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Can-Am: 1966-1974


Lotus72

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Salve a tutti,

la Mac'It Special non ha mai più calcato l'asfalto, a memoria. Anche scorrendo le entry-list delle più importanti manifestazioni non ne ho trovato traccia ma non escludo che un qualche fortunato, da qualche parte, possa bearsi del suo possesso ... chissà !

Sono in ritardo sul previsto stare della stagione '71 ma sono incappato tramite gli amici americani in un filone d'oro e mi sono perso ....

Alla prossima

Franz

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Buongiorno a tutti! Mi chiamo Carlo e sono di Modena. Ho acquistato in Inghilterra un paio di anni fa una McLaren M1B del 1966 ex Brooke Doran, telaio 30/06. Corro nel FIA Master Historic Sport Chamionship.

Sto cercando delle foto d'epoca della vettura che ha corso nel 1966 nella gara USRRC di Mid-Ohio con il numero 3 e nella 500 Miglia Road America con lo stesso numero e con Carl Haas insieme a Doran. Ha poi corso nel 1967 a Watkins Glen sempre con il numero 3, poi al SCCA National a Mid Ohio con il numero 31, poi con il numero 31 alla 500 miglia di Road America ed infine alla gara Can Am il 3/9/67 con il numero 31.

Ho trovato alcune foto non tanto belle ed un paio a colori...magari qualcuno sa aiutarmi perchè vorrei ripristinare la livrea originale.

Intanto vi posto una mia foto a Spa lo scorso settembre!

Grazie a tutti per l'aiuto!

 

Carlo

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  • 2 weeks later...

Salve a tutti,

 

valeva lapena di ritardare il post in quanto nella miniera che ho trovato grazie a James e Luke sono saltate fuori alcune chicche proprio sul 71 e la possibilità  di correggre qualche errore che avevo fatto nelle traduzioni e nel'incrociare alcune informazioni...

 

quindi ripartiamo dal 1971

 

1971 – Canadian American Challenge Cup

 

L’interstagione è stata ricca di “rumorsâ€, di indiscrezioni, che hanno lasciato trapelare l’interesse di “quel pilota†per la serie, praticamente tutti i drivers del Circus F1, o l’intenzione di “quella casa†di partecipare, con una attenzione particolare alle mire di Chapman per una Lotus che troverebbe una situazione interessante per dare libero sfogo alle idee del suo “patron†senza dimenticarsi di ricordare l’abbandonato, ma non del tutto sopito, interesse delle giapponesi, segnatamente la Mazda. Forse è stato tutto questo seguire ed anche in certi casi precedere situazioni più o meno reali che ha permesso all’unica vera ed interessante novità  dell’inverno di rivelarsi solo a primavera avanzata. Certo stupisce che anche grandi firme del giornalismo abbiano potuto pensare che Stewart potesse mantenere il suo interesse per il “ricco†Challenge affidando le sue chance di mettere le mani sui premi ad una semplice evoluzione di una vettura che si era dimostrata al più, interessante; doveva sicuramente esserci molta altra “sostanza†dietro la T222 annunciata da Carl Haas, col rinnovato appoggio dello sponsor L&M. E quando, dopo aver visto la nuova McLaren M8F e gli scatti rubati della nuova Porsche 917/10, fortissimamente voluta da Siffert ed altrettanto fortemente osteggiata da Wyer, la Lola T260 ha fatto bella mostra di se nei test condotti in Inghilterra da Frank Gardner, allora il Challenge ha ancora una volta mostrato la sua vera essenza, la sua vera forza; l’annuncio del duello è più importante del duello stesso. Questa realtà  da sola garantirà  una stagione interessante a dispetto del fatto che, è già  certo, la March, una delle rivelazion1 1970 con Chris Amon, non sarà  al via col nuovo modello così come la Brm, che non intende rinnovare il suo impegno, preferendo conservare risorse tecniche ed economiche all’attività  in Formula 1 mentre l’Autocoast ha svenduto il suo materiale rinunciando allo sviluppo di una vettura che, dati alla mano, si era dimostrata ben più di un semplice buon progetto. A fare poker, con le nominate McLaren, Lola e Porsche si unirà  un più concreto progetto Shadow che si svilupperà  sull’intera stagione.

Lunga vita alla Can-Am.

 

 

Vengono disputate 10 corse come nel ’70:

 

13/06/1971 Mosport – Deny Hulme – McLaren M8F Chevrolet

27/06/1971 St Jovite – Jackie Stewart – Lola T260 Chevrolet

11/07/1971 Road Atlanta – Peter Revson – McLaren M8F Chevrolet

25/07/1971 Watkins Glen – Peter Revson – McLaren M8F Chevrolet

22/08/1971 Mid Ohio – Jackye Stewart – Lola T260 Chevrolet

29/08/1971 Road America – Peter Revson – McLaren m8F Chevrolet

12/09/1971 Donnybroke – Peter Revson – McLaren M8F Chevrolet

26/09/1971 Edmonton – Denny Hulme – McLaren M8F Chevrolet

17/10/1971 Laguna Seca – Peter Revson – McLaren M8F Chevrolet

31/10/1971 Riverside – Denny Hulme – McLaren M8F Chevrolet

 

 

 

La Classifica finale vede 34 piloti a punti

 

1 – Peter Revson (USA) McLaren M8F pts 142

 

1971sp10.jpg

(Paul Snider)

 

2 – Denny Hulme (NZ) McLaren M8F pts 132

 

1971sp11.jpg

(Paul Snider)

 

3 – Jackye Stewart (GB) Lola T260 pts 76

 

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(Richard A. Reeves)

 

4 – Jo Siffert (CH) Porsche917/10 pts 68

5 – Lothar Motschenbacher (USA) McLaren M8D pts 52

6 – Milt Minter (USA) Porsche 917Pa pts 37

7 – Tony Adamowicz (USA) McLaren M8B pts 34

8 – Chuck Parsons (USA) McLaren M8ED – Lola T163 pts 30

9 – Vic Elford (GB)McLaren M8E – McLaren M8D pts 25

10 – Hiroshi Kazato (JAP)Lola T222 pts 19

11 – Sam Posey (USA) Ferrari 512M – McLaren M8E pts16

12 – John Cordts (CDN) McLaren M8C/M8CT – Lola T163 pts 14

13 – Dave Causey (USA) Lola T222 pts 14

14 – Greg Young (USA) Ferrari 512M – McLaren M8ED pts 12

15 – Jackye Oliver (GB) Shadow Mk2 pts 12

16 – Howden Ganley (NZ) Brm P167 pts 12

17 – Tom Dutton (USA) McLaren M6B pts 12

18 – Herbert Muller (CH) Ferrari 512M pts 11

19 – Bob Bondurant (USA) McLaren M8ED pts 10

20 – Mario Andretti (USA) Ferrari 712M pts 10

21 – Brian Redman (GB) Brm P167 pts 10

22 – Bobby Brown (USA) McLaren M8e/M6B pts 9

23 – Roger McCaig (CDN) McLaren M8E pts 9

24 – Dick Durant (USA) Lola T163 pts 7

25 – Jim Adams (USA) Ferrari 512P pts 7

26 – Steve Martchett (GB) Porsche 908/2 pts 5

27 – Andrea De Adamich (ITA) Alfa Romeo T33/3 pts 4

28 – Gart Wilson (USA) McLaren M12 pts 4

29 – George Drolsom (USA) McLaren M8C pts 4

30 – Charlie Kemp (USA) McLaren M8C pts3

31 – Gijs van Lennep (NL) Porsche 917 pts 2

32 – George Follmer (USA) McLaren M8D pts 2

33 – Jim Butcher (USA) Lola T163 pts 1

34 – Bob Nagel (USA) Lola T222 – McLaren M12   pts 1

 

Alla prosiima con " Labatt's Blue Trophy a Mosport Park"

 

Franz

Modificato da znarfdellago
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Salve a tutti

 

avanti con la Stagione '71

 

Mosport – June 13 – Labatt’s Blue Trophy

 

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Il lungo inverno è finito, i grossi blocchi da 8 litri tornano ruggire sprigionando la loro cavalleria e ad accoglierli c’è un bel sole caldo che promette un weekend perfetto per ricominciare con una stagione che se per alcuni si preannuncia più povera, conteggiando le assenze annunciate di Chaparral, di March, che ha venduto tutto il suo materiale e di Brm, tutta tesa a confermarsi nella massima formula, per altri al contrario potrà  contare su una Lola che mette sul piatto, finalmente, un Team che non può non essere considerato “Ufficiale†ed un pilota, Jackye Stewart, che è lanciato verso il bis iridato in F.1 e che vuole vincere anche nel Challenge milionario. Ne abbiamo parlato in altre occasioni di quei dualismi che tanto hanno dato, in termini di successo presso il pubblico, alla Can-Am ed ora alla vigilia di questa sesta stagione ecco che tutti gli addetti ai lavori hanno gli occhi puntati su quel binomio che può davvero mettere pressione al Team dominatore degli ultimi quattro anni. E le prove confermano quelle che fino al giovedì erano comunque solo sensazioni. Stewart è il più veloce in tutte le sessioni ed anche se la pista molto sporca non gli permette di eguagliare la pole di Gurney, il suo 1’17â€3 relega Hulme con la prima McLaren Casa a 7/10 per una prima fila che promette scintille. In seconda Peter Revson, transfuga Lola, con la seconda M8F precede John Cordts con una McLaren M8C che sfrutta la perfetta conoscenza del tracciato.

 

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(Robert Jones)

 

La terza fila è tutta Team Motschenbacher; Lothar quinto con una McLaren M8D ex casa affiancato da Bob Bondurant che guida una delle nuove McLaren Clienti, la M8E, ma vestita con una carrozzeria M8D (sfruttando le possibilità  offerte dal correre per il dealer della arancioni).

 

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(Norm MacLeod)

 

Settimo tempo per Bobby Brown, ancora fedele alla sua McLeagle M6B con al fianco Jim Adams con la Ferrari 612P (ex Amon), ricostruita e modificata ed ora motorizzata con il 5 litri della 512S di proprietà  del Team. A chiudere la top-ten la sorpresa Hiroshi Kazato, con la Lola T222 del Team Haas e Milt Minter con la Porsche 917Pa (ex Siffert del 1969) del Team Vasek Polak. Si schierano al via anche Oscar Kovelesky con una McLaren M8B che nella sua unica uscita stagionale è fermato dalla rottura di un pistone …

 

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(John Wilson)

 

e Frank Kalich, #27 McLaren M6B, che ottiene qui a Mosport la sua miglior prestazione, 14° alla fine, mentre a Road Atlanta si ritirerà  per surriscaldamento ed a Elkhart Lake per una perdita d’olio.

 

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(theroaringsaeson)

 

Al via Stewart fa pattinare le gomme e Hulme è pronto ad approfittarne per prendere il largo davanti a Stewart, Revson le due McLaren rosse di Motschenbacher e Bondurant con tutto il gruppo sgranato a seguire con l’eccezione di Milt Minter che è stato fermato prima dello start da problemi al 5 litri della sua Porsche. Hulme allunga prendendosi 5 secondi di margine ma Stewart già  dal quinto giro rosicchia decimo si decimo ed al decimo, quando, complice un doppiato, Hulme deve frenare bruscamente, lo scozzese ne approfitta e passa al comando. Con pista libera la Lola sfrutta la sua buona aerodinamica e allunga mentre Hulme sembra accusare il colpo e si fa avvicinare anche da Revson. Poi al 19° giro fine dei giochi per Jackye Stewart che si trova con il cambio della sua Lola T260 bloccato senza più lubrificante e deve ritirarsi.

 

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(forum-auto)

 

Da dietro intanto sta risalendo con una bella rimonta un’altra Lola, la T160 di Danny Hopkins che finirà  12°; per lui altre uscite a Mosport, 13°; Road Atlanta out per una valvola; Mid Ohio fermato dal motore; NQ a Laguna Seca per finire con un altro ritiro a Riverside per noie meccaniche.

 

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(canadian motorsport)

 

Fermo Stewart a bordo pista, la corsa si è trasformata nel conosciuto monologo McLaren con Denny Hulme che vince indisturbato portando all’ennesimo debutto con successo il nuovo modello McLaren, la M8F che pur se messa alla frusta da uno Stewart in gran spolvero con una Lola finalmente tornata alla competitività , continua ad essere una pietra di paragone per tutta la categoria.

 

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(theroaringseason)

 

Secondo a soli 9/10, più che altro per un prudenziale rallentamento del neozelandese, Peter Revson con l’altra McLaren M8F, che comincia a prendere confidenza con la sua nuova cavalcature e mette il primo mattone di quella che sarà  una gran bella stagione.

