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  1. Alcuni team sono già arrivati ad Indianapolis.
  2. http://www.p300.it/indycar-phoenix-2018-anteprima/
  3. Tutti pronti? http://www.p300.it/indycar-st-petersburg-2018-anteprima/
  4. leopnd

    Watkins Glen

    Il Watkins Glen International (soprannominato Il Glen) è un autodromo situato vicino all'omonimo paese, nello Stato di New York, all'estremità meridionale del lago Seneca. Ha ospitato quindici edizioni del Gran Premio degli Stati Uniti d'America (dal 1961 al 1975) e cinque del Gran Premio degli Stati Uniti d'America-Est di Formula 1 (dal 1976 al 1980). Il circuito è stato anche sede, per più di 50 anni, di un gran numero di gare automobilistiche, praticamente di tutte le classi. Su questo tracciato furono vittime di due incidenti mortali il francese François Cevert e l'austriaco Helmuth Koinigg, rispettivamente nel 1973 e nel 1974. Il libro di Philippe Defechereux, WATKINS GLEN 1948-1952 The Definitive Illustrated History, è scritto interamente in inglese e tratta della nascita e dello sviluppo delle corse su strada negli USA. Il lettore si potrà chiedere a questo punto la ragione che ha spinto la nostra rivista, contro ogni apparente logica redazionale, a recensire tale volume. A proposito della lingua, il libro non è sfortunatamente ancora reperibile in italiano, anche se l’autore è al momento in trattative con un editore in tal senso; la validità dell’argomento trattato però prevarica questa e qualsiasi altra considerazione. La nascita della prima corsa su strada nel villaggio di Watkins Glen, difatti, implica e coinvolge l’apparizione di varie marche automobilistiche italiane negli USA ed il loro ripetuto successo, sia nelle corse che nel cuore del pubblico americano. Proprio qui nacquero le immagini elitarie della Ferrari e della Maserati. È in questo piccolo villaggio della parte settentrionale dello stato di New York che le FIAT e le Alfa Romeo si dimostrarono valide macchine da strada e le varie OSCA, Cisitalia, SIATA, Nardi, Italmeccanica e Giaur ebbero l’opportunità di lasciare tracce visibili della loro breve e meteorica presenza nel mondo delle corse ed automobilistico in genere. Nel lontano 1948 le corse su strada erano sconosciute all’americano comune, che associava il vocabolo ‘corsa’ con i classici circuiti ovali, nei quali sia l’industria che le varie associazioni automobilistiche statunitensi riconoscevano l’essenza di tale competizione. La geniale creazione di Cameron Argetsinger della prima corsa che ricalcasse lo stile europeo, sia nelle regole che nell’impostazione, fu chiaramente controcorrente. Egli affrontò infatti il rischio, divenuto poi realtà, di incorrere nelle ire dell’associazione Sport Cars Club of America, allora responsabile delle corse negli USA. Il suo fu dunque un atto di coraggio che permise di porre le basi per inserire anche gli USA nel circuito internazionale di Formula Uno. Non fu certamente un progetto semplice né ebbe pochi intoppi. Mentre all’inizio la SCCA lo appoggiò completamente, l’insistenza di Argetsinger nel cercare di modificare la corsa di Watkins Glen, prima del suo tipo negli USA, aprendo le porte ai piloti professionisti e rendendola una autentica corsa di “Grand Prix” incontrò la resistenza dei vecchi soci del SCCA. Essi infatti volevano mantenere la corsa su strada uno sport d’élite, accessibile solo a pochi, ricchi dilettanti. Inoltre, un incidente nella corsa del 1952, che fece molti feriti e costò la vita ad un bambino italoamericano portò temporaneamente lo scompiglio nel campo delle corse e quasi designò la fine di questo tipo di attività. Nel 1953 le autorità locali negarono agli organizzatori il permesso di utilizzare le strade di proprietà dello stato. Con questa decisione si voleva mettere i promotori