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Pirelli


Andrea Gardenal

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Per fare una cosa decente dovrebbero lasciare totale libertà  su tutte le mescole, togliendone magari una.

Inviato da fotocopiatrice Samsung Galaxy S3

 

 

Concordo.

 

Vorrei però dire una cosa: son 2 anni che per ogni problema di gomma si critica Pirelli... In realtà  loro fanno esattamente quello che vuole Ecclestone. Se c'è bisogno che le macchine si fermino ai box di più per fare show, allora la Pirelli è costretta a fare mescole più morbide.

E' brutto ma è così. E' un po' il ragionamento fatto per la parabolica di Monza (e per tutte le altre curve modificate negli anni), meno macchine si fermano e più sponsor continuano a girare appiccicati sulle carrozzerie :P

 

Di veramente disgustoso c'è stato il 2013, si questo bisogna prenderne atto... Un po' per problemi di struttura della gomma (quindi responsabile Pirelli) e un po' per il cambio in corsa imposto dalla fia (che ha sfavorito ad esempio la Lotus che non quelle gomme andava senza problemi). Per il resto secondo me han fatto tutto quello che potevano :nonso:

 

80 pit in una gara da 300km vuol dire montare 3-4 treni di gomme per macchina. Il che, fidatevi, è un bene perchè ad ascoltar Bernie le macchine dovrebbero fare 10giri e poi fermarsi :asd:

Modificato da giovanesaggio
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Concordo.

Vorrei però dire una cosa: son 2 anni che per ogni problema di gomma si critica Pirelli... In realtà  loro fanno esattamente quello che vuole Ecclestone. Se c'è bisogno che le macchine si fermino ai box di più per fare show, allora la Pirelli è costretta a fare mescole più morbide.

E chi si dovrebbe criticare? La Continental?

Nessuno costringe la Pirelli a fare figure da cioccolatai. Hanno fatto una scelta di marketing.

La Michelin ha fatto una scelta opposta di qualità .

Dopodiché, se devo scegliere se montare Pirelli o Michelin sulla mia macchina, non ci penso su nemmeno un nanosecondo.

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E chi si dovrebbe criticare? La Continental?

No. Il fatto é che loro devono stare alle regole che vengono imposte, anche se avrebbero la capacità  di fare gomme decisamente migliori. Michelin non é impegnata nella f1 e dubito ci tornerà¡ mai proprio per questo... Perché se son costretti a fare le figure da cioccolatai in f1 conviene che stiano nel wec.

Ripeto, 2013 escluso.

Poi concordo sul resto, anche io non avrei dubbi a scegliere. Ma é un peccato che per seguire il baraccone si debbano fare certe figure...

(cmq io scelgo a prezzo, quello che costa meno prendo ahah)

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No. Il fatto é che loro devono stare alle regole che vengono imposte, anche se avrebbero la capacità  di fare gomme decisamente migliori. Michelin non é impegnata nella f1 e dubito ci tornerà¡ mai proprio per questo... Perché se son costretti a fare le figure da cioccolatai in f1 conviene che stiano nel wec.

Ripeto, 2013 escluso.

Poi concordo sul resto, anche io non avrei dubbi a scegliere. Ma é un peccato che per seguire il baraccone si debbano fare certe figure...

(cmq io scelgo a prezzo, quello che costa meno prendo ahah)

Questo è il motivo per cui non riesco a difendere/giustificare la Pirelli. Glielo impongono, ok, ma sono pagati profumatamente per questo, non direi che siano delle povere vittime di Ecclestone. Diciamo che, come mi piace spesso sostenere, è un concorso di colpe, il tutto a vantaggio dello sport. :rotfl:

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Questo è il motivo per cui non riesco a difendere/giustificare la Pirelli. Glielo impongono, ok, ma sono pagati profumatamente per questo, non direi che siano delle povere vittime di Ecclestone. Diciamo che, come mi piace spesso sostenere, è un concorso di colpe, il tutto a vantaggio dello sport. :rotfl:

 

Nell'immaginario comune, appassionati esclusi, la f1 è il massimo del motorsport. Quindi se in f1 usano le pirelli allora le pirelli son le gomme migliori.

Da una parte quindi fan figure con gli appassionati, dall'altra mettono il loro marchio davanti a quello di tutti gli altri.

 

Non essendo Pirelli una onlus li posso capire; se a monte, Ecclestone&co., saltasse in mente l'idea balzana di imporre gomme degne della f1, state certi che saprebbero tranquillamente farle.

 

E poi: se le gomme durano 10giri o 20giri all'atto pratico cosa cambia? A ben pensarci se oggi tutte le macchine fannodue pit e domani ne facessero 2 il gap in pista resterebbe lo stesso. Escluso il fatto che con le gomme di burro il pilota deve sapersele gestire meglio ;)

 

insomma, è il cane che si morde la coda... Ci son dei vantaggi e degli svantaggi con qualunque filosofia. Da italiano in qualsiasi caso spero che Pirelli resti per un altro tot di anni... Difficile probabilmente da capire per molti, ma io ho 18 anni e vedo che l'italia perde via via importanza, in qualunque ambito. Mi piacerebbe, una volta finito di studiare, non dover scappare all'estero per lavorare :(

 

Credo sia lo stesso criterio che ha adottato la FIA a fine 2009.

:asd:

Modificato da giovanesaggio
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Nell'immaginario comune, appassionati esclusi, la f1 è il massimo del motorsport. Quindi se in f1 usano le pirelli allora le pirelli son le gomme migliori.

