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Wexx

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  1. Wexx

    Fernando Alonso

    La stagione 2007 fu buona, ma quella del 2006 fu monstre. Così come quella del 2011 e quest'ultima. La flessione finale io non l'ho vista, se non in qualifica. In gara solite partenze furibonde e piazzamento finale migliore possibile, se questo è avere una flessione. Aggiungiiamoci un Massa ritrovato (che se va, va sul serio, chiedere a Raikkonen) e tanti esperimenti falliti sulla vettura di Fernando. Davvero una stagione da 10, considerando anche gli acuti (tanti podi insperati, una vittoria, in Malesia, da fenomeno). Temo però che sia consapevole della irripetibilità di una annata così, stanti queste condizioni di sviluppo a Maranello. A fine anno sembrava sviluppassero a caso, e il fatto che chiudano la galleria del vento in inverno per noleggiarne un altra è il segnale di una crisi (nel settore cruciale) che, al massimo massimo, può portarli a fare di nuovo gli outsider l'anno prossimo.
  2. Wexx

    Sebastian Vettel

    Se avrà l'intelligenza di rimanere in RedBull, e se la RedBull saprà tenere intatta la sua struttura attuale, con ogni probabilità Vettel ridimensionerà persino i record di Schumacher. Corre da cannibale e ha un talento fuori dal mondo.
  3. Do per scontato che questo sia il primo mondiale della storia conseguito da un pilota che non ha vinto neppure una gara in Europa nella stagione. Un segno dei tempi e un altro primato per Vettel.
  4. Alonso, Hamilton, Vettel e Raikkonen. Per loro un'annata impeccabile, da veri Maestri.
  5. Sono molto d'accordo con il discorso sulle gomme. Guardate cos'è successo quest'anno appena la RBR ha "capito" le Pirelli. C'era stata una gara nella prima metà della stagione, non ricordo quale, in cui per un tot di giri le RBR, che non entusiasmavano affatto, si misero a volare, letteralmente un secondo e mezzo più veloce degli altri. Horner intervistato disse che quello era il loro potenziale, solo dovevano capire come tirarlo fuori non per caso ma con costanza. In altre parole la RedBull, come macchina, è di un altro pianeta rispetto alle altre fin dalla prima gara di quest'anno, ma sono le Pirelli che hanno l'ultima parola. Detto ciò, secondo me la macchina e il pilota contano uguale perché sono interdipendenti. La differenza che fa il pilota è sottile, ma determinante, quindi è un sottile si fa per dire. Quanto conta la sospensione anteriore destra? l'8%? Il 14%? Il 2%? Una sospensione destra che si rompre conta il 100%! Il Campione conta il 10%? Quando però vince gare che altri al suo posto non vincerebbero, o disputa 20 gare di cui almeno 15 su livelli eccelsi, conta tanto, cambia una stagione da nera a bianca. Però c'è anche un parametro trasversale, che potremmo usare come "peso". Si prende il budget che una squadra spende in un anno, e ogni elemento conta quanto costa. Singolarmente, un pilota molto pagato quanto pesa in percentuale sul budget annuale di una scuderia? Domando perché non ne ho idea.
  6. Wexx