di tale corse, con l’esclusione di Sebring, nata nel 1950 su un campo d’aviazione della Florida, nell’impossibilità di continuare. Quello che avvenne invece fu il classico miracolo, che oltretutto permise al sogno di Argetsinger di avverarsi: le varie cittadine nelle quali questa tradizione europea era stata accettata e resa parte integrante ed essenziale della loro vita si rimboccarono le maniche, autotassandosi e costruendo in breve tempo piste con la stessa funzione e difficoltà dei circuiti su strada. Si erano create di conseguenza tutte le premesse per rendere queste corse dei Gran Premi accettabili dall’associazione internazionale (Federazione Internazionale Automobilistica) ed inserirle ufficialmente nell’elenco dei loro circuiti. Queste corse su strada, delle quali Watkins Glen fu la prima, avevano inizialmente usurpato il titolo di Grand Prix, che era stato usato la prima volta nel 1906 dai francesi ed implicava , come si può desumere dal nome stesso, un munifico premio in denaro. Quando la F.I.A. si rese conto che la situazione non era controllabile ed ogni nuova corsa su strada, pur non avendo né i requisiti né le autorizzazioni necessarie, veniva denominata Grand Prix, corse al riparo. La F.I.A. definì queste corse di “Formula Uno”, depositandone, nel 1950 all’ufficio internazionale dei marchi, il nome e ritenendone conseguentemente il diritto d’uso. Solo nel 1961 Watkins Glen, che nel frattempo aveva ottenuto successo e riconoscimento da parte del pubblico e dei piloti professionisti internazionali, a totale discapito del rapporto con lo S.C.C.A., riuscì ad ottenere il titolo ufficiale di circuito di Formula Uno, diventando il terzo Gran Premio Automobilistico statunitense ufficiale per la F.I.A. Una storia esaltante, quindi, che grazie al limpido stile giornalistico di Defechereux prende vita in questo mirabile volume, che è inoltre d’una singolarità incredibile grazie alle sue 220 illustrazioni, 150 delle quali mai pubblicate finora, molte delle quali a colori. Se si tiene presente che in quegli anni i fotografi professionisti usavano il bianco e nero, queste fotografie, frutto di una ricerca che ha preso una svolta fortuita, sono una primizia da non perdere. Più di tutto ci ha impressionato la sostanziale influenza italiana su questi eventi. Non solo le grandi e piccole marche automobilistiche con i loro bolidi, ma anche i piloti ai quali i primi partecipanti di Watkins Glen facevano riferimento e dei quali avevano immensa stima, i nostri Nuvolari, Ascari, Villoresi, Chinetti, Bracco, Bonetto, Taruffi, Marzotto e tanti altri. Ma non erano esclusivamente i nostri campioni l’oggetto di considerazione dei neofiti nuovayorchesi. Nel cuore di questi novelli assi del volante c’era anche e soprattutto l’aspirazione di creare una corsa che potesse avere il prestigio di quelle italiane, come le conosciutissime Mille Miglia, Targa Florio, Coppa D’Oro delle Dolomiti, Giro di Sicilia o Circuito di Senigallia. Non si deve dimenticare inoltre quanto i nostri carrozzieri e disegnatori abbiano ispirato ed a volte dominato il campo delle auto da corsa in quegli anni. Nemmeno l’autore se ne dimentica e vi sono molti riferimenti ai nostri Figoni e Fallaschi, Vignale, Touring nonché l’italoamericano Farago che rendono questo libro ancor più interessante per un lettore italiano. Del resto le corse automobilistiche sono oggi lo sport più seguito da noi italiani, dopo il calcio, ed un volume che riesce a proporre un completo e stimolante scenario della nascita della Formula Uno negli USA ed allo stesso tempo ci offre una lunga serie di informazioni sulla provenienza delle varie marche italiane, sulle caratteristiche dei nostri piloti e sulla qualità dei nostri “designers” non può che ricevere il nostro entusiastico consenso.
  5. KingOfSpa

