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sundance76

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messaggi inviate da sundance76

  1. So che ha importanza relativa, ma andrebbe detto il primo vero Gran Premio degli Stati Uniti ebbe luogo addirittura nel 1908, a Savannah, in Georgia. L'iniziativa fu ripresa nel 1910 e durò fino al 1916 (oltre a Savannah, furono usati anche altri circuiti come Santa Monica, Milwakee e San Francisco).

    Si chiamava "American Grand Prize" e la prima edizione fu vinta, pensate un pò, da Louis Wagner su una... FIAT (marca che fino al 1927 si fece grande onore nei Gran Premi, Indy compresa).

    [...]

    Louis Wagner (1882-1960) a Savannah, sulla vittoriosa FIAT "100 HP Grand Prix", 4 cilindri biblocco verticali, 115 cavalli, 1400 giri/minuto :

    [...]

    Dopo la prima edizione del 1908, il circuito di Savannah fu utilizzato altre due volte, nel 1910 e 1911. Ecco un filmato su quelle prime tre edizioni:

  2. So che ha importanza relativa, ma andrebbe detto il primo vero Gran Premio degli Stati Uniti ebbe luogo addirittura nel 1908, a Savannah, in Georgia. L'iniziativa fu ripresa nel 1910 e durò fino al 1916 (oltre a Savannah, furono usati anche altri circuiti come Santa Monica, Milwakee e San Francisco).

    Si chiamava "American Grand Prize" e la prima edizione fu vinta, pensate un pò, da Louis Wagner su una... FIAT (marca che fino al 1927 si fece grande onore nei Gran Premi, Indy compresa).

    1zbcg8z.jpg

    Louis Wagner (1882-1960) a Savannah, sulla vittoriosa FIAT "100 HP Grand Prix", 4 cilindri biblocco verticali, 115 cavalli, 1400 giri/minuto :

    sewxw0.jpg

    Il trofeo in palio era questo:

    5v0t47.jpg

  3. Negli ultimi anni ho perso l'abitudine a guardare i telefilm, ma uno-due anni fa mi era piaciuta molto una serie, intitolata "Rubicon", che poi però è durata una sola stagione, peccato...

    Vi posto un articolo/recensione su questo telefilm, di cui ho tutte le puntate registrate:

    35d0wmq.jpg

    67m8sh.jpg

    • Like 1
  4. pensa che io anni fa non mi perdevo un rally qui in zona per vedere passare le varie 911 A110 HF Talbot Ascona400 Lancia037 la mitica Stratos ..... oggi non ci vado quasi più .... tutte tremendamente uguali e divertimento nel vederle passare=ZERO !

    E' l'amara verità ... Mi sa che oggi è più divertente andare a vedere il Rally Legend a San Marino o il Tuscan rewind: almeno riesci a vedere la diversità  di uomini e macchine.

  5. Oggi ci sarebbe da sghignazzare di disprezzo (o disperazione...) al solo pensare che anni fa su una griglia di partenza potevi trovare contemporaneamente un motore Ferrari V12, un Ford V8, un Matra V12, un BRM H16, un Maserati V12, un Repco V8, un Weslake V12...

    • Like 1
  6. Beh, ma si dice anche che sia solo la fine di un ciclo astrale e l'inizio di uno nuovo... Boh, non ne so molto.

    In caso contrario, cioè che veramente sia la "Fine", allora Alonso deve muoversi ora, a novembre, altrimenti per la Ferrari altro che digiuno ventennale... sarebbe Eterno!

  7. log_redbull.jpg

    Web Site - twitter.png

    Fondata nel: 2005 (ex Jaguar, ex Stewart)

    Sede: Milton Keynes (Gran Bretagna)

    Presidente Red Bull: Dietrich Mateschitz

    Consulente: Helmut Marko

    Uomo immagine: David Coulthard

    Team principal: Christian Horner

    Team manager: Jonathan Wheatley

    Direttore tecnico: Adrian Newey

    Capo aerodinamico: Peter Prodromou

    Capo progetto: Rob Marshall

    Motore: Renault RS27

    Ingegnere di pista #1: Guillaume Rocquelin

    Ingegnere di pista #2: Ciaron Pilbeam

    Capo meccanico: Kenny Handkammer

    Pilota #1: Sebastian Vettel

    Pilota #2: Mark Webber

  8. Ok ragazzi ma senza PIL andiamo sotto i ponti. Poi non è certo un caso che le nazioni con un'alta qualità  della vita sono quelle che hanno anche un PIL alto o quanto meno medio/alto.

    Non è sempre così. Alcune nazioni scandinave, con un PIL alto, sono state per decenni le nazioni con il più alto tasso di suicidi.