    Bruno Senna

    Il problema è che Maldonado nei weekend giusti ha davvero il piede pesante, ha vinto una gara, ha sponsor importanti. Però è davvero troppo scostante e certe sue manovre sono indegne. Senna dimostra davvero di avere il passo di gara e una bella lucidità , che sono doti di gran valore, però in qualifica ha davvero deluso e in gara lascia il dubbio che sia un po' troppo gentlemen in certe circostanze. E' un po' il contrario in tutto del venezuelano. L'exlpoit della vittoria è stato davvero qualcosa di enorme, e anche altre volte Maldonado si è trovato, senza concretizzare, in posizioni clamorosamente alte, quindi anche come contabilità può essere uno che ogni dieci gare ti porta un bottino abnorme di punti rispetto alle abitudini del team. In questo senso Bruno può sembrare più la formichina che arriva sempre. Ma se salisse di livello sarebbe lui il pilota su cui puntare.
  7. Secondo me ci sono due discorsi distinti che tendono a mescolarsi. Il primo è: quanto è difficile/pericoloso ciò che fa oggi il pilota rispetto a 20 o a 40 anni fa? Il secondo è: fa più o meno la differenza rispetto a una volta? Sul primo punto credo che sia difficile in modo molto diverso (faccio quasi fatica a considerare Vettel e Clark colleghi), ma sicuramente è infinitamente meno pericoloso. Questo fa sì che la qualità del coraggio e dello sprezzo del pericolo (così come quella di saperlo valutare e di rimanere lucidi di fronte al rischio mortale) non siano più necessarie nella "selezione naturale" dei piloti. Al tempo stesso sono richieste qualità che un tempo non erano così cruciali (preparazione atletica) o non esistevano proprio (tenere un computer in mano al posto del volante, sinergia costante con l'ingegnere di pista via radio, controllo delle informazioni telemetriche e modifiche relative in tempo reale). Il mestiere è cambiato. Sulla differenza però io credo che sia sempre quella: enorme. Bisogna partire dal presupposto che una macchina da sola non si muove e che un pilota a piedi non può gareggiare. Quindi abbiamo una interdipendenza assoluta, entrambi gli "elementi" sono necessari ma non sono sufficienti. Se non erro, Bruno Senna diceva che oggi la differenza tra un Alonso e un Karthikeyan sia grossomodo di 3 decimi al giro come velocità pura. Anni fa Prost o Senna avevano nel piede un secondo comodo su Damon Hill (che non era certo il Karthikeyan della situazione). Però oggi tre decimi contano come un secondo e mezzo di una volta. E contano sempre uguale la costanza di rendimento, la solidità psicologica, l'adattabilità (si pensi a come Hamilton guida una macchina sbilanciata e a come la guida Button, che non è uno qualunque), il rapporto con il team eccetera. Un pilota di classe media può sempre vincere un mondiale se la differenza la mette il mezzo, ma sono eccezioni. L'albo d'oro della Formula1 è principalmente costituito da piloti formidabili quando non da fenomeni assoluti. Allo stesso modo vincono macchine quasi sempre eccezionali, quando non proprio stellari rispetto alla concorrenza. Quindi secondo me c'è una sorta di costante, che vede naturalmente i piloti migliori posare le chiappe prima o poi nelle macchine migliori, e questo fatto corrobora l'interdipendenza dei due elementi, che necessitano l'uno dell'altro. Poi bisogna saper fare le proporzioni. Malesia2012 (o Monza08 se preferite) per me vale Donington93 o Barcellona96, ovviamente in proporzione, siccome in termini di tempo sul giro la differenza che il Campione fa in certe circostanze si è assotigliata, in relativo. Ma non si è assotigliata in valore assoluto: si mette a piovere e con macchina non vincente il Campione lascia tutti lì cogliendo una vittoria "impossibile". Se sono un top team e devo ingaggiare un pilota infatti ingaggio Senna, o Vettel, non Karthykeyan. Senza Senna che combinava la McLaren nel '93? Senza Schumacher che combinava la Ferrari nel '96? Senza Alonso che combinava la Ferrari quest'anno? In piccolo: senza Vettel che combinava la Toro Rosso nel 2008?
  8. Io non credo che la Formula1 odierna sia preordinata, ciononostante è ovvio che è fortemente influenzata dal peso politico dei team e dalla proporzione dei capitali investiti. Ma un conto è dire che la Ferrari ha un grosso peso, un conto è dire che i risultati dei singoli Gran Premi e dei Campionati che essi costituiscono siano preordinati a tavolino. Sono delle esagerazioni, le gare di oggi sono imprevedibili e lo si è visto molte volte. Idem i campionati (dove il colosso Ferrari sta all'asciutto da tanto). E chiaro che Minardi non può vincere, ma è anche chiaro che Ferrari può perdere. Quindi esiste una imprevedibilità tra gli attori di peso economico grossomodo paritario. Minardi avrebbe sbaragliato Mercedes nel 1938? Un conto è ammettere l'egemonia del denaro nel motorsport, un conto è vaneggiare (leggasi ipotizzare senza prove) di "regie occulte". Sicuro che ci sono manini, sicuro che chi investe 100 conta e decide più di chi investe 10, sicuro che di "sportivo" in senso decoubertiniano non c'è nulla. Ma sicuro anche che San Paolo 2008 non è stata scritta a tavolino, come