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Monia

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messaggi inviate da Monia

  1. Il 18/8/2017 at 14:34 , Ayrton4ever ha scritto:

    il migliore è in inglese "Ayrton Senna" di Hilton perchè è l'unico che abbia avuto una revisione di Ayrton che lo ha corretto personalmente. Quello con la copertina blu.

    Quello enorme giallo nero, omonimo e dello stesso autore, contiene tantissimi curiosità ed è un enciclopedia, forse è il migliore tra quelli non controllati da Senna (avrebbe dovuto farlo proprio a Imola).

    In Italiano i migliori sono quelli di Donazzan, ne è uscito uno di recente "Immortale" che contiene anche qualche contributo dei suoi fan (tra cui io e altri conoscenti).

    Film e documentari: a parte "Senna" di Kapadia, per me il migliore è lo speciale di sfide tra quelli facilmente reperibili

    Grazie gentlissimo :-D

    Anche qui sul forum c'è molto materiale a dire il vero, non serve andar lontani 

  2. 1 ora fa, sundance76 ha scritto:

    SPIETATO CON SE' STESSO. 
    NIKI A LONG BEACH '77

    “Siamo a Long Beach. Con una corsa pazzesca, riesco a compiere il giro più veloce in 1:21’’63, cinque centesimi di secondi più veloce di Andretti. Cercare di capire questo non avrebbe senso perché nessuno può esprimere in termini relativi cinque centesimi di secondo. Nonostante ciò, mi piace questa dimensione immateriale, irreale, connessa alla corsa: uno si libera di tutto e s’immerge in questo mondo caotico dove, con il raspare sui cordoli e il bloccarsi delle ruote, i confini si allargano e i punti di frenata si spostano. Per uno sforzo che non può propriamente essere valutato, si ottiene il controvalore in una dimensione che la mente non può abbracciare: cinque centesimi di secondo, auguri signor Lauda, lei ha fatto il tempo più veloce nelle prove! Cento bottiglie di champagne e la pole position.

    A Long Beach, dunque, non avevo niente da obiettare riguardo la mia vettura: andava bene in quel giorno, con quel tempo e su quel circuito. Per la prima volta dopo l’incidente, avevo fatto il tempo più veloce nelle prove! Il giorno della corsa, sentii un’enorme tensione che non riuscivo veramente a spiegare.

    Forse ero preoccupato per la pole position, dalla quale deriva sempre una certa responsabilità, cioè quella di fare la miglior partenza, di condurre la corsa e vincere.

    Infatti, rovinai la partenza. La mia macchina si era trovata in una posizione così avanzata che dovevo torcere gli occhi per vedere il semaforo. Tutti quelli che erano dietro di me, avevano un angolo di visuale molto più giusto che consentiva loro di tener d’occhio sia il semaforo che il contagiri. Io potevo guardare soltanto o in alto o in basso e quando alzai lo sguardo e vidi il verde proprio in quel momento il numero di giri era bassissimo.

    Il circuito di Long Beach è simile a quello di Monaco per quanto riguarda il sorpasso: senza la buona volontà di quello che ti precede, non hai quasi nessuna possibilità di passare. Commisi ancora uno sbaglio in questa corsa e forse fu ancora colpa della “pressure”. Si potrebbe tradurre “pressure” con cattiva forma, ma penso sinceramente di non essere in uno stato di cattiva forma, bensì in uno stato di emotività che mi pesa.

    Ad ogni modo, non fu la mia giornata: cercai di rimediare alla brutta partenza, tagliando in curva la strada ad Andretti, ma frenai troppo violentemente: mi si bloccarono le ruote anteriori e mi ritrovai con le gomme dechappate. Quando succede questo, la gomma non è più rotonda al cento per cento e ne deriva un’equilibratura irregolare da cui risultano delle vibrazioni che si trasmettono a tutta la macchina, e soprattutto allo sterzo che sembra essere un martello pneumatico. Mi piazzai al secondo posto dopo Andretti e in Italia dovetti sentirmi dire che avevo rovinato la corsa; quella volta, però, era vero, avrei potuto correre meglio, avrei potuto vincere se non avessi commesso degli errori”.

     

    Grazie, bellissimo documento.

    Mi fa sempre una certa impressione scoprire che anche i piloti sono umani, persino Lauda è stato vittima della propria emotività, persino "il computer" ha sofferto la pressione di una competizione. 

    • Like 2
  3. La Formula 1 è una categoria di sport anomala; non è uno sport di squadra, non è uno sport individuale.

     

    Ma persino la vittoria del Campionato Piloti, a differenza di altre categorie come la MotoGP, viene visto come un risultato di squadra più che un puro merito personale.

     

    Secondo me ogni pilota in formula 1 deve lavorare con questi obiettivi

     

    1. portare il Campionato Costruttori al proprio team

    2. Far sì che il Campionato Piloti sia vinto da un componente del proprio team

    3. Vincere il Campionato Piloti

     

    La cosa si complica quando i punti 2. e 3. vanno in contrasto.

     

    Lo scopo di ogni sportivo è vincere, sportività significa ricercare la vittoria con lealtà e rispetto dei compagni e delle regole. Restituire la posizione al compagno di squadra non è un gesto di sportività se questo riduce le possibilità di vittoria per se e per il team.

     

    Ovviamente le questioni non sono mai semplici, ci sono infiniti parametri da valutare come l'equilibrio e la serenità all'interno del team e molteplici altri fattori che contribuiscono alla buona riuscita di un campionato.

     

    Ha fatto bene Hamilton a rispettare l'ordine come un buon soldato, chissà se i generali hanno adottato la giusta strategia.

     

    Tempo al tempo.

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  4. In questo momento, KingOfSpa ha scritto:

    Una volta lessi che i riflessi umani sono circa proprio di due decimi

    Il mio professore all'università disegnando la distribuzione statistica dei tempi di percezione e reazione alla guida fece variare i valori fra "Mio Nonno Giuseppe Ultraottantenne" e "Sebastian Vettel", i tempi di noi comuni mortali umani erano intermedi fra questi due valori. I riflessi di questi atleti sono ultraterreni.

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  5. 2 minuti fa, Davide Hill ha scritto:

     

    Il mio messaggio era limitatamente alle qualifiche.

    E il post scriptum era in generale. Io personalmente, in linea di massima, ho sempre trovato le qualifiche più emozionanti della gara. Trovo ci sia qualcosa di magico in quella sfida diretta col cronometro e indiretta con gli avversari e, a livello emotivo, ci sono aspetti decisamente superiori a quelli della gara. Quest'anno, in particolare, la serrata sfida per la pole ha aumentato a dismisura importanza e interesse delle qualifiche. Potrei perdermi un GP, nel corso dell'anno. Ma non mi perderei mai una qualifica...

    Curioso, credo che per la maggior parte dei tifosi sia esattamente il contrario.

    Segui il Rally?! Deve piacerti molto se queste sono le sensazioni che ricerchi nel motorsport, è come una continua qualifica dove oltre al cronometro la sfida è anche con(tro) il paesaggio, le strade impervie...

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