine stagione.

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  2. In questo momento, Loris ha scritto:

    Bene, spero sia un bel segnale per non correre più il prossimo anno in questa pista di m***a

    Capisco che la pista non piaccia, eppure tutta questa animosità non l'ho mai vista per Abu Dhabi e altri insulsi aeroporti (e ce ne sono tanti).

    Ma forse siamo troppo abituati alle vie di fuga desertiche.

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  3. 20 ore fa, Andrea Gardenal ha scritto:

    A quanto leggo su Autosprint i rapporti tra Liberty Media e i promotori del GP sarebbero iniziati con tutti e due i piedi sbagliati. Liberty avrebbe detto che quella di Baku è una di quelle gare che non aiuta a promuovere il brand della F1 nel mondo; gli organizzatori, piccati, han risposto che loro si occupano di F1 da tre anni, i nuovi padroni solamente da qualche mese.

    Insomma, le premesse per togliere la gara dal calendario nel giro di pochi anni ci sono tutte

    Tutto questo impegno lo avrei utilizzato per eliminare prima piste come Abu Dhabi e Sochi...

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  4. Leggete e bevetene tutti.


    VINTAGE


    Vent'anni fa partivo con Sergio “Fox” Barbasio per il mio primo Rallye di Montecarlo.
    Vent'anni fa, gli organizzatori pensavano che il rallye fosse una roba da uomini duri, per cui si partiva da Marrakech, si viaggiava per due notti e due giorni, si dormicchiava una notte a Monaco, si ripartiva all'alba per il “commun” (due giorni e una notte) e, quando ci si ritrovava sul lungomare, restava appena da fare la notte del Turini che, da sola, valeva quanto un intero rally San Martino di Castrozza; praticamente, in cinque giorni, si era fatto un Campionato Italiano.
    Vent'anni fa gli avversari avevano nomi da Valhalla: Makinen, Mikkola, Aaltonen,Andersson, Toivonen, Waldegaard, Blomqvist (però, quanti ce ne sono ancora!) avevano tute di pelle d'orso e caschi con le corna.
    Poi c'era l'Armée francese: Therier, Ragnotti, Nicolas, Andruet, Piot, colle piume alla moschettiera e l'accento al fondo, ma noi curavamo soprattutto quelli di casa: la Famiglia Fiattaglia dei Paganelli, dei Bisulli buonanima, dei Verini, dei Trombotto, perché é tra parenti che ci si fanno i dispetti più belli.
    Vent'anni fa le macchine si chiamavano Fulvia, Alpine, Escort, Mini (la domenica alle corse, il lunedì al mercato) Porsche,Centoventiquattro, Saab, Citroen e 200 cavalli erano un miraggio.
    Peri motori era lavoro di raschietto e blu di prussia e, per alleggerirle, si toglievano le maniglie degli alzacristalli, la moquette, il riscaldamento, così io sopra la tuta mi mettevo il montone.
    Ad accudirle c'era una banda di fenomeni: il Topone, Scintilla, Don Vito Tufaralle, Fraboni, Noviello Martellogrosso, Agelao, Gegé, Stoccola ed altri che ricorda solo la memoria del cuore; imbrancati dal povero Gino, vagavano per il mondo dei rallies in tute dai colori e dalle fogge più disparate, su di una miscela di furgoni improbabili più una Flavia ai limiti della sopportazione. Leggendo mappe del tesoro,domandando alle spose e annusando l'aria, si sparpagliavano lungo il percorso, ma ci trovavano quasi sempre ed i miracoli erano routine.
    Vent'anni fa il road-book si chiamava “radar” e bisognava farselo seguendole cartine; così le ubicazioni dei Controlli restavano sul vago e in gara li potevi trovare ovunque: nella sagrestia, nel bar, nel fienile, in casa del cugino del cronometrista; situazioni che, se eri in ritardo (e si era in ritardo) aggiungevano una certa suspence.
    Vent'anni fa all'assistenza alimentare ci si pensava da soli, portandosi in macchina briciole di Plasmon e cioccolata molle (per anni ho creduto che si chiamasse fondente perchè si scioglieva). Ogni tanto apparivano “le mogli”: Ariella, Dede e Franca, con leccornie inimmaginabili come panini al latte, focaccia di Recco e Ciocorì,però il controllo era tirato e si lasciava tutto lì.
    Ci si drogava, lo confesso: con ettolitri di caffé o di the molto zuccherato e, i più raffinati, con delle pastiglie svizzere al mirtillo che, si diceva, riposavano la vista; di sicuro facevano fare una bella pipì viola. Un altro bel sistema per andare più forte erano le arance, se rotolavano sotto il pedale del freno.
    Avevamo anche il “Dottore”, ma era laureato in Economia e Commercio e, se attacchiamo con questa storia, non ci basta tutta la rivista.
    Vent'anni fa le gomme erano le Pirelli, anzi Pirally e la scelta era facile:c'erano le Bollo Bianco, le Bollo Rosso e le Cienne 36, più le Cienne “Cesare”, una delle tante magie di quello di prima. Se c'era tanta neve (e allora ce n'era) si montavano le Hakkapeliitta,se si riusciva a dire il nome, oppure le Santamaria Goodrich, che erano ruote da bicicletta in marmo, con 500 chiodi da 7 millimetri e mezzo e tritavano il ghiaccio come una granita, ma i semiassi diventavano come treccine.
    Una caratteristica comune a tutte, era di mancare dove servivano ed in trincea, a moltiplicare pani e pesci, c'erano Gariboldi e Franco (di cognome).
    Vent'anni fa partivamo per Montecarlo con in macchina le catene, una matassa di filo di ferro (tenero) una serie di placchette freni, un barattolo di Turafalle (il composto che tappa i buchi nei radiatori) il Vim per la frizione ed un thermos di caffé che al primo salto si rompeva e, per tutta la gara, la macchina sembrava il bar della stazione.
    Vent'anni fa Fox ed io, con Sandro, Amilcare, Marietto e Bernacca, eravamo la Squadra Corse HF ed andavamo a combattere i Vichinghi ed i Moschettieri con le nostre Fulvia rosse, che davanti avevano scritto LANCIA – ITALIA; solo un anno e Munari sarebbe diventato “il Drago”, avrebbe vinto il Montecarlo, dando il via ad un'altra era e Francesca Fiorio avrebbe declamato: “......per l'Alpine son solo beffe...e champagne per l'accaeffe!”.
    Vent'anni fa....e sembra ieri.