 

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(John Wilson)

 

A completare il podio un Motschenbacher in palla, abilissimo a sfruttare la sua M8D che è ancora una vettura molto competitiva, e subito dietro a completare il successo del suo Team, Bob Bondurant con la M8E carrozzata “Dâ€. Seguono John Cordts, McLaren M8C di misura su Bobby Brown, che regala altri punti alla sua pur datata McLeagle M6B ex Gurney.

 

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(Jack Gazlay)

 

Completano gli arrivi a punti Dave Causey che lasciata la Lola T163 che tante soddisfazioni e dollari gli aveva dato nel 1970, ci riprova con il nuovo modello clienti la T222; a ruota Jim Adams con la Ferrari 612P ex Amon e Hiroshi Kazato, con la Lola T222 Haas che con i primi due punti della sua stagione entra nella storia del Challenge come primo giapponese a farlo. Il punto del decimo posto va a Roger McCaig con il modello clienti della McLaren, la M8E.

 

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(Robert Jones)

 

Alla prossima con "...McLaren cars..."

 

Franz

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Salve a tutti,

 

avanti ancora ...

 

1971 – McLAREN

 

Praticamente imbattibile nel 1970 la M8D viene rimpiazzata per la nuova stagione dalla M8F, una logica evoluzione anche se con tratti particolari che la rendono a tutti gli effetti una nuova vettura.

Gordon Coppuck è partito da tutto quanto era buono sulla vettura Campione sviluppando su quei dati le migliorie, andando anche a copiare certi concetti già  visti su altre vetture e che si erano dimostrati validi.

 

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(Sport Augto Magazine)
 

Per cominciare il telaio presenta un passo allungato di otto centimetri, mentre le carreggiate vengo-no ridotte per non aumentare gli ingombri con l’adozione dei nuovi cerchi da 17’. Ma Coppuck è andato anche in cerca di quella rigidità  che, pur funzionando egregiamente, la M8D non aveva. Largo allora a pannelli in alluminio di maggior spessore a rivestire il telaio tubolare che altresì prevede nella parte delle pance l‘adozione di tubi a sezione quadra e via libera all’uso intensivo di leghe leggere e materiali nobili, ora le sospensioni sono interamente in titanio, per compensare l’aumento di peso. Per lo stesso motivo le due centine trasversali cui sono attaccati i tralicci che all’anteriore integrano le sospensioni e cha al posteriore si incaricano di ospitare motore e cambio sono in magnesio. Tutto questo lavoro fa si che la vetura arrivi a pesare 690 kg, con un guadagno di qualche kilo rispetto all’antenata. A dargli manforte, Gary Knutson, di ritorno dall’avventura in Chaparral, lavora a diverse versioni dello Chevrolet, cominciando dal 7,6 litri per poi passare durante la stagione al 7,8, poi all’8 ed infine dedicandosi al mostruoso 8,3 litri ; tutti con la caratteristica di avere il blocco in alluminio senza la camicia, sfruttando la tecnologia Reynolds, ancora al fianco del Team come sponsor tecnico. Ad inizio stagione il 7,6 litri è in grado di erogare 740 cavalli a 7800 giri che fanno della M8F la vettura con il miglior rapporto peso potenza. Con il suo ritorno, la McLaren Engines Ltd a Detroit prende a funzionare a pieno regime ed i motori venduti portano altro denaro fresco alle casse del Team.

 

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(forum-motorlegend)

 

Anche la carrozzeria, pur molto simile alla M8D, subisce affinamenti, tipo un muso leggermente meno spiovente con una presa d’aria ora leggermente più stretta per poter avere sul muso le prese d’aria per i freni anteriori. Ma la vera rivoluzione rispetto alla D è quel profilo di pochi centimetri sulle fiancate che sale progressivamente fino a diventare il sostegno dell’ala posteriore e che impedisce all’aria di disperdersi lateralmente per venire incanalata proprio verso l’alettone. La vettura dimostra sin dai primi test una migliore agilità , con una accelerazione progressiva ed un buon comportamento in frenata. L’efficacia della grossa ala posteriore è poi accresciuta da un gran lavoro sugli accessori dello Chevy, ora posizionati lateralmente e più in basso, cosa che permette un ulteriore abbassamento del cofano permettendo un maggior passaggio d’aria tra carrozzeria e profilo alare. Nel corso della stagione si lavorerà  anche sull’impianto frenante, sempre più sollecitato dal crescere della cilindrata e quindi della potenza, con il posizionamento dei dischi all’uscita del differenziale, cosa che comporterà  anche la sostituzione del triangolo inferiore con due bracci paralleli. Le due prese laterali, ora meglio raccordate, servono per il radiatore olio da una parte e per la trasmissione dall’altra.


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(Sport Auto Magazine)
 

Sono solo tre le M8F costruite, o meglio sarebbe dire due, le M8F/01 e M8F/02 in quanto il muletto M8F/03 altro non è che la M8D/03 riconvertita in F e che è servita nell’interstagione per la prima messa a punto e per testare molte delle novità  poi finite sulle due vetture di Hulme e Revson.

 

MOTSCHENBACHER Racing Team

 

Le M8D della stagione ’70 vengono vendute, ed una, ovviamente, finisce al distributore della marca per gli Stati Uniti, ovvero Lothar Motschenbacher che corre l’intero Challenge con la M8D/01 ex Hulme.

 

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(Pete Lyons)

 

In aggiunta Motschenbacher prepara una M8E con carrozzeria D e la affida nel corso della stagione a Bob Bondurant, prima, poi a Greg Young per due trasferte ed infine a Chuck Parsons per le ultime tre corse.

 

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(Matti Lilleberg)

 

A. G. DEAN Racing

 

L’altra M8D, l’ex Gurney e Gethin, viene invece venduta a Tony Dean che vorrebbe impiegarla nella stagione con la sua struttura; purtroppo si infortuna in una gara di F.5000 ed il suo proposito deve essere posticipato al quinto appuntamento a Mid Ohio. Nelle prime quattro gare sarà  sostituito da Chuck Parsons prima e David Hobbs

.

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(Jerry Entin)

 

La vettura viene poi venduta al Roy Wood Racing e nel finale di stagione saranno Vic Elford e Gorge Follmer a guidarla.

 

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(Cars & Driver)

 

Come sempre la McLaren prepara una vettura destinata ai clienti, la M8E; è la vera erede diretta della M8D, della quale conserva il telaio, alleggerito ed irrigidito ulteriormente utilizzando la tecnologia delle saldature ad argon e con il motore utilizzato in funzione portante grazie ad un traliccio tubolare che è ancorato al telaio stesso, con una carrozzeria che perde le linee inaugurate proprio dalla D, tornando ad un alettone classico sorretto da piloni centrali e non più ancorato alle derive laterali. Predisposta come sempre per ospitare diverse motorizzazioni, viene però anche venduta completa di uno Chevy, curato in Mclaren, da 8 litri ad iniezione che garantisce 700 cavalli.

 

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(Jack Gazlay)

 

Roger McCaig ci corre l’intera stagione assistendo la vettura con il suo Team.

 

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(autodiva.fr)

 

Vic Elford corre la parte centrale della stagione con la vettura del Team American Racing Associates.

La utilizzano anche Bobby Brown per sostituire la sua datata M6B nella seconda parte della stagione e Sam Posey che guiderà  quella del Roy Woods Racing.

 

Ci sono poi, e sarebbe incredibilmente lungo elencarle tutte, tantissime McLaren ormai datate, da alcune M1B e C alle M6B, alcune M12 e M8B e C. Alcune rimpolpano semplicemente le griglie, altre al contrario sono seguite da strutture decisamente all’altezza, con budget adeguati ed anche ben guidate.

 

Oscar Kovelesky Autoworld Inc.

 

Il pilota di origine polacca guida la sua M8B solo al debutto della serie a Mosport, per poi cederla ad un altro polacco naturalizzato, Tony Adamowicz, il famoso “A2Zâ€.

 

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(autodiva.fr)

 

John Cordts disputa le tappe canadesi del Challenge e scende fino al Glen con la sua M8C.

 

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(Jack Gazlay)

 

William Wonder utilizza le la sua M8C nelle prime tre gare del Challenge.

 

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(forum-auto)

 

Stan Szarkowicz utilizza la sua M12 in sei gare nell’arco della Can Am 1971.

 

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(autocourse.ca)

 

Alla prossima con "...Labatt Can Am Trophy ..."

 

Franz

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Salve a tutti,

 

ancora un post poi cena tardiva ...

 

Mont Tremblant – 27 Juin – Labatt Can Am Trophy

 

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La rivalità  è scoppiata! Il dualismo tra il potere consolidato nel Challenge, le McLaren dominitrici da anni, e gli sfidanti, lo sfidante, lo scozzese volante Jackye Stewart ed una ritrovata Lola che ha messo in campo una vettura competitiva ha portato ad un inasprimento sportivo che darà  nuova attenzione sulla Can-Am. Dopo la gara inaugurale a Mosport, dove Stewart si era opposto fino al ritiro ad un sorpreso Hulme, ci sono stati dieci giorni di interviste, commenti e battute che hanno svelato lati nascosti dei due ormai dichiarati pretendenti al titolo. “… non è scritto da nessuna parte che il Challenge si corra perché a vincerlo sia una McLaren – dichiara Stewart ad una platea attenta in conferenza stampa prima delle prove a Mont Tremblant – hanno vinto fino ad oggi, certo, ma non è scritto da nessuna parte che sia così anche quest’anno …â€. La replica del neozelandese Hulme arriva nella stessa conferenza “…la Lola sembra aver messo in campo una buona vettura, ma non ero assolutamente preoccupato dell’inizio arrembante del suo pilota; la visiera mi si sporcava d’olio e non ho fatto altro che aspettare l’inevitabile rottura …†Si temono e non si nominano nemmeno, il “lui†o “la sua vettura†sono alla base delle dichiarazioni fatte alla stampa e per gettare un po’ di benzina sul fuoco lo scozzese chiosa con un “… sono qui per divertirmi, ma io mi diverto moltissimo quando vinco! Mi chiedete se sono qui per i dollari?! Sicuramente ma a questo punto della mia carriera posso anche fare scelte per soddisfare i miei desideri senza dover per questo correrre dietro al denaro o dovervi rinunciare …†Se tanto ci darà  tanto …

Le prove sono tiratissime e sotto un caldo sole che ha veramente poco di Canadese questa volta è Hulme a prendersi la posizione al palo con tre decimi sulla Lola di Stewart che a proposito del comportamento delle Gruppo 7 sui saliscendi di Mont Tremblant commenta così “ …sembrano tanto dei pachidermi gravidi più che vetture da corsa - per poi sorridere e concludere – ma la mia Lola sembra un po’ meno gravida delle altre …â€. Peter Revson arrivato in volo da Pocono dove si è qualificato per la 500 Miglia, fa i canonici 5 giri con la sua McLaren M8F ed è comunque terzo...

 

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(Robert Jones)

 

giusto davanti a Jackye Oliver con la debuttante Shadow Dn2 che aveva saltato il debutto a Mosport dati gli impegni del pilota a Le Mans e che centra una brillante seconda fila …

 

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(Norm MacLeod)

 

In terza fila Bobby Brown, McLeagle M6B e Jhon Cordts con la sua M8C, poi in quarta Chuck Parsons con un'altra vettura ex casa, la M8D e Milt Minter, Porsche 917Pa. A chiudere i primi dieci Bob Bondurant con la McLaren M8E del Team Motschenbacher e Tom Dutton con una M6B.

Al via Hulme approfitta della posizione al Palo e allunga subito su Stewart e Revson, alle prese con l’assetto della sua McLaren, copiato da quella del suo compagno e che poco si adatta al suo stile di guida. Poco per volta, decimo su decimo Hulme costruisce un margine di 7/8 secondi su Stewart che sembra faticare più del dovuto con l’assetto della sua Lola, poi verso un terzo di gara i tempi di Jackye Stewart migliorano e nel giro di poco ricuce lo strappo ed ingaggia con la sua Lola T260 un bel duello con il neozelandese della McLaren.

 

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(autocourse.ca)

 

 

Nel frattempo, correndo con una certa intensità  ed approfittando dei ritiri di Cordts, Oliver e Bobby Brown, Chuck Parsons porta la sua McLaren M8E (anche la sua carrozzata come una D) nelle posizioni nobili della classifica, al quarto posto, posizione che si tiene fino alla fine.

 

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(John Wilson)

 

E così a due terzi di gara, al 52° dei 75 giri, Stewart prova l’affondo forzando il ritmo e riesce nell’intento; preso il comando della corsa fa un breack e allunga su Hulme. Ma ci sono corse nella corsa che sono altrettanto interessanti, come quella di Hiroshi Kazato che con la Lola T222 entra nella top-ten e non si ferma lì. Un po’ con buoni tempi e grinta, un po’ con l’aiuto di qualche ritiro si arrampicherà  fino al sesto posto finale; alla fine sembra che il progetto di allargare i confini del Challenge al Giappone abbia prodotto un suo risultato.