    Indianapolis

    L’Indianapolis Motor Speedway (IMS) nasce nel 1909 dall’idea di 4 imprenditori locali (Carl Fisher, James Allison, Frank Wheeler and Arthur Newby) che misero assieme la cifra di 75.000 USD per l’acquisizione di 328 acri (1,320 km²) e la costruzione di un tracciato prova, utile alla produzione automobilistica dell’Indiana, in quel periodo molto florida. La lunghezza, 2,5 miglia, è la massima possibile compatibilmente con i terreni acquistati: infatti il tracciato corre lungo il perimetro di essi. In un primo tempo il circuito ebbe una superficie mista di pietra levigata e catrame. Tuttavia subito dopo le prime gare del 1909 ci si rese conto che non erano adatte né per le gare automobilistiche né motociclistiche. Fu deciso così, nell’autunno del medesimo anno, la sostituzione con una superficie di "mattoncini" usati in quel periodo per la costruzione del manto delle strade ordinarie, fatti arrivare appositamente dall’ovest Indiana, nell’area al confine con l’Illinois: in particolare il 90% circa di questi mattoncini (nel totale, oltre 3.200.000) erano "Culver Blocks" prodotti dalla Wabash Valley Clay Company di Veedersburg. Ogni mattoncino poi veniva "fermato" sulla superficie adagiandolo su un letto di sabbia e successivamente disponendoli in file, lasciando fra di loro uno spazio di circa 10 centimetri dove la calce poteva far presa e legare fra loro i vari mattoncini. Nel 1936 parte di essi furono tolti e sostituiti, specialmente nei punti più critici all’interno delle curve, da strisce d’asfalto e così via tant’è che nel 1939 solo il rettilineo principale era ancora in mattoncini. Il tracciato rimase in questo stato fino all’ottobre 1961 quando fu completamente riasfaltato, eccezion fatta per i 3 piedi (circa 90 centimetri) di mattoncini che rimasero (e rimangono) a ricordo del "Brickyard". Ad oggi, ad ogni riasfaltatura del tracciato, i mattoncini vengono sostituiti con altri provenienti dallo stesso luogo di lavorazione e fermati ancora con la calce e la sabbia. L’attuale proprietario, Tony Hulman George è nipote di Tony Hulman jr. che nel 1945 rimise a nuovo il circuito dopo gli anni di decadenza dovuti alla seconda guerra mondiale. Fu proprio Tony Hulman jr che sotto l’insistenza del plurivincitore Wilbur Shawre rese famoso Indy, costruendovi tribune per oltre 200000 spettatori, musei, tunnel e addirittura una torre di controllo in vetro, oggi sostituita dalla cd. Pagoda, e coniando il classico grido "Gentleman, start your engines!" Da quel momento l’IMS non ha mai smesso di allargarsi. Oggi, il circuito ha di proprietà una superficie di oltre 559 acri (pari a 2,262 km²), che comprende oltre al circuito ovale e a quello realizzato per la formula 1 una serie di attività collaterali, come un albergo da 96 stanze e un campo da golf di 18 buche (il Brickyard Crossing Golf club) di cui 4 all’interno del circuito... http://www.indianapolismotorspeedway.com/ Sono i vari strati di pista degli ultimi 108 anni
  6. leopnd

    Sonoma

    La Sonoma Raceway, precedentemente nota come Infineon Raceway e prima ancora come Sears Point Raceway, è un circuito asfaltato comprendente anche un rettilineo per gare di accelerazione situato presso Sears Point, nella parte meridionale delle Sonoma Mountains, vicino a Sonoma (California), Stati Uniti d'America. La pista è formata da una complessa serie di curve che si snodano su e giù dalle colline con un dislivello totale di circa 50 metri. Vi si corre una delle sole 5 gare dei campionati NASCAR che ogni anno vengono disputate su tracciati stradali non ovali, insieme alle due che si tengono presso il Watkins Glen International a Watkins Glen (New York) e alle due gare della NASCAR Nationwide Series che si tengono presso il Circuit Gilles Villeneuve di Montréal e quella presso la Road America a Elkhart Lake (Wisconsin). Vi si tiene anche una gara della Verizon IndyCar Series e varie altre gare automobilistiche e motociclistiche come i campionati della American Federation of Motorcyclists. La Sonoma Raceway continua ad ospitare gare amatoriali o di club che possono essere aperte al pubblico o meno. Il più grande di questo tipo di club è lo Sports Car Club of America. Con la chiusura del Riverside International Raceway di Riverside, California dopo la stagione 1988, la NASCAR, volendo una gara sulla west coast road per rimpiazzarla, scelse l'impianto di Sears Point. Il Riverside International venne raso al suolo per costruirvi un centro commerciale. Nel 2002, il Sears Point Raceway fu rinominato in base al nome dello sponsor Infineon. Come succede spesso quando ad un impianto sportivo viene assegnato un nuovo nome, molta gente ha continuato a chiamare la pista col nome precedente. Il 7 marzo 2012 venne comunicato che, alla scadenza del contratto a maggio, la Infineon non avrebbe rinnovato il contratto con cui dava il proprio nome alla pista. La direzione della pista è alla ricerca di un nuovo sponsor e finché non si troverà una azienda che vogli associare il proprio nome con quello della pista il circuito viene chiamato semplicemente "Sonoma". La gara stradale all'Infineon Raceway era lunga 4.05 km, 12 curve, ma il tracciato venne modificato nel 1998, aggiungendo the Chute, un taglio che bypassava le curve 5 e 6, accorciando la corsa a 3.14 km. The Chute venne usata solo per gli eventi NASCAR come il Toyota/Save Mart 350, e venne criticata da molti piloti, che le preferivano il vecchio tracciato. Nel 2001 è stata sostituita da una curva a 70°, la 4A, che ha portato il tracciato alle sue dimensioni attuali. La maggior parte delle gare, inclusa il Grand American Road Racing Association's Grand Prix of Sonoma, usano la pista completa, mentre l'American Motorcyclist Association e la Indy Racing League usano un tracciato modificato di 3.57 km,di 12 curve. Questa configurazione, aperta nel 2003, salta le S e degli allunghi tra la curva 10 e la 11, per garantire maggiore sicurezza ai motociclisti, includendo una via di fuga alla curva 11 (la normale curva 11 non ha vie di fuga, è molto lenta ed assomiglia al Loews hairpin del Circuito di Montecarlo). Il circuito dispone anche di un rettilineo di 1/4 di miglio dove la NHRA (National Hot Rod Association) disputa gare d'accelerazione (drag racing), situato davanti al rettilineo della pista. https://www.sonomaraceway.com/
  7. Stasera alle 21:30 verrà presentata la nuova IndyCar.
  8. Andrea Gardenal

    USAC

    Lo United States Auto Club (USAC) è una delle federazioni sportive automobilistiche statunitensi. È l'istituzione principale per l'organizzazione di corse automobilistiche negli Stati Uniti. Nacque nel 1956 per sopperire all'abbandono del settore delle corse automobilistiche da parte dell'AAA (American Automobile Association), istituito nel 1902, dopo la disastrosa edizione del 1955 della 24 Ore di Le Mans. Dal 1956 al 1983 l'USAC ha organizzato gli United States National Championship e dal 1956 al 1997 la 500 miglia di Indianapolis. Oggi l'USAC organizza diversi campionati negli Stati Uniti, tra cui la Silver Crown Series, la National Sprint Car Series, la National Midget Series, la .25 Midget Series, la Ford Focus Series, e la TORC Series (riservata ai fuoristrada). È inoltre l'organizzatore della celeberrima cronoscalata Pikes Peak International Hill Climb e del Gran Premio motociclistico di Indianapolis. Le Indy Cars sbarcano sul suolo inglese, autunno 1978 Foyt vince a Silverstone, Mears a Brands Hatch
  9. Tutti a Detroit http://www.passionea300allora.it/indycar-detroit-2017-anteprima/
  10. L'attesa è finita...si comincia http://www.passionea300allora.it/indycar-indianapolis-500-2017-anteprima/
  11. Si va sullo stradale di Indianapolis http://www.passionea300allora.it/indycar-indy-road-2017-anteprima/ Sky vi concederà la diretta su Sky Calcio 7, canale 257
  12. http://www.passionea300allora.it/indycar-long-beach-2017-anteprima/
  13. http://www.passionea300allora.it/indycar-st-petersburg-2017-anteprima/
  14. leopnd

    NFL

    Che impresa signori! Qui ci sta il film senza problemi. Tom Brady il piu' grande di sempre! I New England Patriots, sotto per quasi tutto il match, pareggiano negli ultimi minuti dei tempi regolamentari (28-28) e poi si impongono al supplementare contro i Falcons di Atlanta: 34-28.
  15. leopnd

