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  1. Luke36

    Ayrton Senna

    Spero di fare cosa gradita a molti se apro un 3d su Ayrton. Certo, ce ne sono tantissimi sparsi per il web ma non qui, su questo bellissimo forum. Pertanto sarà mia cura postare quante più foto e video possibili, aneddoti e testimonianze, con l'intento di far conoscere la personalità di Ayrton a tutti quelli che non hanno avuto la fortuna di vederlo in azione. Chiaramente i contributi di Gio, Claudio, Sun e di tanti altri ma soprattutto di Giacomo, saranno non solo benvenuti, ma doverosi. Parto da qui, una inquadratura poco nota di uno dei duelli che hanno fatto la storia della F1. Chi ben comincia è a metà dell'opera. Biografia: Il Brasile è un paese meraviglioso e terribile al tempo stesso. In nessun altro angolo del mondo è cosi palpabile la differenza tra il ricco e il povero, tra l'indigenza e il lusso, tra la vita e la morte. A volte nascere in una famiglia benestante può rappresentare qualcosa di più della semplice ricchezza materiale. Ayrton Senna da Silva nasce a San Paolo il 21 marzo 1960, da Milton Guirando Theodoro da Silva e Neide Senna. Prima di lui era nata Viviane (madre di Bruno Senna e quindi nipote di Ayrton), dopo di lui sarebbe arrivato Leonardo. il padre di Ayrton era un uomo molto in vista, si occupava di componenti per autovetture e possedeva alcune aziende agricole che, nonostante la perenne mancanza di tempo, seguiva personalmente. Fin da piccolo, Ayrton viene educato con grande attenzione: non gli viene fatto mancare nulla, anche se è lui stesso, prendendo buoni voti a scuola e aiutando il padre nell'azienda di famiglia, a meritarsi un trattamento speciale. "E' una regola di vita importante: per avere occorre meritare, e per meritare occorre lavorare", disse qualche anno più tardi Milton. Su queste basi Ayrton cementa con la famiglia un rapporto unico e irrinunciabile. Una condizione di vita che neppure i miliardi guadagnati nelle corse, gli appartamenti a Montecarlo e le ville nei posti più esclusivi gli hanno mai fatto dimenticare. "La mia famiglia è la cosa più importante che possiedo", disse all'indomani del suo primo trionfo mondiale. "Più dei soldi, più della fama, più di tutto. nonostante faccia questo lavoro da molti anni, non mi sono ancora abituato alla lontananza da casa. il mio cuore è sempre a San Paolo, dove ci sono i miei amici, la mia famiglia e le mie cose. I brasiliani sono un popolo molto legato alla propria terra e in questo senso, io sarei il più brasiliano dei brasiliani. E' una condizione dura, ma questa è la vita che ho scelto, con tutti i suoi lati positivi e tutti i sacrifici che richiede". Ayrton non era un bambino come tutti gli altri. Gli piacevano le macchine ed era affascinato da come il padre riusciva a domare quei mostri su quattro ruote che ogni tanto rompevano con il loro rumore la quiete domestica. Cosi, ad appena quattro anni, Milton gli costruì il suo primo kart. Ayrton non sapeva coniugare i verbi ma imparò presto quali emozioni poteva dare il piccolo motore della sua "macchina". Se fosse riuscito a mettere nello studio lo stesso impegno che dimostrava alla guida di qualsiasi mezzo, forse oggi Ayrton sarebbe stato un celebre studioso brasiliano, un personaggio importante della cultura del suo paese. Invece la scuola veniva sempre dopo i motori. Gli amici a San Paolo hanno ancora oggi impresso nella mente il giorno in cui Ayrton guidò per la prima volta la jeep del padre. Prima, seconda, terza, quarta. Il motore non girava alla perfezione, troppo vecchio e arrugginito, ma Ayrton "sentiva" il mezzo e lo guidava con perizia. Il tutto di fronte all'incredulità di Milton: la sorpresa di un padre che vede il proprio figlio di sette anni guidare come un provetto automobilista. Il legame tra Ayrton e la sua famiglia ha sempre rappresentato per i suoi biografi quell'elemento che non gli consentì di vivere fino in fondo il successo. Soldi, popolarità e vittorie non hanno mai sostituito il Brasile nel cuore di Senna che, nel pieno della sua avventura europea, cercò di vincere la sua nostalgia di casa portando con sè la bella Liliane Vasconcelos Souza. Si erano conosciuti da ragazzi e, per tutti e due, la loro era stata la prima storia d'amore importante. Nel 1981, alla vigilia del trasferimento in Inghilterra, si sposarono, ma l'unione tra la bionda e affascinante Liliane e il timido Ayrton fu tumultuosa e travagliata. Il matrimonio durò solamente otto mesi, anche perchè, come scrissero i giornali brasiliani, lei aveva troppa paura delle corse per potergli rimanere accanto. "Credo che la loro unione sia finita per via delle paure di Liliane", afferma il fotografo Keith Sutton, tra i primi amici europei di Ayrton. "Lui era troppo concentrato sulla sua carriera per poter sopportare il peso di una moglie angosciata dalle corse. La presenza di Liliane era una delle attrattive principali del campionato di Formula Ford. Era la classica brasiliana tutta curve che vestiva in maniera provocante.Era bellissima e sempre allegra, ma dopo un pò di tempo Senna capì di aver sbagliato persona e il loro matrimonio fallì" . Quello che è certo è il filo indissolubile che ha sempre legato Senna alla propria famiglia e alla propria terra, un legame assoluto e inscindibile. Il grande campione aveva bisogno della propria gente e del proprio paese, ma anche il Brasile aveva bisogno di Senna, di un campione, per continuare a sperare nel domani. "La mancanza delle persone a cui sono legato e la distanza che mi separa da loro sono le due cose che più hanno caratterizzato la mia carriera. La solitudine è un fatto acquisito, una situazione con cui ho imparato a convivere. Quando si è sempre sotto pressione come lo sono io, si sente il bisogno di tornare ad essere Ayrton Senna e non essere più il campione del mondo. Per me la solitudine è diventata uno stile di vita, uno stato psicologico. E' una scelta che ho fatto, ma non un bene" Dalla madre, Ayrton imparò anche a credere in Dio, a coltivare la propria fede anche in un ambiente difficile come quello delle corse. Era molto legato a mamma Neide, tanto da assumere il suo cognome quando iniziò a correre. "C'erano molti Da Silva nel campionato kart brasiliano, mentre Senna non era un cognome molto diffuso", spiegò qualche anno fa Ayrton, ma forse dietro a quella scelta esisteva qualcosa di molto profondo, di intimo e inviolabile. A dieci anni Senna era già un abile meccanico e cercava qualsiasi stratagemma "ingegneristico" per fare andare più forte degli altri il suo kart. Il sabato, forse perchè preoccupato di cosa poteva accadere