Vai al contenuto

duvel

Appassionati
  • Numero messaggi

    1254
  • Registrato

  • Ultima Visita

  • Days Won

    14

messaggi inviate da duvel

  1. 3 ore fa, BurgerChrist ha scritto:

    “Il tema dei giovani piloti è molto importante e ci interessa, ed è per questo che in un contesto dove i test saranno regolamentati, secondo alcune idee che discuteremo nelle prossime riunioni con le squadre, vogliamo rendere obbligatoria la presenza di piloti giovani nelle Prove Libere. Questo per dare anche meno tempo al titolare di provare in vista della gara, rendendo ancor più eccitante l'evento, dando modo però ai ragazzi di provare in un contesto dinamico e di gara."

    A quando le pole-dancer in rettilineo spruzzate dagli innaffiatoi per la pioggia artificiale?

    :wall:

    Credo abbiano già pensato all'orsetto di peluche stile calcinculo sulla linea di traguardo, 5 punti al primo che lo prende.

  2. 4 ore fa, KL643 ha scritto:

    L'autodromo di monza deve prendersela in primis con se stesso.

    Sono anni che allontanano le persone ( oggi si dovrebbe dire 'fan'). Sempre meno servizi, e non intendo i cessi che sono stati inaugurati da garibaldi. Ma i servizi di accoglienza ed informazione che un impianto internazionale deve dare. Gli addetti con le pettorine che conoscono l'autodromo come io conosco plutone ( ho sentito una volta umo chiedere della 'variante della roggia' e quello con la pettorina mandarlo ad minchiam alla parabolica)...A me frega poco perchè conosco ogni pianta del parco, ma mi.metto nei panni di chi arriva la prima volta.

    La scorsa estate hanno abbattuto quasi tutte le tribune dell'ascari ( tra cui quella per gli amici dell'autodromo) e una della seconda variante. 

    Come mimino mi aspettavo di vederle ripristinate e più moderne ma non credo lo abbiano fatto ( è da un anno che non ci metto piede ma mi dicono che non ci sono).

    Pochi giorni fa hanno rimosso il tram de 'gli amici dell autodromo e del parco', sito a fianco del bar. Lo hanno 'buttato' in un piazzale come un ferrovecchio. Un vero insulto a chi fa parte dell'associazione e ci mette una passione che i vertici dell'autodromo nemmeno sanno cosa sia.Il tutto perchè 'hanno bisogno di spazio', sì, gli mancavano quei 30 metri quadri???

     

    Mi dicono che anche i negozietti a fianco del bar siano a rischio poichè in scadenza di contratto, dopo che hanno fatto sparire la libreria.

    Quest'anno hanno raddoppiato i prezzi. Anche se io gli ho scritto provocatoriamente: se io devo pagare il mio posto e quello a fianco che non può essere venduto... a farla giusta dovevate quadruplicare il biglietto. Farmi pagare cioè i due posti di quest'anno e i due del 2020. Per la cronaca il rimborso mi è arrivato a dicembre inoltrato...

    Ma poi il bello di un giorno in autodromo è il muoversi, vedere gente, scambiarsi opinioni....  se devi restare fisso al mio posto... anche no.

    E considerando anche che a conti fatti ( ma gli intelligenti che cercano i 'fan' non lo dicono) c'è molta meno azione in pista ( meno prove libere, meno categorie minori, gara di qualifica da 30 minuti...)... io dopo anni di onorata presenza, caldo freddo sole pioggia ecc... non ci vado. Anzi per dirla tutta, l'autodromo ha perso un buon cliente ( anzi 4 considerando altri 3 amici abituali). Complimenti!!!

    Che tristezza

    L'ultima volta ci son stato per la 6 ore, gara bella ma è stato un supplizio: 6 ore e non potevi muoverti dalla tribuna (l'unica accessibile ad accesso ridotto) se non per scendere,  mangiare un panino o fumarti la sigaretta.

    Tutto il resto blindato senza alcun scampo.

    Mancanze dell'Autodromo a parte credo che la gente verrebbe  ugualmente se fosse ancora interessata, ma i GP adesso sono quelli che sono oltretutto non abbiamo nè un Verstappen nè una Ferrari.

    • Like 1
    • WTF?! 1
  3. 3 ore fa, sundance76 ha scritto:

    Mentre nel resto della rivista (Autosprint) il sorpasso viene dipinto come un capolavoro, in un trafiletto viene data una chiave diversa d'interpretazione.

    SORPASSO UNGHERIA 86.jpg

    Che vuoi farci, giornalista (chi era?) convinto sia più facile tenere in mano volante e cambio lottando contro Senna che battere a macchina. Mai contenti...

    • Like 1
  4. 1 ora fa, elvis ha scritto:

    Io invece pensavo potesse essere il giardino del rinomato Hotel Saint Georges Premier, ubicato all'interno del Parco di Monza e distante poche centinaia di metri dal circuito. So che questo posto era molto frequentato da personaggi delle corse. La mia comunque era solo un'ipotesi...

    La mia pure, potresti benissimo aver ragione tu

    • Like 1
  5. 27 minuti fa, Nemo981 ha scritto:

    Ho la rallentano per creare un punto di sorpasso in staccata o la tolgono e lasciano i sorpassi al drs ma rendono la signes una curva da coglioni di metallo cubico. Io propendo per la seconda, ma accetto pure la prima (con rammarico). Attualmente la via di mezzo è inutile

    Mah non so, qualche anno fa era al Ricard per le prove del WEC e rimasi letteralmente allibito da come senza chicane sul Mistral  pigliassero Signes letteralmente in pieno. Intendo dire 330 - 340 orari...

    Non ho più idea di che razza di sorpassi siano possibili nelle condizioni attuali

  6. 2 ore fa, Elio11 ha scritto:

    Questo editoriale a firma di Marcello Sabbatini, scritto all'indomani della seconda vittoria stagionale nel 1972, offre alla lettura alcuni passaggi interessanti.

    [...] Quello che piace di Emerson è la sua simpatia umana. Perché lui, come Reuteman, come il fratello Wilson e lo stesso Carlos Pace che – lo avete visto tutti – è andato a sventolare entusiasta la bandiera gialla e verde sotto il podio di Nivelles, sono fatti della stessa pasta. Quella festa brasiliana in Belgio è un simbolo.

    Faceva tenerezza quasi, osservare quel foltissimo gruppone di brasiliani che accompagnavano in tutto il G.P. l'irruente slalom della nera Lotus n.32 con lo stesso cha-cha-cha ritmato che i telespettatori di tutto il mondo ricordano, quando le folle impazzite esaltavano gli affondi di Pelè o le veroniche di Garrincha.

    È il ritmo per il nuovo idolo che nasce, per la nouvelle vague dei piloti che appare all'orizzonte automobilistico. Anzi,  riappare. Perché è un soffio di emozione nuova per i giovani, lo è ritrovata per coloro che hanno ancora nel ricordo i campioni del volante dagli anni '30 ai '50. Allora lo sport dell'automobile non era ancora il feudo dei computers anglosassoni, quelli che hanno tutto razionalizzato e condito a suon di dollari e di sterline, mummificato nel tecnicismo che poco più nulla concede all'estro dell'improvvisazione agonistica, che riduce i contatti umani a freddi carnet programmati, a rapporti ipocriti nei singoli tornaconti, ad eufemismi di calcoli sin troppo interessati, dove la sincerità lascia troppo posto al gioco interessato senza più il fair play o le manifestazioni pur umanissime, il risentimento come l'amarezza, il dispetto come la rabbia. Il mondo dove la gioia diventa artefatta, calcolata, computerizzata. Sul podio quei campiioni non si bagnano più di champagne per il gusto quasi goliardico di un momento anche fanciullesco di esaltazione, ma perché c'è il public-relation che tiene conto della scritta sulla bottiglia che si agita, del cappellino con le scritte giuste sostituito al casco, degli autografi che è già preventivato concedere nel numero prefissato dal contratto pubblicitario.