    Sebring

    Il circuito di Sebring (Sebring International Raceway) è un tracciato per competizioni automobilistiche situato a Sebring, in Florida. Il circuito occupa una parte dell'aeroporto Hendricks Field che attualmente viene utilizzato dall'aviazione commerciale e generale ma che durante la seconda guerra mondiale fungeva da base per l'addestramento dei piloti dei B-17. Ha ospitato il Gran Premio degli Stati Uniti d'America nel 1959 e attualmente si svolge la famosa 12 Ore di Sebring, una delle gare classiche di questo sport. La caratteristica principale del tracciato, derivante dalla condivisione di parte della superficie con l'aeroporto, sono dei tratti realizzati in cemento con numerose giunture. Il passaggio da una sezione all'altra è piuttosto duro e provoca lo sfregamento del fondo della vettura con la pista, evidenziato da numerose scintille. Questo, insieme alla leggera inclinazione della superficie stradale, rende la pista, soprattutto in caso di pioggia, una vera e propria sfida per i piloti. Nel 1950 la sua lunghezza era di 5.300 metri (3,5 miglia) e questo primo tracciato, dopo aver percorso gli ampi piazzali che occupano la parte centrale del sedime aeroportuale, toccava la testata della Pista 14 e impegnava la pista principale dell'aeroporto (la 18, denominata The Straight) e in seguito la pista secondaria 27 (chiamata Back Straight), per riportarsi sul rettilineo del traguardo attraverso la lunga curva a 180 gradi denominata Sunset Curve. Già nel 1952 la pista fu estesa fino a 8.368 metri (5,2 miglia) per la prima 12 Ore; furono ridisegnate la prima curva e il tratto centrale, che ora deviava verso la parte occidentale del sedime percorrendo la lunghissima Big Bend fino al tornantino Hairpin nella zona dei magazzini, che costeggiavano il rettilineo Warehouse, per poi attraversare la esse Webster e reimmettersi nel precedente tracciato, sul rettilineo Green Park. Nel 1967 il rettilineo Warehouse e la esse Webster furono abbandonati, ma la lunghezza totale rimase pressoché invariata; la nuova versione prevedeva che subito dopo il tornantino Hairpin una chicane immettesse i concorrenti sul nuovo rettilineo Green Park, allungato di molto. Nel 1983 le esigenze contrastanti tra l'aeroporto e l'autodromo imposero una prima riduzione del tracciato in cui fu eliminato il tratto finale del rettilineo Green Park per liberare la testata della Pista 14 e i piloti svoltavano a destra all'altezza della vecchia Webster per attraversare i piazzali e immettersi sullo Straight, a circa metà della sua lunghezza; tale versione del tracciato era lunga 7.600 metri (4,75 miglia). Ma tale intervento non era che il preludio alla completa rivisitazione del tracciato avvenuta quattro anni dopo per separare le attività dei due impianti, confinando l'autodromo nella parte occidentale del sedime. La velocissima sezione First Bend - Second Bend - Tower Turn fu eliminata in favore di una secca curva a sinistra che con un breve rettilineo portava a un tornante a sinistra che immetteva nella Big Bend. Anche lo Straight fu abbandonato in favore di un serpeggiante allungo posto più a ovest che partiva dalla Webster, percorreva la nuova Tower (ora una curva a 45 gradi), passava sul retro degli hangar centrali e a ridosso della nuova First Bend e si innestava poi lungo il Back Straight, riducendolo. Infine anche la Sunset Bend fu trasformata da tornante a doppia curva, di cui la prima molto stretta, e la lunghezza totale fu quindi ridotta a 6.100 metri (4,1 miglia). Nel 1990, dopo la 12 Ore svoltasi sulla precedente configurazione, il circuito si presentava ancora più corto, con l'eliminazione della Webster e il tracciato che, a metà del rettilineo Green Park, svoltava a destra con la curva Cunningham (90 gradi), percorreva la Collier e raggiungeva direttamente la Tower, ora a 90 gradi. Anche il tornante a sinistra che immetteva nella Big Bend faceva spazio a una nuova serie di curve e la lunghezza totale del tracciato 6.020 metri (3,74 miglia). Nel 1997 fu modificato l'ingresso al Back Straight, stringendo la curva, mentre nel 1999 furono modificate la Sunset (allargata) e il tornantino Hairpin (anticipato e sostituito da una "serpentina"). Il circuito attuale misura 6,02 chilometri (3,74 miglia), è caratterizzato da 17 curve (alcune molto lente e alcune molto veloci) intervallate a lunghi rettilinei, è di proprietà della Panoz Motorsport e ha perso parte del suo carattere di tracciato "aeroportuale" in quanto, gran parte del percorso, somiglia agli altri circuiti permanenti. La prima gara venne svolta il 30 dicembre 1950 e fu dovuta all'idea di Alec Ulman, insieme alla moglie Mary e al colonnello C.D. Richardson, loro socio; la gara era nello stile della 24 Ore di Le Mans e le vetture che presero parte a questa competizione furono tredici. La prima vera 12 Ore avvenne il 15 marzo 1952 e l'anno successivo la gara venne inserita nel calendario della FIA come prima gara del campionato mondiale per vetture sport. Il 12 dicembre 1959 si svolse il Gran Premio degli Stati Uniti d'America di Formula 1 che rimane l'unica gara disputata su questo circuito. Nel 1972 la 12 Ore perse l'ufficialità della FIA, ma siccome in quegli anni stava emergendo la IMSA, la gara venne inclusa nel suo calendario. A fine anni novanta la 12 Ore è entrata a far parte del calendario del campionato ALMS, mentre dal 2014 fa parte dello United Sports Car Championship, una serie che è nata dalla fusione dell'ALMS con il campionato Grand-Am.
  16. leopnd

