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  1. leopnd

    Ricardo Londoño

    Nel 1981 il team Ensign e il suo proprietario Morris Nunn non se la passavano per nulla bene. L'incidente che aveva troncato la carriera di Clay Regazzoni a Long Beach nel 1980 li aveva privati non solo del pilota di punta della squadra ma anche dello sponsor principale che ne avrebbe dovuto garantire la sicurezza economica. La situazione del team era piuttosto "disperata", con Nunn che rabbrividiva ogni volta che una sua vettura rompeva un motore per la paura di non riuscire a presentarsi al GP successivo. Per cercare di andare avanti e di provare a pianificare un futuro, anche a breve termine, servivano "liquidi" veri. A Long Beach sulla Ensign aveva corso Marc Surer, ma non bastava. Per il successivo GP del Brasile, che si correva per la seconda volta sul circuito del Jacarepaguà, la FIA aveva previsto una sessione di test per permettere ai piloti di familiarizzare con la pista. La Ensign indicò come pilota titolare tale Ricardo Londoño-Bridge, 32 anni, colombiano che come sponsor sfoggiava sulla sua Ensign una generica scritta "Colombia". La FIA, senza sapere assolutamente chi fosse questo pilota proveniente dalla Colombia, decise di subordinare la concessione della Superlicenza F1 al comportamento di Londoño durante i test. Londoño nella sua "carriera" aveva corso a due ruote nella 350cc, qualche gara in IMSA e Can-Am e una presenza nella Formula Aurora alla guida di una Lotus 78. Un palmares piuttosto magro per chi puntava ad entrare in Formula 1. Nonostante tutto i tempi durante i test furono piuttosto interessanti. Il tempo migliore della sessione fu quello di Carlos Reutemann in 1'37''48, Londoño con la sua Ensign girò in 1'41''77 facendo meglio di piloti molto più blasonati di lui come Piquet, Arnoux, Daly, Giacomelli e Jabouille. Tuttavia una collisione con Keke Rosberg, che gli frenò davanti per intimidirlo, fu presa come pretesto dai commissari della FIA per rifiutare la superlicenza a Londoño. In realtà le cose andarono diversamente. Appena il nome di Londoño venne messo tra gli iscritti al test Ecclestone e la FIA si informarono da dove provenissero gli sponsor portati dal pilota colombiano. Le risposte arrivarono mentre le prove di Rio erano in corso, altrimenti mai e poi mai gli sarebbe stato concesso di entrare nell'abitacolo della Ensign. Londoño era semplicemente finanziato dai maggiori trafficanti di cocaina di Medellin, in stretto contatto niente meno che con il boss per eccellenza Pablo Escobar. Ecclestone e la FIA, già in imbarazzo per la presenza di Alex Hawkridge (coinvolto in passato in una brutta storia di sesso minorile) nel team Toleman, non potevano permettersi anche un personaggio come Londoño. Fu così che la breve storia in F1 del pilota colombiano ebbe fine. Intervistato qualche anno dopo sulla vicenda Morris Nunn raccontò: "Andai in Colombia alla ricerca di sponsor perché mi dissero che lì esisteva la reale possibilità di trovare dei finanziatori. Visitai l'azienda di Londoño e incontrai diversi personaggi che abitavano in case incredibili, difficilmente raggiungibili via terra, oltre a diverse persone armate. Qualche anno dopo, in un documentario americano, scoprii di aver incontrato uno tra i maggiori ricercati degli Stati Uniti. Come pilota Londoño non era male, un tipo particolarmente coraggioso". Londoño nel corso degli anni era diventato un vero e proprio signore della droga. Nel 2000 gli vennero sequestrati beni per un valore totale di 20 miliardi di pesos. Il 18 luglio del 2009, fuori da un ristorante nei pressi di una spiaggia chiamata "Isla dos Milagros", Londoño venne ucciso insieme alle sue guardie del corpo con dodici colpi di pistola di cui tre alla testa. La polizia archiviò subito il caso come un "regolamento di conti" tra Narcos. Finiva così a 59 anni la vita di Londoño, l'uomo a cui la FIA aveva negato per la prima volta nella sua storia la superlicenza in F1. http://bit.ly/2qShocj
  2. leopnd