    Quando finì l'era dei campioni latini era la metà o poco più degli anni '50. Ritiratosi Fangio, scomparsi Castellotti, Musso, Behra, finirono – dopo gli anni ruggenti di Nuvolari e Ascari – anche gli anni d'oro della ritrovata verve agonistica del rilancio post-bellico. Vennero di moda i piloti costruttori, i self-made-men delle corse, gli operai del volante, molti dei quali trovarono in questo sport anche il riscatto sociale di una vita durissima. Ma senza l'esuberanza piacevole e anche sbarazzina tipica dell'emigrato di ceppo latino, ma invece con tutta la determinazione e la freddezza del «colono» angolosasssone. Il mondo delle corse era cambiato, come sapete, arrivando al tecnocraticismo in tutte le sue espressioni, senza più la carica che dovrebbe, per forza, mantenersi se si vuole dare credito al significato originario della parola sport, cioè «deporte», cioè svago.

    Nel ricorrente ciclo delle vicende umane, anche lo sport dell'automobile, però, sta ritrovando questa perduta espressione; quella che sola può riumanizzarlo, ridandoci anche il piacere di una dimensione meno assoluta sul piano tecnico e più viscerale su quello umano. La dimensione delle cose anche gioiosamente improvvisate, pur nel rischio sempre immanente del dramma che questo tipo di agonismo implica.

    Per arrivare a questo doveva avvicendarsi anche la generazione dei piloti, la razza intesa come nazionalità. Al freddo egocentrismo anglosassione, tanto meglio se torna a succedere l'esuberanza dei paesi cosidetti a ceppo latino. Tagliati fuori gli italiani, nel perenne controsenso della nostra esterofilia che piace tanto ai costruttori di casa (le famose campagne di Sabbatini a favore dei piloti italiani, volte a punzecchiare la Ferrari e l'Alfa Romeo: in particolare, quell'anno aveva un occhio di riguardo per Galli e nel mirino era entrata anche la Tecno ndr), ecco spuntare i campioni del terzo mondo del volante. Ritorna tutta la entusiasmante e coreografica esuberanza dei sud americani, dei quali il nuovo simbolo è proprio Emerson Fittipaldi, il ragazzo dal viso butterato dal vaiolo il cui padre decanta le gesta da quel podio oratorio dei mass-media moderni che è il microfono radiotelevisivo, mentre al suo box c'è una fresca fanciulla acqua e sapone, una moglie che non si ripete con la burocratica efficienza delle colleghe anglosassoni nel contargli i giri al suo cronometro, ma che ogni tanto sa anche andare a cinematografarsi il marito alla curva più difficile con curiosità da bambina. [...]

    Se Emerson Fittipaldi vincerà il mondiale '72 potremo dire davvero che il mondo dell'automobilismo agonistico ha ritrovato la sua svolta; una svolta più umana. Dietro la curva troveremo certamente più entusiasmo e anche più piacere nel raccontare le gesta di questi piloti che pretendono di contare, come molti di loro ormai già fanno, le parole che ti elargiscono.

    No, questo con Fittipaldi non succede. Perché, casomai, rimane con te, tu giornalista o tifoso, a parlare per un'ora e, poi, con l'accattivante sorriso che potrebbe benissimo procurargli una scrittura per un carosello, si scusa: «Oddio, adesso devo proprio andare, ho una riunione alla GPDA. È cominciata alle 11!». Ed erano le 12,30. Il rispetto per i colleghi aveva abdicato alla cortesia per l'interlocutore del momento.

    AS n.16/1972 pagg. 8-9

    Tutto vero quel che Sabbatini scrisse, ma va contestualizzato in quel preciso momento e poco oltre...