 

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(Norm MacLeod)

 

Ultimo colpo di scena a dieci giri dalla fine Hulme alza il ritmo in maniera preoccupante; non sembra solo voler aspettare la fine ma piuttosto preoccupato di un problema meccanico. Alla fine della corsa sarà  estratto di peso dall’abitacolo intontito e confuso. “… ad un certo punto, credo ad una quindicina di giri dalla fine, mi sono reso conto che facevo fatica a guidare, non riuscivo a fare le mie traiettorie ed ho preferito rallentare per non correre rischi – la sua dichiarazione ai giornalisti dopo un controllo medico che non ha riscontrato nessun problema evidente – Sono contento di aver salvato almeno il secondo posto! Oggi lui era troppo veloce!…†Ecco la rivalità  che affiora, “lui†e non Jackye o Stewart, soltanto “luiâ€. Sicuramente non una bella giornata per il neozelandese dopo una gara ricca di problemi con tanti doppiaggi e poi battuto nel finale.

 

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(John Wilson)

 

Quindi si interrompe un digiuno che durava da Las Vegas 1967, ultima vittoria di una Lola nel Challenge ad opera di John Surtees in una stagione comunque già  dominata da Bruce, Denny e dalla McLaren e quando Stewart taglia vittorioso il traguardo gli amati del Challenge sono i primi a festeggiare per le prospettive di una stagione che sperano avvincente almeno quanto lo appare. A completare il podio Denny Hulme e Peter Revson con le due McLKaren M8F ed a punti finiscono Chuck Parson 4° con la McLaren M8ED, Lothar Motschenbacher 5° con la sua M8D, Kazato 6° con la T222 di Haas, Dave Causey 7° con un’altra T222, Tom Dutton 9° con una M6B e 10° Dick Durant con una Lola T163.

Come sempre raccontiamo anche le storie di quelli che non salgono all’onore delle cronache ma che permettono alle cronache di esistere proprio grazie alla loro presenza, competitiva o meno. Tra loro William Wonder, con una McLaren M8C, corre le tre tappe iniziali della Serie: 16° a Mosport, 14° qui a Mosport, sarà  fermato da una perdita d’olio a Road Atlanta.

 

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(theroaringseason)

 

La March ha venduto tutto il suo materiale, compreso un telaio nuovo della 707 (#707-3) al JND Racing che la affida in cinque occasioni a Gordon Dewar. Purtroppo quella che si era dimostrata una buona macchina sul finire della stagione precedente, non più sviluppata rivela i suoi limiti costringendo il canadese a cinque ritiri in cinque gare: Mosport per la pompa della benzina, Mont Tremblant per la trasmissione, Road Atlanta per il differenziale, Mid Ohio per la scatola guida ed infine Elkhart Lake per ritiro volontario.

 

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(Norm MacLeod)

 

Ron Goldleaf – McLaren M12 Corre solo qui a Mont Tremblant ma dopo un 20° posto in qualifica per lui la gara finisce anzitempo per surriscaldamento.

 

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(autocourse.ca)

 

L’Earl-Cord Racing, che nel 1970 aveva usato la Ferrari 612P ex Amon del 1969, nell’interstagione la modifica sostituendo il telaietto che integra i supporti motore e utilizza il 5 litri della 512S di proprietà  del Team. La vettura continua ad essere affidata a Jim Adams che presi i tre punti dell’8° piazza a Mosport, non si schiera al via a Mont Tremblant per un problema all’impianto di alimentazione. Correrà  ancora a Road Atlanta finendo 10° mentre a Watkins Glen sarà  di nuovo forfait per problemi al motore. Dopo un periodo di riflessione si ripresenterà  per le ultime tre gare.

 

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(theroaringseason)

 

 

alla prossima con "... Shadow..."

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Salve a tutti,

 

ultimo ...

 

1971 – SHADOW

 

La Mk2, o DN2 nella sequenza di sigle poi usata, è la prima Shadow disegnata da Peter Bryant, appena arrivato dopo l’esperienza Autocoast.

 

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(Robert Jones)

 

Non ha punti di contatto con la MK1 del 1970, la mini CanAm che tanti problemi aveva dato al Team, pur se Peter nel disegnarla non ha abbandonato del tutto la filosofia delle ridotte dimensioni. Infatti la caratteristica che salta subito all’occhio sono i cerchi da 12’ all’anteriore e da 13’ al posteriore che le permettono di avere i passa ruota a soli sessanta centimetri dal suolo ed una linea di cintura al di sotto dei settanta , con la GoodYear che sviluppa degli pneumatici specifici. Bryant non rinuncia neanche a certe idee appena esplorate con il progetto Autocoast e lo chà¢ssis della nuova ‘’ombra’’ lo evidenzia chiaramente.

 

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(TNF)

 

Una monoscocca molto bassa che si prolunga in avanti per incorporare gli attacchi delle sospensioni ed al posteriore fino ad incorporare il blocco Chevrolet, che è ancorato alla parte rialzata della mo-noscocca alle spalle del pilota. I serbatoi sono contenuti nei cassoni laterali alla ricerca di un cen-traggio delle masse e di un miglior baricentro.

 

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(TNF)

 

Per quanto concerne la motorizzazione Don Nichols si rivolge a Gary Knudson, ora motorista McLaren, acquistando i blocchi “alu†da lui ideati ai tempi in cui lavorava in Chaparral.

Si tratta dei blocchi interamente camiciati in alluminio e portati a 8,1 litri accoppiati ad un cambio Weismann a quattro rapporti.

 

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(TNF)

 

Anche la carrozzeria denota una certa ricercatezza sotto il profilo aerodinamico; i due passaruota spiovono in maniera molto graduale mentre la parte centrale è molto più picchiata e termina a monte del radiatore acqua con una parte che raccorda i due passaruota e che non si limita a carenare il radiatore ma funge da vera e propria ala regolabile.

Sempre restando alla carrozzeria, parlando di “Shadow†salta subito alla mente il colore nero; ed in effetti la vettura, saltata la tappa inaugurale a Mosport, per il debutto di Mont Tremblant è interamente nera (vedi foto in apertura), per poi diventare bianca con fiancate nere già  alla trasferta successiva di Road Atlanta, colorazione che con l’esclusione di Mid Ohio, cui il Team non partecipa, rimane fino ad Elkhart Lake (vedi foto sotto al Glen).

 

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(forum-motorlegend)

 

Infine a partire da Donnybrooke, per le ultime quattro gara la livrea sarà  interamente bianca, come nella foto presa a Riverside, dove tra l’altro debuttava anche una nuova iniezione con tromboncini verticali.

 

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(Pete Lyons)

 

Dalle foto si evidenzia anche un'altra caratteristica di vettura e team, una continua evoluzione alla ricerca di una messa a punto generale che garantisca una performance all’altezza delle aspettative.

Al di la della colorazione, possiamo vedere diversi cofani motore, con una ricerca volta a indirizzare aria pulita all’ala posteriore, sfruttando la carenatura dei tromboncini quando l’ammissione era laterale, ma anche quando per motivi di temperature esterne si è preferito correre senza la carenatura con una serie di flap si è cercato di ricreare quell’effetto, come quando ha debuttato la nuova iniezione a Riverside, così per il radiatore anteriore (Mont Tremblant) poi sdoppiato ai lati dell’abitacolo lasciando ai profili anteriori il solo scopo aerodinamico.

 

#101 Jackie Oliver - Shadow Mk2 Chevrolet (A.V.S.)

27/06/1971 – St Jovite – prove 5° in 1’35’’400 – gara DNF
11/07/1971 – Road Atlanta – prove 4° in 1’20â€700 - gara DNF
25/07/1971 – Watkins Glen – prove 18° in 1’10’’100 – gara DNF
29/08/1971 – Road America – prove 2° in 2’08’’952 – gara 12° (ultimo a 11 giri)
12/09/1971 – Donnybroke – prove 5° in 1’29’’864 – gara DNF
26/09/1971 – Edmonton – prove 5° in 1’24’’100 – gara 3°
17/10/1971 – Laguna Seca – prove 5° in 1’00’’500 – gara DNF
31/10/1971 – Riverside – prove 5° in 1’34’’780 – gara DNF

 

Ultima annotazione la presenza di uno sponsor che sarà  da subito più di un semplice finanziatore per diventare vero partner tecnico e parte del Team negli anni a venire, la UOP, Universal Oil Product.

Don Nichols non è uno che abbia mai badato a spese e questo di riflesso, specialmente da quando si è imbarcato nel Challenge con l’avventura AVS-Shadow, ha fatto si che abbia dovuto trovare nuovi capitali. Il suo accordo con la UOP soddisfa le reciproche necessità , da un canto la necessità  del Team di poter spendere per ricercare la competitività  e dall’altro la volontà  della UOP di certificare in un contesto sportivo i suoi carburanti antipolluzione nel pieno rispetto delle nuove, e molto restrittive, norme in vigore negli Stati Uniti. Nel pubblico americano alle corse, fatto di automobilisti, c’è proprio un rifiuto dell’idea che un carburante senza piombo possa garantire le prestazioni di un carburante tradizionale ed ecco che la possibilità  di sfruttare le corse a questo scopo ha convinto John Logan, AD della società , a stringere questo accordo.

 

alla prossima

 

Franz

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Buongiorno a tutti! Mi chiamo Carlo e sono di Modena. Ho acquistato in Inghilterra un paio di anni fa una McLaren M1B del 1966 ex Brooke Doran, telaio 30/06. Corro nel FIA Master Historic Sport Chamionship.

Sto cercando delle foto d'epoca della vettura che ha corso nel 1966 nella gara USRRC di Mid-Ohio con il numero 3 e nella 500 Miglia Road America con lo stesso numero e con Carl Haas insieme a Doran. Ha poi corso nel 1967 a Watkins Glen sempre con il numero 3, poi al SCCA National a Mid Ohio con il numero 31, poi con il numero 31 alla 500 miglia di Road America ed infine alla gara Can Am il 3/9/67 con il numero 31.

Ho trovato alcune foto non tanto belle ed un paio a colori...magari qualcuno sa aiutarmi perchè vorrei ripristinare la livrea originale.

Intanto vi posto una mia foto a Spa lo scorso settembre!

Grazie a tutti per l'aiuto!

 

Carlo

certo che pure il Sig. Carlo potrebbe avere qualcosa da raccontare...e il campionato Fia Master Historic nominato, è riservato alle sole Can-Am o sport in generale? e naturalmente in Italia queste gare non ci saranno...

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Salve a tutti,

Sono diverse le divisioni nell'Historic e ci sono anche le Can Am ma non solo è da noi una manifestazione di grande rilevanza è la Coppa Intereuropa a Monza e poi fino a 2 anni fa e forse anche l'anno scorso, non ricordo bene, a Imola si correva una tappa dell'Historic F.1

Quindi anche da noi c'è carne al fuoco ...

Alla prossima

Franz

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Salve a tutti

 

si ricomincia ...

 

Road Atlanta – July 11 – The Road Atlanta Can Am

 

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Nei dieci giorni trascorsi tra la gara di Mont Tremblant e le prime prove di Road Atlanta c’è stato molto lavoro per tutti; in casa McLaren Hulme ha provato a Silverstone e Donington per affinare la messa a punto della nuova M8F e Revson ha macinato kilometri per trovare quel feeling con la sua nuova vettura, perché ancora non riesce ad essere veloce come il compagno “…ho cominciato la stagione copiando i set-up di Denny ma non riesco a guidare come vorrei ed allora non ha senso correre con la certezza di essere più lento del mio compagno di squadra! – dichiara l’americano ai giornalisti – Solo ora comincio a capire come regolare la mia macchina e quindi comincio a vedere i primi risultati …â€. Sul fronte opposto, in casa Lola Stewart ha messo alla frusta la sua Lola T260 per rimediare a quel cronico sottosterzo che poco gli piace e che mal si adatta alla sua proverbiale pulizia di guida. Quando il gruppo dei contendenti s ritrova sul circuito teatro della terza corsa del Challenge, è chiaro sin da subito che le McLaren hanno un gran passo e che Jackye Stewart non è riuscito a eliminare del tutto il difetto, tanto che appaiono due alette posticce sui passaruota davanti alle ruote anteriori, proprio alla ricerca di un maggior carico che migliori la direzionalità .

