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  1. Siamo ancora in pieno letargo invernale ma con la conferma di Ferrucci sulla iconica #14 la griglia è quasi al completo. Mancano le conferme in Coyne, come al solito e in Abel e D&R per la 500.
  2. Penske fan

    Dario Franchitti

    Scusate ma non ce la facevo a metterlo tra i piloti del passato . Dario Franchitti nasce a Bathgate, vicino Edinburgo, il 19 maggio 1973 e come molti futuri colleghi ha le corse nel sangue. Suo padre George, titolare di un azienda produttrice di gelati, è anche un pilota amatoriale ed è spesso accompagnato in pista da Dario che, contagiato dal virus, si cimenta col kart a 10 anni e inizia subito a vincere, prima in Scozia e poi in tutta la Gran Bretagna. A 17 anni lascia la scuola, diventando il ragazzo di bottega del team di David Leslie, dove fa un po’ di tutto e impara molto sul mondo delle corse. Passa in monoposto nel 1991, col padre che ipoteca la casa di famiglia per trovare i finanziamenti per affrontare una stagione di F.Vauxhall Junior, in cui Dario vince subito il titolo. Nel 1992 passa al campionato principale di F.Vauxhall col team di Paul Stewart, dove incontra Sir. Jackie, che diventa un imprescindibile punto di riferimento. Dario chiude la prima stagione al quarto posto aggiudicandosi il McLaren/Autosport Young driver award, che lo aiuta a coprire il budget per la stagione successiva, in cui lo scozzese conquista il titolo. Economicamente sono comunque periodi di magra e quando non corre Dario è spesso impegnato come istruttore in scuole di guida veloce e nella consegna di auto per diverse concessionarie. Nel 1994 lo scozzese è promosso dal team Stewart in F.3 Inglese al fianco di Jan Magnussen. Forte di precedenti favorevoli con il danese Franchitti affronta con fiducia la stagione, vincendo la prima corsa. Nel resto del campionato però Magnussen è semplicemente inarrestabile, vince 14 corse su 18 aggiudicandosi il titolo con anticipo record. Per Dario è invece una stagione frustrante, con diversi problemi che ne frenano spesso la marcia. Conclude il campionato al quarto posto, perdendo in parte la fiducia della squadra. In difficoltà a trovare i fondi per affrontare un’altra stagione in F.3 o fare il passaggio in F.3000, la carriera di Dario è a un bivio, fino a quando una chiamata inaspettata porta a una enorme opportunità . Norbert Haug, direttore sportivo Mercedes, decide infatti di puntare sui giovani e ingaggia Franchitti in DTM e nella sua versione internazionale, l’ITC. Dario rischia di rovinare tutto al primo test con la nuova macchina, che distrugge alla prima presa di contatto tradito dalle gomme fredde. Si fa però perdonare alla prima corsa di Hockenheim, dove ottiene la pole. Nel 1995 è quinto in DTM con 4 podi mentre si classifica terzo nell’ITC, vincendo al Mugello. Nell’ 1996 l’ITC assorbe il DTM, dando vita a una serie stellare. Dario si mantiene per tutto il campionato nella parte alta della classifica grazie a un’ottima costanza di risultati. A fine stagione avrà messo insieme 8 podi, compresa la vittoria di Suzuka, una delle sue piste preferite con il Mugello. Questi risultati gli valgono il quarto posto finale. A Silverstone in Formula 3 nel 1994 Con la vittoria al Mugello nel 1995 Dario diventa, a 22 anni, il più giovane vincitore di sempre in DTM/ITC Prima corsa ITC ’96 a Hockenheim L’ITC dura solo un anno, ucciso dai suoi costi esorbitanti, ma Franchitti non è rimasto fermo. Già nella stagione precedente lo scozzese parla con Norbert Haug e Paul Morgan della possibilità di correre nella CART americana, in cui la Mercedes è entrata ufficialmente nel ‘94. A inizio ’97 Franchitti prova per la prima volta la Reynard-Mercedes del team di Carl Hogan. La prima presa di contatto è scioccante. Abituato a una macchina leggera, con relativamente poca deportanza e numerosi aiuti elettronici, Dario all’inizio fatica ad adattarsi a una vettura da 900 cv, oltre 700 kg e molto dura dal punto di vista fisico. Dopo qualche giorno comincia comunque ad ottenere ottimi riscontri, convincendo il team manager americano. Parallelamente ha la possibilità di svolgere il ruolo di collaudatore per la McLaren, che già aveva provato nel 1995. Ron Dennis propone allo scozzese un contratto a lungo termine lasciandogli la libertà di