    Tatiana Calderon ‏

    Tatiana Calderón, giovane colombiana, ha debuttato con una monoposto nel 2009, partecipando al campionato Radical European Master Series. Nel 2013 è approdata nella Formula 3 Europea: durante quell’anno Tatiana è salita sul podio per la prima volta, diventando la prima donna a riuscirci nella F3 Britannica. Dopo aver disputato tre stagioni in F3, nel 2016 la Calderón ha raggiunto la GP3 Series: è la seconda donna, dopo Carmen Jordà, ad aver gareggiato in questa categoria. Una svolta è arrivata nel 2017, quando la pilota è entrata a far parte della famiglia Sauber, diventando pilota di sviluppo. L’anno successivo, inoltre, viene nominata collaudatrice del team. L’ingresso in Sauber ha portato Tatiana al debutto su una Formula 1 sul circuito messicano, a bordo della C37, durante i test gomme Pirelli. A partire dal 2018, inoltre, Tatiana ha partecipato anche ai test di Formula E, a bordo della DS E-TENSE FE19. In questa stagione vedremo la giovane in Formula 2, con il team Arden, diventando così la prima donna a gareggiare in questa categoria. Quando hai iniziato a correre? Avevo 9 anni. Ero sempre stata un amante dello sport e mia sorella mi portò su una pista di go-kart, vicino a casa nostra. Ho comprato un biglietto per una corsa da 5 minuti e l’ho amata. È stato più o meno intorno al momento in cui Pablo Montoya stava debuttando in Formula 1: in Colombia non c’era molta cultura automobilistica, fino a quando non è arrivato lui. Mi ricordo che mi alzavo molto presto per sostenerlo. Come hai bilanciato la tua carriera nelle corse con i tuoi impegni a scuola? Non è stato semplice. Ho perso molti giorni di scuola e i miei genitori mi dicevano che dovevo impegnarmi, altrimenti non avrei potuto correre: per questo motivo ero una delle migliori. Questo mi ha davvero aiutato a gestire bene il mio tempo. Sono ancora una fan delle liste, ma devono essere su carta piuttosto che su telefono. Mi piace fare il check-in. Guidare una macchina di Formula 1 è un’esperienza incredibilmente fisica – di che tipo di allenamento hai bisogno? La corsa in Formula 1 è piuttosto lunga e la frequenza cardiaca è sempre tra i 150 e i 160bpm. C’è anche la forza G sul collo quando freni, che può arrivare fino a 6G. Ogni G è l’equivalente di 7,5 kg, quindi è come mettere 30kg sul collo quando si sta frenando in curva. C’è anche molta preparazione mentale: qualcuno ti parla alla radio, tu devi cambiare molte cose sul volante e se manchi il punto di frenata, sei contro il muro. Il mondo automobilistico è piuttosto dominato dagli uomini. Quali sono le tue esperienze? Credo davvero che questo è uno degli unici sporti in cui, uomini e donne, possono competere con le stesse condizioni. Le persone pensano che non possiamo essere competitive come i ragazzi, ma credo che dobbiamo solo darci una possibilità. Facciamo solo le cose in modo diverso, il che non significa in modo più lento. Quando sono stata nominata come collaudatore per la prima volta la gente mi ha decisamente guardato in modo diverso, perché la Formula 1 è la migliore tra le migliori. Le persone iniziano a trattarti in modo diverso e ti vedono come un pilota da corsa e non solo come pilota di corsa donna. Tu hai guidato nei test di Formula E a Ad Diriyah. Che cosa ti ha attratto della serie? Formula E e Formula 1 o Formula 2 sono come la notte e il giorno. In Formula E non hai una griglia di corrispondenza, perché la potenza è istantanea e, poiché c’è molta tecnologia ed elettronica, gli ingegneri hanno bisogno di darti molte informazioni per essere sicuro di andare veloce. Qual è stata la tua prima reazione quando hai guidato la macchina di Formula E? Non c’è rumore se non per le gomme, è una specie di urlo e sei vicino alle pareti, così puoi sentire la plastica raschiare se la sfiori. È stato divertente, è stato difficile andare veloce, e comunque ogni volta che guido è ciò che amo di più. Come ti rilassi dopo la gara? Trovo che passare il tempo con la mia famiglia sia il modo migliore per pulire la mente. Mi piace lo yoga Bikram. Puoi perdere fino a 3kg in una corsa di Formula 1, perché la macchina diventa davvero molto calda, quindi sono un po’ simile. Mi preparo anche mentalmente, mi ha aiutato molto con la mia autostima. Qual è stato il miglior momento della tua carriera? Guidare una macchina di Formula 1 per la prima volta, senza dubbio. Ho sognato quel momento da quando avevo nove anni, e guidare la macchina in Messico è stato incredibile. È stato il giorno più bello della mia vita.
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