 

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(Richard a: Reeves)

 

Hulme fa sua la Pole davanti ad un Revson sorridente perché per la prima volta in stagione sta usando un assetto tutto suo; il duo McLaren relega ad un secondo pieno la T260 dello scozzese che in seconda fila è affiancato dalla Shadow di Jackye Oliver che ha abbandonato la sua livrea tutta nera, ora solo sulle fiancate, per lasciare spazio al bianco. Terza fila per il Team Motschenbacher con Lothar che piazza la sua M8D davanti alla M8E di Bob Bondurant. Quarta fila per Tony Adamowicz che sostituisce Oscar Kovelesky sulla McLaren M8B dell’Auto World Racing

 

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(John Wilson)

 

e Hiroshi Kazato che sembrava in predicato di essere sostituito al volante della Lola T222 di Carl Haas, da Vic Elford, sempre alla ricerca di un volante nel Challenge. Chiudono i primi dieci Vic Elford e Jim Adams. Il pilota inglese si è accasato all’ultimo minuto con l’American Racing Associates per correre sulla loro McLaren M8E e Adams che ha spremuto tutto dal 5 litri della Ferrari 612P.

Dopo due partenze non proprio perfette Stewart scatta benissimo e si infila tra le due McLaren sopravanzando Hulme e ci vuole proprio il carattere di Revson, che chiude la porta senza tanti complimenti per evitare che lo scozzese sia in testa alla prima curva. Tutti i riscontri di tre giorni di prove sembrano stravolti e la dove le M8F volavano, forti di una superiorità  meccanica ben evidente, ora è Stewart a sembrare incollato all’asfalto. Revson non riesce a staccarsi, anzi sembra guidare sopra il limite della sua mcLaren per contenere gli attacchi che la Lola gli porta ad ogni curva. Chi appare in veramente difficoltà  è Denny Hulme con la sua McLaren M8F che rimedia qualche decimo ogni giro e non appare in grado di rimediare alla situazione.

 

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(Richard a: Reeves)

 

All’ottavo giro comincianop i doppiaggi e Revson è costretto ad alleggerire, modificando la sua traiettoria e senza più potersi difendere viene passato da Stewart che appena passato prende subito un margine di sicurezza. Il sogno dello scozzese però dura lo spazio di quattro giri, infatti una foratura lo costringe ad una sosta non prevista. Per colmo della sfortuna, cambiata la ruota non si riesce a d avviare lo Chevy e, non potendo spingere la vettura pena la squalifica, si ricorre ad un avviatore esterno che purtroppo non funziona. Prima di riuscire a recuperare un altro avviatore da un’altra squadra sono passati tre giri e di fatto lo scozzese è fuori dai giochi. Tornato in pista comincia a girare con tempi che hanno dell’incredibile e sono abbondantemente sotto il tempo della Pole di Hulme. Nel frattempo si ritira Bob Bondurant con la seconda mcLaren di Motschenbacher e poco dopo anche David Hobbs saluta la compagnia con la McLaren M8D ex casa di Tony Dean.

 

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(Richard A. Reeves)

 

Revson, passata la paura, alza leggermente il ritmo forte anche del fatto che Denny Hulme è staccatissimo e sembra sempre più in difficoltà  con uno Chevy che non sembra all’altezza di quelli soliti di McLaren Cars; chi sembra divertirsi veramente, anche se sotto sotto sarà  veramente furioso è Jackye Stewart, che continua ad inanellare dei tempifantastici, anche se questo lo porta a dovers fermare nuovamente al giro 27 per i freni che surriscaldano e per riparare la carrozzeria che si è rotta all’altezza dei passaruota per le sollecitazioni della sua guida. Viene rimandato in pista e riprenderà  il suo correre forsennato per poi fermarsi, questa volta definitivamente al 62° giro.
Intanto si sono fermati anche Vic Elford per con la frizione in disordine ed un problema di pressione dell’olio, Oliver con la Shadow bloccata da un guasto all’alimentazione e Hiroshi Kazato che ferma la sua Lola T222 disidratato da un colpo di calore. Finisce quindi con Peter Revson che coglie la sua prima vittoria con la McLaren M8F, a dimostrazione del raggiunto feeling con la nuova vettura

 

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(richard A. Reeves)

 

Davanti ad uno Hulme in chiara difficoltà  ed a Lothar Motschenbacher che porta per la seconda volta la sua McLaren M8D sul podio.

 

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(Jack Gazlay)

 

A seguire, quarto posto per Tony Adamowicz con un'altra vettura ex casa, la McLaren M8B, poi quinto Milt Minter con la Porsche 917Pa ex Siffert del Team Vasek Polak …

 

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(Richard A. Reeves)

 

… quindi Dick Durant che con una bella corsa ed approfittando dei ritiri di alcuni dei protagonisti si è portato dalla 18° piazza al via al sesto posto con la Lola T163 …

 

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(Richard A. Reeves)

 

… settima piazza per Roger McCaig con una McLaren M8E, il modello clienti della stagione, …

 

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(theroaringseason)

 

… ottavo Tom Dutton al volante della McLaren M6B, nona posizione per Charlie Kemp con una McLaren M8C …

 

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(Richard A. Reeves)

 

… ed a chiuder i piloti a punti Jim Adams con la Ferrari 612P del Earle Cord Racing, classificato nonostante si sia fermato anzi tempo per la rottura di una biella.

 

Dick Barbour – Porsche 908/2 Vasek Polak Barbour ottiene il stre uo miglior risultato stagionale in questa che è la sua seconda uscita, 12° mentre in precedenza era stato 17° a Mosport. Il suo Challenge ’71 è tutto qui; per una tre litri poco o tanto, chissà .

 

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(Norm MacLeod)

 

Lo spavento di inizio stagione non è passato, con l’ingombrante presenza di una Lola competitiva e ben guidata, e resta la preoccupazione, certo ma ora c’è anche la consapevolezza che la McLaren è tornata a giocare a due punte. Peter Revson ci ha messo poco ad adattare la M8F al suo stile grintoso e veloce ed ora che non copia più da Denny Hulme i suoi set-up risultano molto efficaci e alla terza gara ha già  messo in carniere una vittoria. Non è ancora quell’atmosfera che c’era nel 1969 ma sicuramente quei brutti mesi del ’70 sono ormai lontani.

 

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(Dave Friedman)

 

Alla prossima con "... Porsche ..."

 

Franz

 

 

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Salve a tutti,

 

ed ora ... Porsche ...

 

1971 – PORSCHE – Porsche 917/10

 

Dopo il progetto 917Pa del 1969, che aveva dato spunti interessanti alla casa tedesca e dopo che il 1970 era passato sotto il dicktat di John Wyer “…se vogliamo vincere il Mondiale Marche non vo-glio neanche sentir parlare di altri progetti …†con la vittoria, seppur fortunosa, della piccola 908/2 di Dean, Jo Siffert torna alla carica per avere una vettura per il Challenge. Probabilmente non sarebbe bastato, anche se lo svizzero è tenuto in grande considerazione dalla dirigenza Porsche in virtù dei suoi risultati, ma a cavallo delle due stagioni 70/71 la CSI dichiara finita l’era dei prototipi cinque litri, riservando il Mondiale alle tre litri a partire dal 1972. Vinto il Mondiale, vinta la 24 Ore di Le Mans, la Porsche si trova ad avere ancora un discreto numero di telai 917 in casa con la prospettiva di vederli prender polvere, stanti le modifiche regolamentari; così la voglia del pilota svizzero diventa immediatamente interessante nelle sue implicazioni commerciali oltre che sportive.

 

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PorscheAG)

La Porsche comincia quindi lo sviluppo nei primi mesi del ’71 partendo dalla 917/20 vista a Le Mans e che prevedeva già  carreggiate allargate e la possibilità  di poter ricevere motori diversi dal cinque litri originario. Quindi due telai 917 vengono modificati con tubi d’alluminio saldati ad argon, viene preparata una carrozzeria molto leggera e spigolosa con due derive a contornare il cofano posteriore, ben lontana dalle forme morbide della 917, ed il motore è un 5,4 litri spremuto a 630 cavalli. Pronta per la metà  di maggio, la vettura scende in pista ai primi di giugno per essere collaudata da Willy Khausen, che lavora su più fronti; aerodinamico, vengono provati diversi musi e diversi cofani motore e motoristico, anche se non risulta agli atti che sia stato provato il fantomatico 16 cilindri di cui tanto si parlava.

Il secondo telaio viene pronto pochi giorni prima di essere spedito negli USA per prendere parte alla corsa di Watkins Glen; la vettura al momento è bianca, decorata con qualche stickers Gulf, ma la casa petrolifera non pare molto interessata al progetto e quindi , almeno sotto questo aspetto, la cosa appare abbastanza provvisoria.

A questo proposito si racconta una storia confermata da molte fonti, anche se non dal diretto inte-ressato. Durante le prove a Watkins Glen la vettura era bianca, così come era partita da Zuffenhausen, ed era stata iscritta come Porsche+Audi, ovvero in forma ufficiale, ma a Siffert era stata lasciata la responsabilità  di trovare una copertura finanziaria dell’operazione, cosa che aveva probabilmente promesso al momento della sua insistente richiesta ai vertici. Siffert entra quindi in contatto con alcuni dirigenti della STP e chiede l’autorizzazione a Joseph Hoppen, Responsabile Competizioni della Porsche Usa, che ovviamente autorizza la trattativa. Il pilota svizzero raggiunge un accordo soddisfacente che sommato ai soldi Marlboro, garantisce una copertura adeguata delle spese di logistica per le restanti gare del Challenge. Nella tarda serata del sabato fa addirittura dipingere in rosso, STP ovviamente, la carrozzeria della vettura.

La domenica mattina Hoppen riceve la visita del vicepresidente del Gruppo Volkswagen e lo guida in un giro del paddock finalizzato a fargli vedere l’ultima nata del reparto corse. Passano i minuti ed ovviamente imbarazzato Hoppen confessa di non riuscire an trovarla, giustificandosi con un “…l’ho vista di sfuggita venerdì mattina, so che era bianca…â€. Alla fine con l’aiuto di un marshall, molto divertito al racconto, trova Siffert e di conseguenza la 917/10 … rossa!

 

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(PorscheAG)

 

La vettura si rivelerà  presto non in grado di poter lottare per la vittoria, a meno di fortunose coincidenze, causa una mancanza di cavalli troppo marcata ma con una affidabilità  che le permetterà  di mettersi dietro molte delle sette litri clienti ed in alcune circostanze di restare molto vicina ai primi. Perse le prime tre gare e, purtroppo, l’ultima a causa della morte di Jo Siffert a Brands Hatch con conseguente forfait del Team, la Porsche 917/10 permetterà  al pilota svizzero di finire tutte e sei le corse alle quali prenderà  parte, con un quarto posto nella classifica finale del Challenge che eguaglia il risultato del 1969 ma che ha dalla sua l’aver gettato le basi per un impegno duraturo nella serie.

Si allargano quindi gli orizzonti, stringendo un rapporto di collaborazione con il Team di Roger Penske ed indirizzando il progetto verso una motorizzazione turbo, dato che gli otto litri ormai raggiunti dai Chevrolet in circolazione sono molto lontani dalla realtà  commerciale europea.

 

.#20 Jo Siffert - Porsche 917/10 (STP Jo Siffert)

25/07/1971 – Watkins Glen – prova 9° in 1’08’’640 – gara 3°
22/08/1971 – Mid Ohio – prova 4° in 1’29’’000 – gara 2°
29/08/1971 – Road America – prova 6° in 2’12’’242 – gara 2°
12/09/1971 – Donnybroke – prova 8° in 1’30’’787 – corsa 5°
26/09/1971 – Edmonton prova 7° in 1’25’’200 – gara 4°
17/10/1971 – Laguna Seca – prova 7° in 1’01’’490 – gara 5°

 

 

Team VASEK POLAK

 

Il Team Vasek Polak schiera la vecchia Porche 917PA, già  acquistata a fine stagione ’69, riveduta nell’aerodinamica che evolverà  nel corso della stagione fino a farla sembrare una 908/3 e dotata del 4,9 litri, assistito direttamente dalla casa madre.

A Mont Tremblant la linea è decisamente vicina a quella del 1969 …

 

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(autocourse.ca)

 

a fine stagione a Riverside lo sviluppo la porta ad una veste molto simile a quella, appunto, della 908/3, anche se la sua carriera e ben lontana dalla conclusione.

 

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(John Wilson)

 

#0 Milt Minter - Porsche 917 PA (Vasek Polak Racing)

13/06/1971 – Mosport – prova 10° in 1’23’’200 – gara DNS
27/06/1971 – St Jovite – prova 10° in 1’38’’500 – gara 8°
11/07/1971 – Road Atlanta – prova 11° in 1’22’’800 – gara 5°
25/07/1971 – Watkins Glen – solo in Entry List
22/08/1971 – Mid Ohio – gara 12° in 1’31’’863 – gara 6°
29/08/1971 – Road America – prova Qual. in 2’17’’880 – gara DNS motore
12/09/1971 – Donnybroke – prova 10° in 1’32’’659 – gara 7°
26/09/1971 – Edmonton – prova 11° in 1’26’’700 – gara 5°
17/10/1971 – Laguna Seca – prova 14° in 1’03’’220 – gara 9°
31/10/1971 – Riverside – prova 12° in 1’38’’210 – gara 6°

 

 

sempre il Team Vasek Polak schiera in qualche occasione una Porsche 908/2 per Dick Barbour

 

#24 Dick Barbour - Porsche 908/02 (Vasek Polak)

 

13/06/1971 – Mosport – prova 24° in 1’34’’300 – 17° e ultimo
11/07/1971 – Road Atlanta – prova 23° in 1’32’’800 – gara 12° e ultimo

 

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(Joe Camilleri)

 

e Dave Jordan; si tratta di uno dei due telai (#908-0011) di A.G. Dean.

 

#24 Dave Jordan - Porsche 908/02 (Vasek Polak)

 

17/10/1971 – Laguna Seca – prova Qualificato – gara NC

31/10/1971 – Riverside – prova Qualificato – gara 13°

 

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(forum-motorlegend)

 

A. G. DEAN Racing Team

 

Il Team A.G. Dean schiera il suo secondo telaio 908/2 affidandolo a Steve Matchett fino a Laguna Seca e per l’ultima gara a Riverside la guida lui stesso, tornando al suo vecchio amore.

 

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(Canadian Motorsport)

 

Steve Matchett - Porsche 908/02 (A.G. Dean)

13/06/1971 #28 – Mosport – prova 18° in 1’29’’700 – gara DNF incidente
27/06/1971 #85 – St Jovite – prova 18° in 1’44’’100 – gara DNF
25/07/1971 #87 – Watkins Glen – prova 26° in 1’17’’330 – gara DNF
22/08/1971 #87 – Mid Ohio – prova NT – gara 9°
29/08/1971 #87– Road America – prova 15° in 2’23’’868 – gara 8°
12/09/1971 #87 – Donnybroke – prova 17° 1’39’’733 – gara 11°
26/09/1971 #87 – Edmonton – prova 18° in 1’35’’200 – gara 11°

17/10/1971 #87 – Laguna Seca – prova  21° in 1'08"520 – gara 13°

 

Tony Dean – Porsche 908/2 (A.G. Dean)

 

31/10/1971 #87 – Riverside – prova 21° in 1’48â€090 – gara 14°

 

Alla prossima con " ... Can Am The Glen ... "

 

Franz

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Salve a tutti,

 

scappatina al "Glen" ...

 

Watkins Glen – July 25 – Can Am The Glen

 

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La McLaren è ancora la macchina da battere! Questo dice il Challlenge dopo aver corso tre delle dieci prove ma possono essere battute e non solo in occasioni particolari, per noie meccaniche o circostanze fortuite. Il Challenge ha detto anche questo dopo le prestazioni di Stewart al volante della Lola T260 ed in effetti a parte la vittoria a Mont Tremblant lo scozzese ha fatto tremare gerarchie date per acquisite anchew nelle altre due occasioni, fermato da un problema meccanico a Mosport e da una foratura a Road Atlanta. Sempre quando era al comando. Quindi a Watkins Glen se in McLaren sanno di poter contare ora anche su Peter Revson per la vittoria e di avere comunque un vettura veloce e soprattutto affidabile, il Lola sanno di essere tornati ad essere sfidanti di peso e con più di una Chance di ben figurare.

A dimostrazione di questo Jackye Stewart mette la sua Lola T260 in Pole con 1/10 su Revson e 3/10 su Hulme. Tutti molto vicini e pronti a dare al pubblico quello spettacolo che sempre si aspetta.

 

 

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(Autosport Marketing Assoc.)

 

A completare la seconda fila David Hobbs con la McLaren M8D dell’ A.G.Dean Racing; la terza fila è tutta Ferrari con Mario Andretti con la debuttante 712P iscritta e seguita direttamente dalla Scuderia e Mark Donohue con la 512M del team Penske. In quarta fila Lothar Motschenbacher con la McLaren M8D e Gijs van Lennep con la prima delle Porsche 917 del Team Wyer

 

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(Jack Gazlay)

 

ed a chiudere la top-ten un'altra debuttante, la Porsche 917/10 di Jo Siffert e Sam Posey con la Ferrari 512M della N.A.R.T.

La partenza lanciata è molto regolare, con Stewart che scatta benissimo e passa a “the Esses†con già  un paio di lunghezze su Revson e Hulme che si sono leggermente ostacolati. Chi si defila è David Hobbs il cui motore non rende al massimo e perde subito posizioni mentre Lothar Motschenbacher al contrario è arrembante e si accoda a Siffert che a sua volta è negli scarichi di Mario Andretti. C’è un'altra cosa che salta subito all’occhio ed è che le 5 litri, abituali protagoniste del Mondiale, quest’anno non sono assolutamente competitive con le muscolose Gruppo 7 americane.

 

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(Jack Gazlay)

 

In mezzo a loro Hiroshi Kazato recupera molto bene con la Lola T222 di Haas ma poi causa una incomprensione con un doppiato è costretto ad un fuoripista e deve ricominciare la sua rincorsa ai punti.

 

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(Richard A. Reeves)

 

Nel frattempo hanno salutato la compagnia Motschenbacher per una uscita che danneggia le sospensioni anteriori della sua M8D e David Hobbs i cui problemi al motore sono diventati una rottura con fumata bianca in pieno rettilineo ed olio in pista.

La pista è sempre più difficile, tra l’olio e l’asfalto degradato da un week-end pesantissimo e che si sta sfaldando in alcuni punti delicati tanto che tutti stanno guidando sulle uova ed in queste condizioni prendere un detrito e fare danni è un attimo. Purtroppo per lui, Jackye Stewart al 29° giro rientra al suo stand con una gomma forata. Questa volta il cambio è veloce e non ci sono problemi tanto che rientra in pista davanti a Revson prima che l’americano possa doppiarlo. Dietro ne approfittano Sam Posey, Ferrari 512M …

 

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(Jack Gazlay)

 

e Andrea de Adamich, Alfa Romeo 33/3 che entrano nei primi dieci.

 


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(Richard A. Reeves)

 

Stewart guadagna qualcosina ogni giro nei confronti di Revson che comunque non ha certo nessun interesse a doppiare lo scozzese, visti anche i problemi che affliggono Hulme che è ormai a quasi venti secondi dall’americano. A due terzi di gara Stewart riacciuffa la terza posizione quando, precedendo Revson passa prima Siffert e poi Andretti. M a è solo una gioia effimera in quanto la sua Lola T260 lo abbandona causa la rottura di un semiasse. Subito dopo è Mark Donohue a salutare la compagnia per la rottura di un pistone del 5 litri della Ferrari 512M del Team Penske e sul suo olio Mario Andretti si gioca il podio ormai certo costretto ad allargare la traiettoria, cosa di cui approfitta Siffert, che lo seguiva, per portare la sua Porsche 917Pa davanti alla Ferrari 712P.

 

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(Richard A. Reeves)

 

In una gara come quella di Watkins Glen, su una pista particolarmente corta ed un parco partenti di tale portata, al quinto posto con le difficoltà  aggiunte da un asfalto scivoloso arrivare è quasi sempre sinonimo di bel risultato ed in effetti Tony Adamowicz è decisamente contento di aver evitato le trappole e di ave portato la McLaren M8B dell’Auto World Racing Team al quinto posto.


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(Richard A. Reeves)

 

Ultimi colpi di scena l’abbandono di Jackye Oliver per problemi con la scatola guida della Shadow Dn2 e il rientro di Denny Hulme per un cambio gomme precauzionale sulla McLaren M8F, dato l’ampio margine, due giri, su Jo Siffert al momento terzo con la sua Porsche 917Pa.

 

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(felixdk)
 

Si arriva cosi alla fine con Peter Revson che coglie la sua seconda vittoria con la McLaren M8F e si prende anche la testa del Challenge, precedendo il suo compagno Hulme. Il dualismo di inizio stagione sta per trasformarsi in un triello in cui il giovane protagonista, finalmente al volante di una vettura affidabile oltre che veloce, sembra in grado di stravolgere equilibri e poteri che sembravano consolidati. Il fascino del Challenge è intatto, la sua storia può arricchirsi di un nuovo capitolo e alla fini chiunque sia a vincere non avrà  rubato niente a nessuno.

 

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(felixdk)

 

Sul terzo gradino del podio lo svizzero Jo Siffert, che si fa un bel regalo e lo fa anche alla Porsche, portando la debuttante 917/10 ad un risultato di prestigio al suo debutto.

 

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(John Wilson)

 

Quarta piazza per un’altra debuttante, la Ferrari 712P, iscritta ufficialmente dalla Scuderia, guidata da Mario Andretti che impreca alla sfortuna “… stavo facendo la mia corsa e più che altro, non potendo lottare con i primi tre, stavo controllando Jo (Siffert ndr) che rimaneva a distanza di sicurezza. – dice ai giornalisti a fine gara – Poi qualcuno ha rotto lasciando altro olio in traiettoria e per non girarmi non ho potuto far altro che allargarmi fino ad uscire sullo sporco e così mi sono giocato il podio! C’è ancora molto da fare sulla macchina, il set-up deciso con Mauro (Forghieri ndr) era troppo morbido per come poi abbiamo trovato la pista e ci manca qualche cavallo, proveremo ancora in Italia e decideremo se venire per le tre prove finali, poi si vedrà  â€¦â€

Quinto Tony Adamowicz con la McLaren M8B; sesta piazza per Sam Posey sulla Ferrari 512M della NART; settimo Andrea de Adamich con la piccola Alfa Romeo 33/3; ottavo Vic Elford sulla McLaren M8E dell’A.R.A.

 

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(VicElford.com)

 

Nono Gijs van Lennep sulla Porsche 917K del Team Wyer e ultimo a punti Hiroshi Kazato sulla Lola T222 del Team Haas, terza volta in stagione per il piccolo giapponese.

 

Alla prossima con " ... Europei in America ... "

 

Franz

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salve a tutti,

 

ed ora ultimo invio odierno ...

 

1971 – Gli Europei in America

 

ALFA ROMEO

 

Come molte altre scuderie, ormai è tradizione, anche l’Alfa Romeo monetizza la trasferta oltre oceano per la 6 Ore Mondiale di Watkins Glen con la partecipazione alla gara della domenica. Che non sia una decisione maturata in loco è chiarito dal fatto che l’ing. Chiti si è portato al seguito un 4 litri modificato per testarlo in gara, cosa che malauguratamente non è accaduta per mancanza di tempo dati festeggiamenti per la vittoria ottenuta al sabato.

 

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8autodiva.fr)

 

25/07/1971 – Watkins Glen

#30 Andrea de Adamich - Alfa Romeo T33/3 – prove 17° in 1’09’’950 – gara 7°
#33 Henri Pescarolo - Alfa Romeo T33/3 – prova 1’09’’650 - gara DNS

 

 

PORSCHE

 

Sono quattro le 917 iscritte per la gara del Challenge; le tre ufficiali del Team Wyer, tutte con il nuovo 5 litri, e quella di David Piper ancora con l’intermedio 4,9 litri.

Le Porche 917 battute al sabato dall’Alfa Romeo di De Adamich e Pescarolo nella 6 Ore cercano una rivincita ma, pur più veloci in prova, saranno nuovamente battute, precedute tra le cinque litri dalla Ferrari 512M di Sam Posey e anche dall’unica Alfa Romeo 33/3 al via, condotta da un De Adamich veramente in palla. Resta da considerare il distacco dei prototipi europei dai mostri da oltre sette litri della CanAm, che si misura in ordine di giri e non certo di secondi.

 

 

 

 

25/07/1971 – Watkins Glen
#92 Gijs van Lennep - Porsche 917K (JW Automotive) – prova 8° in 1’08’’580 – gara 9°

#93 Derek Bell - Porsche 917K (JW Automotive) – prova 15° in 1’09’’870 – gara 11°

 

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(Jack Gazlay)

#91 Richard Attwood - Porsche 917K (JW Automotive) – prova 11° in1’09’’080 – gara 13°

 

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(Jack Gazlay)

#43 Mario Cabral - Porsche 917K (David Piper) – prova 24° in1’16’’510) – gara 17°

 

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(Jack Gazlay)

 

FERRARI

 

Non possono mancare all’elenco quelle partecipazioni spot al Challenge legate alla trasferta per la 6 Ore Mondiale di Watkins Glen ma che non possono essere considerate come partecipazioni alla serie.

 

Roger Penske, spinto dal nuovo socio Kirk F. White, compra una Ferrari 512S (#1040) e la trasforma in “M†secondo le specifiche della casa.