correre in America, con la vaga speranza di correre un giorno in F.1. Franchitti però rifiuta la proposta, che in realtà garantisce poco al suo futuro agonistico, concentrandosi sulla possibilità americana. La prima corsa CART a Homestead è difficile: Dario si qualifica bene, in quinta fila, ma in gara commette il classico errore da rookie, finendo nello sporco mentre viene doppiato da Andretti, andando a muro. L’avversario dello scozzese per il titolo di rookie of the year è Patrick Carpentier. Franchitti è quasi sempre il più veloce dei debuttanti, ma sfortuna ed errori gli impediscono non solo di ottenere grossi risultati, ma anche di chiudere nei punti con continuità . Dopo sei corse di apprendistato in cui racimola 3 punti a Surfers Paradise, a St Louis, la gara di casa del team Hogan, arriva la grande occasione. Dopo una partenza tranquilla a centro gruppo, una buona strategia lo porta in testa negli ultimi giri, prima che un problema al cambio lo metta fuori corsa. A Detroit Dario si qualifica quinto ma tampona Zanardi alla prima curva e un errore strategico lo estromette poi dalla lotta per la vittoria. A Portland è tra i più efficaci sul bagnato, lottando alla pari col pilota italiano, ma si ritira per un incidente evitabile con Unser. A Toronto arriva la prima pole con un’altra grandiosa prestazione in qualifica, vanificata però da un contatto alla prima curva con Bobby Rahal che lo spedisce a fondo gruppo, prima che un altro incidente lo elimini del tutto dalla corsa. L’ultima grande occasione arriva a Road America, dove Franchitti è ancora tra i più veloci sul bagnato, uscendo dai box dietro il leader Blundell dopo il primo turno di soste. Incredibilmente però rovina tutto dietro la pace car, perdendo il controllo della vettura all’uscita di curva 1 e centrando il muro. A fine stagione Dario può quindi contare su 10 miseri punti mentre Carpentier, mai veloce come lo scozzese anche a causa delle meno competitive gomme Goodyear, mette a segno due piazzamenti che sommati al secondo posto di St Louis gli garantiscono il titolo di rookie dell’anno. La velocità di Franchitti non è però passata inosservata e Barry Green, che sta rifondando la squadra campione nel ’95 con Villeneuve, propone allo scozzese un contratto per le stagioni successive. Il cambio di casacca manda su tutte le furie Carl Hogan, che appieda Dario per l’ultima corsa di Fontana, sostituendolo con Robby Gordon Piloti Mercedes nel 1997: Unser, Gugelmin, Tracy, Carpentier, Blundell, Moore e Dario A Laguna Seca davanti a De Ferran e Zanardi Nel 1998 Dario si afferma come top driver e potenziale candidato al titolo della serie CART. Il team Green schiera infatti due Reynard-Honda-Firestone che poco hanno da invidiare alle vetture gemelle del team Ganassi, dominatore degli ultimi campionati. Sulla carta il ruolo di Franchitti è quello di gregario della star del team, Paul Tracy, lasciato libero da Roger Penske a fine ’97. Fin da subito però Dario chiarisce il suo ruolo risultando immediatamente più competitivo del canadese, che vive una stagione piena di sfortune e incidenti. Dopo le corse difficili di Homestead e Motegi, a Long Beach lo scozzese rimane in zona vittoria per tutta la gara, ma nulla può per contenere la furiosa rimonta di Zanardi, che recupera un giro e con gomme più fresche brucia nel finale lui e Bryan Herta. Gli ovali successivi regalano poche soddisfazioni, eccezion fatta per l’ottimo quarto posto di Milwaukee. Quando inizia la stagione degli stradali Franchitti si inserisce definitivamente tra i protagonisti. A Detroit chiude quarto mentre a Portland domina la corsa, gettando tutto al vento quando spegne il motore durante una sosta, prima di essere eliminato da PJ Jones. àˆ però buon terzo a Cleveland e ottiene un’altra pole a Toronto, dove domina fino alle ultime battute quando il pedale del freno va a fondo mandandolo in testacoda e costringendolo al ritiro. Dopo il motore rotto di Michigan parte in prima fila a Mid Ohio, ma è eliminato in un contatto con Herta che coinvolge anche Vasser. Finalmente a Road America arriva il primo liberatorio successo. Dario supera Andretti durante un turno di soste e prende il largo, ripetendosi poi nell’appuntamento successivo di Vancouver, dove è un deciso sorpasso sullo stesso Andretti negli ultimi giri a