Da una parte quindi fan figure con gli appassionati, dall'altra mettono il loro marchio davanti a quello di tutti gli altri.

 

Non essendo Pirelli una onlus li posso capire; se a monte, Ecclestone&co., saltasse in mente l'idea balzana di imporre gomme degne della f1, state certi che saprebbero tranquillamente farle.

 

E poi: se le gomme durano 10giri o 20giri all'atto pratico cosa cambia? A ben pensarci se oggi tutte le macchine fannodue pit e domani ne facessero 2 il gap in pista resterebbe lo stesso. Escluso il fatto che con le gomme di burro il pilota deve sapersele gestire meglio ;)

 

insomma, è il cane che si morde la coda... Ci son dei vantaggi e degli svantaggi con qualunque filosofia. Da italiano in qualsiasi caso spero che Pirelli resti per un altro tot di anni... Difficile probabilmente da capire per molti, ma io ho 18 anni e vedo che l'italia perde via via importanza, in qualunque ambito. Mi piacerebbe, una volta finito di studiare, non dover scappare all'estero per lavorare :(

Premetto dicendo che, per carità , sono idee personali, ma io il patriottismo a prescindere non l'ho mai capito e non lo capirò mai (con questa logica dovremmo tutti tifare Ferrari e acquistare solo prodotti italiani per supportare le sedicenti aziende italiane). 

Tutto ciò premesso, l'associazione F1=gomme migliori per me è campata per aria. Bridgestone e Michelin si sono ritirate dalla F1 per i loro buoni motivi e tra questi non c'è certo la superiorità  della Pirelli. Le gare d'appalto (ammesso che siano pulite) non vengono sempre vinte dall'azienda migliore, perché viene privilegiato il rapporto (io preferisco chiamarlo compromesso) qualità /prezzo. Nella politica della riduzione (?) dei costi, è stata scelta la Pirelli che, appunto, garantisce tale compromesso, ma ciò NON significa che la Pirelli sia la miglior azienda di pneumatici al mondo. 

Non c'è differenza tra quanti giri fanno le gomme?! Stai dicendo che non ti dispiacerebbe vedere delle gomme che durano meno di 10 giri?

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Premetto dicendo che, per carità , sono idee personali, ma io il patriottismo a prescindere non l'ho mai capito e non lo capirò mai (con questa logica dovremmo tutti tifare Ferrari e acquistare solo prodotti italiani per supportare le sedicenti aziende italiane). 

Tutto ciò premesso, l'associazione F1=gomme migliori per me è campata per aria. Bridgestone e Michelin si sono ritirate dalla F1 per i loro buoni motivi e tra questi non c'è certo la superiorità  della Pirelli. Le gare d'appalto (ammesso che siano pulite) non vengono sempre vinte dall'azienda migliore, perché viene privilegiato il rapporto (io preferisco chiamarlo compromesso) qualità /prezzo. Nella politica della riduzione (?) dei costi, è stata scelta la Pirelli che, appunto, garantisce tale compromesso, ma ciò NON significa che la Pirelli sia la miglior azienda di pneumatici al mondo. 

Non c'è differenza tra quanti giri fanno le gomme?! Stai dicendo che non ti dispiacerebbe vedere delle gomme che durano meno di 10 giri?

 

E' anche vero che ha specificato "appassionati esclusi", categoria di cui noi facciamo evidentemente parte.

Secondo me il suo ragionamento fila: F1 percepita come pinnacolo del motorsport e di conseguenza Pirelli miglior azienda produttrice di pneumatici (effetto alone, in gergo).

La maggior parte degli spettatori è casualona e non si cura dei dettagli, delle motivazioni e delle cause che noi spaccatori-del-capello-in-quattro facciamo qui dentro.

Modificato da Kraven VanHelsing
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E' anche vero che ha specificato "appassionati esclusi", categoria di cui noi facciamo evidentemente parte.

Secondo me il suo ragionamento fila: F1 percepita come pinnacolo del motorsport e di conseguenza Pirelli miglior azienda produttrice di pneumatici (effetto alone, in gergo).

La maggior parte degli spettatori è casualona e non si cura dei dettagli, delle motivazioni e delle cause che noi spaccatori-del-capello-in-quattro facciamo qui dentro.

E anche questo è vero.

Il punto, comunque, è che per entrambe le parti la situazione attuale è conveniente. La Michelin ha piຠvolte ribadito che tornerebbe in F1 solo se ci fosse piena libertà  per gli pneumatici.

Quindi, tornando al discorso di partenza: la Pirelli certamente potrebbe fare delle gomme migliori (e già  quelle di quest'anno lo sono state), però altrettanto certamente non fa contro voglia ciò che le viene chiesto. E vorrei ben dire... :asd:

Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk

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Premetto dicendo che, per carità , sono idee personali, ma io il patriottismo a prescindere non l'ho mai capito e non lo capirò mai (con questa logica dovremmo tutti tifare Ferrari e acquistare solo prodotti italiani per supportare le sedicenti aziende italiane). 

Tutto ciò premesso, l'associazione F1=gomme migliori per me è campata per aria. Bridgestone e Michelin si sono ritirate dalla F1 per i loro buoni motivi e tra questi non c'è certo la superiorità  della Pirelli. Le gare d'appalto (ammesso che siano pulite) non vengono sempre vinte dall'azienda migliore, perché viene privilegiato il rapporto (io preferisco chiamarlo compromesso) qualità /prezzo. Nella politica della riduzione (?) dei costi, è stata scelta la Pirelli che, appunto, garantisce tale compromesso, ma ciò NON significa che la Pirelli sia la miglior azienda di pneumatici al mondo. 