    Daytona

    Il Daytona International Speedway è un circuito motoristico situato a Daytona Beach, in Florida. È lungo 2,5 miglia (4 km) nella disposizione tri-ovale ed ha una capacità di 168.000 spettatori. È teatro di diversi tipi di gare motoristiche, incluse quelle di kart, e di motociclette (su strada e off road), di auto, di pick-up modificati e di stock car. L'impianto include anche un circuito stradale di 3.56 miglia (5.7 km) e una vasta area di 180 acri che comprende il Lake Lloyd, uno specchio d'acqua di 29 acri che ospita gare di powerboat. È utilizzato inoltre per il raduno annuale di esposizione e scambio di automobili Thanksgiving street rod, uno dei più grandi del genere. Anche altre gare possono essere ospitate, data la possibilità di utilizzare 3 differenti disposizioni del circuito. La NASCAR è stata fondata da Bill France, Sr. e un piccolo gruppo di appassionati a Daytona Beach nel 1947. In origine l'evento principale della serie doveva tenersi al Daytona Beach Road Course. France iniziò a progettare un nuovo circuito per ospitarlo nel 1953. Il 16 agosto 1954 stipulò un accordo con le autorità cittadine per creare quello che divenne universalmente noto come "Daytona International Speedway". Venne aperto il 25 novembre 1957. Le curve paraboliche vennero realizzate con la terra scavata da un luogo vicino alla pista. Questo luogo venne poi riempito d'acqua ed è diventato il Lloyd Lake (lago Lloyd). Il circuito aprì il 22 febbraio 1959 davanti a 41.000 persone. Venne rifatta la rete di protezione due volte, nel 2000 un incidente distrusse la vecchia rete di protezione, che era di metallo fragile, rifatta in acciaio indistruttibile. Nel 2009-2010, l'acciaio ha iniziato ad avere segni d'usura e venne costruita una nuova zona bandiere, più venne sostituita la rete nei rettilinei principale e di fondo, la rete è sempre in acciaio, ma molto più resistente, nel 2012 ci fu un incidente e la rete venne riparata per la Daytona 500, posticipata a lunedì a causa della pioggia. La pista venne riasfaltata due volte, come a Talladega, ma nel 1978-1979 e nel 2010-2011; durante la Daytona 500 del 2010, infatti, una buca tra le curve 1-2 ha provocato due bandiere rosse, e la buca ha iniziato ad ampliarsi, provocando la riasfaltatura della pista. L'incidente di Kyle Larson prima della Daytona 500 del 2013 ha provocato il danneggiamento di piccola parte della rete, riparata per la gara d'esordio del campionato Sprint Cup. Il tracciato però non era ancora completo il giorno dell'apertura. Mancava il guard-rail e la pavimentazione della pista, e nel 1958 servivano soldi per completarne la costruzione, così France contattò la Coca-Cola per avere dei fondi. La Coca-Cola rispose che non sarebbe mai stato costruito in tempo per le gare, rifiutandogli l'aiuto. France allora contattò la Pepsi Cola, andando alla loro sede in Carolina del Nord, dove ottenne il finanziamento. Per questa ragione sui circuiti NASCAR che la famiglia France possedeva sono state vendute