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davide71

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  1. http://www.repubblica.it/scienze/2014/11/10/news/rosetta_sbarco_cometa-100214731/#gallery-slider=97512971 l'abbiamo rincorsa, spiata da vicino, e adesso è il momento di toccarla. La cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko è infatti "a portata di sbarco" per la missione Rosetta dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA). Siamo al momento della verità , dopo i dieci anni di viaggio di una delle missioni spaziali più ambiziose della storia. Rosetta, che da agosto sta "scortando" la cometa, domattina sgancerà il lander Philae, un modulo automatico che andrà a posarsi sulla superficie del nucleo cometario. La discesa, che durerà quasi sette ore, è stata pianificata nei minimi dettagli dal team scientifico e dal controllo missione dell'European Space Operation Centre (ESOC) di Darmstadt. L'intera operazione è una delle più complesse mai tentate storia dell'esplorazione spaziale: Rosetta si trova infatti a oltre 500 milioni di chilometri da noi, e i comandi inviati dalla Terra impiegano quasi mezz'ora per raggiungere la sonda. Ciò significa che è impossibile guidare "in diretta" la discesa, e quindi Philae dovrà cavarsela da solo fino al sito di atterraggio. E' la prima volta nella storia che un congegno costruito dall'uomo sbarca sul nucleo di una cometa. Con un po' di fortuna, avvisano gli scienziati, Philae concluderà questo "accometaggio" con successo e inizierà a raccogliere dati fondamentali per studiare le comete, considerate dei preziosi testimoni della formazione del Sistema Solare.Per aiutarsi nelle fasi finali, Philae ha una serie di gambe meccaniche per attutire l'impatto, dei piccoli propulsori per spingerlo verso il basso, e un arpione per restare ancorato al nucleo della cometa. Se non ci saranno intoppi, una volta arrivato Philae farà del suo meglio per mandarci le prime foto del panorama visto dalla superficie di una cometa. Un panorama che nessun occhio umano ha mai visto prima. in concomitanza con l'accometaggio doveroso segnalare questo short movie dove la fantascienza incontra la scienza. Ambition è il titolo di un piccolo film, realizzato in collaborazione tra Platige Image e l'ESA.Il regista è Tomek BagiÅ„ski ed il film è stato proiettato Venerdì 24 Ottobre alle celebrazioni "Sci-Fi: Days of Fear and Wonder" del British Film Institute (Southbank, Londra). Qual'è l'essenza di essere umani? Girato in Islanda ed interpretato da Aiden Gillen ed Aisling Franciosi, Ambition ci racconta che così come è vero che l'essenza della vita sulla Terra è l'acqua, così l'essenza di ciò che significa essere umani è tentare cose difficili, superare ogni difficoltà e raggiungere obiettivi apparentemente impossibili. Per imparare, adattarsi ed evolvere.e al centro di questo film vi è la splendida missione ESA Rosetta, vera scienza. Prima sognare, poi costruire, lanciare, inseguire e raggiungere una cometa per il compito più arduo, tentare di atterrare sulla sua superficie. eccolo qua: https://www.youtube.com/watch?v=H08tGjXNHO4#t=344
  2. https://www.youtube.com/watch?v=OuleLgPEI98
  3. https://www.youtube.com/watch?v=-iqa3aEU-yQ
  4. http://www.natureworldnews.com/articles/6974/20140509/astronomers-find-suns-sibling-called-hd-162826.htm scoperta la vera nemesis,e noi che la cercavamo nei dintorni del sistema solare una stella come tante altre? beh,fondamentalmente si,quindi cosa avrebbe di speciale? presto detto: è una della sorelle del nostro sole,sorella nel vero senso della parola !!! le stelle si muovono parecchio l’una rispetto all’altra, dovendo girare attorno al centro della galassia: basta una piccola differenza nella posizione iniziale per averle, oggi, a distanze enormi tra di loro. non tutte vivono negli ammassi globulari dove la fuga è praticamente impossibile. le stelle nascono in ammassi, ossia in gruppi anche numerosissimi, che normalmente danno il via libera alle giovani appena nate. ognuna se ne va per la sua strada, sfruttando anche la più piccola differenza