Non c'è differenza tra quanti giri fanno le gomme?! Stai dicendo che non ti dispiacerebbe vedere delle gomme che durano meno di 10 giri?

 

Il tifo è una questione diversa :) Sportivamente ognuno tifa quello che gli pare, altrimenti mischiamo sport/politica/economia etc. e nemmeno questo è sbagliato. Abbiamo però interesse che il mondo compri prodotti italiani... Probabilmente dovremmo essere i primi a credere in quello che facciamo ma evidentemente non è così (e non mi riferisco a te in particolare, eh).

 

Tornando in argomento: certo che l'associazione è campata per aria, ma per chi il motorsport non lo segue la Formula 1 è il top per quanto riguarda le auto... Il wec il 90% della gente non sa nemmeno cos'è per dire. Quindi se la sciura Maria pensa al top pensa alla f1 e se deve cambiare le gomme alla sua macchina e dal gommista legge "Pirelli" sullo scaffale si lascia convincere... A fronte di un cliente appassionato perso ce ne sono dieci profani guadagnati. I conti tornano :asd:

 

Io ho detto che non fa differenza, non che preferirei gomme che durano 6 giri. E' un po' diverso. Voglio dire, non è che le gomme di Bottas durano più di quelle di Ricciardo o di Rosberg, se tutti devono fare il doppio delle soste tutti perderanno il doppio del tempo. Fare un giro e poi cambiare le gomme non ha ovviamente senso, ma oggi come oggi il pilota che sa gestire bene le gomme può fare la differenza (vedi ad esempio Kimi ad inizio 2013).

Per me le gomme di adesso van benissimo così come sono, permetterei solo, come dice Alessandro, ai team di scegliersi le mescole da usare. E magari leverei l'insulso obbligo di montare tutte le mescole almeno una volta.

 

E' anche vero che ha specificato "appassionati esclusi", categoria di cui noi facciamo evidentemente parte.

Secondo me il suo ragionamento fila: F1 percepita come pinnacolo del motorsport e di conseguenza Pirelli miglior azienda produttrice di pneumatici (effetto alone, in gergo).

La maggior parte degli spettatori è casualona e non si cura dei dettagli, delle motivazioni e delle cause che noi spaccatori-del-capello-in-quattro facciamo qui dentro.

 

Esatto :)

 

E anche questo è vero.

Il punto, comunque, è che per entrambe le parti la situazione attuale è conveniente. La Michelin ha piຠvolte ribadito che tornerebbe in F1 solo se ci fosse piena libertà  per gli pneumatici.

Quindi, tornando al discorso di partenza: la Pirelli certamente potrebbe fare delle gomme migliori (e già  quelle di quest'anno lo sono state), però altrettanto certamente non fa contro voglia ciò che le viene chiesto. E vorrei ben dire... :asd:

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Non lo fa contro voglia perchè tanto qualche appassionato che critica c'è sempre, adesso son troppo morbide, adesso troppo dure, adesso favoriscono la Mercedes, adesso la Ferrari... Impossibile accontentare tutti.

Certo è che la f1 da una certa visibilità  al marchio ;)

Modificato da giovanesaggio
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  • 3 months later...

Pirelli verso la Cina, pronta l'Opa a 15 euro per azione 090911186-090aceca-cb54-4042-953f-70f1dc

Prende corpo il riassetto della Bicocca. Camfin, la scatola partecipata dai soci italiani e dai russi di Rosneft, cederà  la sua quota del 26% a una nuova società , dove entreranno i cinesi di ChemChina. Si tratta a 15 euro ad azione, stesso prezzo per l'Opa successiva finalizzata al delisting. In serata i cda decisivi, il titolo supera la soglia a 15,2 euro

 

MILANO - Prende corpo il riassetto delle gomme Pirelli, che si preparano a sbilanciare il baricentro verso la Cina e ricevono una valutazione implicita di poco superiore a 7 miliardi di euro. Dopo giorni di indiscrezioni giornalistiche, che davano corpo a quanto si andava ventilando da mesi intorno alla Bicocca, l'azienda guidata da Marco Tronchetti Provera si appresta al cambio della catena di controllo per fare posto ai cinesi di China National Chemical Corporation, che peseranno molto più di quanto non faccia attualmente la russa Rosneft nell'indirizzo della società . Lo ha annunciato in mattinata su richiesta della Consob, dopo qualche giorno di agitazione intorno al titolo.

Come sempre accade in questi casi, il processo è complesso. Camfin, che pure non ha fatto riferimento ai cinesi, ha confermato che sono in corso trattative con un partner industriale internazionale per un'operazione relativa alla partecipazione detenuta da Camfin in Pirelli, "finalizzata a garantire stabilità , autonomia e continuità  nel percorso di crescita nel tempo del Gruppo Pirelli che manterrebbe il quartier generale in Italia". Nel fine settimana sono previsti i consigli di amministrazione delle varie scatole di controllo della catena per dar vita all'operazione che verrà  spiegata prima della ripartenza dei mercati.