lasciando sfogare Ayrton sulle pericolose strade di San Paolo, Milton accompagnava il figlio al piccolo kartodromo di Parque Anhembi. Ayrton corse fino al compimento del tredicesimo anno, primo anno utile per iscriversi alle gare ufficiali.La prima fu a Interlagos, per molti anni sede ufficiale del Gran Premio di Formula 1 del Brasile, fino a quando la Federazione Internazionale non si spostò sul circuito di Rio de Janeiro. Ayrton trovò nel giovane connazionale Mauricio Sala un avversario tenace e di grande talento. Ma la voglia di vittoria del giovane Da Silva (suo vero cognome, mentre Senna era il cognome della madre che qualche tempo dopo decise di aggiungere al suo nome) era qualcosa che non conosceva ostacoli. Cosi, per tutta la stagione, il duello tra le due giovani promesse monopolizzò l'attenzione dei molti spettatori che ogni domenica si recavano nei kartodromi più famosi del Brasile. La supremazia di Ayrton non mancò di attirare su di lui le critiche di un ambiente appassionato ma povero, che quindi mal digeriva la presenza di un furgone-officina del Team Da Silva nei box dei circuiti. Li si poteva trovare tutto: il pezzo mancante, la chiave giusta, l'olio migliore, le gomme nuove. "Ayrton era straordinariamente bravo e determinato", ricorda Sala, "e i nostri duelli furono qualcosa di assolutamente indimenticabile. Ma il fatto che fosse cosi forte e che dipendesse di un'organizzazione efficiente e,per certi versi, addirittura professionistica, attirò su Ayrton l'antipatia di molta gente. "Io lo rispettavo, ma molti vedevano in lui il classico figlio di papà che aveva sempre il meglio." Al tempo, Ayrton aveva solo quindici anni, ma la sete di vittorie, il riuscire a primeggiare sugli altri piloti, erano diventati per lui un'esigenza fisica. Se perdeva stava male. Se vinceva era contento. Senna abbandonò i piccoli kart nel 1977, quando passò alla categoria 100cc, conquistando nello stesso anno il titolo brasiliano e sudamericano. A tutti gli addetti ai lavori sembrò normale la vittoria del debuttante Ayrton, semplicemente perchè tutti riconoscevano in lui il più forte, il migliore. Era sostenuto dai tifosi e ben visto dai giornalisti, sempre disponibile a rilasciare un'intervista e a concedere, con una punta di nascosto imbarazzo, un autografo ai suoi giovanissimi sostenitori. Forse perchè ormai considerato il migliore, forse perchè bisognoso di nuovi stimoli, Ayrton si imbarcò nel 1978 per l'Europa: una nuova tappa verso la gloria. Il suo primo obiettivo fu il campionato del mondo kart a Le Mans, un nome leggendario a cui sono legate alcune delle più belle pagine del mondo dell'automobilismo.In Francia, Ayrton non vinse, finendo addirittura sesto. Un buon piazzamento per un debuttante, una totale delusione per un vincente come lui. Alla sconfitta si aggiunse anche l'isolamento, l'assoluta mancanza di comunicazione con gli altri concorrenti, un pò per colpa dell'inglese zoppicante di Ayrton, un pò per il suo carattere chiuso. Comunque, ancora oggi, gli avversari di allora ricordano quello strano "oggetto misterioso" con grande rispetto, sottolineando come "la cosa che più colpiva di lui era la straordinaria padronanza del mezzo, la scioltezza con cui riusciva a guidare. Se fosse stato più estroverso, forse sarebbe diventato l'idolo anche di noi piloti, perchè la gente, i tifosi, già impazzivano per lui." Nel 1979 Ayrton Senna, ormai considerato dagli addetti ai lavori uno dei migliori piloti di kart del campionato, si presento a Jesolo per l'annuale manifestazione, seconda solo come importanza al Mondiale. Anche in questa occasione non mancò di ribadire la sua assoluta eccezionalità . Mentre la maggior parte degli altri piloti preferì trascorrere lunghe ore sulle assolate spiagge del lido, il brasiliano studiò nei minimi particolari la pista, curando in modo maniacale il proprio kart. Sentiva il "dovere" di essere il migliore in ogni occasione, in prova in gara. A Jesolo, Ayrton si trovò a competere con un avversario oggettivamente più esperto e impaziente di lui, l'inglese Terry Fullerton, vincitore delle ultime quattro Coppe dei Campioni kart. Andò cosi anche quell'anno, complice un incidente di Senna, schizzato sulle protezioni alla seconda curva del circuito e tradito si dalle gomme, ma ancor prima dalla sua irrefrenabile smania di essere primo. L'errore, in quella occasione, fu solo ed esclusivamente di Ayrton. Non cosi pochi mesi dopo ai campionati del mondo a Estoril in Portogallo. Durante le prove, Senna ebbe un grave incidente scontrandosi con un altro concorrente e ribaltandosi più volte. A tradirlo, stavolta, era stata la possibilità di accontentarsi: "L'incidente avvenne in semifinale, quando mi bastava arrivare secondo per aggiudicarmi la migliore posizione in griglia di partenza della finale. Il concorrente che mi precedeva grippò il motore , piantandosi improvvisamente. Non riusciì ad evitare di tamponarlo e cosi finiì la gara lontano dai primi. Ero molto arrabbiato, perchè mi sentivo che quell'incidente mi sarebbe costato il titolo, anche se ero convinto di essere il più forte." E fu cosi. Per la gioia di Fullerton. L'appuntamento con l'inglese volante venne fissato a Nivelles, in Belgio, sede del mondiale 1980. La voglia di dimostrare a tutto l'ambiente che il migliore era lui costò ad Ayrton la prima batteria, conclusa con una mesta uscita di pista. Andò meglio nelle due gare successive, dove il brasiliano raccolse un primo e un terzo posto, ma l'impegno non fu sufficiente a consacrarlo campione del mondo. Fu solo secondo, cosi come all'Estoril. Battuto, ma sempre convinto di essere il più veloce. Il mondiale in Belgio rappresentò una tappa molto importante per Senna, per la prima volta di fronte ad un bivio: continuare a correre nei kart, con un impegno finanziario alla sua portata e rischi ridotti, oppure tentare la scalata alla Formula 1, con tutti gli ostacoli e i dubbi che questa scelta avrebbe comportato. "Formula Ford 1600, poi la 2000, quindi la Formula 3 e infine la Formula 1. Quella era la mia strada, la vita che avevo scelto fin da bambino. I motori erano tutto per me, vivere senza poter provare il brivido del rischio e il sapore della competizione, non aveva senso. C'era solo un problema: chi poteva dare fiducia ad un brasiliano che parlava male l'inglese e amava poco la vita mondana?. "Ho lasciato il mio paese e la mia famiglia perchè voglio diventare un pilota di Formula 1. Sono in Europa per fare esperienza e per cominciare a far conoscere il mio nome nell'ambiente. Forse qualcuno mi darà la possibilità di realizzare il mio sogno".
  2. sundance76