 

#6 Mark Donohue - Ferrari 512M (Roger Penske) – prova 6° in 1’08’’320 – gara DNF


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(Jack Gazlay)
 

Dopo la trasformazione in M nell’atelier di Penske si comincia a lavorare di fino sulla vettura. Nessun vero stravolgimento ma tanta attenzione ai particolari come alcune modifiche ai tralicci tubolari che integrano lo chà¢ssis comprese alcune saldature di rinforzo, per aumentarne la rigidità , fino ad arrivare ad una ala a tutta larghezza al posteriore. Per quanto concerne il motore è stato affidato alle cure di Traco che ha fatto un gran lavoro sui manovellismi trovando giri e cavalli. Nell’arco della stagione 1971 è sicuramente stata la più veloce tra le Ferrari 512, come dimostrano le tre Pole e i tre record sul giro in quattro partecipazioni al Mondiale. Purtroppo episodi ed un poco di sfortuna hanno impedito che rimanesse un segno tangibile di tanta velocità . Così è stato anche nella gara di Watkins Glen dove era tranquillamente prima tra le cinque litri ed in lotta con Andretti e Siffert quando ha dovuto fermarsi.

 

 

Scuderia Filipinetti

 

#14 Sam Posey - Ferrari 512M (NART #1020) – prova 10° in 1’08’’910 – gara 6°

 

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(Jack Gazlay)

 

La Scuderia Filipinetti acquista la 512M (#1020) ad inizio stagione ’71 per impiegarla nel Mondiale Marche ed è quindi naturale che la vettura sia iscritta alla corsa CanAm di Watkins Glen.

Si tratterà , anche se ancora non lo si sa, della sua ultima corsa e possiamo dire che sia un bel canto del cigno. Una qualifica nei primi dieci e Sam Posey in gara si produce in una guida veloce e consistente arrampicandosi fino ad un sesto posto finale che non solo la porta ad essere la prima “sport†al traguardo, battendo anche le 917 Wyer, ma a mettersi dietro anche un bel numero di mostri da sette litri.

 

#63 Alain de Cadenet - Ferrari 512M (de Cadenet #1030) – prova 25° in 1’17’’120 – gara 18°

 

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(autodiva.fr)

 

Acquistato nella primavera del 1970 dall’Ecurie Francorchamps lo chà¢ssis #1030 in versione “S†viene trasformato in “M†nei primi mesi del ’71. Guidato da Alain de Cadente a Le Mans à  lo stesso pilota inglese ad iscriverlo alla corsa di Watkins Glen con risultati poco lusinghieri.

 

#21 Gregg Young - Ferrari 512M (YART #1014) – prov a 27° in 1’13’’280 – gara DNF

 

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(autodiva.fr)

 

Gregg Young, figlio di una ricca famiglia si avvicina al mondo delle corse e comprata una Ferrari 512M si lancia nell’avventura. Queste sono le prime esperienze ma la YART, che sembra voler scimmiottare la ben più famosa NART, acronimo di Young American Racing Team, sarà  una realtà  nel panorama delle scuderie Americane.

 

Alla prossima per il " ... Valvoline Trophy Can Am a Mid Ohio ..."

 

Franz

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Salve a tutti,

 

avanti con la quinta corsa della stagione '71 ...

 

Mid Ohio – August 8 – Valvoline Trophy Can Am

 

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La Can Am è spettacolo, attira piloti famosi, sponsor e pubblico; questo businnes si porta dietro tutto un corollario di problemi che fino ad oggi erano stati marginali. Piaccia o non piaccia Stewart è stato il pilota che ha messo la sua faccia facendo scoppiare la questione sicurezza per circuiti, macchine e sistema corse e non importa dove stia correndo ma il suo standard vale sempre a prescindere. Quindi il week-end comincia con una serie di polemiche sul circuito “ … non ero mai stato qui a Mid Ohio ed è stata una sorpresa vedere quanto poco sia tenuta in considerazione la nostra sicurezza – dice uno Stewart scuro in volto il giovedì pomeriggio ai giornalisti – Ci sono alberi e pali del telefono appena di la del guard-rail che in alcuni punti non ci sono addirittura! Ho fatto una serie di richieste e se non verranno accolte non correrò! ...†A questo punto gli organizzatori hanno fatto leva sulle squadre per mettere in difficoltà  lo scozzese ma se hanno ricevuto l’appoggio di alcuni dei caw-boys duri e puri “… poteva restarsene in Inghilterra – dice un Parsons con l’immancabile sigaretta tra le labbra – correvamo qui quando lui non c’era e correremo qui quando se ne sarà  andato…†ma c’è anche chi ne approfitta e gli sponsors della corsa decidono di accollarsi le spese per lo spostamento di qualche palo e de taglio di qualche albero (state pensando anche voi a Monza?). Venerdì mattina tutti in pista ed i problemi non sono finiti; l’asfalto è una grattugia, definirlo dissestato è un eufemismo, mette in difficoltà  praticamente tutti e questa volta sono i Team, Lola e McLaren in testa, a richiedere un accorciamento della lunghezza della corsa. Stavolta gli organizzatori non provano neanche il muro contro muro ma, memori di quanto successo il giorno prima, contattano tutti i Team per sapere come la vedono. In molti vedono la possibilità  del colpaccio o anche solo di ottenere un buon risultato che ripaghi il loro impegno e quindi i giri rimangono 80. Hulme si prende la Pole lasciando Peter Revson, che lo affiancherà  in prima fila con la seconda McLaren M8F a mezzo secondo

 

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(RJS images)

 

e Stewart, in compagnia di Jo Siffert e della Porsche 917/10, a 9/10. Terza fila per Motschenbacher con la sua McLaren M8D e Dave Causey con una Lola T222 e quarta per Tony Adamowicz su McLaren M8B e Hiroshi Kazato con la Lola T222 del Team Haas. Chiudono la top-ten in quinta fila Chuck Parsons su Lola T163 e Bobby Brown che per l’occasione ha lasciato la sua McLeagle per l’ultima McLaren clienti, la M8E. Il via è regolare con Hulme subito davanti e Revson e Stewart che per controllarsi reciprocamente vengono bruciati da Cusey, Motschenbacher e Siffert. Quando si dice fortuna e sfortuna, Hulme rompe già  alla prima curva il suo Chevy ed inonda la pista d’olio, Causey non può farci niente e lo centra rimanendo fermo il pista, tutti cercano di evitarlo e c’è un po’ di caos ed una vittima è Bob Klempel che con una scalata brutale sente lo Chevy della sua McLaren M1C esplodere.

 

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(yesterdaysneuz.com)

 

Quindi Revson davanti cerca di allungare ma Stewart non lo molla e Siffert e Motschenbacher sono il lotta tra loro. La gara è dura, al sesto giro si ferma Nagel con problemi al suo motore che tossicchia e non ne vuol sapere di andare. Intorno al decimo giro Revson allunga e prende un certro margine sulla Lola di Stewart che dal canto suo mantiene quanto promesso dopo le prove “ … con una pista in queste condizioni e la durata confermata in 80 giri, l’unica possibilità  di vedere la bandiera a scacchi sarà  correre per finire senza prendersi rischi …†e tiene semplicemente un buon margine su Siffert che dal canto suo non ha certo la cavalleria sufficiente per mettertgl.i pressione. Si ferma Bobby Brown, cui il cambio di macchina non portato bene, con un principio di incendio in seguito ad una perdita di benzina e subito dopo Don Devine piega un cerchio della sua Lola T70 e si ferma lungo il circuito. Come sempre accade in una corsa dura come quella odierna c’è sempre chi riesce ad approfittarne; uno è Jim Butcher che guidando con attenzione sta portando la sua Lola T163 verso i punti.

 

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(Jim Butcher collection)

 

A chi va bene e a chi va male, Jerry Hodges, al debutto stagionale con la sua McKee Mk7, si ferma per surriscaldamento. Lo vedremo ancora a Laguna Seca, dove lo fermerà  la trasmissione ed a Riverside dove problemi infiniti durante le prove lo convinceranno a dare forfait.

 

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(yesterdaysneuz.com)

 

La corsa continua con un molnologo di Peter Revson che ora ha circa venti secondi su Stewart che a sua volta non vede più Siffert nei suoi specchietti.

Di tutto questo sta beneficiando Herbert Muller che dopo la mancata partenza a Watkins Glen sta spremendo la sua Ferrari 512M approfittando del fatto che è una vettura nata per gare di 1000 Km o 6 ore ed al momento occupa la sesta piazza in lotta con la Lola T163 di Chuck Parsons.

 

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(Jack Webster)

 

Abbiamo parlato di Jim Butcher e della sua corsa attenta e che lo sta portando verso la zona punti ed adesso citiamo Stan Szarkowicz che partito 23°, approfittando dei tanti ritiri e tenendosi fuori dai guai sta arrivando a quello che rimarrà  il suo miglior risultato stagionale.

 

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(the roaring season)

 

Stan Szarkowicz – McLaren M12 Stagione cominciate a Mosport con un 13° poi a Mont tremblant un forfait dopo prove travagliate. Si ripresenta qui a Mid Ohio dove coglie l’11° piazza, un incidente lo costringerà  al ritiro ad Elkhart Lake e sarà  nuovamente 13° a Donnybrooke. Altra pausa e a Riverside in occasione della gara finale vedrà  un altro traguardo da 12°.

Si ferma anche Motschenbacher per problemi alla trasmissione che lo avevano fatto precipitare nelle retrovie mentre Revson sembra correre un’altra corsa ed il suo vantaggio su Stewart continua ad aumentare. Sembra tutto facile e se lo scozzese cerca di arrivare alla bandiera a scacchi per la seconda volta nella stagione dietro di lui nessuno cerca l’impresa e le posizioni sono stabilizzate.

Quindi quando al 73° giro il pubblico sul rettilineo vede in diretta lo spettacolo dell’esplosione del motore della McLaren di testa è una sorpresa per tutti. L’americano accosta e rimane a lungo in macchina a pensare a quello che poteva essere e invece non è stato mentre Jackye Stewart approfitta di una lunga passerella finale per portare la Lola T260 alla vittoria e festeggiare il suo secondo successo nel Challenge che se pur fortunoso gli da ancora una volta ragione.

 

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(Dave Friedman)

 

Secondo, al suo secondo podio consecutivo, Jo Siffert con la Porsche 917/10 che manca certo di cavalleria ma che altrettanto certamente ha l’affidabilità  di un carrarmato.

 

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(autodiva.fr)

 

Completa il podio un altro dei duri e puri frequentatori del Motorsport Americano, Tony Adamowicz sulla McLaren M8B dell’Auto World Racing, un podio sfiorato già  in due occasoni a Road Atlanta e Watkins Glen.

 

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(Pete Lyons)

 

Quarto Herbert Muller con la Ferrari 512M, quinto posto per Chuck Parsons che appena sceso dalla sua Lola T163 non le manda a dire “… allora? Mi pare che si potesse correre, o no?!? …â€

Sesto Milt Minter con la Porsche 917Pa ex Siffert e settimo viene classificato Peter Revson nonostante la sua M8f sia ferma lungo il circuito. Ottava piazza per Tom Dutton su McLaren M6B, nono Steve Matchet con l’ennesima Porsche protagonista oggi, una 908/2 del Team A.G. Dean e ultimo a punti, decimo, Jim Butcher con un’altra Lola T163.

A proposito di Tony Dean, dopo l’incidente di inizio stagione in F.5000 riesce a debuttare con l’altra McLaren M8D ex casa ma le sue condizioni non sono ancora all’altezza e l’ultimo tempo in qualifica lo convince a non partire. Tornerà  per l’ultima gare della Serie a Riverside e vedrà  la bandiera a scacchi, 14°, ma con la sua amata Porsche 908/2.

 

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(Larry Schmidt)

 

Alla prossima con "... Lola .."

 

Franz

 

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Salve a tutti,

Ho cercato di raccontare il caos della prima curva ma vederlo, ovviamente, è tutta un'altra cosa...

Peccato poi che il poco del resto che si vede avvenga durante i doppiaggi ma resta un bellissimo spezzone ... Quel giorno Peter era veramente di un altro pianeta.

Interessante poi a livello più tecnico vedere queste vetture da 750 cavalli, picchiare e cabrare e rollare ( non una canna ovviamente) proprio come vediamo oggi in F1 ...

Alla prossima, magari più tardi, ora l'equina reclama un po' d'attenzione ...

Franz

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Salve a tutti,

 

avanti con le Lola in pista nel 1971 ...

 

PADDOCK 1971 – LOLA

 

Per la casa inglese, dopo il vincente debutto del 1966, le ultime tre stagioni sono state molto più che deludenti. Le Lola sono state dominate in modo oltraggioso dalle McLaren ufficiali e molto spesso anche da quelle clienti. Ora alla vigilia di una stagione decisiva, Eric Broadley sembra aver trovato l’arma adeguata per contrastare lo strapotere arancione con la nuova T260.