La nota di Camfin spiega come "l'operazione, i cui elementi sono ancora in corso di negoziazione, comporterebbe il trasferimento dell'intera partecipazione detenuta da Camfin ad un prezzo di euro 15 per azione a una società  italiana di nuova costituzione, controllata dal partner industriale internazionale con un contestuale reinvestimento di Camfin in detta società ". La soglia di 15 euro è proprio quella che il titolo ha avvicinato negli ultimi giorni di rialzi, alimentati dall'attesa per questa operazione, e superata nelle contrattazioni di oggi che hanno portato Pirelli ai nuovi massimi storici: 15,23 euro, oltre 7,2 miliardi di capitalizzazione di mercato. Il trasferimento della partecipazione resterebbe subordinato all'autorizzazione Antitrust e alle altre condizioni tipiche di questo tipo di operazioni.

Camfin controlla Pirelli con il 26,2% del capitale, che a queste condizioni varrebbe circa 1,9 miliardi di euro. A sua volta, la scatola è posseduta pariteticamente da un fondo riconducibile al colosso dell'energy Rosneft, che sta scontando tutte le difficoltà  della Russia legate a sanzioni e guerra Ucraina, e dall'altra parte da una cordata di italiani che mette in fila Tronchetti Provera, Sigieri Diaz, i Rovati, Unicredit e Intesa Sanpaolo.

Il progetto prevede dunque che una newco italiana prenda il 26,2% di Pirelli ora nelle mani di Camfin. Questa nuova società  dovrebbe essere partecipata dai cinesi e dagli attuali investitori di Camfin, che re-impiegherebbero parte dei soldi incassati consegnando i titoli alla nuova società . Al valore di 15 euro, per Rosneft sarebbe una buona soluzione: quando ha investito - nell'estate del 2014 - sborsando 553 milioni lo ha fatto sulla base di una valutazione a 12 euro per azione. Non sarebbe male, dopo nemmeno un anno, una simile plusvalenza visti i problemi sul fronte interno e del rublo. Se si guarda a Tronchetti provera, il suo 5,17% di Pirelli in trasparenza varrebbe più di 350 milioni di euro.

Una volta perfezionatosi tale trasferimento, il disegno prevede il lancio di un'offerta pubblica di acquisto sulla totalità  delle azioni di Pirelli, con l'esito di portare via la Bicocca da Piazza Affari. La holding ha confermato con una seconda nota che questa operazione (l'Offerta totalitaria sul mercato) avverrebbe a 15 euro, stesso prezzo del trasferimento delle azioni Pirelli alla newco. Un passaggio di cui Pirelli ha parlato a sua volta in una nota, nella quale ha detto - sempre su richiesta Consob - di non aver ricevuto "fino ad oggi alcuna comunicazione formale circa il lancio di offerte pubbliche d'acquisto". In ogni caso, per condurre in porto l'operazione, alla newco servono oltre 7 miliardi, a testimonianza di quanto l'iniezione di capitale e disponibilità  liquida da parte del nuovo socio cinese debba essere importante. Quest'ultimo sarebbe con ogni probabilità  in maggioranza nella newco.

A quel punto, si valuteranno gli assetti di governance e le mosse future. Sul primo punto, già  si parla di patti parasociali che vincolino reciprocamente le quote di vecchi azionisti Camfin e nuovi cinesi, con la disponibilità  di questi ultimi a lasciare in mano il timone a Tronchetti Provera per i prossimi anni. Partirebbe poi l'operazione di scorporo della divisione Truck, quella legata agli pneumatici per i camion, che potrebbe finire in mano a un altro grande gruppo cinese e lasciare la Bicocca concentrata sul segmento degli pneumatici di alta gamma per le auto.

 
 
Ed è fornitore di gomme della F1....
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Lo shopping di Pechino: la cina compra Pirelli, maxi Opa da 7 miliardi 051032695-554e539c-b050-49d9-896f-e5c2d8

Uno stabilimento della Pirelli 

 

MILANO. La Pirelli sta per diventare cinese. Un'icona dell'industria italiana nel mondo, l'azienda degli pneumatici nata 142 anni fa nella Milano della rivoluzione industriale, capitale dell'imprenditoria, avrà  presto Chem-China  -  una conglomerata a controllo statale  -  come socio di maggioranza assoluta. "Entro il weekend si chiude. Ci sono ancora dei passi da fare" ha detto il presidente di Pirelli, Marco Tronchetti Provera, in serata. Ai giornalisti che chiedevano se Pirelli resterà  italiana ha risposto: "Finché non ci saranno i comunicati non posso dire nulla".

I cinesi dal canto loro vogliono il 51% della nuova catena di controllo: "Vogliono consolidare la partecipazione, che non sarà  finanziaria, ma industriale", spiegano i loro emissari. E per farlo sono disposti a investire 3,5 miliardi di euro nella catena societaria del gruppo, che sarà  sottoposta al quarto riassetto in quattro anni per fare spazio ai nuovi soci e dar modo ai precedenti di monetizzare parte delle quote. Un riassetto che prevede l'offerta pubblica di acquisto su Pirelli e il suo probabile ritiro dalla quotazione a Piazza Affari, dopo 93 anni. In Borsa Pirelli ci potrebbe tornare poi, solo con la parte pneumatici per auto (più redditizia), mentre le gomme per l'industria potrebbe unirsi ad Aeolus Tyre, controllata dei cinesi nel segmento.