    Stagione 1985 - sintesi

    Bellissima sintesi della stagione dei GP '85
  3. Wexx

    Gerard Ducarouge

    Apro un topic su questo leggendario ingegnere per un motivo molto banale: ho trovato una bellissima intervista del 2013 in cui ripercorre la sua intera carriera nelle corse e non sapevo in che topic postarla: http://classiccourses.hautetfort.com/archive/2013/03/07/gerard-ducarouge.html http://poeticsofspeed.files.wordpress.com/2014/01/ducarouge2mon85-sign.jpg?w=774
  4. sundance76

    Stagione 1989 - sintesi

    Grazie a @MagicSenna ecco il video di quasi 3 ore (!) con la sintesi ufficiale della stagione dei GP '89:
  5. Tengo a precisare che non mi interessano i nomi coinvolti, potevano anche chiamarsi Aldo, Giovanni, Giacomo e Marina. Quello che voglio analizzare sono i fatti, dandone una mera lettura fenomenologica e non dietrologica, o comunque non eccessivamente. E sicuramente senza lasciarmi coinvolgere in stupide discussioni sul valore dei singoli che, ripeto, potevano essere anche altri quattro a caso. Ho inoltre la presunzione di non essere sospettabile di “tifo” particolare a favore o contro uno dei soggetti che saranno coinvolti in questa disamina, men che meno di “complottismo” a vanvera. Oltre ad aver visto le gare in tv, le mie riflessioni si basano sui fatti accaduti e su fonti dell’epoca, AutoSprint, ma anche MotorSport e Quattroruote, e varie altre pubblicazioni specializzate di quegli anni. Mansell, Piquet, Prost, Senna, in ordine alfabetico, furono i piloti Honda che nella seconda metà degli anni ’80 portarono la Casa giapponese ai vertici della F1. Nigel e Nelson con la Williams, Ayrton e Alain con al McLaren. Partiamo dalla prima coppia. È noto che intorno al 1985 Nelson Piquet fosse considerato come il pilota di F1 più forte, e infatti quell’anno Frank Williams lo assume per rimpiazzare Rosberg nel 1986. Il suo compagno, Mansell, in quel periodo era considerato come un onesto pilota, anche veloce, capace un po’ a sorpresa di tener testa a un campione come Keke. Ma in ogni caso nella considerazione generale non c’era match: Nelson era il campionissimo, Mansell l’ex mansueto destinato a un ruolo da comprimario. E la Honda, che co-finanziava l’ingaggio dei piloti, non fece mai mistero di attendersi la maggior parte delle vittorie dall’affermato Piquet piuttosto che da Nigel. Eppure sappiamo tutti come si dipanò quel biennio: nel 1986 Nelson legò poco con la squadra inglese, forse anche a causa dell’incidente e della degenza di Frank, e Mansell rivelò sorprendentemente qualità velocistiche in parte insospettate. Forse, Piquet soffrì anche perché abituato nei sette anni di Brabham ad essere l’abituale punto di riferimento, senza compagni che potessero mettere in discussione tale ruolo. Proprio in quell’estate ’86 iniziarono i primi sospetti incrociati. Dopo Brands Hatch, Mansell è leader del Mondiale con 4 vittorie, mentre Piquet è in affanno con una sola affermazione. Mansell va a Maranello e sigla un pre-accordo con la Ferrari, subito dopo a Hockenheim Piquet torna a vincere e si ripete in Ungheria. Se a Budapest Mansell dice di non aver saputo trovare la giusta messa a punto, in Germania la differenza di prestazioni tra le due Williams viene interpretata da tutti gli addetti ai lavori come un chiaro segnale: se Nigel vuole giocarsi il titolo, deve firmare con Didcot e stracciare l’accordo con Ferrari, altrimenti il mondiale si allontanerà inesorabilmente (in direzione Piquet). Mansell firma, la lotta comunque si riequilibra, ma alla fine il titolo lo vince Prost con la McLaren-Tag-Porsche beffando i due Williams-Honda. Nel 1987, dopo alcuni exploit iniziali del solito Prost e di Senna con la Lotus ora dotata dell’Honda, in casa Williams si fanno un po’ meglio i conti e il titolo dopo metà estate diventa un affare tra Piquet e Mansell, nonostante la strenua ma velleitaria resistenza di Ayrton. Ora, sappiamo bene le sterili e per me ormai nauseanti serie di luoghi comuni, secondo cui Mansell veniva dipinto come uno sciupone e Nelson come un tattico sopraffino dalla guida pulita e veloce. Tuttavia in varie occasioni ho cercato di dimostrare che, almeno nel biennio 86-87, tale diceria non ha un gran fondamento nei fatti. A Brands Hatch ’86, Nelson sbaglia una cambiata, e perde il duello serrato con Mansell. Ad Adelaide, il brasiliano guida consumando le gomme, con bloccaggi in frenata e va in testacoda compromettendo in gran parte le chances mondiali. Nell’87 la vulgata vuole che ognuno dei tanti errori di guida di Nelson sia da giustificare con Imola: fatto sta che Piquet sbaglia ancora molto, testacoda al Castellet pressato da Mansell, perde nuovamente il duello diretto a Silverstone, in Spagna sbaglia al pit stop poi va in testacoda, e poi nel finale va lungo fuoripista, in Messico si tocca con Prost e viene salvato dall’intervento dubbio dei commissari che lo rimettono in pista. E nel 1987 