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Poteva andare comodamente anche nella sezione Drivers del automobilismo, ma tant'e'...

Stanley Michael Bailey Hailwood (Great Milton, 2 aprile 1940 – Birmingham, 23 marzo 1981) è stato un pilota motociclistico e pilota automobilistico britannico. Soprannominato "Mike the Bike" per la sua innata predisposizione alla guida di motoveicoli è annoverato tra i più grandi campioni del motociclismo sportivo di tutti i tempi. Successivamente è passato alle quattro ruote disputando 49 Gran Premi in Formula 1, diventando uno dei pochi uomini in grado di competere nelle serie maggiori sia su moto che in auto.

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Figlio di Stan Hailwood, il più importante commerciante inglese di motociclette dell'epoca, imparò a guidare in un campo di 8 acri vicino a casa e tracciò una pista ovale causata dal continuo girare. Frequentò il Pangbourne College, ma lo lasciò presto e lavorò per breve tempo nell'azienda di famiglia prima che suo padre lo mandasse a lavorare presso la Triumph Motorcycles. Sposò la coetanea attrice e modella Pauline Barbara Nash, l'11 giugno del 1975, con la quale ebbe due figli. Morì, pochi giorni prima di compiere il quarantunesimo anno di età, a causa di un incidente stradale che coinvolse la sua Rover 3500 e un camion, mentre si recava con i figli a comprare fish and chips per cena. Nel sinistro perse la vita sua figlia Michelle, mentre il figlio David riportò solo lievi ferite. Hailwood spirò 40 ore dopo al Birmingham Accident Hospital e dopo i funerali venne sepolto, con la figlia, nel cimitero parrocchiale di Santa Maria Maddalena a Tanworth-in-Arden, nel Warwickshire. Al suo attivo conta 76 vittorie in motomondiale che lo collocano ai primissimi posti nella classifica dei piloti più vittoriosi. Vinse 9 titoli mondiali: 4 nella classe 500, 2 nella 350 e 3 nella 250.

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Hailwood corse la sua prima gara il 22 aprile 1957, a Oulton Park, in sella ad una MV Agusta 125 Monoalbero Corsa. Appena diciassettenne, si piazzò all'11º posto, ma cominciò presto a vincere. Così nel 1961, Hailwood iniziò a correre per una poco conosciuta casa giapponese, la Honda. Correndo con una Honda quadricilindrica a quattro tempi da 250 cm³, Hailwood vinse il mondiale classe 250 del 1961. L'anno successivo, Hailwood si legò alla MV Agusta e divenne il primo motociclista a vincere 4 campionati consecutivi del mondiale classe 500. Dopo questi successi con la MV Agusta, Hailwood tornò alla Honda e vinse 4 titoli mondiali nel 1966 e nel 1967 nelle categorie 250 cm³ e 350 cm³. Ma Hailwood è forse più noto per le sue prestazioni al rinomato Tourist Trophy dell'Isola di Man. Dal 1967 ha trionfato 14 volte sul circuito del Mountain, considerata la gara motociclistica più celebre e pericolosa del mondo, dove ingaggiò epiche sfide con l'acerrimo rivale Giacomo Agostini, scrivendo tra le più belle pagine nella storia del motociclismo sportivo. Nel 1968 la Honda si ritirò dai Grand Prix, ma pagò Hailwood per rimanere in aspettativa nell'attesa che la Honda ritornasse alle corse. Ma Hailwood non tornò più alle gare motociclistiche a tempo pieno, avendo scelto di proseguire la sua carriera sportiva nell'automobilismo, fino al 1978, quando tornò al Tourist Trophy. Vinse la TT F1 in sella ad una Ducati e si ripeté nel 1979 vincendo il Senior TT con una Suzuki.

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La carriera di Hailwood sulle quattro ruote non ebbe gli stessi successi di quella motociclistica, ma fu comunque caratterizzata da alcuni risultati di tutto rilievo. Oltre alla Formula 1, la sua attività cominciò con le formule minori, dove vinse il Titolo Europeo di Formula 2 nel 1972, e si estese alle gare di vetture sport, ottenendo un podio alla 24 Ore di Le Mans. Disputò 50 Gran Premi nella massima serie, a partire dal Gran Premio di Gran Bretagna del 1963. La sua carriera automobilistica terminò in seguito alle ferite riportate in un incidente sul circuito del Nürburgring, al Gran Premio di Germania del 1974. Negli anni sessanta la sua partecipazione fu sporadica, tranne un impegno continuato nel 1964, ma fu a partire dalla fine della stagione 1971 che cominciò la partecipazione in pianta stabile, con la Surtees. Nel 1972, sempre con la Surtees, ottenne il secondo posto al Gran Premio d'Italia, che rimase il suo miglior risultato in carriera, e giunse ottavo in campionato. Dopo un 1973 avaro di risultati, passò alla McLaren per il 1974, andando a punti quattro volte, compreso un podio, fino al momento dell'incidente che lo costrinse al ritiro. Il momento probabilmente più significativo della sua carriera automobilistica rimase comunque legato ad un incidente: nel corso del Gran Premio del Sud Africa 1973, entrò in collisione con Clay Regazzoni, e le due vetture finirono fuori pista, incendiandosi. Mentre Hailwood riuscì ad uscire dalla sua vettura, Regazzoni rimase all'interno della propria, svenuto e bloccato dalle cinture. Il pilota inglese quindi tornò tra i rottami incendiati per liberare il collega dalle cinture di sicurezza e portarlo al sicuro fuori dalla vettura. Per il coraggio dimostrato, gli venne attribuita la medaglia di Re Giorgio, la seconda più importante decorazione al valore civile del Regno Unito e del Commonwealth.