I dettagli dell'operazione non sono ancora formalizzati: la convocazione dei cda dei soci della Bicocca è iniziata ieri sera con Nuove Partecipazioni (che raggruppa le quote di Tronchetti e dei sodali italiani), Unicredit e Intesa Sanpaolo. Si prosegue oggi e domani con gli altri soci Rosneft e Camfin, così lunedì l'azione riaprirà  con informazioni ufficiali e simmetriche. Ma da ieri erano giunte le ammissioni alle voci circolanti da giorni. Ha rotto il ghiaccio la Consob, che dopo un giovedì di silenzio mentre l'azione Pirelli saliva del 3%, ieri mattina ha chiesto all'azienda un commento: "Ad oggi Pirelli non ha ricevuto alcuna formale comunicazione di un lancio di un'Opa", è stata la risposta.

Più loquace la risposta alla Commissione fornita da Camfin, holding del 26% dei titoli Pirelli: "Camfin e i suoi soci comunicano che sono in corso trattative con un partner industriale internazionale per un'operazione sulla partecipazione in Pirelli, finalizzata a garantire stabilità , autonomia e continuità  nel percorso di crescita del gruppo, che manterrebbe gli headquarter in Italia". Tra gli elementi in limatura, "il trasferimento dell'intera partecipazione Camfin al prezzo di euro 15 per azione a una società  italiana di nuova costituzione, controllata dal partner industriale internazionale con contestuale reinvestimento di Camfin in detta società ", e a seguire "un'offerta pubblica di acquisto sulla totalità  delle azioni Pirelli". Un secondo comunicato Camfin specificava, a scanso di cattive sorprese, che "l'Opa verrebbe lanciata sulla totalità  di Pirelli al medesimo prezzo di 15 euro per azione". A tutti 15 euro, per totali 7 miliardi: ma in due tempi diversi. Prima ai soci Camfin, che avranno 1,9 miliardi e pare ne reinvestiranno una metà  per restare azionisti di peso. Poi il mercato, che ieri tra rotondi scambi anticipava gli sviluppi e ha portato Pirelli, sui massimi dagli anni '90, a 15,23 euro (+2,2%). Senza la cedola da staccare a giugno siamo già  ai prezzi dell'Opa ventura.

Tra i temi più delicati c'è la tenuta dell'azionariato nostrano. "Ciò che conta è che la centralità  di Pirelli resti in Italia, vedremo  -  ha detto il viceministro dello sviluppo economico, Claudio De Vincenti  -  . L'arrivo di capitali esteri in sé è un bene. E il 2015 è iniziato alla grande come mostrano Hitachi e Lucchini". Nel rarefarsi degli investimenti nostrani, con la crisi sono finite sotto il controllo estero Parmalat, Edison, Bulgari, Valentino, Alitalia, Ansaldo Sts, Rinascente, Coin. E il denaro cinese ha accumulato quote del 2% di Enel, Eni, Fca, Saipem, Mediobanca, Generali, Telecom, Prysmian, il 35% di Cdp Reti che controlla Terna e Snam, il 40% di Ansaldo Energia. Per questo saranno importanti, nei patti parasociali in stesura, le prospettive di radicamento della Pirelli "italiana": a quanto si apprende il management sarà  confermato 5 anni, la sede e le attività  di ricerca & sviluppo resteranno in Italia, e sono ipotizzabili clausole di riacquisto e vendita a tutela dei soci che stanno per diluirsi. Ma il noto slogan "la potenza è nulla senza controllo" da qui in avanti suonerà  più cinese che altro.

 
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Le gomme Pirelli diventano cinesi Entra ChemChina, Tronchetti: entro week end si chiude accordo

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Il presidente di Pirelli, Marco Tronchetti Provera © ANSA
Sara BonifazioROMA
21 marzo 201508:59STORIA
 

Pirelli cambia volto, nel suo azionariato si prepara a entrare un colosso della chimica cinese ChemChina. A conclusione del riassetto sulla Bicocca sarà  lanciata un'opa che la valorizza 7,15 miliardi di euro (15 euro per azione) e dirà  addio alla Borsa. Quello che non cambierà  sarà  il timoniere che resterà  ancora fino al 2021 Marco Tronchetti Provera. ''Entro il weekend si chiude. Ci sono ancora dei passi da fare'' ha detto il presidente di Pirelli lasciando la sede di Gpi. Pirelli resterà  italiana? Gli è stato chiesto. ''Finché non ci saranno i comunicati non posso dire nulla'' ha risposto.

 Il primo cda a dare il via libera all'accordo con ChemChina è stato quello di Nuove Partecipazioni, la holding che fa capo a Marco Tronchetti Provera e che riunisce Gruppo Partecipazioni Industriali, Marco Tronchetti Provera Partecipazioni, Yura International, Vittoria Assicurazioni e Fidim. Secondo quanto si apprende hanno approvato l'operazione anche Unicredit e Intesa Sanpaolo (quest'ultima non ha avuto bisogno di passaggi in cda) anche se le bocche di tutti restano cucite in attesa del via libera definitivo che dovrebbe arrivare durante il fine settimana. La Borsa però non ha aspettato il lancio dell'offerta e ha già  portato i titoli della Bicocca oltre il valore che i soci di Camfin hanno attribuito alla loro partecipazione. Il titolo, dopo una fiammata in mattinata, ha chiuso in rialzo del 2,21% a 15,23 euro (valore che incorpora il dividendo che l'anno scorso era stato di 0,32 euro) tra scambi vivaci per oltre 21,5 milioni di pezzi, pari al 4,52% del capitale sociale.