garantirgli la vittoria. Dopo il quarto posto di Laguna Seca la corsa di Houston, flagellata dal maltempo, diventa un affare privato tra Franchitti e Tracy. In un estremo tentativo di sorpasso del canadese, le vetture del team Green entrano in contatto e il successivo scontro col muro costringe Tracy al ritiro, portando a un violento confronto ai box con l’esasperato Barry Green. A Surfers Paradise Dario riesce a soffiare la pole a Zanardi, ma i meccanici del team Ganassi restituiscono la testa al campione, che controlla la gara fino al traguardo. Nella seconda metà di campionato Franchitti è il pilota che ottiene più punti, ma un ritiro per problemi al motore nell’ultima corsa di Fontana e la contemporanea vittoria di Jimmy Vasser gli costano il secondo posto in classifica. Pole position a Toronto Station 5, prima vittoria a Road America Nel 1999 Franchitti è tra i più seri candidati al titolo con Moore, Vasser e Andretti. Nessuno può però prevedere l’impatto che avrà sul campionato il rookie Montoya, che prende il posto di Zanardi al team Ganassi. La corsa al titolo rimane molto aperta per metà stagione, ma dopo la corsa di Chicago Dario e Juan sono gli unici reali contendenti. Franchitti si dimostra molto competitivo nella corsa di apertura a Homestead, ma una tattica azzardata porta alla vittoria il suo grande amico Greg Moore, mentre Dario chiude terzo negli scarichi di Andretti. A Motegi lo scozzese però colpisce il muro e a Long Beach si scatena il ciclone Montoya. Dopo le avvisaglie del Giappone, il colombiano mette in mostra tutta la sua grinta e velocità sulle strade della California, passando in una ripartenza Franchitti e andando a vincere approfittando dell’errore del poleman Kanaan. Nelle corse successive di Nazareth e Rio il colombiano stupisce ancora di più, dominando alla grande i due difficili ovali. Franchitti è solo ottavo in Pennsylvania e chiude buon secondo in Brasile. A St Louis la tensione torna alle stelle nel team Green quando Franchitti tenta un difficile sorpasso su Tracy in curva 3. Il canadese non concede abbastanza spazio e il contatto che ne consegue manda in testacoda Dario e a muro Paul. Franchitti riesce comunque a raccogliere un eccellente terzo posto. Tracy si rifà tornando finalmente alla vittoria a Milwaukee, dove Franchitti è settimo. A Portland Dario ingaggia un lungo duello sui consumi con Montoya, che lo precede sul traguardo ma viene comunque battuto da De Ferran, su una strategia più aggressiva che gli impone di tirare al massimo ed effettuare un rabbocco nel finale. Montoya vince però la corsa successiva a Cleveland, mentre Franchitti si ferma bloccato dal motore. Road America segna una battuta d’arresto per entrambi: Dario prima va in testacoda e poi si ritira mentre Montoya domina a lungo ma nel finale resta senza marce. Il colombiano domina anche a Detroit ma un errore via radio di Chip Ganassi lo costringe a una strategia suicida. Viene poi eliminato da una tamponata di Castroneves, con Franchitti che arriva finalmente al successo, accorciando le distanze in campionato. Il contrattempo non scoraggia però Juan, che infila tre successi consecutivi che sembrano chiudere la contesa. A Mid Ohio Franchitti parte in pole e domina a lungo, perdendo però tutto il vantaggio a causa di una foratura lenta, con Montoya che supera alla grande Tracy e ha campo libero dopo l’ultima sosta. Nella corsa di casa Ganassi a Chicago Juan e Dario si scambiano a lungo la testa della corsa, transitando nell’ordine sul traguardo separati da Moreno, che inspiegabilmente non da strada a Franchitti A Vancouver, in una corsa difficilissima sul bagnato, i contendenti al titolo arrivano allo scontro diretto e Franchitti commette un errore clamoroso quando, nel tentativo di passare il colombiano, perde il controllo della vettura e finisce contro le gomme. Montoya, nonostante una corsa tutt’altro che entusiasmante, guadagna altri punti sul rivale a Laguna Seca, quando Franchitti si ritira dopo un contatto con Moore ed è ormai staccato di 28 lunghezze. Il campionato sembra finito, ma a Houston Montoya distrugge una sospensione colpendo la vettura ferma in pista di Castroneves. Franchitti invece perde numerose posizioni a causa di un treno di gomme difettoso, ma dopo le soste si produce in una esaltante rimonta che gli vale