il mondiale si dipana secondo un copione sorprendentemente riassumibile in questo modo: Mansell oscilla tra le tante vittorie (ben 6 alla fine) e ritiri per guasti meccanici spesso mentre è primo (scarichi a Monaco, alternatore in Germania, bullone in Ungheria, impianto elettrico in Portogallo), mentre Nelson Piquet oscilla tra i tanti secondi posti (ben 7 alla fine) e qualche vittoria, ma sempre e solo approfittando dei guai altrui (Germania, Ungheria e Italia). In ogni caso, che fosse Mansell, che fosse Piquet, che fosse Senna, la Honda a due terzi di campionato era già certa che un suo pilota avrebbe vinto il Campionato conduttori (quello a squadre era già Williams). A Monza ‘87, nelle prove Piquet dice di temere sabotaggi (eppure gli accidenti allucinanti, come il bullone che si sfila o la cinghia dell’alternatore erano capitati solo a Nigel), ma paradossalmente Mansell per tutto il weekend soffre con un motore tragico, insolitamente poco potente e sbilanciato nei consumi, al punto che se ne accorgono in tanti già dal suono anomalo sui rettilinei, per non parlare delle velocità massime davvero scarse. E mentre Nigel sputa i polmoni per arrivare terzo, Nelson va a vincere dopo l’erroraccio di Senna in parabolica. Una vittoria che, dopo le altre due cadutegli in testa in Germania e Ungheria con altrettanti zeri del compagno (che era ben davanti a lui), sembra ormai blindare il mondiale di Piquet soprattutto dopo quello che accade nel successivo Portogallo, quando il motore pianta di nuovo in asso Mansell, mentre ai box, sostituendo la scheda, il propulsore va di nuovo in moto. 24 punti di vantaggio per il brasiliano sembrano ormai il preludio alla vittoria matematica ben prima delle ultime corse. Senonché, a Jerez, dopo l’ennesima bizza al motore in prova, Mansell pianta una grana, i motoristi Honda cambiano qualcosa nell’elettronica, e Nigel va a vincere per la quinta volta nella stagione. L’inglese poi rivince alla grande anche in Messico, e mantiene vive le pur flebili speranze di titolo. Flebili perché ormai siamo a Suzuka, casa della Honda, e con una Ferrari già competitiva in penisola iberica e in Messico, a Piquet basta davvero poco per festeggiare. L’incidente di Mansell chiuderà imprevedibilmente la partita ancora prima della gara. Ma già a Jerez le critiche sui motori tragici assegnati a Mansell tra Monza, Portogallo e qualifiche di Spagna vengono allo scoperto. La Honda già ad agosto ha fatto sapere di voler abbandonare la Williams, e nell’88 fornirà solo le McLaren di Prost e Senna (del resto già pilota-Honda alla Lotus) e la Lotus dove Piquet andrà al posto di Ayrton. Le voci su un danneggiamento voluto dalla Honda contro Mansell non vengono smentite dalla Williams che anzi tramite Frank Dernie le accredita: “Senza dubbio, lavorando sui chip si può modificare ogni funzione di un motore come il nostro Honda. E questo senza che noi ingegneri convenzionali possiamo farci qualcosa. Non è un mistero che, da Monza in poi, i nostri motori siano stati molto meno efficienti di quanto lo fossero prima, quando le differenze di velocità massima tra noi e la Lotus erano sempre abbondantemente a nostro favore. Personalmente non so se i giapponesi abbiano lavorato contro Mansell e pro-Piquet, ma devo ammettere che se volessero potrebbero farlo senza problemi. È un discorso tutto nelle loro mani…”. Ecco, il problema non è trovare scuse per le sconfitte o delegittimazioni per le vittorie, ma di certo una serie di fatti, di prestazioni, di guasti non sono smentibili. Veniamo al 1988. Mentre in Williams al posto di Rosberg arrivò Piquet, in quanto la Honda esigeva comunque un campione di vaglia in squadra, dove c’era già Mansell, nell’88 la Honda arriva in McLaren insieme a Senna, che aveva guidato i propulsori giapponesi nell’87 alla Lotus. Nella McLaren c’è già un pluri-iridato come Prost. La storia la conosciamo: Senna è quasi sempre più veloce in qualifica, mentre in gara nella prima metà stagione il divario si riduce fino ad annullarsi (ora verrà il solito a dire che a Monaco Senna diede un secondo e mezzo a Prost in prova – vero – e che in gara gli stava dando un minuto – falso, o meglio solo in parte vero perché quel distacco era maturato grazie al tappo di Berger), al punto che al giro di boa di metà stagione Prost è in testa al Mondiale, pure grazie a vittorie come Messico e Francia dove anche dal punto di vista di velocità pura si dimostra più che alla pari con Ayrton in gara. Poi d’estate Senna infila ben quattro vittorie consecutive e diventa leader, al punto da ipotizzare, in un campionato in cui contano solo le vittorie, un’affermazione matematica ben prima della fine della stagione. Eppure, il Senna ultra-efficace e velocissimo visto per tutto l’anno, va in crisi nella penisola iberica, quasi come Mansell nel 1987. In Portogallo, dopo il quasi-scontro al secondo giro, Prost vince nettamente, mentre un’avaria al