Gli advisor sono al lavoro sulle tecnicalità , forse per questo Pirelli al sollecito di Consob risponde, prima dell'apertura dei mercati, "di non essere stata fino ad oggi destinataria di alcuna comunicazione formale circa il lancio di offerte pubbliche di acquisto". ''Le trattative sono in corso'' risponde invece Camfin alla richiesta di informazioni trasparenti. Obiettivo dichiarato del riassetto è ''garantire stabilità , autonomia e continuità  nel percorso di crescita nel tempo del gruppo Pirelli che manterrebbe gli headquarter in Italia''. In particolare l'operazione comporterebbe ''il trasferimento dell'intera partecipazione detenuta da Camfin (26,2% circa) ad un prezzo di euro 15 per azione a una società  italiana di nuova costituzione, controllata dal partner industriale internazionale con un contestuale reinvestimento di Camfin in detta società ''. Il pacchetto sul mercato costa già  oltre gli 1,87 miliardi calcolati sul valore attribuito dalla stessa società . Una volta perfezionatosi tale trasferimento, verrebbe lanciata un'offerta pubblica di acquisto sulla totalità  delle azioni di Pirelli che porterebbe al delisting.

"Noi siamo felicissimi di collaborare con la Cina su tutti i formati": è il commento del ministro dell'Industria e del commercio russo Denis Manturov interpellato in un incontro sull'Expo a Milano sull'atteso accordo per l'ingresso di ChemChina in Pirelli.(ANSA).

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Pirelli: addio agli pneumatici, arrivano i cinesi Il sindacato: "Sconfitta del governo e degli imprenditori"

Verrà  lanciata 'Opa da 7 miliardi sul gruppo della Bicocca. Al termine dell'operazione il 51% andrà  al gruppo di Pechino ChemChina. Trochetti Provera resterà  al timone fino al 2021. Camusso: "Manca una politica industriale, Confindustria e Governo preferiscono taglio costi e diritti lavoratori". Furlan: "L'ennesima sconfitta del capitalismo finanziario italiano"

di ANDREA GRECO e LUCA PAGNI

MILANO. La Pirelli sta per diventare cinese. Un'icona dell'industria italiana nel mondo, l'azienda degli pneumatici nata 142 anni fa nella Milano della prima industrializzazione avrà  presto Chem-China  -  una conglomerata a controllo statale  -  come socio di maggioranza assoluta. Nel fine settimana ci saranno i consigli di amministrazione che daranno il via all'operazione, con un annuncio ufficiale atteso prima della riapertura della Borsa. Ma il passaggio di consegne allarma i sindacati, che attaccano il Governo e la classe imprenditoriale italiana: “Manca una politica industriale, è una sconfitta per tutto il sistemaâ€

Polemico con Palazzo Chigi, l’intervento di Susanna Camusso, segretario generale della Cgil. La quale non se la prende tanto con l’operazione in sé ma con le politiche del gabinetto Renzi: "La vendita di un pezzo pregiato del nostro sistema industriale, quale è Pirelli, a capitali stranieri non sarebbe in sé un dramma se il capitalismo italiano fosse in grado di reggere le sfide della competizione internazionale e il governo avesse una politica industriale capace di indirizzare e tutelare le energie produttive che pure esistono in Italiaâ€. Un apremessa che serve alla Camusso per dire che “sia Confindustria che il governo preferiscono una competizione sui costi colpendo i diritti e i salari dei lavoratori, piuttosto che sfidare il mondo in termini di know how, innovazione, buona occupazione".

Non si risparmia nemmeno Anna Maria Furlan, numero uno della Cisl. Il suo affondo si concentra sulla classe imprenditoriale italiana: “"E' l'ennesima sconfitta per il nostro capitalismo finanziario, incapace di difendere i marchi storici italiani e di investire nelle aziende di grande qualità  del nostro paese». Anche il segretario generale dell’associazione sindacale cattolica se la prende con Palazzo Chigi: “Certo è impressionante il silenzio del Governo, della politica e della classe dirigente di fronte a queste operazioni finanziarie che riguardano il futuro produttivo del paese".

In ogni caso, i particolari dell’operazione non si sapranno prima della riapertura delle Borse. Anche se i punti fondamentali sono già  noti. I cinesi vogliono il 51% della nuova catena di controllo. E per farlo sono disposti a investire 3,5 miliardi di euro nella catena societaria del gruppo, che sarà  sottoposta al quarto riassetto in quattro anni per fare spazio ai nuovi soci e dar modo ai precedenti di monetizzare parte delle quote. Un riassetto che prevede l'offerta pubblica di acquisto su Pirelli e il suo probabile ritiro dalla quotazione a Piazza Affari, dopo 93 anni. In Borsa Pirelli ci potrebbe tornare poi, solo con la parte pneumatici per auto (più redditizia), mentre le gomme per l'industria potrebbe unirsi ad Aeolus Tyre, controllata dei cinesi nel segmento.

I dettagli dell'operazione non sono ancora formalizzati: la convocazione dei cda dei soci della Bicocca è iniziata ieri sera con Nuove Partecipazioni (che raggruppa le quote di Tronchetti e dei sodali italiani), Unicredit e Intesa Sanpaolo. Si prosegue oggi e domani con gli altri soci Rosneft e Camfin, così lunedì l'azione riaprirà  con informazioni ufficiali e simmetriche. Ma da ieri erano giunte le ammissioni alle voci circolanti da giorni. Ha rotto il ghiaccio la Consob, che dopo un giovedì di silenzio mentre l'azione Pirelli saliva del 3%, ieri mattina ha chiesto all'azienda un commento: "Ad oggi Pirelli non ha ricevuto alcuna formale comunicazione di un lancio di un'Opa", è stata la risposta.