 

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(autodiva.fr)

 

A confermare questo ottimismo concorrono anche la conferma dello sponsor L&M, ancora più corposo, della GoodYear, che accetta di sviluppare pneumatici dedicati e della Chevrolet che è disponibile a fornire un appoggio tecnologico e, ancor più importante, le nuove fusioni solitamente “riservateâ€. In aggiunta a tutto questo Carl Haas ha sviluppato una struttura di prim’ordine, con un Team ora in grado di assistere al meglio la vettura sui campi di gara. Tutto questo pacchetto, con l’aggiunta di un bel mucchio di $ permette anche di convincere Jackye Stewart a partecipare al Challenge. Seppur lo chà¢ssis riprenda alcuni concetti di quello della sorella maggiore (T220-T222) si tratta di un progetto realmente nuovo. Eric Broadley ed i suoi ingegneri, capeggiati da Bob Maretson dise-gnano una vettura compatta, realizzando una monoscocca totale, molto rastremata nella zona anteriore dove ha il compito di sostenere le sospensioni e con due cassoni trapezoidali che terminano giusto dietro il motore. La carrozzeria è stata affidata al genio di Peter Jackson di Specialized Moulding che l’ha modellata nella nuova galleria della società  in team con il tecnico aerodinamico Peter Wright, ma in diretto contatto con la casa madre. Il disegno è decisamente originale ed in contro tendenza rispetto a quanto visto sino ad oggi, infatti la parte anteriore ha un cofano che spiove giusto davanti alle ruote anteriori, sfruttando il fatto di aver spostato i radiatori nelle fiancate, con Wright che ha lavorato di fino sui centri di pressione e sulla portanza generata dall’aria che passa all’interno della carrozzeria. A questo proposito la parte superiore del cofano è un pezzo a se stante ed è stampato con una serie di fori che permettono l’evacuazione dell’aria residua che non viene estratta dalle sciancrature dei passa ruota anteriori.

 

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(Autosprint Magazine)

 

Il nuovo corso della casa inglese si vede già  nell’interstagione durante la quale vengono effettuati diversi test che svezzano la vettura e che permetteranno poi di evolverla risolvendo o compensando quei difetti che Stewart metterà  a nudo col proseguire della stagione. La Chevrolet fa la sua parte consegnando al Team Haas tutte le evoluzioni, in precedenza riservate alla McLaren, curate da Gorge Foltz già  direttore del reparto sperimentazioni della Casa, che tira fuori 750 cavalli dall’8,1 litri total alu. Da osservare che Foltz a Detroit prepara i motori per Stewart sullo stesso banco dove Gary Knutson prepara quelli per le McLaren di Hulme e Revson.

Tutto il pacchetto è sicuramente valido ma non mancano difetti più o meno radicati e di più o meno difficile soluzione. Stewart sin dalla prima corsa descrive la vettura come molto reattiva e facile ma con un sottosterzo di fondo molto fastidioso che porta come conseguenza una velocità  di percorrenza in curva non ottimale. Con riferimento ai test di cui sopra se ad inizio stagione la T260 aveva un alettone posteriore posizionato in posizione molto avanzata, fino a Road Atlanta (vedi sotto la foto a Mont Tremblant)

 

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(Norm MacLeod)

 

già  a Watkins Glen e poi ancora a Mid Ohio, Elkhart Lake e Donnybrooke l’alettone viene arretrato, al limite del cofano posteriore per sfruttare una trovata aerodinamica di Wright. L’aver spostato i radiatori nelle fiancate in posizione inclinata per non innalzare la linea di cintura permette di avere un flusso di aria calda in uscita da sfruttare e l’aerodinamico americano ha incanalato quell’aria verso il centro vettura facendola uscire giusto dietro i cornetti di alimentazione dello Chevy. Con un poco di calcoli e di prove in rettilineo si è visto quanto questa aria calda, debitamente indirizzata verso l’ala posteriore poteva dare carico anche con un angolo di incidenza ridotto (vedi foto sotto a Mid Ohio)

 

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(Jack Webster)

 

Stewart è però un fine collaudatore che nel corso della stagione si è adattato supplendo alle carenze con le sue doti di guida; ora però, con l’arretramento dell’ala, quello che era un sottosterzo compensabile è diventata una cronicità  che comporta un aggravarsi non solo nella percorrenza ma anche in uscita dalle curve. Ancora un tentativo a Elkhart Lake con due derive in stile McLaren che incorporano l’ala ed un complesso spoiler con alette all’anteriore ma con effetti collaterali negativi sulla velocità  di punta.

 


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(Jim Buell)

 

Ed ecco che per le ultime tre trasferte di Edmonton, Laguna Seca e Riverside arriva una ulteriore evoluzione aerodinamica con un ulteriore arretramento dell’ala posteriore compensata questa volta con l’apparizione di un alettone anteriore di generose dimensioni a sbalzo sull’anteriore (vedi foto sotto a Laguna Seca)

 

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(Dave Friedman)

 

Le evoluzioni sono decisamente valide e lo scozzese coglie un secondo posto a Edmonton metten-do in seria difficoltà  Hulme. A Laguna Seca poi duella per tutta la corsa con Revson costringendolo a mantenere un ritmo tale che nel finale l’americano si ritrova con lo Chevy che fuma vistosamente; gli viene esposta la bandiera nera e Stewart smette di attaccarlo; a fine gara Revson sostiene di non aver visto la segnalazione della Direzione gara e l’inevitabile squalifica si trasforma, non tanto misteriosamente, in una ammenda pecuniaria. A Riverside per l’ultima trasferta della stagione Stewart domina con largo margine ma questa volta è il suo motore a cedere senza motivo apparente. Stewart termina la stagione comunque terzo, restituendo alla Lola quel ruolo di anti McLaren che era venuto meno nelle ultime stagioni. In dicembre Haas vende i telai HU01 usato dallo scozzese per tutta la stagione e l’HU02 mai schierato in corsa.

 

Il Team Haas schiera anche una Lola T222 (versione clienti della T220 del 1970) per il giapponese Hiroshi Kazato. Il giapponese coglierà  qualche buon piazzamento risultando il primo giapponese a finire nei primi dieci del Challenge con sei arrivi di cui cinque a punti con un quinto posto ad Elkhart Lake come miglior risultato.

 

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(Richard A. Reeves)

L’ex Lola T220 con cui Peter Revson disputò il Challenge nel 1970 è stata venduta a Jerry Hansen che però la allinea al via solo della prova di Donnybrooke per ritirarsi prima della fine.

 

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(Jerry Hansen - facebook)

 

Altre due Lola T222 frequentano il Challenge nella stagione 1971 e sono quelle di Bob Nagel che corre le prime quattro corse con il suo Team per poi sostituire Dave Causey a Donnybrooke dove otterrà  il suo miglior risultato, decimo; la seconda è appunto quella di Dave Causey che corre l’intera stagione ad eccezione di Watkins Glen. Donnybrooke (sostituito da Bob Nagel) e Riverside, causa l’incendio che distrugge la sua vettura a Laguna Seca.

 

Completano spesso le griglie una serie di vecchie T160-T162-T163 ed ancora qualche anziana T70.

Una per tutte quella di Dick Durant, una Lola T163 ampiamente rimaneggiata aerodinamicamente nell’ala posteriore.

 

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(Robert Jones)

 

Alla prossima con "... Road America Trophy..." ad Elkhart Lake

 

Franz

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Salve a tutti,

 

andiamo ad Elkhart Lake ...

 

Elkhart Lake – August 29 – Road America Trophy Can Am

 

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Con tutto quello che è successo a nuovo a Mid Ohio ci sarebbe voluto molto più di tre giorni per rimettere a nuovo le vetture ritirate ed anche quelle che avevano visto la bandiera a scacchi in quella maratona. Invece già  il week-end successivo tutti in pista ad Elkhart Lake. Il team McLaren ha approfittato del venerdì per sostituire i motori ad entrambe le vetture che sarebbero comunque rimaste ferme in quanto entrambi i piloti erano impegnati in USAC. Stewart invece fa le prove libere e si qualifica col motore di Mid Ohio per poi farsene montare uno nuovo nella notte tra sabato e domenica. Sia quel che sia Hulme, che è già  rientrato essendosi qualificato in Usac nella prima sessione, il sabato da un saggio di quanto la McLaren M8F sia una gran macchina e di quanto lui non abbia intenzione di abdicare in favore di nessuno stampando un tempo che nessuno riesce neanche ad avvicinare; il suo 2’06â€662 relega la sorpresa Jackye Oliver e la sua Shadow Dn2 a 2â€3. Stewart porta la sua Lola T260, con una motorizzazione un po’ fiacca in seconda fila con il terzo tempo, 4/10 davanti alla McLaren M8D di Motschenbacher.

 

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(Jim Buell)

 

Terza fila per Vic Elford, McLaren M8E e Jo Siffert su Porsche 917/10 a seguire settimo tempo per Hiroshi Kazato con la Lola T222 di Haas e ottavo per Tony Adamowicz sulla M8B dell’Auto World Racing. Chiudono i primi dieci Gregg Young con una McLaren M8ED e Bobby Brown con la sua McLaren M8E.

 

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(John Wilson)

 

Peter Revson, che ha rotto il motore della sua McLaren durente le qualifiche della Usac ha dovuto aspettare la sessione del sabato per ritentare ed una volta ottenuto un tempo valido è salito sul primo aereo ed è volato nel Wisconsin; purtroppo è arrivato a qualifiche terminate ed è stato ammesso, in deroga al regolamento, permettendogli di effettuare i canonici cinque giri nel warm-up di domenica mattina, cosa che gli permetterà  di partire buon ultimo in fondo alla griglia. Lo start questa volta non crea sorprese e Hulme s’invola volendo approfittare della disavventura di Revson per recuperare punti nella classifica del Challenge. Anche oggi comunque non sarà  una corsa facile per nessuno; al terzo giro James Place parcheggia la sua Lola T160 con una sospensione rotta per una scordolata e Gregg Young, che era ben messo tra i primi dieci dopo il nono posto in qualifica, rompe il cambio della sua Ferrari 512M. Dietro lo spettacolo lo da Peter Revson che macina giri ed avversari ad un ritmo impressionante, pari a quello del suo compagno ma nel pieno del traffico. Mentre Hulme vola via aumentando il suo margine su un terzetto decisamente brioso composto da Stewart, Oliver e Jo Siffert, che nonostante la carenza di cavalleria tiene la sua Porsche 917/10 ai piani alti della classifica, si fermano Frank Kalich per una perdita d’olio sulla sua McLaren M6B e Adamowicz per un problema allo Chevy che spinge la sua McLaren M8B.

 

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(Jim Buell)

 

Siamo appena al decimo dei cinquanta giri quando c’è il primo botto; Jackye Stewart ferma la sua Lola T260 con le temperature dello Chevrolet alle stelle. Nella serie di evoluzioni alla continua ricerca di un riduzione del sottosterzo, la T260 mostrava una evoluzione delle alette sui passaruota anteriori e due paratie a chiudere ai lati l’ala posteriore. Soluzione poi abbandonata.

 

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(Jim Buell)

 

Parlavamo di corsa dura ed è cosi per tutti; siamo al sedicesimo giro quando Don Devine, al volante di una Lola T70 superstite di tempi andati si ferma per una perdita d’olio …

 

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(yesterdaysneuz.com)

 

Ed al giro successivo altro botto, di quelli grossi. Denny Hulme sente qualcosa “… stava andando tutto bene, guadagnavo sugli inseguitori senza spingere quando ho sentito il motore tirare indietro, come se fosse duro – dice il neozelandese a gara conclusa sbollita la rabbia – ed all’improvviso un botto e la macchina rallenta senza più trazione! Fine della corsa ed ora tutto si complica per il Challenge …†e parcheggia, anche lui come molti oggi, la sua McLaren M8F a bordo pista.

 

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(Jim Buell)

 

Spariti due dei protagonisti principali pretendenti al podio e con Revson in piena rimonta, ma ancora indietro pur se ormai già  entrato nella top-ten, si apre la caccia al risultato di prestigio per molti comprimari.

Dopo la bella corsa di Mid Ohio, terminata con un quarto posto, Herbert Muller è molte meno incisivo e si trova nei primi dieci con la sua Ferrari 512M solo grazie ai molti ritiri che gli fanno recuperare le posizioni perse.

 

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(Jim Buell)

 

Continua l’elenco dei ritirati, con Gordon Dewar all’ennesimo ritiro con la march 707 e Chuck Parsons fermato da una perdita d’olio sulla Lola T163 dell’Overhauser Racing e continua la rimonta di Peter Revson che ora è in coda a Dave Causey, Lola T222 per la terza volta a punti quest’anno, Hiroshi Kazato, Lola T222 e Lothar Motschenbacher che ancora una volta frequenta la zona punti con una McLaren M8B molto a punto.

 

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(John Wilson)

 

L’americano del Team McLaren è indiavolato e riesce a farsi largo con una facilità  che ha quasi dell’incredibile se non fosse che sta succedendo. Sbarazzatosi del terzetto ci mette un niente ad accodarsi ad Elford e Siffert che lottano tra loro. La gara è ancora nel suo pieno e Peter Revson si prende di forza il comando. Il possibile colpaccio è rimandato ma certo la possibilità  del bel risultato è ancora aperta.