il secondo posto dietro Tracy. A Surfers Paradise Dario conquista la pole con 8 decimi di vantaggio su tutti, dominando la corsa. Montoya, dopo delle prove difficili, è bloccato al terzo posto dietro Fernandez fino a quando non perde incredibilmente il controllo della vettura, schiantandosi contro le gomme. La vittoria permette a Franchitti di presentarsi all’ultima corsa di Fontana con un vantaggio di 9 punti sul rivale. Dopo una stagione di lavoro perfetto della squadra però, lo scozzese perde due giri nella prima parte di gara a causa di un problema a un pit stop. Sul finale non può evitare un ultimo rabbocco e chiude al decimo posto, con Montoya che arrivando quarto raggiunge Dario in classifica e si aggiudica il titolo per il maggior numero di vittorie, 7 contro 3. La delusione per la sconfitta lascia però subito spazio al dolore per la scomparsa di Greg Moore, il miglior amico di Dario oltreoceano, vittima di un incidente delle cui conseguenze i piloti vengono tenuti all’oscuro fino alla bandiera a scacchi. Duello Franchitti-Montoya a Long Beach Contendenti al titolo 1999 Dario e l’amico Greg Moore Dopo un inverno difficile Dario torna alla guida della sua Reynard nel febbraio 2000 per i test pre stagionali a Homestead, in cui lo scozzese è vittima di un incidente tremendo, che lo porta a sbattere la testa contro il muro provocandogli un grave trauma cranico e diverse fratture al bacino. Le conseguenze dell’incidente, che per molto tempo incideranno su riposo e concentrazione, sono parte in causa delle prestazioni altalenanti di Franchitti nelle stagioni successive. Dario riesce comunque a prendere il via a Homestead, ma il 2000 è una stagione storta, in cui le sue imperfette condizioni fisiche si sommano a tante piccole sfortune ed errori che a fine stagione lo lasceranno senza vittorie, oltre a estrometterlo dalla lotta per il titolo. Il primo risultato di rilievo arriva a Motegi, con un secondo posto che risolleva un inizio di campionato pessimo. A Nazareth, come anche a Toronto, Houston e Surfers Paradise è coinvolto in un incidente al primo giro, mentre a Chicago si tocca ancora una volta con Tracy, che guida a lungo la classifica ma nelle ultime corse si deve arrendere a De Ferran. I migliori risultati per Dario sono due terzi posti a Michigan e Laguna Seca, mentre la piazza d’onore di Vancouver è la più amara delle delusioni. Il team Green domina il fine settimana e lo scozzese è determinato a onorare con un successo la corsa di casa di Greg Moore. Dario domina ma all’ultima sosta fa spegnere il motore, chiudendo secondo alle spalle di Tracy. La stagione si chiude con un ritiro a Fontana per rottura del motore e un 13° posto in classifica. In un test organizzato da Jackie Stewart, Franchitti prova a luglio la Jaguar F.1 a Silverstone. Il primo giorno Dario prende le misure alla vettura, fiducioso di poter esprimere il suo valore l’indomani. La vettura che però il team gli mette a disposizione è, a suo dire, diversa e molto più lenta, decretando il fallimento del test. Lo scozzese rimarrà sempre convinto che la squadra, dilaniata da lotte interne, lo abbia sabotato di proposito. A Detroit parte secondo con lo stesso tempo di Montoya. Chiude la corsa al quarto posto. Il negativo test con la Jaguar F.1
  3. aleabr

    Sage Karam

    Classe 1995, della Pennsylvania, Karam è una delle promesse dell'automobilismo a stelle e strisce. Ha avute le spalle 'coperte' fin dalle propedeutiche potendo contare su scuderie di alto livello. Nel biennio 2011-2012 corre con Andretti in Star Mazda. Il primo anno con 2 vittorie si piazza 5°, la seconda stagione con 3 vittorie finisce 3°. Nel 2013 lo Schmidt lo porta in Indy Light dove vince al debutto con 3 vittorie. Sembra destinato al volo immediato in F.INDY, ma il premio copre solo la 500 miglia (dal 2014 il premio da 3 gare pagate così da incentivare le scuderie a investire sul vincitore). La D&R lo schiera e arriva 9°. E' sotto cartellino Ganassi, e la squadra di Chip lo mette in pista sulla 4a vettura in questo 2015. Lo alterna saltuariamente con Saavedra. Nonostante la vettura che guida al momento non è mai arrivato nella Top-Ten a fine gara. Dovrebbe essere un predestinato! Ad Indianapolis con D&R A Long Beach 2015 con Ganassi
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