     

    Il famoso navigatore Piero Sodano, scrisse questo articolo nel 1991 per il ventesimo anniversario del suo primo Rallye Monte Carlo (1971).
    Adesso sono passati altri 26 anni. E il racconto è sempre bellissimo.

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  5. 38 minuti fa, TexasTerror ha scritto:

    In una gara lineare come questa sarebbe stato ridicolo dai. La massima espressione del WEC sono le LMP1, già la categoria non se la passa bene, ci manca solo una LMP2 davanti a tutti. 

    Beh, che male ci sarebbe? Se una categoria non se la passa bene,  e vincesse una macchina dell'altra categoria, mi sembrerebbe tutto ok.

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  6. 22 ore fa, Andrea Gardenal ha scritto:

    La F1 sta pian piano scendendo dalla torre d'avorio che si era costruita negli ultimi decenni. Bene così, tutto ciò fa bene all'intero movimento del motorsport, F1 stessa compresa

    Una tale sinergia potrebbe anche preludere a un vero ritorno della Ferrari alla 24 ore, dove non vince l'assoluta da 52 anni. Fatemi sognare.

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  7. QUELLO SI' FU UN VOLO!

    Era il 1975 e Jussi Kynsilehto, buon pilota finlandese pieno di grandi speranze, riceve una vettura Ford Escort ufficiale per correre il Mille Laghi.
    Dopo 22 prove speciali è in nona posizione assoluta e non è nemmeno passato un terzo di gara. Insomma, lui si dice che è il momento di attaccare a fondo.
    Sulla speciale di Raikuu viaggia a 190 all’ora quando gli si profila davanti un imponente dosso. Nelle cuffie la voce del navigatore gli urla: “in pieno fino in cima poi buttati a sinistra e taglia!”. Jussi esita un attimo perché la velocità è già pazzesca, ma le note sono note e tiene giù. In realtà quel dosso è 300 metri più avanti, infatti lì la nota doveva essere così: “Frena, frena! Seconda sul dosso e occhio, occhio, dosso brutto”.
    L’Escort vola per 70 metri poi atterra capottando quattro volte prima di arrestarsi contro un gruppetto di betulle. I due occupanti escono illesi, ma al navigatore viene consigliato di fare il giornalista piuttosto che il copilota.
    Chi era il giornalista? Un certo Martin Holmes…(peraltro nei tanti anni che ha lavorato per me gli avevo suggerito più volte che era meglio se faceva il copilota anziché scrivere, ma questa è un’altra storia).

    [CARLO CAVICCHI, giornalista, ex direttore di AS e Quattruote]

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