    Autosprint era un grandissimo settimanale col "privilegio" (chiamiamolo così) di scrivere in un periodo d'oro delle corse, fattore che rende le vecchie copie una sorta di Bibbia.

    Di questo si deve senz'altro conto a Marcello Sabbatini, principale divulgatore dell'automobilismo in Italia e che in talune occasioni ha scritto pezzi memorabili e condivisibili appieno,  non solo nell'ambito delle corse ma anche dei problemi dell' automobile di tutti i giorni (cose che all'epoca non capivo e poco mi interessavano, vista la mia età).

    Sta di fatto che le opinioni su Fittipaldi cambiarono un poco da lì in futuro, anzi già su AS Anno si premuravano di specificare, dati alla mano, che "...non è mai stato il più veloce". Ma l' Emerson occasionale fortuniere di fine anno sparì con le prime vittorie dell'anno seguente "...quelli che avevano il coraggio di chiamarlo fortunato!" (beh talvolta proprio loro...). Tralasciamo ciò che scrissero qualche anno dopo sui principeschi contratti Marlboro e Copersucar (eh...il "piano umano") o presentandolo come pilota ormai finito. Tornava umano e pilota vero solo quando c'era da contrapporlo a Lauda però.

    Perchè diciamo la verità , Autosprint ripeto era un grande giornale e Sabbatini a suo modo un grande giornalista (sinceramente mi dispiacque quando morì) ma lui e soprattutto certi suoi reggicoda scrivevano troppo sull'impeto del momento, polemicamente e partigianamente, eppure in seguito smentendosi spesso seppur con lo spirito del "noi l'avevamo detto". Incredibile.

    Tralasciamo poi l'epoca Lauda davvero ai limiti dell'infamia e dello... stalking, o ancora peggio della vicenda Peterson/Monza cercando di sviare le colpe su James Hunt.

    Sabbatini era fatto così, prendere o lasciare, i meriti sono notissimi ma l'altra faccia della medaglia pure. Io lo prendo, ma...ecco.

    A mio parere

    • Like 1
  7. Comunque c'è chi fece di peggio...il compiantissimo Tom Wheatcroft appena ricevuta la sua Ferrari 500 F2 da Hall&Hall dopo un lungo restauro, accecato dall'entusiasmo si mise al volante nel vecchio tratto di Donington dopo il Melbourne Corner accelerando sul mitico saltone...dimenticandosi del muro poco oltre a cintare la piccola area industriale sorta nel tempo.

    Risultato: macchina letteralmente schiantata col povero Tom all'ospedale. Appena dopo Hall&Hall telefonò per sapere se la Ferrari andava bene...

    • Triste 1
    • WTF?! 2
  8. 2 ore fa, Nameless Hero ha scritto:

    ma voi correreste a quelle velocità tra i muri con macchine coi pezzi del 1950/60/70? :asd: 

    Ovvio che no😁 l'obsolescenza dei pezzi c'era anche allora figuriamoci oggi

    Almeno un minimo sindacale di "riguardo"

    • Like 1
  9. 3 ore fa, Pep92 ha scritto:

    secondo me metterci mano sarebbe una contaminazione dell'originale. 

    Quelle che vediamo nelle gare vintage di originale avranno il telaio e magari riparato, spesso cambio e soprattutto motore non sono quelli d'origine tanto meno sospensioni eccetera. Sennò bisogna andare per musei (tipo Donington ahimè smantellato con le macchine vendute)

    • Like 1
  10. 21 minuti fa, Pep92 ha scritto:

    ma queste auto saranno pur assicurate da qualche parte? non credo che siano talmente sprovveduti da mandare in pista un cimelio difficilmente riparabile

    Riparare si può tutto, le aggiustavano allora e le aggiustano adesso nel caso. Poi certo, anche a me piacciono le corse vintage (mi manca l'Intereuropa a Monza...) ma nei corpo a corpo mi farei qualche scrupolo in più

    • Like 2
×
×
  • Crea nuovo...