Mentirei se dicessi che Schumi non è il mio pilota preferito.
Faccio la sentimentale, una volta per tutte, anche su questo forum, così vi mettete il cuore in pace
Il mio tifo e la mia ammirazione per lo Zio tedesco è iniziato quando ero piccola, piccolissima. I ricordi vaghi risalgono attorno al 1994, 1995, quelli più netti sono quelli degli anni con la Ferrari. Ricordo che mi interessavo di più di F1 che di danza classica, che leggevo - allora sì che era ben fatto - Autosprint per cercare articoli sullo Zio e sulla Ferrari e me li ritagliavo e me li tenevo da qualche parte. E quella busta piena di articoli c'è ancora, con articoli che vanno dal 1996 al 2006, presi anche dalla Gazzetta dello Sport.
Per me gli anni d'oro sono gli anni da lottatore - e vengano pure gli errori, di frustrazione, di eccesso di agonismo. Per me non è stato né il primo, né sarà l'ultimo ad essere agguerrito - e al limite della grinta e della correttezza, a volte. Ma quanto ho goduto e gioito, e quanto mi ha fatto divertire in certi momenti. In altri ho imparato qualcosa, perché un uomo che arriva a certi risultati, non ci arriva mai per caso (e questo sia inciso nel marmo per tutti i piloti che vincono e raggiungono risultati enormi).
Da tifosa, ho imparato tantissimo in questa sua seconda carriera, magrissima di risultati. Ho imparato molto di più di quanto si possa vedere in una pole ed in un solo podio. Come se questa seconda carriera fosse solo una sfida sua, umana e personale, come se personalmente avesse una sfida, un conto da saldare con se stesso. Ha imparato a perdere, ha affrontato le sfighe in maniera secondo me in maniera molto migliore, rispetto a come - credo - le avrebbe affrontate in altri contesti nella sua prima carriera. Anche imparare a perdere serve, serve eccome. E forse, questa è la tappa più dura per un Campione vero come lui e per tanti altri. E sono contenta che l'abbia comunque affrontata a testa alta.
Grazie, Schumi