computer di bordo relega Senna al sesto posto. In Spagna, Prost rivince altrettanto nettamente, mentre Senna è solo quarto nuovamente alle prese con misteriosi consumi esagerati segnalati dal computer come in Portogallo. Nessuno in squadra riesce a spiegarsi tale differenza di consumi tra i due piloti, che per tutto l’anno avevano avuto valori molto simili. E se l’anno prima gli interrogativi sui chips Honda tra Mansell e Piquet erano rimasti senza risposta, l’andamento del finale ’88 se possibile ne aggiunge altri. Se a Estoril e Jerez, Senna era apparso impacciato, lento, inspiegabilmente inefficace, a Suzuka è Prost a fare la figura del pivello, e ad avere problemi strani alla valvola limitatrice, con valori che impediscono la potenza massima già in prova, e continui guai al selettore nei cambi tra la seconda e terza marcia, al punto che Senna, precipitato in 14ma posizione, rimonta mezzo giro, lo supera e lo stacca al traguardo. Su AS, Cavicchi, notoriamente di simpatie prevalentemente “senniste”, pur riconoscendo tutti i meriti del brasiliano campione con otto vittorie, che aveva mancato solo per due errori altre due vittorie a Monaco e Monza, scrive: “Ma Senna ha anche vinto dove la Honda voleva e proprio come la Honda aveva deciso un anno fa allorché assicurò al brasiliano la sua dote di motori. Visto con il senno di poi quanto è accaduto in F1 negli ultimi anni suggerisce molti dubbi che gettano un’ambigua ombra su questa serie di gare che sono poi il top dell’attività sportiva motoristica. Ricordate le vicende di Mansell con Piquet? Piquet era il pilota pagato dalla Honda, Mansell era quello della Williams. Il titolo, guarda caso, non è mai finito nelle mani del pilota britannico che pur per due anni aveva stupito con il suo andare così arrembante. E quest’anno il pilota della Honda era Senna, non certo Prost che era il pilota della McLaren. Piquet è stato uno dei più grandi campioni che il nostro sport ci ha offerto, Senna si propone da tempo come il talento emergente più forte, come il nuovo grandissimo, uno che potrà a sua volta segnare la storia con le sue imprese, quindi non c’è nulla di strano che a vincere siano stati negli ultimi due anni questi due brasiliani. Non sono quindi loro, la loro assoluta bravura, a far discutere. È quello che si è visto e soprattutto si è intuito a far pensare e anche a far paura. L’anno scorso si parlò a lungo dei chip, microprocessori capaci di trasformare un motore da lumaca in jet, si diceva che in qualche caso (o in molti casi) fossero gli uomini ai box a decidere l’esito delle corse [..]Si accennava a questi chips e ci si riferiva ai motori Honda. Prima del dominio giapponese, del trionfo dell’elettronica ai box, mai se ne era chiacchierato. Quest’anno i sospetti sulle manovre oscure di Goto e compagnia si sono moltiplicati [….]. Ci piace pensare che Senna e Piquet hanno vinto perchè sono stati i più bravi (ed è certamente vero) e non perché a decidere così sono stati alle loro spalle oscuri manipolatori”. La vittoria di Senna non placa gli animi, ma anzi nella settimana successiva Prost in due interviste sfoga esplicitamente i suoi sospetti sui presunti favoritismi Honda per Senna, affermando che persino due alti esponenti della Casa giapponese prima di Suzuka avevano già annunciato che Ayrton sarebbe stato campione del mondo. Prost si dice amareggiato perché quando la differenza tra lui e il compagno si manifestava in maniera netta a favore del brasiliano, nessuno lanciava sospetti, mentre quando la differenza netta era a suo favore i sospetti affioravano (e sul punto, come si è visto, le cose possono leggersi in maniere opposte). In particolare, Prost recrimina il motore balordo a Monza sin dalle prove, e che nonostante la sua miglior partenza, aveva consentito a Senna di risorpassarlo in accelerazione dopo duecento metri (il motore di Prost poi si ruppe, unica rottura meccanica Honda in gara della stagione), mentre a Suzuka, nonostante la furiosa rimonta di Senna da centro classifica, risultò che il brasiliano aveva consumato cinque litri meno di Prost, eppure Senna doveva averci dato dentro per rimontare dal centro-gruppo e staccare Prost. I giornalisti allora hanno ipotizzato che, visto il miglioramento di Prost a partire da Monza dopo che il francese si era “ribellato” coi giapponesi , forse era stata l’eccessiva rassegnazione di Alain ad aver progressivamente spinto la Honda a non equilibrare la situazione. Insomma, la storia dei chips “manovrati” dalla Honda e della volontà dei giapponesi di festeggiare “a casa” i propri campioni brasiliani, per qualche anno fu ben più di un mugugno. Mi rendo conto che moltissimi potrebbero equivocare queste elucubrazioni, magari intendendole come attacchi a questo o quel pilota. Nient’affatto, si tratta solo di uno spunto per riflettere, a distanza di oltre trent’anni, su una ipotesi che non era del tutto campata in aria.
  6. Wexx

