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  1. Jps76

    Johnny Herbert

    Piccola digressione , anche perché dopo aver letto di Morbidelli, piazzato come "pilota del passato" ho pensato che, in fondo, anche il protagonista di questo mio vecchio post corre ancora...pubblico il tutto sperando che (come accaduto altrove) piaccia anche a voi Cosa può spingere un appassionato di vecchia data a ricordare la carriera e le gesta di uno che, comunque sia, è passato alla storia come una normalissima seconda guida, uno che non ha lasciato il segno? Be, ogni fanboy ha le sue inclinazioni. E' un pò come nel calcio, oltre alla formazione del cuore c'è sempre la seconda squadra, che non è come la mia, ma se vince è tanta roba. E nell'automobilismo idem, ognuno, oltre ai propri idoli, ha una smaccata simpatia nei confronti di qualche altro avventore delle piste, che magari non entra nei libri di storia con costanza pari ai migliori ma che regala comunque attimi da ricordare, emozioni, soddisfazioni. C'è stato un tempo - oggi non si direbbe - nel quale leggere AS era cosa logica e piacevole. Il vostro JPS era uno che fagocitava ogni pagina, senza fermarsi alle sole didascalie delle foto dei Gp, e quindi un occhio alle formule minori lo davo sempre volentieri. E verso la fine degli '80 faceva un gran rumore, oltre manica, questo Herbert, uscito da chissà dove e appoggiato prima da Eddie Jordan, che lo aveva avuto con sè in F3, poi da Peter Collins, uomo ovunque dell'automobilismo britannico e parecchio vicino a Briatore ed alla sua coloratissima ma non ancora vincente Benetton. La Camel faceva il resto. Il buon Johnny vinse al debutto nella F3000, allora l'ultima barriera prima della tanto sospirata F1. Nel proseguio della stagione 1988 Herbert ed il suo destriero all yellow furono così convincenti che Johnny aveva già un contratto firmato con la Benetton per il mondiale 1989 quando, a Brands Hatch, imboccò quella maledetta discesa. Furono lamiere, dolore e sangue, ed una carriera che avrebbe dovuto spiccare il volo sembrava invece spezzarsi esattamente come entrambe le gambe di Johnny, soccorso con tanto di mascherina ad ossigeno mentre era ancora dentro a ciò che rimaneva della sua Reynard. Bene, mi ha fatto divertire, ho tifato per lui ma è finita qua, pensai. Ed invece, pochi mesi dopo, me lo ritrovai in Brasile, sulla Benetton n. 20. Rimasi colpito da alcune scene che arrivavano da Jacarepaguà : Herbert, sudatissimo ( ma erano le primavere brasiliane degli anni '80... ) si muoveva tra i box a fatica, e solo con l'ausilio delle stampelle, cercando di limitare il piu' possibile le smorfie perchè era conscio che Briatore non aspettava altro che togliersi di torno uno che - logicamente - non poteva rendere al massimo. In qualifica fu discreto, in gara - bellissima - sensazionale. Questo pazzo ( tra l'altro ai tempi il regolamento prevedeva che il pilota per avere l'autorizzazione a correre doveva entrare ed uscire autonomamente dall'abitacolo in un tot di secondi, mi sembra 10, e mi chiedo ancora oggi come possa esserci riuscito...) tirò fuori dal cilindro una prova tutta sostanza, che lo vide concludere al 4o posto. La macchina era buona, pensavo, ma questo tutto centrato non lo è, insomma chi glielo fa fare? Pochi mesi fa si è rotto le gambe, ha rischiato la paralisi, si muove a stento, soffre come una bestia e corre???? Probabilmente è cominciata lì la mia passione per Giùnaz, come lo chiamavo ai tempi. Briatore ( ma non gliene faccio una colpa, era giusto agire così ) lo brucia dopo poche gare, lui fa qualche apparizione poco convinta in Tyrrell e nel finale del 1990 in Lotus, dove ritrova Collins - che nel frattempo ha lasciato la Benetton - e sostituisce un altro virgulto di Jordan, lo sfortunato Donnelly. Erano gli anni nei quali avevo di che parlare e di che guardare nelle zone alte, ma una volta visto come era sistemato il Nasino scorrevo con attenzione la classifica per vedere dove il Cavaliere Zoppicante errava... Fu lui a riempire il vuoto lasciato nel 1992 dall'addio momentaneo di Prost, e fu sempre lui a tenermi sveglio dal 1994 in poi. Proprio quell'anno ci fu la famosa qualifica di Monza della quale avevo parlato in un altro topic. E non vi nascondo che fui pervaso da una sottile soddisfazione quando il mondo degli addetti ai lavori e quello degli appassionati occasionali riscopri' solo nell'occasione questo buffo tappetto inglese sempre pronto alla battuta e a tenere giu' il destro, benvoluto da tutti tranne che dalla dea bendata. Lo scoprite solo ora, si? Solo ora che gli danno un motore con un minimo di cavalli e che piazza la peggior Lotus della storia in seconda fila, si? Peggio per voi... Rispuntò Briatore, e, anche se solo in minima parte la storia restituì qualcosa ad Herbert. Il mondiale '95 si concluse con due vittorie, la prima delle quali a Silverstone, laddove nessuno pensava che questo malconcio testardo britannico potesse portare l'Union Jack sul gradino piu' alto del podio. Per chi non lo aveva a cuore fu una gara come tante. Per chi, come me, lo seguiva da anni fu un apoteosi: Herbert che sale sul podio, non sa se ridere o piangere, saluta la folla che lo acclama, quasi si commuove, probabilmente pensa ai gessi, alle operazioni, alle sofferenze di una carriera che avrebbe potuto essere ed invece non è stata. E alla sera con Hill e Jordan a strimpellare " Johnny be good " nei paddock ancora ubriachi di gioia c'era non solo il pilota e l'uomo Herbert, ma un modo di intendere l'esistenza e le corse che allora mi esaltava perchè andava aldilà del mero risultato sportivo, un modo di essere quanto piu' possibile vero e ruspante, portato alla ribalta da chi, per arrivare a suonare su quel palco, tanto aveva dovuto soffrire. Herbert correrà ancora per qualche stagione, strappando nel '99 una rocambolesca vittoria al Ring e prestazioni di tutto rispetto, salvo poi dire basta e virare deciso verso altre categorie, altre competizioni, con la consapevolezza di non aver piu' altro da aggiungere ai freddi numeri delle statistiche. Per i primi ritagli di AS sulla F3 inglese, il macello di Brands, le smorfie di Rio, i primi punti, le scintille con la 107, il 4o posto a Silverstone 93 con l'X - Trac manuale mentre gli altri smanettavano con le levette, la stagione 95 e le pernacchie alle telecamere, la qualifica di Monza, la Bentley 8 ed i sorrisi che mi hai strappato per i pendoli in Superstars perchè il pubblico applaude, per questo un vecchio noioso ti dice grazie, Johnny Herbert
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