Questa prospettiva congela in parte la foga di alcuni dei protagonisti consigliandoli di raccogliere quanto è a portata di mano e così pure l’alfiere della McLaren superstite comincia ad alleggerire sull’acceleratore intravedendo anche il possibile colpo del KO per la vittoria finale del Challenge, che ora con tre vittorie in sei gare e soprattutto visto il doppio stop del suo compagno Hulme sembra cosa più che possibile. Quindi nessun stupore se dopo quello di Szarkowicz, che si ritira al 34° giro per un incidente con la sua McLaren M12, nessun altro si ferma e gli ultimi giri si trasformano in una passerella per l’americano di McLaren Cars.

 

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(NormMacLeod)

 

Se Revson ride per la sua vittoria, anche il secondo non è meno felice. Siffert porta per la terza volta su tre gare la debuttante Porsche 917/10 sul podio dimostrando la sua grande affidabilità . Terzo posto sul podio per un Vic Elford frenato nel finale da un decadimento improvviso delle gomme della McLaren M8E dell’American Racing Associates.

 

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(Jim Buell)

 

A seguire Lothar Motschenbacher che regala al suo Team un altro piazzamento ed allunga la sua striscia di presenze consecutive al via del Challenge che dura dalla prima gara della serie nel 1966. Nessun altro come lui! A seguire Hiroshi Kazato, che portando la Lola T222 del Team Haas alla quinta piazza coglie la sua miglior prestazione stagionale che contribuirà  a regalargli la decima piazza nella classifica assoluta del Challenge. Sesto Dave Causey con un’altra Lola T222. Dietro di lui Tom Dutton al volante di una McLaren M6B ottiene con il settimo posto la miglior prestazione stagionale. Per lui un 11° a Mosport, poi 9° a Mont Tremblant, 8° a Road Atlanta, 15° a Watkins Glen, 8° a Mid Ohio, 7° qui a Elkhart Lake, 12° a Donnybrooke, sospensione rotta ad Edmonton, 12° a Laguna Seca ed infine 11° a Riverside per 12 punti ed il 17° nelle generale.

 

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(Pete Lyons)

 

Ottava piazza per Steve Matchett, con la Porsche 908/2 del Team A.G.Dean Racing anche lui al miglior risultato stagionale. Per il pilota è cominciata con un incidente a Mosport, lo sterzo lo ferma a Mont Tremblant ed il cambio a Watkins Glen. Due arrivi a punti, 9° a Mid Ohio ed 8° qui a Elkhart Lake per proseguire la striscia di arrivi con due 11° a Donnybrooke ed Edmonton per chiuder col 13° a Laguna Seca. Poi cedera la vettura al proprietario, Tony Dean a Riverside per una rimpatriata.

 

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(Richard A. Reeves)

 

A chiudere i piloti a punti George Drolsom su McLaren M8C e Herbert Muller con la sua Ferrari 512M.

 

Alla prossima con "... March 707 ..."

 

Franz

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Salve a tutti,

 

avanti ... "March" ...

 

PITLANE 1971 - MARCH

 

La March 707 (#707-2 ex Amon) torna in Europa mentre la #707-3 viene acquistata, insieme a gran parte del materiale utilizzato dal Team nella stagione precedente, da Gordon Dewar che la porta in gara in cinque delle sei prime gare della stagione ’71 (saltando Watkins Glen) senza mai riuscire a vedere il traguardo per guasti di ogni tipo.

 

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(theroaringseason)

 

13/06/1971 – Mosport – prova 4° in 1’26’’500 – corsa DNF pompa benzina
27/06/1971 – St Jovite – prova 13° in 1’39’’300 – corsa DNF trasmissione
11/07/1971 – Road Atlanta – prova 14° in 1’24’’400 – corsa DNF differenziale
22/08/1971 – Mid Ohio – prova 15° in 1’32’’925 – corsa DNF albero motore
29/08/1971 – Road America – prova 14° in 2’19’’718) – corsa DNF ritiro volontario

 

Alla prossima con "... Minneapolis Tribune Trophy ..." a Donnybrooke

 

Franz

 

 

 

 



 

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Salve a tutti,

 

avanti tutta prima di un lungo week-end a quattro zampe ...

 

Donnybrooke – September 12 – Minneapolis Tribune Trophy

 

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Dopo la pazzia delle due gare consecutive che tanti problemi hanno creato ai Team si è tornati alla normale cadenza e le squadre si presentano con il materiale a loro disposizione. Proprio approfittando del tempo a disposizione Stewart ha svolto una due giorni di test per cercare di ovviare a quel cronico sottosterzo della sua T260 che finisce coll’accentuare il decadimento degli pneumatici anteriori. Marston, il progettista di Broadley, ha radicalmente modificato le sospensioni posteriori proprio cercando la soluzione ma, come a volte succede, il sottosterzo si è trasformato in un problematico sovrasterzo in entrata di curva col posteriore che tende ad alleggerire senza preavviso. Stewart arriva in circuito scuro in volto consapevole delle sue scarse possibilità . Le prove gli danno ragione in pieno in quanto non arriva mai a meno di un secondo dal duo arancione. Il risultato non varia nelle qualifiche anche se il distacco dalla Pole scende a 6/10 solo grazie al fatto che Jackye aspetta fino all’ultimo per montare un treno di gomme rodato e spremere il massimo dal telaio della Lola T260 del Team. In Pole Peter Revson con 4/10 su Hulme, con le due McLaren M8F che si muovono agilmente senza manifestare il benché minimo difetto. Terzo dicevamo lo scozzese che divide la seconda fila con Motschenbacher al volante della M8D ed in terza Jackye Oliver, con una Shadow Dn2 che continua ad essere veloce ma paga sempre qualcosa all’affidabilità , affiancato a Vic Elford con la gialla M8E dell’A.R.A. Settimo tempo a un non abituale frequentatore delle prime file, Jerry Hansen con la Lola T220 ex Revson e Jo Siffert con la Porsche 917/10.

 

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(Autosport Marketing Assoc.)

 

Chiudono i primi dieci Greg Young che, lasciata la Ferrari 512M per una più prestazionale McLaren M8E carrozzata D, divide la quinta fila con Milt Minter al volante della Porsche 917Pa di Vasek Polak.

 

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(TheRoaringSeason)

 

L’unica soddisfazione di giornata per Stewart viene allo start quando con una partenza perfetta trova lo spazio per entrare in testa alla prima curva, sorprendendo Revson e Hulme chd si vedono costretti ad accodarsi. Il gruppo rimane compatto e più o meno le posizioni sono quelle delle qualifiche ed in testa lo scozzese capisce subito che il suo exploit sarà  di breve durata, con Revson che lo pressa ad ogni curva costringendolo a vere acrobazie per restargli davanti. Quindi quando al terzo giro un boato del pubblico, che per inciso ammira Jackye Stewart ma certo non lo ha mai veramente amato, ancor meno dopo i fatti di Mid Ohio, annuncia che Peter Revson ha ristabilito l’ordine delle prove mettendo la sua McLaren M8F davanti alla Lola T260 nessuno si stupisce.

 

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(Norm MacLeod)

 

Lo stupore è invece per quanto tempo lo scozzese riesca a resistere alla pressione che ora gli sta mettendo Hulme che però, al contrario del suo compagno, non riesce a trovare ne il tempo ne lo spazio per passarlo Dietro di loro Elford e Siffert sono in coda a Motschenbacher mettendo in scena una replica del duello di Elkhart Lake ma sono già  nel mirino del giovane Gregg Young che sta dando prova di un discreto talento ora che ha un po’ più di cavalli dietro la schiena. Prova e riprova Hulme mette anche lui la sua M8F davanti alla T260 ma il suo distacco da Revson è già  sopra i dieci secondi. Siamo al 28 giro quando s registrano i primi ritiri con Oliver fermato da un problema ai freni anteriori e Lothar Motschenbacher fermato da un pistone dello Chevy montato sulla sua McLaren M8D.

 

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(Jim Buell)

 

Sembra passato un secolo rispetto alle trasferte di Mid Ohio ed Elkhart Lake, oggi tutti sembrano essere più in palla e tra quelli più in palla di altri c’è senz’altro uno di cui sentiremo parlare molto presto. Greg Young si è sbarazzato di Siffert e sta lottando con Elford e sta dimostrando buone qualità . Stewart, comodo terzo rientra improvvisamente al box lamentando una vibrazione al posteriore; controllano le sospensioni, gli cambiano le gomme e lo rimandano in pista. Lo scozzese è comunque uno che non si risparmia anche se sembra usare molto la testa e la Can-Am sembra essere il palcoscenico adatto per esprimere il suo innato talento e la sua incredibile velocità . Rientrato tredicesimo inanella una serie di giri molto veloci e risale brillantemente. Nel frattempo si ferma Roger McCaig con la Mclaren M8E bloccata da un problema alla trasmissione ma il canadese non era in una delle sue migliori giornate.

 

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(Robert Jones)

 

Con una gara senza infamia e senza lode Bob Nagel porta la sua Lola T222 nei primi dieci nella sua ultima partecipazione stagionale; ritirato a Mosport, Road Atlanta, Watkins Glen e Mid Ohio, il suo unico altro arrivo è stato un 11° a Mont Tremblant.

 

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(forum-auto)

 

Entra nella top-ten anche il giapponese Hiroshi Kazato, con la Lola T222 di Haas, che entrato in punta di piedi nel Challenge sta lasciando un segno tangibile della sua presenza. Sarà  nono alla fine con altri due punti al suo attivo.

 

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(Jack Gazlay)

 

Anche Stewart la scia il segno su questa corsa. Risalito fino al quarto posto con Young prossimo obiettivo anche se ancora lontano, è costretto a rientrare ai boxes per una foratura: Il team memore delle esperienze precedenti lo rispedisce velocemente in pista e lo scozzese riuscirà  a tagliare il traguardo al sesto posto anche se a due giri dal vincitore. Quasi in contemporanea c’è l’ultimo ritiro della gara con Jerry Hansen che pur dopo una bella qualifica con la sua Lola T220 (ex Revson), dopo una pessima partenza si ritrova a lottare nelle retrovie ed è fermato dalla rottura del cambio.

 

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(Jerry Hansen-facebook)

 

Finisce così con Peter Revson che porta la sua McLaren M8F alla vittoria con cinquanta secondi di margine sul suo compagno e spiega il suo perché la stagione sembra venirgli incontro “… credo che la svolta siano stati i test prima e dopo Road Atlanta – dice ai giornalisti nel dopo corsa – è lì che mi sono cucito addosso la M8F, capendo come modificare i set-up a seconda delle necessità . Smettere di usare gli assetti di Denny è stato fondamentale oltre che gratificante …â€

 

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(Dave Friedman)

 

Denny Hulme contribuisce con il suo secondo posto alla quarta doppietta stagionale. Il Challenge sembra ormai compromesso ma il neozelandese è sempre stato un uomo squadra ed il suo commento lo chiarisce appieno “… siamo tutti qui per vincere, alla volte ti riesce alle volte no! E poi oggi contro Peter non c’era possibilità  di far meglio del secondo. – racconta – Credo che la questione sia che corro per il Team McLaren e non posso non essere contento del suo successo anche se continuerò a provarci …â€

 

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(Jim Buell)

 

A completare il podio l’americano Greg Young che porta al terzo posto la sua nuova cavalcatura, una McLaren M8E/D. Quarto posto per Vic Elford con la McLaren M8E …

 

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(Jim Buell)

 

Jo Siffert porta la sua Porsche 917/10 al quinto posto, su un circuito dove forse i cavalli non avrebbero dovuto essere cosi importanti ci sono stati tanti piccoli problemi che hanno portato ad un set-up non propriamente perfetto, ma intanto è un altro arrivo a punti. Sesta posizione per Jackye Stewart che commenta così la sua corsa “… i test ci hanno permesso di modificare la macchina e purtroppo risolto un problema ci siamo trovati con un sovrasterzo cronico che mi ha messo in difficoltà . Nonostante tutto la macchina avev una buona velocità  e lo si è visto con le mie rimonte che purtroppo hanno portato poco in termini di risultato…†Settima piazza per Milt MInter con la Porsche 917PA, ottavo Bobby Brown che coglie i suoi primi punti da quando ha abbandonato la sua gloriosa McLeagle per la nuova McLaren M8E.

 

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(Pete Lyons)

 

A chiudere i piloti a punti, nono posto per Hiroshi Kazato, Lola T222 e decima piazza per Bob Nagel anche lui con una Lola T222.

 

Alla prossima con le "... Ferrari ..."

 

Franz

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  • leopnd changed the title to Can-Am: 1966-1974

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