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    Joe Van Neetally

    Colgo l’occasione offerta dalla scoperta dell’identità pilota che ho come avatar per aprire una discussione su questo talento sacrificato sull’altare del dio denaro e poi dimenticato da tutti. Joe Van Neetally nasce in Finlandia, a Kootinhola, da padre olandese e madre italiana. Ben presto il padre abbandona madre e figlio, imbarazzato dal quantitativo di latte che il neonato beve fin dai primissimi giorni e dalla terribile prospettiva di doverlo sfamare fino all’età matura. A Joe viene dunque a mancare il sostegno economico più elementare e la madre si vede costretta ad arrangiarsi aprendo un negozio di pasta fresca, ma la Finlandia è un mercato molto arido per questo genere di alimento, le rimanenze giornaliere sono sempre molto grandi e il bambino Joe (che dà una mano alla mamma in negozio) le divora tutte fino a farle sparire perché ha imparato che il cibo non si butta mai via. La situazione economica si fa sempre più critica e Heidi, la madre di Joe, decide di tornare in Italia dove la sua attività può avere più sbocchi. Qui Joe conosce altri bambini che gli attaccano la passione per la F1 attraverso le riviste specializzate. In una di queste, Joe vede una foto che ritrae diversi piloti festeggiare a tavola. Da quel momento il piccolo Joe non ha altro obbiettivo che diventare un pilota di F1. Anche lui vuole diventare un campione per poi festeggiare tra grandi libagioni. Il primo obiettivo è quello di acquistare un kart e lo raggiunge mettendo via la paghetta settimanale e adoperandosi in lavoretti saltuari come cameriere in un ristorante ma in seguito viene licenziato perché scoperto a mangiare i dolci ordinati dai clienti di nascosto nel guardaroba del locale. Ciononostante, Joe riesce ad acquistare un kart usato e si iscrive alla sua prima gara. Durante le prove va subito fortissimo e stabilisce addirittura la pole position, battendo avversari ben più ricchi ed esperti di lui, ma non prende parte alla gara a causa di un’indigestione di cioccolato a seguito dei festeggiamenti per la pole. Alla gara successiva si conferma ancora al top nelle prove e questa volta, tenuto a bada dalla madre Heidi, non esagera con le feste e trionfa anche in gara. Il talento di Joe non passa inosservato e i numerosi osservatori presenti fanno la fila per congratularsi, prendere nota del suo nome e, già che ci sono, assaggiare gli ottimi cappelletti cucinati da mamma Heidi. Ora Joe non è più un emerito sconosciuto, una nota casa costruttrice di kart lo mette sotto contratto e si impegna per trasformare questo diamante grezzo nel Koh-Ih-Noor del karting. Joe è un po’ in sovrappeso e gli viene affiancato un allenatore-dietologo che gli impone una dieta rigorosa per assicurare l’equazione meno peso = più velocità . La rinuncia ai succulenti piatti preparati da mamma Heidi provoca però in Joe una crisi depressiva, i risultati svaniscono, il ragazzo non reagisce e il team comincia a dubitare delle sue qualità . A questo punto interviene il proprietario del team, un signore saggio ed anziano che crede nelle doti di Joe e ribalta il tavolo. L’allenatore viene allontanato, Joe torna alla sua dieta-tipo, ritrova la serenità perduta e torna a volare vincendo tre campionati consecutivi. A 17 anni arriva l’occasione del grande salto in F3, i tempi sono maturi, la stampa specializzata di mezzo mondo ha gli occhi puntati su quel ragazzino grasso e sudaticcio ma maledettamente veloce. Una nota rivista del settore organizza un test collettivo nel quale Joe straccia tutti gli avversari stabilendo anche il record della pista per la categoria: un successo clamoroso. Purtroppo manca un elemento fondamentale: i soldi. Il team è pronto ad appoggiare la carriera di Joe ma è necessario trovare uno sponsor importante. Viene quindi contattato un pool di creativi incaricati di cercare il giusto compromesso per valorizzare l’immagine di Joe e trovare uno sponsor. Ed è qui che scatta la scintilla. La passione di Joe per la pasta è arcinota (nel paddock non mancano le battutine sul suo sovrappeso ma anche l’invidia per le prelibatezze cucinate dalla madre) e chi meglio di un pastificio industriale potrebbe comparire come sponsor principale sulla sua F3? In poche settimane viene così raggiunto l’accordo tra il team e una nota azienda produttrice di tortellini. Il budget è più che sufficiente per affrontare una stagione vincente. L’unica condizione imposta dallo sponsor è quella di allestire in ogni paddock una propria struttura ristorante dove saranno consumati esclusivamente i propri prodotti e dove Joe dovrà mangiare con gusto davanti a fotografi e cameraman. Alla vigilia della prima gara del campionato avviene la presentazione, il ristorante-sponsor è faraonico, sono presenti stampa e TV di mezza Europa per il lancio di quello che molti ritengono un futuro campione del mondo. Dopo i convenevoli di rito arriva il momento del pranzo, Joe siede al tavolo d’onore tra il proprietario del team e il munifico sponsor. Per la prima volta dall’inizio della carriera non c’è mamma Heidi ai fornelli, respinta dai cuochi stellati voluti dal patron e seduta, triste, in un angolo. Ad uno squillo di tromba entra una fila di camerieri che portano grandi vassoi d’argento, lo sponsor chiede l’attenzione della sala e presenta l’ultima creazione realizzata dai suoi esperti di marketing: tortelloni ripieni di formaggio, prosciutto, funghi porcini, wurstel, carciofi e melanzane. Poi, con un ampio gesto da direttore d’orchestra annuncia “e ora il nostro Joe assaggerà e ci dirà quanto sono buoni i nostri tortelloni”. Joe ne inforca uno, lo avvicina alla bocca, lo odora. In quel momento incrocia lo sguardo di mamma Heidi, sempre seduta nell’angolo, sempre più triste, gli occhi gonfi di lacrime. Non può immaginare che il suo figliolo possa mangiare tortelli che non siano stati fatti con le sue mani. Joe apre la bocca, morde il tortellone, lo mastica due, tre volte. Il munifico sponsor gongola felice e aspetta soddisfatto il giudizio del suo pupillo. Joe si alza in piedi, guarda lo sponsor, guarda mamma Heidi, si blocca e poi sputa il tortellone dicendo “e io dovrei mangiare ‘sta schifezza qua per tutta la stagione? Ma neanche per sogno!” Lo sponsor cade a terra svenuto, il proprietario del team, gomiti sul tavolo, si mette le mani tra i capelli mentre i media si scatenano. Joe intanto si dirige verso mamma Heidi e l’accompagna verso l’uscita, consapevole di aver appena chiuso la sua carriera automobilistica. Lei lo rincuora: “Non ti preoccupare, adesso andiamo a casa che ci sono rimasti un po’ di passatelli in brodo che ti avevo preparato ieri.”
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