In realtà era marchigiano (nacque a Osimo il 9 giugno 1898) ma gli inglesi lo soprannominarono appunto "Il Brigante degli Abruzzi" con una certa ignoranza della geografia italiana.
Fagioli era una sorta di Mansell degli anni '30, lottatore, mai arrendevole, pronto a scoppiare in eccessi d'ira o a contestare ordini di scuderia (e ne ricevette tanti, troppi).
Luigi non è soltanto, come molti credono, quello che arrivò terzo nel Mondiale 1950 con l'Alfetta nella famosa squadra delle tre "F" (Fangio, Farina e Fagioli) oppure quello che a 52 anni vinse il GP di Francia 1951 (in coppia con Fangio).
La carriera di Fagioli in realtà è per la massima parte quella che va dagli anni '20 fino allo scoppio della seconda guerra, che lo portò in squadre prestigiose come Maserati, Alfa (Scuderia Ferrari), Mercedes e Auto Union.
Il guaio è che per gli italiani, negli anni '30, era considerato soltanto il "terzo grande", ma dopo Nuvolari e Varzi.
Nella squadra Mercedes, poi, era considerato un cavallo pazzo che dava fastidio alle strategie che volevano vincenti soprattutto i piloti tedeschi, Caracciola in testa.
Nel dopoguerra, stesso triste discorso: nella squadra dell'Alfa negli anni 1950-51, era appunto la "terza F", e spesso doveva cedere il passo a Farina e Fangio...
Ma ha vinto molto, moltissimo, anche senza essere il caposquadra designato. Come quando, chiamato a metà stagione da Ferrari a guidare le Alfa per sostituire il "traditore" Nuvolari, vinse all'ultimissimo giro il GP d'Italia 1933 diventando in extremis Campione d'Italia.
Enzo Ferrari per anni era solito dire: "Guarda che io sono quello che cacciò Nuvolari e andò a vincere il GP d'Italia con Fagioli".
Vi invito a leggere questo bell'articolo di Donatella Biffignandi pubblicato su "Auto d'Epoca" dell'aprile 2002: