Vai al contenuto

Cerca nella Comunità

Showing results for tags 'Williams'.

  • Search By Tags

    Tipi di tag separati da virgole.
  • Search By Author

Tipo di contenuto


Forum

  • P300.it FORUM
  • Motorsport
    • Formula 1
    • Formula 2
    • Formula 3
    • Indycar Series
    • Formula E
    • WEC
    • WRC | Altri Rally
    • NASCAR
    • Endurance | GT
    • MotoGP, Moto2, Moto3
    • Superbike
    • Altro Motorsport
  • Passione Motorsport
    • Discussioni generali
    • Piloti
    • Circuiti
    • Altre Discussioni

Find results in...

Find results that contain...


Data creata

  • Inizio

    End


Ultimo aggiornamento

  • Inizio

    End


Filter by number of...

Registrato

  • Inizio

    End


Gruppo


Luogo


Segue la F1 dal


Pilota


Pilota passato


Team


Circuito


Best Race

  1. 61066

    Keke Rosberg

    Aprile 1975
  2. Kitt

    David Coulthard

    Stranamente mancava il thread su David Coulthard, ex pilota Williams, McLaren e Red Bull, vincitore di 13 GP ed autore di 12 pole position e 18 giri veloci...vice campione del mondo nel 2001 e terzo classificato nel 1995, nel 1997, nel 1998 e nel 2000 È stato anche il primo pilota in assoluto del team Red Bull Ultimamente ho letto questa sua intervista su un ipotetico passaggio in Ferrari ”Incontrai Jean Todt a Parigi, nel suo appartamento, per parlare della possibilità di guidare per la Ferrari. Il contratto che mi fu offerto era fondamentalmente un contratto da numero due: a dispetto di qualsiasi conclusione si possa trarre ora sulla mia carriera, all’epoca ritenevo di non dover firmare nulla che non garantisse pari opportunità. Quindi, in sostanza, se io fossi stato quarto e Michael quinto, avrei dovuto spostarmi, e farmi completamente da parte se io fossi stato in testa. Non potevo accettare di firmare per questo. Tutto il merito va a Ron Dennis e McLaren. Il contratto che mi hanno offerto è sempre stato all’insegna delle pari opportunità tra me e il mio compagno”. - David Coulthard Fonte: Formula For Successo
  3. v6dino

    Williams FW15C

    DATI GENERALI Scuderia: Canon Williams Team Anno di produzione: 1993 Motore: Renault RS5 V10 3493cc. Telaio: Monoscocca in fibra di carbonio e kevlar Carburante e lubrificanti: Elf Pneumatici: Goodyear Luogo di Produzione: Grove (GBR) Progettista: Patrick Head, Adrian Newey, Eghbal Hamidy Impiegata nel: 1993 Piloti: Damon Hill, Alain Prost STATISTICHE GP Disputati: 16 Vittorie: 10 Podi: 12 Pole Position: 15 Giri Più Veloci: 10 Miglior risultato: A. Prost Campione del Mondo Piloti Williams Campione del Mondo Costruttori
  4. v6dino

    Williams FW07

    DATI GENERALI Scuderia: Albilad-Saudia Racing Team Anno di produzione: 1979 Motore: Ford Cosworth DFV V8 2993cc. Telaio: Monoscocca in alluminio Carburante e lubrificanti: Lucas Pneumatici: Goodyear Luogo di Produzione: Grove (GBR) Progettista: Patrick Head, Neil Oatley Impiegata nel: 1979 Piloti: Alan Jones, Clay Regazzoni STATISTICHE GP Disputati: 12 Vittorie: 6 Podi: 4 Pole Position: 4 Giri Più Veloci: 4 Miglior risultato: 2° posto Campionato Costruttori
  5. v6dino

    Williams FW17

    DATI GENERALI Scuderia: Rothmans Williams Renault Anno di produzione: 1995 Motore: Renault RS7 V10 3000cc. Telaio: Monoscocca in fibra di carbonio e kevlar Carburante e lubrificanti: Elf Pneumatici: Goodyear Luogo di Produzione: Grove (GBR) Progettista: Patrick Head, Adrian Newey, Eghbal Hamidy Impiegata nel: 1995 Piloti: Damon Hill, David Coulthard STATISTICHE GP Disputati: 12 Vittorie: 3 Podi: 8 Pole Position: 8 Giri Più Veloci: 4 Miglior risultato: 2° posto nel Campionato Costruttori 1995
  6. v6dino

    Williams FW16B

    DATI GENERALI Scuderia: Rothmans Williams Renault Anno di produzione: 1994 Motore: Renault RS6 V10 3493cc. Telaio: Monoscocca in fibra di carbonio e kevlar Carburante e lubrificanti: Elf Pneumatici: Goodyear Luogo di Produzione: Grove (GBR) Progettista: Patrick Head, Adrian Newey, Eghbal Hamidy Impiegata nel: 1994 Piloti: Damon Hill, David Coulthard, Nigel Mansell STATISTICHE GP Disputati: 8 Vittorie: 5 Podi: 3 Pole Position: 1 Giri Più Veloci: 5 Miglior risultato: 1° posto Campionato Costruttori 1994
  7. v6dino

    Williams FW07C

    DATI GENERALI Scuderia: Albilad-Williams Racing Team / TAG Williams Team Anno di produzione: 1981 Motore: Ford Cosworth DFV V8 2993cc. Telaio: Monoscocca in alluminio Carburante e lubrificanti: Mobil Pneumatici: Michelin, Goodyear Luogo di Produzione: Grove (GBR) Progettista: Patrick Head, Neil Oatley, Frank Dernie Impiegata nel: 1981-1982 Piloti: Alan Jones, Carlos Reutemann, Keke Rosberg, Mario Andretti STATISTICHE GP Disputati: 18 Vittorie: 4 Podi: 11 Pole Position: 2 Giri Più Veloci: 7 Miglior risultato: Williams Campione del Mondo Costruttori 1981
  8. R18

    George Russell

    Ho visto che ancora mancava il topic su Russell. Eccoci. Una stagione di debutto molto interessante e che a livello di atteggiamento gli tornerà utile in futuro. Certo, la Williams è una macchinaccia e il confronto con Kubica si è rivelato anche più comodo del previsto, ma sicuramente in quest'anno senza pressioni ha avuto modo di imparare a stare in squadra e di adattarsi bene a questa Formula 1. Probabilmente anche l'anno prossimo sarà così ma è tutta esperienza. Con Ocon prossimo al prestito biennale in Renault, il futuro di Mercedes è lui, che il team ufficiale resti in Formula 1 o meno. E George è un pilota che quando avrà a disposizione una macchina decente avrà modo di farsi notare alla grandissima.
  9. v6dino

    Williams FW12C

    DATI GENERALI Scuderia: Canon Williams Team Anno di produzione: 1989 Motore: Renault RS1 V10 3493cc. Telaio: Monoscocca in fibra di carbonio e kevlar Carburante e lubrificanti: Elf Pneumatici: Goodyear Luogo di Produzione: Grove (GBR) Progettista: Patrick Head, Franck Dernie, Enrique Scalabroni Impiegata nel: 1989 Piloti: Thierry Boutsen, Riccardo Patrese STATISTICHE GP Disputati: 13 Vittorie: 1 Podi: 6 Pole Position: 1 Giri Più Veloci: 1 Miglior risultato: 2° posto Campionato Costruttori
  10. v6dino

    Williams FW07B

    DATI GENERALI Scuderia: Albilad-Williams Racing Team Anno di produzione: 1980 Motore: Ford Cosworth DFV V8 2993cc. Telaio: Monoscocca in alluminio Carburante e lubrificanti: Lucas Pneumatici: Goodyear Luogo di Produzione: Grove (GBR) Progettista: Patrick Head, Neil Oatley Impiegata nel: 1980 Piloti: Alan Jones, Carlos Reutemann STATISTICHE GP Disputati: 14 Vittorie: 5 Podi: 12 Pole Position: 2 Giri Più Veloci: 6 Miglior risultato: Alan Jones Campione del Mondo Piloti Williams Campione del Mondo Costruttori
  11. leopnd

    Lella Lombardi

    Maria Grazia "Lella" Lombardi è stata una pilota automobilistica italiana. Era nata a Frugarolo (Alessandria) il 26 marzo 1941. Fu la seconda donna a guidare una monoposto di Formula 1, l'unica a giungere in zona punti nonché quella che disputò più Gran Premi (12 contro i 4 di Maria Teresa de Filippis, che l'aveva preceduta negli anni cinquanta). Quarta figlia di un macellaio e produttore di salumi, nacque in un piccolo centro piemontese di duemila abitanti. Di carattere grintoso e tenace, fin da bambina fu attratta dalla velocità . A nove anni prese in mano un volante per la prima volta, mentre a tredici guidava già un'auto. A diciotto anni, nel 1959, si guadagnava da vivere con lo stesso mestiere paterno, guidando un furgone lungo la Riviera Ligure nel trasporto della carne. Debuttò sui kart, mentre nel 1965 gareggiò per la prima volta nella serie della Formula Monza su un'auto da corsa acquistata a rate. Ebbe una lunga gavetta nelle formule minori: nel 1968 passò alla Formula 3 classificandosi al secondo posto. Nel 1970 vinse il titolo di campione italiano della Formula 850 aggiudicandosi, su una Biraghi quattro delle dieci gare previste; nella categoria vincerà anche due gare l'anno successivo. Nel 1971 nuovo titolo: quello inglese della Formula Ford Mexico. Nel 1974, al volante di una Lola T 330 Chevrolet si classificò, grazie ad una grande regolarità di risultati nei 18 appuntamenti previsti dal calendario, al quinto posto della classifica finale nel Rothmans F5000 Championship. In Formula 5000 tornerà a correre nel 1976, incrociando la sua strada con quella di un'altra donna destinata, senza successo, a provare l'avventura in Formula 1: l'inglese Divina Galica. Lella Lombardi ha esordito in Formula 1 il 20 luglio 1974 in occasione del Gran Premio di Gran Bretagna. Sul circuito di Brands Hatch, al volante di una Brabham BT42 motorizzata Ford Cosworth DFV del team Allied Polymer Group (numero di gara: 208!) realizzò in prova il 29º tempo, non sufficiente per classificarsi al via della corsa. Sul circuito di Brands Hatch aveva in precedenza colto un quarto posto in Formula 5000. L'anno successivo, il 1975, il pilota italiano prende parte a dodici delle quattordici gare previste dal mondiale al volante di una March Ford Cosworth; il debutto stagionale avviene il 26 marzo in occasione del terzo gran premio della stagione in Sudafrica. Sul circuito di Kyalami, la Lombardi, al volante di una March 741 iscritta dalla March Engineering, riesce a qualificarsi con il 26º tempo (1' 19†68), staccata di 3†26 dal poleman José Carlos Pace: Lella è la prima donna a qualificarsi per un gran premio dai tempi di Maria Teresa de Filippis (1958). In gara è costretta al ritiro al 23º giro per problemi al sistema di distribuzione della benzina. La gara successiva, il gran premio di Spagna sul Circuito del Montjuich, consegna il nome di Lella Lombardi alla storia della Formula 1. Il week-end inizia male. I piloti boicottano le prove del venerdì per protesta nei confronti del pessimo stato delle barriere di sicurezza (sarà l'ultimo anno in cui si corre sul circuito di Barcellona): lavori frettolosi e le minacce legali degli organizzatori riescono però a salvare le prove ufficiali del sabato. Al volante sempre di una March 751, iscritta questa volta come Lavazza March, Lella riesce a qualificarsi con il 24º tempo, a circa 7†dalla pole position di Niki Lauda. Emerson Fittipaldi, pilota McLaren, decide di rinunciare alla gara: il fratello Wilson e Arturo Merzario, rispettivamente al volante di una Fittipaldi e di una Williams, decidono di fermarsi dopo un solo giro di gara per protesta. Al 25º giro il dramma: la Hill di Rolf Stommelen perde l'alettone e vola letteralmente in mezzo alla folla; 5 morti e numerosi feriti il tragico bilancio. La direzione di gara decide di sospendere la corsa: per la prima volta nella storia della Formula 1, ai piloti ed alle scuderie è assegnato punteggio dimezzato non essendo stata percorsa la distanza minima prevista. Al momento della sospensione della corsa, Lella Lombardi è sesta a due giri dal leader Jochen Mass: diventa quindi la prima e fino ad oggi unica donna a conquistare punti nella storia del Mondiale. Dopo aver mancato la qualificazione in occasione del gran premio di Monaco, Lella Lombardi riesce a qualificarsi per i successivi nove gran premi con risultati non brillanti; in occasione dell'ultimo gran premio della stagione, quello degli Stati Uniti sul circuito di Watkins Glen, la Lombardi riesce a classificarsi al volante di una Williams-Ford Cosworth della Frank Williams Racing Cars ma non prende poi il via della gara a causa di problemi meccanici durante il warm-up. Il primo gran premio del 1976, in Brasile, vede la Lombardi tornare al volante di una March (modello 761) della Lavazza March: 22° in griglia, riesce a giungere al traguardo in 14ª posizione, staccata di quattro giri dal vincitore Niki Lauda. Nel corso della stagione, Lella partecipa ad altri tre gran premi al volante di una Brabham BT44B motorizzata Ford Cosworth della RAM Racing: fallita la qualificazione in Gran Bretagna e Germania, conclude la sua esperienza in Formula 1 classificandosi 12º nel gran premio di Austria. In totale Lella Lombardi ha partecipato a 17 gran premi, riuscendo a prendere il via 12 volte (1 piazzamento in zona punti; 6 piazzamenti; 5 ritiri) e percorrendo 363 giri. Dopo di lei altre tre esponenti femminili tenteranno l'avventura in Formula 1 senza però passare la fase di qualificazione: l'ultima fu ancora un'italiana, Giovanna Amati, nel 1992, sulla Brabham. Abbiamo detto del debutto della Lombardi in Formula 1. In realtà il pilota italiano aveva già corso in Formula 1 in due gare non valide per il mondiale nel marzo ed aprile del 1974: la "Corsa dei Campioni", sul circuito di Brands Hatch, e la BRDC International Trophy, sul circuito di Silverstone. Al volante di una Lola T 330 Chevrolet, la Lombardi termina entrambe le corse: mentre nella prima non viene però classificata, nella seconda risulta 13°. Anche nel 1975 la Lombardi partecipa alle due gare: nella prima è costretta al ritiro dopo 25 giri per problemi alla sua March 751 Ford, mentre nella seconda è 12°. Molto intensa l'attività di Lella Lombardi nella categoria World Sportscar Championship, dove ha corso tra il 1975 ed il 1981 ottenendo discreti risultati. L'esordio nella categoria avviene in occasione della 1000 km di Brands Hatch, nona gara della stagione 1974, al volante di una Lola T 284 Ford Gr. S.3. La vettura, il cui volante era condiviso dalla Lombardi con Pino Pica, è costretta al ritiro al sessantaduesimo giro. Nella stagione successiva, 1975, la Lombardi partecipa a cinque delle nove prove previste dal calendario, correndo sempre in coppia con la francese Marie-Claude Beaumont al volante di una Alpine-Renault A441 nel Gruppo S.2 e cogliendo le prime soddisfazioni, anche se parziali. Dopo aver saltato la prima gara di stagione, la 24 ore di Daytona, l'equipaggio Lombardi/Beaumont si classifica 5a assoluta e 2a nel gruppo S.2 nella seconda gara stagionale: la "1000 km del Mugello". Due settimane più tardi, la coppia italo francese è 13a al traguardo, 3a per il gruppo S.2, nella "800 