    Jo Ramirez

    Ho trovato questa bellissima intervista in 4 parti a Jo Ramirez, non so se l'avete già vista ma la prendo come pretesto per aprire un topic che definirei doveroso visto che parliamo di un uomo che ha attraversato la storia del motorsport accanto ai più grandi. http://www.youtube.com/watch?v=2pCBnYTJrgI http://www.youtube.com/watch?v=x7q152Ik5ZQ http://www.youtube.com/watch?v=GjypYLrvUEk http://www.youtube.com/watch?v=3RovBefqVc8 La sto ancora guardando ma è piena di perle, in primis la bellissima descrizione del rapporto Stewart-Cevert. E poi l'intuito di Fittipaldi a proposito del giovane Senna, ancora ai tempi della Copersucar...
  7. 28 years ago http://en.wikipedia.org/wiki/1984_Formula_One_season Difficile capire da dove iniziare, per me erano tutti BOLIDI dal CUORE meccanico ... qualcosa che già da piccolo ti faceva venir la pelle d'oca! Questa forse è la prima stagione che guardavo in TV con mio padre... Tutte le foto su album di https://www.facebook.com/Formula1life Inizio da quello che capita (da un MiTo vivente!): BRANDS HATCH - JULY 22: Toleman driver Ayrton Senna of Brazil in action during the F1 British Grand Prix held on July 22, 1984 at the Brands Hatch circuit in Fawkham, England. (Photo by Mike Powell/Getty Images) 2004 Getty Images MONTE CARLO - JUNE 3: Toleman driver Ayrton Senna of Brazil in action during the F1 Monaco Grand Prix held on June 3, 1984 at the Brands Hatch circuit in Monte Carlo, Monaco. (Photo by Mike Powell/Getty Images) 2004 Getty Images 1984 - GP BRASILE - AYRTON SENNA - Toleman TG184 Prima Gara in F1
  8. Si comincia dal penultimo gp...Suzuka,passaggio chiave. Senna e Prost durante le prove.
  9. Per info sulla mostra in corso all'autodromo di Monza: http://scuderials.com/2016/02/29/se-devi-farlo-fallo-bene/
  10. Francesco67

