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Italia nei Rally: dove sta il problema?


R18

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Conosco e seguo il WRC da quando ero bambino, mi ha sempre affascinato il mondo del fuoristrada e ho amato tantissimo fin da subito un fenomeno come Sainz, vedendo comunque all'opera anche gente come McRae, Grà¶nholm, Burns, Solberg e, soprattutto, Loeb, oltre ad Ogier.

 

Colpevolmente, non mi sono mai tanto spinto oltre il mondiale, dunque conosco meno di quanto avviene sul suolo italico, ma so che qui dentro c'è chi ne sa molto più di me a riguardo.

 

Vengo al punto: lo scorso weekend, Paolo Andreucci ha colto un risultato fantastico in Sardegna con la macchina che usa (penso) nell'italiano, ed è considerato uno dei migliori rallisti di casa nostra nell'ultimo decennio insieme ai vari Basso, Travaglia, Longhi, Galli e qualche altro che non mi sovviene.

 

Quindi, il problema dei rallisti italiani qual è? Non sono davvero forti? Hanno pochi soldi? Perché i team di riferimento del mondiale (che sono comunque pochi) non li notano? C'è solo Lorenzo Bertelli a correre con le "WRC-1", ma è in un team di seconda fascia (pure autogestito credo), e ha poche occasioni per farsi davvero notare. Cos'hanno Evans, Paddon (per carità , molto bravo, mi ha anche fatto tristezza quando si è messo ad aggiustare, in lacrime per la vittoria sfumata, il cambio col suo copilota), Tà¤nak o Sordo in più dei nostri portacolori?

 

Cioè, l'ultimo italiano prima di Bertelli a correre per un team anche solo mediamente considerevole nel WRC è stato... Valentino Rossi in Galles nel 2008 con la Ford Stobart. Proprio non c'è nessuno tra i tanti che possa far riavvicinare qualche nostalgico dei grandi campioni azzurri che furono al mondiale? O è colpa dei team che non se li filano?

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Una risposta compiuta richiederebbe più pagine di Bibbia, Vecchio e Nuovo Testamento. Io, in drastica sintesi, la vedo così.

 

Manca un costruttore italiano. Uno non solo che corra nel WRC, ma anche che si crei la sua filiera e cresca i piloti di casa nostra, dando loro reali opportunità .

 

La federazione è quella che è. Hanno allestito lo scorso anno il Team Italia e stanno iniziando un programma: meglio del vuoto pneumatico che avevamo sino a metà  2014, di certo è ancora molto presto per capirne la consistenza. (e uno potrebbe già  chiedersi, per esempio, come mai in Portogallo Nucita corresse con mezzi da privato squattrinato, del tutto ignorato dai federali, che mi dicono non siano stati molto contenti di ritrovarselo sul palco d'arrivo come miglior italiano alla fine...). Restando in tema di federazione, ci sarebbe anche da ricordare come a Roma, negli ultimi anni, abbiano fatto di tutto per 'cancellare' i rally su terra. I rally SONO TERRA, invece i nostri piloti nascono e si sviulppano su asfalto. Sai quanti giovani terraioli abbiamo oggi? Due: Marchioro (che, per contro, sull'asfalto fatica) e Dalmazzini, che si sta affaciando ai rally dopo aver vinto il Cross Country 2014  (ma anche lui si asfalto non ha mai corso, lo farà  la prima volta fra una settimana sulle strade di casa). Anche questi sono fattori che contribuiscono alla non-crescita dei piloti di casa nostra (ce ne sono altri).

 

Mancano struttre come il mitico Jolly Club che abbiano i mezzi per portare avanti qualcosa: ancora una volta, in un qualche modo ci vorrebbe alle spalle un costruttore ma, in assenza di questo, servirebbero almeno fondi e know-how privati. Ma tra i motivi che non spingono chi potrebbe ad investire, c'è anche la totale assenza di promozione del prodotto rally nel Belpaese (come facevo notare in un altro thread l'altro giorno, l'italiano medio sapeva che lo scorso week-end in Italia si è corso un rally del Mondiale?). Un problema legato ai motivi di cui sopra, soprattutto.

 

L'analisi potrebbe essere molto più approfondita, ci saranno altri amici molto più competenti di me che aggiungeranno aspetti e valutazioni di grande interesse. Intanto, io mi limito a dire che Bertelli è un vero appassionato, ma sostanzialmente corre perché ha dietro il Prada Rally Team di famiglia che gli permette di fare questa esperienza (lo dico con massimo rispetto di una persona che mi dicono essere molto umile e che s'impegna molto a migliorare). Nota che fa qualcosa nel mondiale anche Tempestini: un veneto che corre con licenza romena, e prova a chiederti perché (lui l'ha spiegato chiaramente).

 

Per due giovani che fanno qualcosa, la generazione di mezzo tra i piloti che hai citato (i veterani tra i 40 ed i 50 anni) ed i giovani che ora stanno in un qualche modo iniziando ad affacciarsi (i suddetti del team Italia) è praticamente dispersa nel nulla. Non credo ci fosse nel mezzo un campione, ma piloti che avrebbero potuto fare qualcosa di dignitoso sì, di sicuro non peggio di Bertelli e Tempestini. Campedelli è il primo che mi viene in mente: non un fenomeno, ma un buon terraiolo (probabilmente il migliore in Italia, oggi). Ha 29 anni e sai dove corre quest'anno? Con la playstation o, se gli andrà  di lusso, a fare da spalla a Scandola (sigh) nel CIR, se le voci che girano da mesi sono vere.

 

Lascio agli altri il piacere di proseguire e sviluppare il discorso. Ciao.

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Effettivamente è giusto anche il ricercare una causa nell'assenza di marchi italiani (vero Fiat?). Del resto non sarebbe così difficile adattare una Abarth Punto S2000 al 1.6 turbo del mondiale, è la base da cui sono partiti anche nel WTCC nel 2011 per lo stesso genere di motori. E pure la scarsa promozione del rally italiano è un fatto, la Rai aveva cercato di porre rimedio ma con i tempi e le programmazioni e random che hanno è dura.

Però mi pare anche che da anni i nostri siano completamente ignorati dai team del WRC, ma quando fanno la loro comparsa si comportano sempre egregiamente.

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Un team manager del WRC cerca certezze: prima di tutto in termini di qualità  tecniche del pilota (velocità  e capacità  di portare la macchina in fondo - abbinare le due caratteristiche non è scontato, come insegna 'Jari-Sbatti' Latvala), in seconda battuta quelle accessorie (valigia).

 

 Per essere un pilota da Mondiale ci vogliono talento ed esperienza a volontà , oltre ai soliti soldi. I piloti di casa nostra, ammesso che abbiano le qualità  per emergere stabilmente nel WRC, mancano degli altri due elementi, a grandi linee per i motivi che ho detto prima (per me il problema è che non sappiamo crescere i nostri piloti come invece fanno in Francia). E dunque i manager WRC non se li filano manco di striscio...

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Triste. Solita disorganizzazione all'italiana. E del resto nel mondiale abbiamo un pilota come Ogier cresciuto da subito in Citroà«n e portato poi al top dal Double Chevron e gli stessi piloti della M-Sport (Evans e Tà¤nak) portati al debutto dal team stesso. Ricordo che ai tempi c'erano proprio Travaglia e Andreucci con le Peugeot (ero piccolo, la memoria forse mi inganna su Paolo, ma su Renato sono sicuro), quando queste correvano nel WRC con Grà¶nholm e Rovanperà¤: mai presi in considerazione, probabilmente perché non valevano davvero i finnici (Marcus poi era un fenomeno vero) ma anche perché mai pompati un po' dalla filiale italiana. Peccato.

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Tutto vero quello scritto nei post sopra.....ma è giusto anche dire che,da anni i nostri "top driver" preferiscono sempre e comunque confrontarsi nell'orticello di casa,"girando in tondo" sulle speciali che ormai conoscono come......Pirro conosceva la pista di Suzuka.

 

Vero che confrontarsi nel mondiale costa...ma evidentemente si preferisce la sicurezza delle PS del Ciocco al rischio di quelle del Deutchland rally..per esempio.

 

E se non esci dal guscio difficilmente qualcuno ti potra' mai notare.

 

Ricordiamoci inoltre che le prove , ad esempio, di Campedelli nel WRC3 2 anni fa non è che siano state esattamente esaltanti....

 

Detto questo....dopo la generazione dei 50enni (di cui riconosco solo 2 assi....Ucci e Basso) vedo il vuoto assoluto....

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Sì certo. Posto che, secondo me, di fenomeni comunque in Italia negli ultimi anni non se ne sono nemmeno intravisti (come ho già  premesso nel primo post), è chiaro che restare sempre nell'orticello di casa non aiuta, mentre i nostri corrono tendenzialmente solo sulle strade. Ma E qui c'è da chiedersi chi corra in casa per scelta e chi per necessità : per dire gente come Basso e Rossetti hanno corso spesso e volentieri fuori dai confini nazionali, fino a quando hanno avuto qualcuno che glielo permetteva. E mi pare che ci siano diversi giovani che - almeno a parole... - si cimenterebbero fuori Italia, se solo ne avessero farlo. 

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Sì certo. Posto che, secondo me, di fenomeni comunque in Italia negli ultimi anni non se ne sono nemmeno intravisti (come ho già  premesso nel primo post), è chiaro che restare sempre nell'orticello di casa non aiuta, mentre i nostri corrono tendenzialmente solo sulle strade. Ma E qui c'è da chiedersi chi corra in casa per scelta e chi per necessità : per dire gente come Basso e Rossetti hanno corso spesso e volentieri fuori dai confini nazionali, fino a quando hanno avuto qualcuno che glielo permetteva. E mi pare che ci siano diversi giovani che - almeno a parole... - si cimenterebbero fuori Italia, se solo ne avessero farlo. 

 

Il problema sono sempre i soldi.

Dei Rally in Italia non frega niente a nessuno e non c'è nessun motivo per il quale uno sponsor dovrebbe investire su un pilota...fermo restando che non vedo nessun futuro Sainz in Italia...

 

Secondo me Ucci e Basso,se ben guidati e supportati,avrebbero potuto fare bene anche in contesti piu' probanti come il mondiale....dove a parte Ogier e Neuville corrono una pletora di piloti che certamente non si possono definire fuoriclasse(e per fortuna che si è ritirato sua mediocrita' Hirvonen...)

 

Alla fine anche i successi di Rox nell'europeo sono stati ottenuti contro piloti non certo di primissima categoria.

 

E' un loop:pochi soldi - poche gare - bastano i titoli interni di AS a diventare "qualcuno" nel piccolo mondo rallystico italiano.

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Ricordiamoci inoltre che l'ultimo vero esponente italiano nel mondiale è stato Gigi Galli...uno che si suoi limiti li ha capiti(forse) quando si è fatto veramente male e che solo la pazienza di Wilson (ed i soldi portati dal pilota..) gli ha consentito di rimanere piu' a lungo di quanto meritasse nel giro del mondiale.

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Ma infatti l'Italia, comunque la si giri, non sforna un pilota davvero da Mondiale da tempi immemori. A tanti non è stata data alcuna occasione concreta, ma nessuno dei nostri piloti cresciuti negli ultimi 20 anni si è mai mostrato un potenziale uomo da piani alti nel WRC. In diversi, però, secondo me avrebbero potuto fare senza problemi i Bertelli e qualcosina di meglio (vedi il buon Galli che, con tutti i limiti, aveva comunque raggiunto il podio subito prima di farsi male; della serie: qualche buon guizzo ma zero continuità  e tanti telai piegati...).

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Ma infatti l'Italia, comunque la si giri, non sforna un pilota davvero da Mondiale da tempi immemori. A tanti non è stata data alcuna occasione concreta, ma nessuno dei nostri piloti cresciuti negli ultimi 20 anni si è mai mostrato un potenziale uomo da piani alti nel WRC. In diversi, però, secondo me avrebbero potuto fare senza problemi i Bertelli e qualcosina di meglio (vedi il buon Galli che, con tutti i limiti, aveva comunque raggiunto il podio subito prima di farsi male; della serie: qualche buon guizzo ma zero continuità  e tanti telai piegati...).

 

Conosco gente che lo ha avuto in squadra:mi raccontano tuttora di una ottusita' del pilota a non capire i propri limiti ai...limiti(perdonate il gioco di parole) del patologico....

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Non ho mai avuto modo di conoscerlo né ho frequentato gente che abbia avuto a che fare con Gigione nostro. Ma mi aveva molto colpito il suo atteggiamento successivo all'incidente, ovvero il rifiuto sistematico ad accettare qualunque cosa non fosse un team ufficiale nel WRC (dai quali, infatti, non è mai arrivata alcuna chiamata - falli fessi). Risultato: l'ex pilota Gigi Galli...

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Nucita è uno davvero valido. Doveva fare il mondiale con una Subaru del Motoring, ma la finanza ha fatto un controllo e si sa come funzionano le cose nel ricco nordest... Poi c'è poco da dire, correre un rally costa uno sproposito e di soldi in Italia ne girano pochi, qui si trovano davvero solo piloti con la valigia e il talento non è indispensabile.

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