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Die Mensch-Maschine

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Che riguarda Die Mensch-Maschine

  • Compleanno 02/10/1979

Informazioni di Profilo

  • Luogo
    Avia Pervia
  • Segue la F1 dal
    1987
  • Pilota passato
    Senna
  • Team
    McLaren
  • Circuito
    Spa
  • Best Race
    Donington 1993

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  1. Fece soltanto un test con J.J. Lehto nel 1991 a Monza.
  2. Die Mensch-Maschine

    Lance Reventlow

    Avevo scritto questo pezzo su Lance Reventlow e la Scarab ma non sono riuscito a piazzarlo. Visto che ormai è qualche anno che è lì fermo a dormire nel mio hard disc ho deciso di regalarvelo. Spero vi piaccia. I più attenti, e i più nostalgici, appassionati di Formula 1 ricorderanno sicuramente che per le prime 11 edizioni del campionato del mondo, la 500 miglia di Indianapolis era una delle prove valide per la classifica iridata. Ma il fatto che la più celebre corsa automobilistica d’oltreoceano facesse parte del mondiale di Formula 1 però ha, in un certo senso, “falsato” le statistiche su quale sia stata la prima scuderia americana a partecipare al campionato del mondo. Ma se, andando a sfogliare le statistiche del passato, non prendiamo in considerazione le 500 miglia, ci accorgeremmo che la prima auto a stelle e strisce a correre in Formula 1 è stata la Scarab nel 1960. Fondata dal ventunenne Lance Reventlow nel 1957, la Scarab non lasciò certamente un segno indelebile nella massima formula, ma la storia che c’è alle spalle di questa scuderia merita sicuramente di essere raccontata. Il giovane Lance Reventlow infatti non è altri che il figlio dell’ereditiera Barbara Hutton, considerata una delle donne più ricche al mondo nel periodo fra le due guerre mondiali. Tuttavia la vita di questa miliardaria newyorkese, nonostante l’agiatezza derivata dal suo status sociale, non è stata affatto semplice. Nipote di Frank Winfield Woolworth, fondatore dell’omonima catena di grandi magazzini, e figlia di Franklyn Laws Hutton, cofondatore della E.F. Hutton & Co, società di assicurazioni e brokeraggio, nonché cugina dell’attrice Dina Merrill, Barbara vedrà fin da giovanissima la sua vita segnata da eventi tragici: a soli sei anni infatti sarà lei a trovare il corpo senza vita della madre morta suicida. Nonostante la scomparsa della madre e la quasi totale assenza del padre, uomo d’affari costantemente impegnato nel suo lavoro, la piccola Barbara crebbe comunque seguendo le regole dell’alta borghesia americana, soprattutto grazie all’aiuto dei parenti. A ventidue anni sposa il sedicente principe georgiano Alexis Mdivani, ma si capisce fin da subito che è soltanto un matrimonio di interesse. L’unione fra i due dura appena due anni, dal 1933 al 1935, e pochi mesi dopo il divorzio Mdivani muore in un incidente stradale in Spagna, mentre Barbara si risposa con il conte danese Curt Heinrich Eberhard Erdmann Georg von Haugwitz-Hardenberg-Reventlow, dal cui rapporto nascerà, nel 1936, Lance. Però da questo aristocratico Barbara non riceverà soltanto un figlio, ma soprattutto abusi e violenze private, sia fisiche sia psicologiche, che costringeranno spesso lei al ricovero in ospedale, e a cadere vittima della depressione e della tossicodipendenza, e lui al carcere. Era chiaro che anche questo matrimonio non sarebbe durato a lungo. Ottenuto il divorzio nel 1938 Barbara, con il divampare della seconda guerra mondiale, si trasferì in California, dove si fece notare per le sue azioni filantropiche grazie alle generose donazioni di denaro verso gli eserciti di Francia e Regno Unito. Inoltre qui conobbe, e sposò, un attore inglese, molto famoso dalle parti di Hollywood: un certo Archibald Alexander Leach, che il mondo conosceva con il nome d’arte di Cary Grant. Nonostante i due si mostrassero molto innamorati, anche questo matrimonio terminò dopo tre anni, e, dopo il divorzio, Barbara si trasferì a Tangeri, in Marocco, dove si fece costruire una sontuosa villa, prima di stabilirsi definitivamente a Parigi. Ed è proprio nella ville lumiere che il giovane Lance, ormai undicenne, viene travolto dalla passione per i motori. In quel periodo infatti la madre cominciò a frequentare il principe Igor Troubetzkoy, discendente di una famiglia aristocratica russa rifugiata in Francia dopo la rivoluzione d’ottobre. Abile sciatore, discreto ciclista dilettante, appassionato di pittura e fratello dell’attore Youcca Troubetzkoy, Igor era soprattutto un pilota di buon livello. Fu infatti uno dei primi clienti di Ferrari, quando nel 1947 comprò una 166, con la quale vinse la Targa Florio del 1948, in coppia con Clemente Biondetti. Il 1947 fu anche l’anno in cui Troubetzkoy convolò a nozze con Barbara Hutton, ma anche questo matrimonio terminò nel