Più loquace la risposta alla Commissione fornita da Camfin, holding del 26% dei titoli Pirelli: "Camfin e i suoi soci comunicano che sono in corso trattative con un partner industriale internazionale per un'operazione sulla partecipazione in Pirelli, finalizzata a garantire stabilità , autonomia e continuità  nel percorso di crescita del gruppo, che manterrebbe gli headquarter in Italia". Tra gli elementi in limatura, "il trasferimento dell'intera partecipazione Camfin al prezzo di euro 15 per azione a una società  italiana di nuova costituzione, controllata dal partner industriale internazionale con contestuale reinvestimento di Camfin in detta società ", e a seguire "un'offerta pubblica di acquisto sulla totalità  delle azioni Pirelli". Un secondo comunicato Camfin specificava, a scanso di cattive sorprese, che "l'Opa verrebbe lanciata sulla totalità  di Pirelli al medesimo prezzo di 15 euro per azione". A tutti 15 euro, per totali 7 miliardi: ma in due tempi diversi. Prima ai soci Camfin, che avranno 1,9 miliardi e pare ne reinvestiranno una metà  per restare azionisti di peso. Poi il mercato, che ieri tra rotondi scambi anticipava gli sviluppi e ha portato Pirelli, sui massimi dagli anni '90, a 15,23 euro (+2,2%). Senza la cedola da staccare a giugno siamo già  ai prezzi dell'Opa ventura.

Tra i temi più delicati c'è la tenuta dell'azionariato nostrano. "Ciò che conta è che la centralità  di Pirelli resti in Italia, vedremo  -  ha detto il viceministro dello sviluppo economico, Claudio De Vincenti  -  . L'arrivo di capitali esteri in sé è un bene. E il 2015 è iniziato alla grande come mostrano Hitachi e Lucchini". Nel rarefarsi degli investimenti nostrani, con la crisi sono finite sotto il controllo estero Parmalat, Edison, Bulgari, Valentino, Alitalia, Ansaldo Sts, Rinascente, Coin. E il denaro cinese ha accumulato quote del 2% di Enel, Eni, Fca, Saipem, Mediobanca, Generali, Telecom, Prysmian, il 35% di Cdp Reti che controlla Terna e Snam, il 40% di Ansaldo Energia. Per questo saranno importanti, nei patti parasociali in stesura, le prospettive di radicamento della Pirelli "italiana": a quanto si apprende il management sarà  confermato 5 anni, la sede e le attività  di ricerca & sviluppo resteranno in Italia, e sono ipotizzabili clausole di riacquisto e vendita a tutela dei soci che stanno per diluirsi. Ma il noto slogan "la potenza è nulla senza controllo" da qui in avanti suonerà  più cinese che altro.

 

da http://www.repubblica.it/economia/2015/03/21/news/pirelli_addio_agli_pneumatici_arrivano_i_cinesi_il_sindacato_sconfitta_del_governo_e_degli_imprenditori_-110153008/?rss

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23 MAR 2015 11:16 “OPELAZIONE PILELLI†– IL GRUPPO DELLA BICOCCA AVRà€ UN PRESIDENTE CINESE – PER SPOSTARE SEDE E CENTRO RICERCA DALL’ITALIA SERVIRà€ UNA MAGGIORANZA DEL 90% Marco Tronchetti Provera resta amministratore delegato e vicepresidente esecutivo della Pirelli almeno fino al 2021. Dopo l’Opa, ChemChina avrà  una quota oscillante tra il 51 e il 65%, a seconda delle adesioni…

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Francesco Spini per “la Stampaâ€

 

marco-tronchetti-provera-318227_tn.jpgMARCO TRONCHETTI PROVERA AFEF JNIFEN MATTEO RENZI NAOMI CAMPBELL FOTO VOGUE

La firma dell’accordo vincolante è arrivata nel tardo pomeriggio, dopo che il cda di Camfin ha dato l’ultimo dei via libera. Per la Pirelli inizia una nuova era, a maggioranza cinese, quella del colosso statale China National Chemical Corporation (ChemChina). Il numero uno del gruppo di pneumatici, Marco Tronchetti Provera, è certo. L’operazione siglata con una controllata di ChemChina - la China National Tire & Rubber Co (Cnrc) - «rappresenta una grande opportunità  per Pirelli. L’approccio al business e la visione strategica di Cnrc garantiscono lo sviluppo e la stabilità  di Pirelli». Stessi toni da Jianxin Ren, presidente di ChemChina, lieto di «diventare partner di Marco Tronchetti Provera e del suo team per continuare a costruire insieme un gruppo di portata mondiale e un leader del mercato nell’industria globale dello pneumatico».

 

Doppia la sfida industriale: rafforzare i piani di Pirelli (puntando in particolar modo sull’alto di gamma) e raddoppio dei volumi (da 6 a 12 milioni di gomme) sul segmento «industrial» (pneumatici per veicoli industriali) che sarà  integrato con Aeolus, del medesimo gruppo cinese.