Abu Dhabi 2010. Detto questo, vogliamo provare a ragionare pragmaticamente? Qual è la caratteristica propria dell'automobilismo sportivo? Ci sono macchine molto potenti che corrono. Cosa hanno di particolare questi mezzi? Costano tanto denaro, tanta manutenzione operata da tanti uomini ben pagati, organizzare una corsa è una spesa enorme, eccetera. Automobilismo = costi, prima che ricavi. Siccome non si può istituire uno sport sulla beneficienza occorre che ai costi seguano dei ricavi che almeno li pareggino, o no? Possiamo fare una maratona quasi a costo zero (falso, ma facciamo finta), non possiamo fare un Gran Premio che non costi un iradiddio. Il capitale investito deve avere un ritorno. Poteva essere un ritorno di immagine per il Terzo Reich ieri, può essere pubblicità per il Banco Santander oggi, ma il principio è lo stesso. Mettere insieme un campionato costosissimo che coinvolge una immensa forza lavoro deve in qualche modo generare dei profitti proporzionali. Al massimo livello si parla di costi enormi. Quindi, volenti o nolenti, l'automobilismo è sempre stato sin dagli albori, per via della sua intrinseca e non aggirabile costosità , un business, ossia quella cosa che rende possibile la ripetizione seriale di eventi costosissimi, quella cosa alle spese affianca dei ricavi che rendano come minimo ripetibile una corsa e instituibile un campionato. I soldi sono intrinseci all'automobilismo sportivo, punto. Ce ne voglio tanti, fare pari già non è uno scherzo. Fatalmente, dove in un modo o nell'altro circolano tanti soldi (Sundance insegna che i piloti erano già pagatissimi negli anni '30, anche se ogni singolo Gran Premio era un business a sé con premi propri) arrivano gli affaristi. Ecclestone è un affarista, un volpone che fa venir fuori i soldi anche dalle pietre. Un maneggione. Erano meglio i prototipi? Chi lo sa, fatto sta che Ecclestone stava in F1, se stava nei Prototipi oggi piangeremmo la defunta Formula 1. Ecclestone ha trasformato la Formula 1 in un business, enorme, con ricavi abbastanza superiori ai costi da permetterle di prosperare. E' uno show? Sì, lo era anche negli anni '10 del '900. Oggi gli show si guardano in TV. Perché? Perché è più comodo, si vede tutto e meglio, è più democratico, aumenta i profitti per gli organizzatori dello show. Se tu organizzi una manifestazione che costa 100, devi almeno ricavare 100. Se nessuno sa che questa manifestazione esiste nessuno viene a vederla, non vendi biglietti, la manifestazione non la ripeti più. Per far consocere la tua manifestazione devi pubblicizzarla, per pubblicizzarla, oggi, si usa la TV e Internet. Erano meglio manifesti e riviste? Erano solo la culla di quello che c'è adesso, non erano innocenti. In Formula1 contano i soldi, una volta contava la passione. Che boiata. Contano entrambi da sempre. Non era un affarista Enzo Ferrari? Non era un affarista (di primissimo livello dicono) Ayrton Senna? Ovvio che sì. Che male c'è? Per fare affari occorre una passione incredibile. Credete che quel nazistoide truffaldino di Ecclestone non abbia una passione immensa per ciò che fa? Oggi la Formula1 pensa solo allo spettacolo? Ovvio, era diventata inguardabile. E' artificioso? Sì. Mi spiegate per favore che cosa non è artificioso in una gara di motorsport? Che cosa c'è di non artificioso nel Gran Premio X dell'anno 193Y vinto dal pilota Z della scuderia W? C'erano anche allora regolamenti (come fai senza?), furbate per aggirarli o interpretarli al meglio, gare falsate dalla diversa prestanza dei mezzi, tanti soldi in ballo che in qualche modo dovevano valere l'investimento, la necessità di rendere "mitico" l'evento per il grande pubblico attraverso i media... sono cambiati i mezzi, i materiali, i modelli di business, ma la sostanza è rimasta la stessa. Poi uno dice: preferivo la carta stampata alla TV. Ok, linguaggi diverse in epoche diverse, ma sono discorsi che esulano dall'automobilismo. Oggi si comunica in un certo modo, vanno certi prodotti e così via. Ma non c'è mai stata un'età dell'innocenza seguita da un'epoca oscura di imbarbarimento. Lo stesso Ecclestone non è che un figlio della sua epoca, se non fosse stato lui sarebbe stato qualcun altro magari in un altra categoria, lui è solo quello che si è adattato meglio, darwinianamente parlando. Credete che oggi non ci sia passione? Che non ci sia tensione, lavoro duro e febbrile nel paddok? Credete che siano tutte marionette che sanno già prima come finiranno i Gran Premi? E non era negli anni passati una "messa in scena" l'automobilismo? Una narrazione collettiva con i suoi eroi, i suoi intrecci, i suoi interessi, le sue manipolazioni, la sua politica? Io non vorrei che si cercasse nei tempi andati un ideale di automobilismo che di fatto non è mai esistito e che dovrebbe portare chi lo perora, alla fine dei conti, a seguire solo lo sport dilettantistico (ma dilettantistico sul serio, dove chi partecipa lo fa a proprie spese, senza nessun tipo di ritorno sull'investimento da parte di nessuno, per il puro piacere di competere ad armi pari e IN PERDITA).
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