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BlanketteGirl

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  1. Data l'ora, mi metto una bella ninna nanna... e la condivido con voi <3
  2. Devo dire però, "Piloti, che gente" lo trovo un grandissimo libro. Almeno, al di là di tutto, l'ho letto con enorme piacere (e sarà anche che il caratteraccio di Ferrari mi piace parecchio). Ad ogni modo. Questa questione della penuria di giovani italiani seguiti dalla Ferrari, mi sfugge. E' per mancanza di soldi? E' per mancanza di strutture? Perché i piloti italiani non hanno i soldi per poter correre in F1, mentre magari un giovane pilota straniero sembra avere vita migliore? Bisognerebbe fare un parallelo - e chi lo fa e chi ne ha le conoscenze, avrebbe la mia stima eterna - con la situazione giovani piloti negli altri paesi. Certo è che la FDA mi sa di bufala pazzesca, almeno a me, dopo Perez. E questo giro sulle Ferrari per i piloti di F3 mi sa tanto di simbolico e nulla più. Come siamo messi male.
  3. Io ho sempre detto che questa seconda carriera più opaca non cancellerà mai quello che ha ottenuto prima. Prima mi incacchiavo per la mancanza di risultati, per gli errori, per quel trattore di Mercedes. Poi mi sono detta che non aveva senso prendersela, perché da un lato la F1 è cambiata parecchio e che comunque, non avrebbe fatto in tempo a vincere un altro mondiale. Allora, ho preso quello che arrivava gara per gara, come se fosse qualcosa di singolo e a sé stante.
  4. La conversazione è stata: "Ale, sto gufando contro il Milan. Se vince, il moroso mi rigira come un calzino". (io sono interista) "Perché a te piace essere rigirata come un calzino :asd: :asd: ". "Ma non intendevo quello!!!!"
  5. Mah sai, dipende da persona a persona. A me Milano piace per certe cose, ma, data la mia personalità , non ci vivrei a lungo. Milano è diventata o la "Milano da bere", o la "Milano da sudare" (tra palestre e spa e terme). O la Milano che ti pela viva quando vuoi mangiare decentemente. Non è una città per chi vuole andarci a vivere, costa veramente troppo. Non è una città che è in grado di darti tranquillità in posti carini, come un giardinetto appartato, o un piccolo vialetto tranquillo (come invece a Parma mi è capitato, senza avere il terrore di barboni, alcolizzati alle 9 di mattina buttati sulle panchine con i cartocci di vino sparsi ovunque). Io sono una persona che dopo un po' ha bisogno di isolarsi e di starsene tranquilla a leggere un libro o a scrivere, a Milano ho provato a farlo, sedendomi in piazza San Babila, ma stavo per sbarellare dopo 3 minuti. Mi mette ansia la mancanza di tranquillità e anche un po' la mancanza di eventi interessanti che non comportino il bere o il ballare in discoteca, che sono preponderanti dalle mie parti. Questa massima va assieme al "se vince il Milan, il moroso mi rigira come un calzino". Chiedere al nostro Alessandro per informazioni
  6. Povero la famiglia paterna in realtà è di Piacenza, mentre la mamma ha discendenze marchigiane, ma ha un accento emiliano talmente forte che non lo diresti neanche per scherzo Povero il mio moroso senza erre moscia A questo proposito, avrei anche un simpatico aneddoto al riguardo. Praticamente, ci troviamo a casa della mia migliore amica, a Bologna, lo scorso Agosto. Io e lui ci siamo messi assieme da... Qualche giorno (e ci conoscevamo da 5 anni). Vado da quella grandissima donna che era ( ) la mamma della mia migliore amica, una donna bolognese straordinaria, la saluto e le presento il mio moroso. "E tu di dove sei caro?" chiede lei. "Sono di Parma" risponde lui. Intanto facciamo tutti assieme quattro chiacchiere amabilmente, e dopo 3 minuti, la mamma della mia migliore amica, chiede preoccupata: "Ma figlio mio, sei sicuro di essere di Parma!? Dov'è la erre moscia!?". :asd: :asd:
  7. Io abito in un'amena località a pochissimi km da Milano... Che non ha un bel corno di storico, perché è un piccolo quartiere residenziale costruito negli anni '70 . Si chiama Milano San Felice e ha di bello che è vicinissimo all'aeroporto di Linate - mi passano sopra gli aerei - ha vicino una stazione ferroviaria, pure la tangenziale... E pure la metro, relativamente vicina. Parlando di spostamenti, ultimamente mi divido parecchio tra Milano e Parma - e anche Bologna, dove oramai sono cittadina onoraria, con tanto di certificato fatto dalla mia migliore amica del posto . Con Parma è stato amore a prima vista, vabbeh, prima con il moroso di quelle parti . E come qualche milanese mi ha fatto notare, sto già perdendo l'accento di Milano a favore dell'accento emiliano (no, non la "r" moscia di Parma, non ce l'ha neppure il mio moroso). Detto questo, la laurea specialistica dovrei farla proprio là , e spero di trasferirmi per non tornare più a Milano, se non per i miei adorati maestri di piano e di canto
  8. Mentirei se dicessi che Schumi non è il mio pilota preferito. Faccio la sentimentale, una volta per tutte, anche su questo forum, così vi mettete il cuore in pace Il mio tifo e la mia ammirazione per lo Zio tedesco è iniziato quando ero piccola, piccolissima. I ricordi vaghi risalgono attorno al 1994, 1995, quelli più netti sono quelli degli anni con la Ferrari. Ricordo che mi interessavo di più di F1 che di danza classica, che leggevo - allora sì che era ben fatto - Autosprint per cercare articoli sullo Zio e sulla Ferrari e me li ritagliavo e me li tenevo da qualche parte. E quella busta piena di articoli c'è ancora, con articoli che vanno dal 1996 al 2006, presi anche dalla Gazzetta dello Sport. Per me gli anni d'oro sono gli anni da lottatore - e vengano pure gli errori, di frustrazione, di eccesso di agonismo. Per me non è stato né il primo, né sarà l'ultimo ad essere agguerrito - e al limite della grinta e della correttezza, a volte. Ma quanto ho goduto e gioito, e quanto mi ha fatto divertire in certi momenti. In altri ho imparato qualcosa, perché un uomo che arriva a certi risultati, non ci arriva mai per caso (e questo sia inciso nel marmo per tutti i piloti che vincono e raggiungono risultati enormi). Da tifosa, ho imparato tantissimo in questa sua seconda carriera, magrissima di risultati. Ho imparato molto di più di quanto si possa vedere in una pole ed in un solo podio. Come se questa seconda carriera fosse solo una sfida sua, umana e personale, come se personalmente avesse una sfida, un conto da saldare con se stesso. Ha imparato a perdere, ha affrontato le sfighe in maniera secondo me in maniera molto migliore, rispetto a come - credo - le avrebbe affrontate in altri contesti nella sua prima carriera. Anche imparare a perdere serve, serve eccome. E forse, questa è la tappa più dura per un Campione vero come lui e per tanti altri. E sono contenta che l'abbia comunque affrontata a testa alta. Grazie, Schumi
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