Doppio passaggio

ren-jianxin-2-650079_tn.jpegREN JIANXIN 2

Lo schema dell’operazione è assai complesso e in ogni caso prevede che i soci italiani e russi insieme abbiano meno del 50%. Una nuova società  italiana (Bidco) che sarà  controllata dai cinesi attraverso due società  (Newco, dove confluiranno in minoranza anche i soci di Camfin più i russi di Rosneft che si staccheranno dalla holding, e Holdco) comprerà  prima il 26,2% di Pirelli dall’attuale holding che reinvestirà  parte dei proventi: 1,15 miliardi su 1,9 ricevuti. Poi Bidco lancerà  un’Opa obbligatoria sul resto del capitale, e una volontaria sulle azioni di risparmio condizionata al raggiungimento di almeno il 30% del capitale, sempre a 15 euro.

 

Scopo dell’Opa è togliere, dopo un secolo, Pirelli dalla Borsa. A seconda delle adesioni all’Opa, i cinesi potranno avere un controllo che andrà  dal 51 al 65%. Un’operazione da 7,4 miliardi che si conta di chiudere entro l’estate.


La nuova governance

ren-jianxin-650078_tn.jpegREN JIANXIN

Nel patto parasociale che sarà  sottoscritto tra ChemChina, Cnrc, Camfin, Coinv e Lti (ovvero i russi di Rosneft) Marco Tronchetti Provera - che oggi è presidente e ad del gruppo della Bicocca - resterà  ceo e vicepresidente esecutivo. La cinese Cnrc, invece, «nominerà  il presidente di Pirelli, con i poteri di legale rappresentante della società Â». Nel caso in cui la società  sarà  tolta da Piazza Affari, Bidco, Newco, Holdco e Pirelli avranno 8 consiglieri di nomina cinese e 8 di nomina di Camfin e dei russi. Se resterà  quotata 8 saranno nominati da Cnrc (tra questi il presidente, oltre al ceo Tronchetti), 4 da Camfin e dai russi e 3 di minoranza.


Il ritorno in Borsa

L’Opa è finalizzata al delisting della Bicocca. Se però nel giro di quattro anni non vi facesse ritorno (la decisione è demandata a Tronchetti) con la sola parte relativa alle gomme per auto e moto, è prevista un’opzione «put», ovvero di vendita, a favore dei soci di Camfin e di Rosneft «esercitabile a un prezzo uguale al reinvestimento di Camfin» meno «i dividendi e le distribuzioni». Allo stesso modo c'è un'opzione «call», di acquisto da parte dei cinesi.

marco-afef-tronchetti-283636_tn.jpgMARCO E AFEF TRONCHETTI PROVERA SERATA CALENDARIO PIRELLI


La difesa dell’italianità 

Nell’accordo viene difesa la specificità  della tecnologia italiane non solo. Così, si legge nel comunicato, «il Centro ricerca e sviluppo e l’headquarters (la sede, ndr) di Pirelli continueranno a essere situati in Italia». Per autorizzare lo spostamento della sede come «il trasferimento a terzi della proprietà  intellettuale di Pirelli» serviranno maggioranze rafforzate, pari al 90%. Lunghissimo l’elenco degli advisor: hanno lavorato Rothschild e ChemChina Finance Corp, J.P. Morgan, Lazard, Ligerion, oltre agli studi Pedersoli e Associati, Clifford Chance e Jun He, Latham&Watkins, Chiomenti e Lombardi Molinari Segni, Linklaters.

 

 

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  • 4 months later...

Alessandro, in primis complimenti per la fattura dell'articolo: davvero ben scritto, esauriente e con un'eccezionale metafora finale. Poi, sono completamente d'accordo con quanto dici. In questo sport (perchè ancora di questo si tratta, al netto del business) stiamo arrivando all'assurdo. Tutto è fatto, ormai, in nome del dio denaro. E non ci sarebbe neanche del male in questo (basta guardare al calcio) se non entrassero in gioco gli interessi di noi spettatori, ma soprattutto la sicurezza di chi corre in macchina e di chi li segue. Non dimentichiamo che in pista ci sono i piloti, ma attorno ad essa girano stewards, fotografi, semplici tifosi che pagano in (tanta, troppa) moneta sonante per inseguire una passione e uno pneumatico da F1 non è proprio leggero e, in passato, ha già preso qualche vita. Non dimentichiamo neanche i cedimenti strutturali occorsi in Ungheria a Hulk e Raikkonen, altro segnale d'allarme provocato, probabilmente, sempre da un regolamento assurdo che miniaturizza e minimizza in nome di uno spettacolo che ancora non c'è. Se non fosse per il maggior numero di pit-stop (ma ricordiamo che Schumy nel 2004 in Francia vinse compiendone ben quattro) e per i (finti) sorpassi col DRS, le corse non sarebbero molto diverse da quelle di 10/15 anni fa. Ed oltre al mancato spettacolo c'è la questione taglio dei costi per il quale hanno praticamente bloccato lo sviluppo delle auto più tecnologicamente avanzate al mondo (una volta) che, ad oggi, è ben lungi dall'essere raggiunto. Anzi, le squadre spendono sempre di più (chi se lo può permettere) e vige ancora l'antica regola del vince chi investe più degli altri. Giustamente, secondo il sottoscritto. Sono convinto che la FIA, la FOM, le squadre e i piloti debbano mettersi una mano sulla coscienza e decidere, finalmente, di fare un bel balzo indietro per far tornare questo bellissimo sport (sì, ancora) ai fasti del passato.

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  • leopnd changed the title to Pirelli

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