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… per la serie, miti e storie del Motociclismo! 

Il 23 marzo 1981, a Birmingham, un’autovettura con a bordo tre persone si schiantava violentemente contro un autocarro che stava effettuando un’inversione ad U irregolare. Da quel groviglio di lamiere furono estratti i corpi senza vita di Stanley Micheal Bailey Hailwood e di sua figlia Michelle. Si salvò, invece, il figlio David. Una fine tragica, difficile da accettare. Troppo difficile.

Perché è assurdo pensare che una leggenda come Mike Hailwood  possa aver trovato la morte in un banalissimo incidente stradale. Proprio lui, che per ben 22 anni aveva rischiato la vita alla guida di moto e auto da corsa sui tracciati più pericolosi del mondo, come il Mountain e il vecchio Nurburgring.

Era infatti il 1957 quando ad Oulton Park, ancora diciassettenne, si presentò a bordo di un’auto, con tanto di autista, per schierarsi al via di una gara motociclistica in sella ad una MV 125 presa in prestito. E nessuno avrebbe mai scommesso che quel “figlio di papà”, che in gioventù aveva frequentato, pur non terminandolo, il Pangbourne College, sarebbe diventato uno dei più grandi campioni di motociclismo della storia, con 9 titoli iridati e 14 successi al Tourist Trophy. Terminò la gara all’undicesimo posto, ma due settimane più tardi, a Castle Combe, conquistò un quarto posto nella 125 e un quinto nella 250. Fu allora che anche i più scettici dovettero ricredersi. Mike Hailwood non era arrivato fin lì solo perché suo padre, Stan Hailwood, era uno dei più noti commercianti inglesi di motociclette… ci era arrivato perché nelle sue vene scorreva il sangue del campione. Il campione che doveva vincere per abbattere quella barriera “sociale” che si era creata tra lui, pilota ricco che si spostava con un meccanico e una dozzina di moto, e gli altri piloti, senz’altro meno agiati. Ma un campione è tale quando, oltre alla classe, è anche capace di gestire le proprie emozioni e guardare oltre. Così, dopo la prima vittoria ottenuta a Blandford Camp con la MV 125, ben presto Mike cominciò ad affermarsi anche in campo internazionale. E nel 1961, con tre vittorie al Tourist Trophy, dove si impose nella 500 con una Norton Manx, e nella 250 e 125 con l’allora quasi sconosciuta Honda, nacque la leggenda di Mike the Bike. Nello stesso anno, alternandosi alla guida di Honda e FB Mondial, conquistò anche il suo primo titolo iridato nella classe 250. Sarà il primo di una lunga serie. Per quattro anni Mike non ebbe praticamente  rivali fino a quando, nel 1965, si affacciò sulla scena mondiale un giovane di indiscusso talento il cui nome era Giacomo Agostini. Il campione di Lovere portò una ventata d’aria fresca,  ravvivando così  un mondiale un po’ “malato”. Le sfide tra Ago e Mike riempiranno pagine e pagine di storia del motociclismo che il tempo non potrà mai ingiallire.

Ma fu sul Mountain (dove come detto trionfò per ben 14 volte), che Mike ottenne le sue vittorie più belle.

Come nel 1965 quando, in testa alla corsa, scivolò con la sua MV su dell’olio. Era il terzo giro e Mike, approfittando della distrazione di alcuni commissari, riprese la sua moto, ridotta piuttosto male, e raggiunse il box, dove i meccanici gliela sistemarono quel tanto che bastò per riprendere la gara. E sotto un’acqua pungente, senza cupolino, riuscì a vincere la corsa.

Oppure nel 1978 quando, a 38 anni e a “digiuno” di moto da ormai un decennio (durante il quale si era dedicato alle quattro ruote) tornò sull’Isola di Man per correre il Tourist Trophy in sella ad una Ducati 900. Mike si “cucì addosso” la bicilindrica di Borgo Panigale e la portò al trionfo nella F1. Neppure un determinatissimo Phil Read, in sella ad una velocissima Honda, riuscì a fermarlo.

E l’immagine di Mike in azione sulla Ducati 900 resterà uno degli scatti più famosi della storia.

Hailwood ritornò sull’Isola anche l’anno successivo, questa volta in sella ad una Suzuki RGA 500, e sempre nella classe F1. Fu l’ultima grande impresa della sua straordinaria carriera. MV, Norton, Honda, FB Mondial, Ducati e Suzuki. Non importava quale moto fosse: Mike corse e vinse con tutte. Se non vuol dire essere una leggenda questo…

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