giro di pochi anni, e nel 1951 la coppia si divise. Questo ennesimo divorzio destò un discreto scalpore e spinse Barbara a tentare il suicidio, mentre l’opinione pubblica mondiale le attribuì l’etichetta di “Povera ragazza ricca”. Barbara nel 1953 convolò a nozze con un altro personaggio legato all’automobilismo: il dominicano Porfirio Rubirosa, noto più per le sue imprese amorose che per le gesta al volante. Il matrimonio durò appena cinquantatre giorni, e in sede di divorzio Rubirosa ottenne da Barbara tre milioni e mezzo di dollari. Affranta dal triste finale del suo quinto matrimonio, Barbara si getta fra le braccia dell’amico Gottfried Von Cramm, discendente dell’antica nobiltà tedesca ed ex campione di tennis. I due si sposeranno nel 1955, nonostante la dichiarata omosessualità del barone tedesco. Nel frattempo il diciannovenne Lance Reventlow è tornato in California per condividere con l’amico James Dean la passione per l’automobilismo. Fu proprio Lance l’ultima persona che il divo hollywoodiano incontrò nel pomeriggio di quel maledetto 30 settembre 1955, quando si fermò al Blackwell’s Corner per fare rifornimento alla sua Porsche 550 Spyder. Dopo aver disputato svariate gare con Mercedes, Cooper e Maserati, Reventlow nel 1957 decise di fondare una sua squadra, impresa non impossibile considerate le sconfinate disponibilità economiche della madre. Lance assoldò per il suo team il meglio che proponevano gli Stati Uniti all’epoca: dai progettisti Tom Barnes e Dick Troutman all’ex team manager Emil Deidt, dal motorista Warren Olson al pilota Chuck Daigh. La vettura prese il nome di Scarab ed era costituita da un leggerissimo telaio a traliccio di tubi d’acciaio e spinta da un V8 Chevrolet di quasi 5 litri di cilindrata, derivato dal motore della Corvette. L’esordio in pista delle Scarab è stupefacente: già nel 1958 Daigh porta alla vittoria una vettura della Reventlow Automobiles Inc all’International Riverside Grand Prix, precedendo sul traguardo nientemeno che la Ferrari di Phil Hill, ottenendo anche la vittoria al campionato nazionale SCCA. I buoni risultati maturati spinsero Reventlow a tentare il grande salto in Formula 1. Per il mondiale 1960 uscì dalle officine di Los Angeles una vettura a motore anteriore: un 4 cilindri di 2.500 cc a doppio albero a camme in testa con valvole desmodromiche, progettato e costruito dal geniale Leo Goossen, ex ingegnere Offenhauser. Ma la tecnologia a motore anteriore era ormai obsoleta per la Formula 1, e l’esordio in massima serie non fu dei più entusiasmanti, inoltre la distanza fra il quartier generale californiano e i circuiti europei non aiutò lo sviluppo della vettura. Il team americano, in grave ritardo di preparazione, non si presentò nemmeno alla gara d’apertura del mondiale 1960 in Argentina. Dopo 2 mancate qualificazioni le Scarab di Daigh e Reventlow riuscirono a prendere il via nel Gran Premio del Belgio, ma dopo appena 16 giri entrambe le vetture erano già fuori gioco, a causa della rottura del motore. Ancora la fragilità del propulsore fu la causa della mancata partenza di Daigh e di Richie Ginther, arrivato in prestito dalla Scuderia Ferrari e schierato al posto di Reventlow, al Gran Premio di Francia. Visti i deludenti risultati ottenuti si decise di non schierare le vetture nei successivi tre Gran Premi europei di Gran Bretagna, Portogallo e Italia, per preparasi al meglio alla gara di casa negli Stati Uniti, ultima prova del calendario iridato del 1960. Sarà proprio a Riverside, la pista che vide la prima vittoria di una vettura Scarab, che il team americano otterrà il miglior risultato della sua breve storia: un decimo posto con Chuck Daigh, dopo aver sfiorato anche la zona punti. L’avventura in Formula 1 della Scarab si chiude qua. Reventlow, deluso dai risultati negativi della sua vettura, l’anno successivo realizza una monoposto per la Formula Intercontinentale, ma ancora una volta le soddisfazioni non arrivano. Ormai privo di qualunque stimolo e con il patrimonio famigliare sempre più assottigliato dalle spese folli della madre, Lance nel 1962 abbandona per sempre il mondo del motorsport. Perderà la vita dieci anni più tardi, in un incidente aereo sulle Montagne Rocciose, il 24 luglio 1972, a soli trentasei anni. La, ormai ex, miliardaria madre Barbara Hutton lo raggiungerà nel maggio del 1979, dopo aver dilapidato quasi completamente la sua fortuna. Si dice che al momento della morte, il suo patrimonio ammontasse ad appena 4.000 dollari. Finisce così una delle storie più tragiche ed incredibili che il mondo dei motori abbia mai visto, ma che rimarrà per sempre nascosta fra le righe dei libri di storia, celata dietro ad un decimo posto di una delle tante scuderie-meteora che hanno popolato la storia della Formula 1.
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