iniziale.all’inizio, ovviamente, sono ancora abbastanza vicine, dando luogo ad ammassi aperti, come le pleiadi, ma se le guardiamo dopo 3/4 miliardi di anni è impossibile riconoscerle nella confusione di una città galattica. in realtà ciò non è vero e i legami familiari non possono veramente cancellarsi del tutto. vi sono due strade per cercare di risalire a un’origine comune. la prima è di tipo composizionale. due stelle simili come massa ed età hanno comunque differenze non trascurabili se sono nate in luoghi diversi della galassia. una vera sorella del sole dovrebbe avere nella sua composizione più profonda alcune caratteristiche tipiche della zona in cui è nata, identiche a quelle del sole. inoltre, le stelle hanno un moto proprio, legato sia alla rotazione differenziale attorno al centro della galassia, sia a un movimento del tutto intrinseco legato al modo con cui si sono allontanate dalla famiglia originale.entrambi i segnali sono oggi osservabili e analizzabili, grazie alle tecnologie astrometriche e spettroscopiche. si può finalmente tentare di localizzare nell’enorme popolazione di stelle che popolano la galassia, quelle che sono nate assieme. non solo si può tentare, ma si può anche riuscire in questa ricerca che ha dell’incredibile. un lavoraccio, però. prima bisogna scegliere le stelle simili al sole poi analizzarle accuratamente per vedere se contengono uguali abbondanze di elementi particolari. un po’ come studiare il loro dna, guardare le abbondanze di elementi più rari e più indicativi della posizione geografica del luogo di nascita.non basta, però, per dare certezza. fortunatamente i moti propri sono ormai calcolati con precisione enorme e si possono estrapolare verso il passato e vedere se le traiettorie del sole e della possibile sorella convergono verso un unico punto, nel momento giusto, ossia quello della loro nascita. bene,la sorella del sole si chiama HD 162826, dista ormai ben 110 anni luce (nella costellazione di ercole) ed è il 15% più grande della nostra stella.i ricercatori che hanno seguito per anni un gruppetto di stelle possibili sorelle del sole e che, alla fine, ne hanno scoperta una reale sono anche stati aiutati da un po’ di fortuna. la stella in questione era tra quelle seguite costantemente da 15 anni, anche per lo studio di suoi eventuali pianeti. nessun giove caldo, ma niente vieta che possieda pianeti di tipo terrestre, anche situati nel punto giusto.perché questa stella diventa, adesso, così importante anche per lo studio della vita (forse la numero uno)? non è difficile da capire. essa aveva a disposizione gli stessi elementi del sole, fin nei minimi particolari. hanno avuto, inoltre, lunghi periodi di stretta convivenza, duranti i quali possono anche essersi scambiati i mattoni fondamentali. collisioni in fasi primordiali tra i loro dischi, viaggi interstellari molto simili (come lunghezza) a viaggi interplanetari di rocce e comete già ricche di molecole complesse. Insomma, se si vuole cercare la vita simile alla nostra le sorelle del sole sono le migliori candidate. si apre una nuova finestra sull’astrofisica e sulla biologia. presto ne scopriremo altre, sicuramente.il momento è poi proprio quello più favorevole. la spettroscopia permette ormai di studiare il dna delle stelle nei minimi dettagli (nel caso specifico l’abbondanza dell’ittrio e del bario), ma è la missione gaia a dare l’aiuto più grande: moti propri e distanze di miliardi di stelle, anche lontanissime da noi, con una precisione impensata finora.in fondo, è un po’ anche nostra sorella http://arxiv.org/pdf/1405.1723v1.pdf
  5. https://www.youtube.com/watch?v=YQIMq45ta_g&feature=related
  6. una musica celestiale,senza tempo
  7. insomma,due risate non so,comunque..... attenzione: avvistamento ufo ps: non è nel cerchio rosso che sta l'oggetto non identificato
  8. ci vorrebbe una sezione astronomica
  9. no ma è colpa del timoniere che ha preso l'iniziativa a sua insaputa e della compagnia che ha ritardato i soccorsi alla fine questo la farà franca,anzi chiederà risarcimenti morali,mamma mia povera italia
  10. davide71