    LOTUS 97T MFH

    Ciao a tutti dopo circa 5 mesi di lavoro il modello non è ancora finito ma è ad un buon punto così ho pensato di condividere con voi qualche foto . Buona Domenica a tutti!!
  11. Francesco67

    Guanti A.Senna

    So che potrebbe esserci scetticismo e per questo ero titubante se postarli o meno ma, alla fine ,ho deciso di condividere ugualmente con voi questi guanti usati durante il GP di Inghilterra del 1992 da Senna. Provengono dalla più grande collezione Europea su Ayrton . Certificati di provenienza,documentazione ecc,ecc.mi sono stati forniti. Chi me li ha dati era molto amico di Senna e di Ron Dennis e molti altri personaggi della F1 dell'epoca.
  12. Francesco67

    Aiuto Gioco Senna

    Ciao a tutti, sapete dirmi se esiste un gioco per la XBOX360 di Senna,tipo Gran Turismo 6? sarò rimbambito ma non riesco a trovare nulla sul WEB
  13. Ciao a tutti,questa mattina finalmente è arrivato questo Kit. Quando l'ho aperto ero super eccitato ma poi,man mano che esaminavo i pezzi ho iniziato a preoccuparmi Confido nei vostri consigli nonappena inizierò a metterci mani.Devo ancora comprare il primer e dei colori.Come stucco cosa mi consigliate?
  14. Questo kit e' in uscita questo mese e si può già preordinare.Deve essere fantastico. http://www.modelfactoryhiro.com/new/en/archives/14225#more-14225
  15. Pubblico la lettera inviata al Dott.Costa quale idea progettuale per il museo dedicato a Senna: Museo CHECCO COSTA Spazio Ayrton Senna Ho completato attentamente la lettura dei tuoi “pensieri†per cercare di comprendere a fondo lo spirito di ciò che vuoi creare. Gioia, stupore, ricordo indelebile, voglia di ritornare. Quindi il pensiero si è rivolto ad immaginare cosa “ vorrei vivere†nella Sezione Ayrton. Volontariamente non ho voluto prendere in mano la matita in quanto penso che in questa fase sia da condividere una filosofia in cui le linee si rivelano riduttive del pensiero. Più è forte l'emozione dell'idea progettuale, più è puro il concetto e più difficile sarà il lasciarsi fuorviare dai limiti/difficoltà del costruire. àˆ come avere in mano la bussola. Se so dove voglio andare non potrò perdermi… Col disegno si traduce sulla carta un concetto, una emozione, un sentimento. Qui sta il difficile del progettista è vero, ma senza questi, l’opera non acquista un anima. Il progetto è emozione Progettare senza coinvolgimento è un mero esercizio grafico/compositivo: può essere corretto, formalmente ineccepibile ma senza personalità La prima e fondamentale tappa è l’ingresso all’area e soprattutto il significato del gesto di entrare; già perché nulla deve essere banale, casuale. L'idea progettuale parte dall'idea identificata al punto 4 dei tuoi “pensieriâ€: la ricostruzione fedele della curva del tamburello. Bene, nel punto del muretto in cui è avvenuto il drammatico impatto anzi, semplicemente l’impatto (e in seguito capirai perché per me non vi è nulla di drammatico), all’interno della curva apriamo un varco. Curva fedelmente riprodotta attraverso la documentazione fotografica esistente. A terra o sulla porta una scritta : Là dove un grande uomo è diventato mito. Nella curva ciò che tu hai previsto: balla con su scritto Doctor, manichino meccanico segnalatore…ecc.. Aprendo la porta ci troviamo lui che sorride: in un ambiente buio viene proiettata una sua immagine sorridente su uno schermo Fog Screen ( schermo di fumo): Nell'aria un intenso profumo di fiori d'arancio. Già … il fiore di maggio…ma non solo… [ La scenografia olfattiva può conferire un valore che la renderà memorabile, una valenza emozionale che rimarrà impressa per sempre nella memoria di chi vi assiste. In effetti, gli odori restano impressi nel cervello umano molto a lungo, sotto forma di emozioni legate alla situazione in cui sono stati sentiti. Quindi il loro effetto è più forte e incisivo di qualsiasi altro stimolo sensoriale e permette di ritagliarsi uno spazio non effimero nella memoria delle persone. La Profumoterapia: Fiori di arancio: L’aroma di questi fiori di albero è celestiale e infonde un senso di pace e di spazio come un cielo azzurro. Il profumo dei fiori d’arancio simboleggia la purezza della vita spirituale e della pace del cuore. Il suo soave profumo è distensivo e calmante, ci permette di superare le ansie ed il panico. Questa fragranza così perfetta ci aiuta a riprendere contatto con le realtà angeliche e ci fa assaporare la pace interiore. ] …Che facciamo ora ……….? La porta si chiude dietro di noi; davanti la nebbia su cui appare il volto del mito: andare avanti per noi poveri, limitati terrestri, ci pare dover superare uno …stargate Ed allora …Attraversiamo magicamente questa nebbia, senza paura, ma con rispetto " entrando in lui" nel “suo universo†. Di qui incomincia il percorso: Ayrton da bambino su una macchinina a pedali, poi il kart, la varie formule fino alla alla F1 con la macchina che sarà donata da mammamia. Tutto in nicchie , scrigni che contengono istantanee di " periodi di vita e di carriera" che si snocciolano lungo un corridoio. In fondo la sua scultura di Senna, che, come dici, potrai avere. A fine percorso un accesso immette nella saletta da 30/40 posti, dotata di un impianto audio importante e uno schermo, dove la sua voce, calma, calda, ti avvolge, ti penetra il cuore nel volgere dei suoi racconti. Questa saletta presenta un momento di riflessione: seduti in contemplazione, emotivamente coinvolti, percorsi da un intimo pensiero. Sulle pareti frasi importanti che testimonino il “grande uomoâ€, come la scritta all'ingresso ci ricordava. Personalmente mi piacerebbe vi fossero riferimenti alla Sua Fondazione, proprio a testimonianza della grandezza di ciò che è stato ma questo è un aspetto molto delicato che va condiviso con mammamia/Vivianne. Se tu ritenessi sufficienti i posti, questa saletta con tanto di schermo e sonoro, potrebbe essere usata come saletta conferenze intitolata ad Ayrton Senna. Un modo per avere due ambienti in uno, entrambi con la stessa forte personalità dove la sezione permanente sia già attrezzata per la doppia veste, senza bisogno di modificare il layout. Ovviamente i posti si possono aumentare, ma non vorrei sottrarre troppo spazio al resto del Museo, abusando della Tua disponibilità . Dopo questo “attimo†di raccoglimento, usciamo dalla sala: inebriati da tante emozioni, nelle narici fino al cervello il profumo di fiori d’arancio: come un fazzoletto profumato lasciatoci dal grande amore della nostra vita: …indimenticabile. Questa è il percorso immaginario che questa notte ho vissuto visitando la sezione Ayrton Senna all’interno del Tuo museo e che con Te volevo condividere questa mattina Mi permetto ancora alcune riflessioni ai tuoi “pensieriâ€, solo laddove tu ti sei posto delle domande: un mio personalissimo contributo. “Seconda scalaâ€: il visitatore che sale le scale è accompagnato da: 1silenzio 2 rombo di moto e di auto 3 colonna sonora 4 voci di speaker Personalmente mi piacerebbe essere attratto da una voce che descrive un progetto, rilascia una intervista, racconta un aneddoto: non una voce qualsiasi ma quella di Checco Costa. Questa voce non ci conduce nel salone del Museo, ma nel suo ufficio: una scrivania, con Lui (la sua statua iperrealistica) che ci riceve singolarmente, e ci dà personalmente il benvenuto, stringendoci metaforicamente la mano: alle sue spalle progetti, sulla sua scrivania bozze, oggetti a lui appartenuti. In un lato della stanza una porta che Lui ci invita a superare: ci invita ad entrare nella sua creatura, “Il sogno dell'autodromo di Imola†, con i suoi miti , le sue storie che noi neppure immaginiamo cosa siano!...ma avremo modo di scoprirlo attraverso quella porta che lui ci indica. All’ingresso tra le varie frasi opzionabili, personalmente non farei riferimento a quelle che contengono la parola morte. La morte è legata a qualcosa di terreno. Il distacco da cosa conosciamo. Il certo per l'incerto. Per questi personaggi, abituati a vivere con forte emozioni, sempre in overdose di adrenalina, con il concetto che “è meglio morire che annoiarsi†penso invece che sia un modo di valicare il limite… Loro hanno la fortuna di essere splendide farfalle in volo. Noi siamo crisalidi che non avranno la fortuna o più semplicemente la capacità di trasformarsi. La morte in realtà è la trasformazione, il raggiungimento dello stadio supremo di quella radiosa bellezza dell'essere che tanto stupore genera. Proprio per tale motivo, tra le 2 frasi rimanenti, quella che mi colpisce di più: “Nell’entusiasmo della sfida arde il fuoco sacro dell’esistenza eterna†Da qui si é partiti. E Voi avete ora un'idea di cosa stiamo preparando.
  16. Jenson86

    Mclaren/Honda dal 2015

    Pare sia quasi ufficiale,dal 2015 la Mclaren avrà¡ il turbo Honda!ovvio che i ricordi e la nostalgia di un binomio favoloso tornano ad esserci!
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