solo bibite Pepsi e non Coca-Cola fino al 2008, quando la Pepsi ha deciso di sponsorizzare principalmente la Hendrick Motorsports. Coca Cola decise di sponsorizzare la maggior parte dei circuiti indipendenti nonché la rivale Speedway Motorsports. Dal 2008 Coca-Cola diventerà lo sponsor principale della maggior parte dei circuiti ISC (prorogando al 2017 un contratto decennale già attivo dal 1998, ma questa volta con molti più diritti). La Daytona 500, la gara più importante della NASCAR, si tiene tutti gli anni al Daytona International Speedway. Viene disputata da stock car su 200 giri, equivalenti a 500 miglia (805 km). La lista dei vincitori parte dalla gara inaugurale del 1959 ed elenca, tra gli altri, Richard Petty, A.J. Foyt, Mario Andretti e Dale Earnhardt. La stagione sportiva inizia a Daytona con i test. Il calendario di gare invece vede lo Speedweeks aprire le danze, iniziando con la 24 Ore di Daytona, gara del campionato Grand American Sports Car. Dopo inizia la Sprint Cup Series con il Sprint Unlimited e il Gatorade Duel. La Craftsman Truck Series inizia con lo Chevy Silverado HD 250. Le Nationwide Series iniziano con il Camping World 300 e torna alla Nextel Cup nella "Grande corsa americana", "The Great American Race", la Daytona 500. La Sprint Cup Series comprende anche la Coca-Cola Firecracker 400, che si tiene in luglio a Daytona. Le luci per l'illuminazione notturna sono state installate nel 1998 così da far correre la Pepsi 400 di notte. La Musco Lighting è responsabile di questo evento; ed è stato per un certo periodo noto come il "The World's Largest Single Lighted Outdoor Sports Facility" (cioè il più grande impianto d'illuminazione sportiva all'aperto del mondo) prima del sorpasso da parte del Losail International Circuit. Comunque, la gara quell'anno era stata posticipata ad ottobre a causa del fumo di alcuni incendi verificatisi in estate, e da allora la The Pepsi 400 si è sempre tenuta di notte, sotto le luci artificiali.
  17. Andrea Gardenal

    IndyCar - Sonoma

    until
    Verizon Indycar Series 2017 - GoPro Grand Prix of Sonoma
  18. Andrea Gardenal

    IndyCar - Watkins Glen

    until
    Verizon Indycar Series 2017 - Grand Prix at the Glen
  19. Andrea Gardenal

    IndyCar - Gateway

    until
    Verizon Indycar Series 2017 - St.Louis 250
  20. Andrea Gardenal

    IndyCar - Pocono

    until
    Verizon Indycar Series 2017 - ABC Supply 500
  21. Andrea Gardenal

    IndyCar - Mid-Ohio

    until
    Verizon Indycar Series 2017 - Honda Indy 200
  22. Andrea Gardenal

    IndyCar - Toronto

    until
    Verizon Indycar Series 2017 - Honda Indy Toronto
  23. Andrea Gardenal

    IndyCar - Iowa

    until
    Verizon Indycar Series 2017 - Iowa Corn 300
  24. Andrea Gardenal

    IndyCar - Road America

    until
    Verizon Indycar Series 2017 - Kohler Grand Prix
  25. Andrea Gardenal

    IndyCar - Texas

    until
    Verizon Indycar Series 2017 - Firestone 600
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