    Niki Lauda

    ho visto il gp sul tubo di recente,con relativa intervista a montezemolo a fine gara .aldilà del bordello del ricorso,l'ultimo giro,la gente in pista eccetera, ma se si fosse fermato subito,sarebbe riuscito a mantenere la testa della corsa?comunque i cambi gomme a differenza di ora che vengono calcolati al millesimo di secondo,con calcoli alogaritmici di passo gara,telemetria e tutto, erano effettuati solo "al bisogno"(estremo direi) o c'era chi li programmava anche a quei tempi?
  11. davide71

    Jochen Rindt

    E' troppa questa fortuna. Comincio un poco a preoccuparmi perché potrebbe non continuare." Risuonano beffardamente amare queste parole di Jochen Rindt, che così commentava la stagione che, fino a quel momento, lo stava consacrando tra i grandi piloti della storia. Nel campionato del mondo del 1970, il pupillo di Colin Chapman la fortuna se l' era però meritata, anche perché la sorte aveva un debito enorme con lui. Nato a Mainz, in Germania, il 4 aprile 1942, dopo pochi mesi di vita aveva perso i genitori, morti ad Amburgo sotto un bombardamento . Venne così affidato ai nonni che abitavano a Graz, in Austria e in Austria Rindt trascorse quasi tutta la sua vita, rimanendo cittadino Tedesco. Dopo il liceo, nel 1962 comincia a correre con una Alfa Romeo Giulietta T1 preparata da Conrero. Si rivela ben presto un pilota di talento e grintoso, uno che o "vince o rompe" ma, all'occorrenza, in grado anche di ponderare bene i limiti della vettura, tanto è vero che nel 1965 con una 250 LM., in coppia con Masten Gregory, firmerà l'ultima vittoria della Ferrari nella 24 ore di Le Mans. Intanto diventa il padrone incontrastato della Formula due, dove miete vittoria dopo vittoria, diventando il maestro della categoria. In Formula uno aveva esordito a Zeltweg con una Brabham BRM ma deve attendere il 1969 per vincere il suo primo Gran Premio, dopo essere stato notato ed ingaggiato da Colin Chapman, trionfa a Watkins Glen con una Lotus 49. Nel 1970 si aggiudica cinque Gran Premi, a volte in modo rocambolesco ma lui è sempre in agguato, pronto ad approfittare del più piccolo errore dei suoi avversari. La sua ultima vittoria, a Hockenheim, è forse la più bella ed esaltante. Batte Ickx in volata, meritandosi dalla stampa italiana l'appellativo di Jochen "GRINDT". Sabato 5 settembre 1970 secondo turno di qualifiche: Rindt è determinato a scendere in pista per avvicinare le Ferrari cercando come al solito un giro dei suoi, ma il destino interromperà per sempre la sua rincorsa alle 15.26 nei pressi della Curva Parabolica. Alla staccata la sua Lotus si dirigerà ad angolo retto contro il guard rail per via del cedimento di un alberino dei freni entrobordo che risultò letale. Uno schianto tremendo e partire da quel momento, tutto è quasi irreale, finito in un attimo. A nulla serve l’ultima folle corsa in ospedale con l’ambulanza, perché Jochen è praticamente morto sul colpo per via delle gravissime ferite subite nell’impatto. Sembrava impossibile crederci, perché pochi minuti prima di quel maledetto ultimo giro, Rindt firmava il solito autografo e salutava Nina con un bacio affettuoso prima di infilarsi nell’abitacolo della Lotus. Ai box la notizia giunge quasi subito ed è proprio l’amico Jackie Stewart che si avvicina alla bella moglie di Jochen sussurrandogli all’orecchio: “Vieni Nina Jochen si è fatto male….†Pochi giorni dopo Jochen Rindt venne seppellito nel cimitero monumentale di Graz, dove gli vengono tributati onori degni di un eroe nazionale. Alla cerimonia, parteciparono molti piloti e personaggi della F1, partendo da Colin Chapman, Jackie Stewart, Graham Hill e tanti altri. Tutta la città quel giorno si fermò in segno di lutto e affetto per il ragazzo dallo strano naso che aveva infiammato le folle amanti dei Gran Premi. Durante l’omelia, la banda intonò la canzone preferita di Jochen, The End di Earl Grant. Un titolo che viste le circostanze, suonò tristemente beffardo. Il Mondiale di F1 gli venne assegnato alla memoria (caso unico nella storia della F1), perchè Jackie Ickx non riuscì a sopravanzarlo in classifica. Il pilota belga della Ferrari, intervistato a fine anno sembrò quasi sollevato per non aver battuto Jochen. Ad aiutare Rindt nella conquista del titolo ci pensò il suo giovane compagno di squadra Emerson Fittipaldi, che proprio a Watkins Glen vinse un anno dopo Rindt il Gp degli Usa. Questo successo, consentì a Rindt di conservare la testa del campionato e arrivare finalmente al tanto sospirato titolo. Peccato che non riuscì mai a godersi la sua vittoria. Quel giorno ai piedi del podio, un ragazzo austriaco sollevò una sciarpa nera recante la scritta “Jochen viveâ€.
  12. bellissime foto...provo anch'io a metterne: anche se era un bidone la 76 era bellissima
  13. ho notato vedendo foto e gare di questa annata che le monoposto a volte avevano l'alettone anteriore a volte no,a imola ad esempio villeneuve era senza,mentre pironi lo montava...probabilmente faceva poca differenza se non nulla...e pensare che una monoposto odierna senza l'alettone magari gira due secondi più lenta...un altro mondo proprio,o no?
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