  9. Ho trovato quest'articolo:

    Quella che stiamo vivendo è prima di tutto una crisi culturale

    Manuel Castelletti

    Esiste il fondato sospetto che quella che stiamo vivendo non sia solamente una crisi economico-finanziaria, ma qualcosa di più. Con la popolazione in continua crescita (nel 2011 abbiamo raggiunto i 7 miliardi di abitanti ed in circa 10 anni se ne aggiungerà  un ulteriore miliardo) ed un’economia fortemente dipendente dalle tre risorse simbolo della Seconda Rivoluzione Industriale –petrolio, carbone e gas naturale –, che sono per nostra “sfortuna” risorse finite, cioè non rinnovabili e quindi in via di esaurimento (oltre che responsabili, insieme alla deforestazione selvaggia, del “Global Warming”), esistono dei seri dubbi sulla sostenibilità  a lungo termine di questo modello.

    Alla fine del 2001, abbiamo assistito al secondo grande avvenimento degli ultimi 20 anni, dopo lo sfaldamento del blocco sovietico, ovvero l’entrata della Cina nel WTO (l’Organizzazione Mondiale del Commercio). A partire da quella data, si è cominciato a fare sul serio con la globalizzazione e quindi abbiamo assistito ad un sempre maggiore aumento della circolazione delle merci (aumento delle importazioni e delle esportazioni di tutti), delle persone (turisti e migranti) e soprattutto dei capitali, che senza più frontiere e dogane pronte a limitarne la “naturale” ricerca del maggior profitto, hanno messo a ferro e fuoco l’intero pianeta pur di spuntare uno 0,5% di rendimento in più. Questo ha portato ad una grande crescita economica dei paesi emergenti, con Cina, India, ma anche Brasile, Indonesia, Russia ed Arabia Saudita che hanno visto aumentare considerevolmente il peso della propria economia, cioè della produzione di beni e servizi (o prodotto interno lordo), perché in grado di offrire risorse naturali (il petrolio russo, il gas russo, la soia brasiliana e l’olio di palma del Borneo) o manodopera a basso costo (l’esercito di cinesi ed indiani che si accontentano di uno stipendio mensile di 200-300 dollari) al sistema produttivo mondiale, ovvero ai consumatori dei paesi ricchi (la triade Usa, Europa e Giappone).

    La globalizzazione ha gonfiato i profitti delle grandi multinazionali quotate nei mercati azionari americani od europei, che mostrando ogni anno utili sempre maggiori hanno innescato un moltiplicatore di ottimismo, spingendo i consumatori americani ad indebitarsi sempre di più per l’acquisto a rate dell’ultimo modello di televisore e, grazie anche alla politica dei tassi bassi portata avanti dalla Fed (la banca centrale Usa), ad alimentare la bolla immobiliare, una vera e propria corsa all’acquisto a debito della seconda e della terza casa, scommettendo così di riuscire a ripagare quanto preso a prestito tramite l’aumento generalizzato del prezzo delle case. Ma ad un certo punto questo meccanismo si è inceppato, qualcuno non è riuscito a ripagare i debiti contratti (molto probabilmente a causa dei crescenti costi che le famiglie hanno dovuto sostenere grazie all’aumento del prezzo delle materie prime) e le istituzioni finanziarie che si sono ritrovare nei propri bilanci questi titoli (nel frattempo cartolarizzati e immessi sul mercato) –di fatto tutte – si sono trovate in grosse difficoltà , per l’inesigibilità  dei crediti che avevano acquistato sul mercato. A questo è seguito l’ovvio crollo del mercato immobiliare a stelle e strisce.

    Sulla crisi economica sappiamo praticamente tutto, perché sono 4-5 anni (le prime avvisaglie sono uscite a luglio 2007) che ci raccontano ed informano su come sono andate le cose, almeno in superficie. Perchè quello che non sappiamo è che questa crisi è in realtà  una crisi culturale, dovuta ad un modello “sbagliato”, che ci sta portando tutti verso il collasso perché questo modello abbraccia valori sostanzialmente economici, cioè valori incompatibili con la limitatezza del nostro pianeta –le risorse sono finite ed il pianeta non può permettersi che 1,3 miliardi di cinesi consumino quanto i 300 milioni di americani. La corsa al profitto, la competizione di tutti contro tutti (siamo tutti in lotta per ottenere uno stipendio migliore, maggiori profitti, per aumentare il nostro reddito, ovvero i nostri diritti a consumare risorse naturali), l’interesse egoistico materiale (il denaro viene prima di tutto, perché non esiste una somma di denaro che non possa comprare un affetto, un amore, un torto subito, chi sarebbe disposto a non farsi corrompere ad esempio da 10 milioni di euro?), l’ossessione per la crescita economica ed il produttivismo, questi sono i valori che dominano questi tempi ed era quindi logico aspettarsi che si arrivasse a questo punto. Resta da capire se mai qualcuno (tra quelli che dirigono le sorti dell’umanità ) si accorgerà  di questo ed inizierà  ad abbracciare nuovi valori, come quelli della decrescita.

    Fonte: http://www.decrescita.com/news/?p=2968

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