km di Digione". Sul circuito di Monza, in occasione della 1000 km omonima, quarta gara del calendario, la Lombardi e Beaumont colgono il miglior risultato stagionale: 4a al traguardo e 1a nel gruppo S.2. Le ultime due gare a cui partecipano, la "1000 km di Pergusa" e la "1000 km di Zeltweg", si risolvono infatti con una mancata partenza per rottura della sospensione ed un ritiro al ventesimo giro. Sempre nel 1975 partecipa anche alla 24 Ore di Le Mans, quell'anno non inclusa nel Campionato mondiale Marche, sempre in coppia con Marie-Claude Beaumont sulla Alpine-Renault A441C iscritta dalla "Elf Suisse". Per loro un ritiro dopo soli 20 giri a causa di problemi con il carburante. La stagione 1976 si apre con la "6 ore del Mugello". Sul circuito di Scarperia, alle porte di Firenze, al volante di una Porsche Carrera RKS, condivisa con Michele di Gioia e Vittorio Bernasconi, la Lombardi è costretta al ritiro dopo soli 5 giri per problemi al motore della sua Porsche Carrera RKS Gr. 5. Nella gara successiva, la "6 ore di Vallelunga", pur iscritta al volante della Porsche Carrera RSK, non prende poi parte alla competizione. Nella 6 ore di Silverstone il primo piazzamento stagionale: è infatti 5a al volante sempre di una Porsche 934 turbo GT condivisa con il pilota tedesco Heinz Martin; il piazzamento permette il primo posto di classe. Nella quarta gara del calendario, la 1000 km del Nà¼rburgring, terzo ritiro stagionale: la Porsche 934 turbo condivisa con i tedeschi Heinz Martin e Egon Evertz è infatti costretta ad abbandonare la gara per incidente al ventinovesimo giro. Abbandonata la serie per la Formula 1, Lella Lombardi torna del quattordicesimo evento previsto dal calendario: la Coppa Florio sul circuito di Enna-Pergusa; al volante di una Osella Pa 4 BMW, vettura che guiderà per il resto della stagione, si ritira al giro 41. Dopo aver saltato la trasferta in Canada, per la "200 miglia di Mosport", la Lombardi è 16a (nonostante un incidente) nella "500 km di Digione", corsa in coppia con Danilo Tesini, ed è costretta al ritiro nell'ultimo evento stagionale, la "200 miglia del Salzburgring". Il calendario del 1977 si articola in 18 eventi: la Lombardi parteciperà a otto gare. Il debutto stagionale in occasione della prima prova, la 24 ore di Daytona, gara a cui la Lombardi partecipa in coppia con Christine Beckers al volante di una Inaltera-Ford in classe GTP, concludendo in 47a posizione. La Lombardi torna a correre in occasione della settima gara stagionale: la "6 ore di Brands Hatch". In coppia con Kenneth Leim, al volante di una Porsche Carrera KL Gr. 5, è costretta al ritiro al sedicesimo giro. In coppia con Leim, sempre al volante di una Porsche Carrera KL, partecipa anche alle due gare successive: la "6 ore di Hockenheim", dove conclude 14a, e la "6 ore di Vallelunga", dove conclude 4a nell'assoluta e 1a di categoria. Dopo aver saltato altre due corse, la Lombardi torna in occasione della "500 km di Monza" in coppia con Giorgio Pianta al volante di una Lola T282 Ford Gruppo S.3. La gara si conclude con un ritiro al ventiseiesimo giro (Pianta non guida un solo giro in gara). Con il ritiro si conclude anche la gara successiva, la "400 km di Vallelunga": gara che la Lombardi corre da sola al volante sempre di una Lola T282 Ford. Dopo l'esperienza poco brillante al volante della Lola, la Lombardi corre gli ultimi tre eventi stagionali al volante di una Osella Pa 5 BMW. Dopo il ritiro nella Coppa Florio sul circuito di Enna-Pergusa, in coppia con Giovanni Anzeloni, è 3a nella "250 km di Imola", sempre con Anzeloni. Nell'ultima gara stagionale, la "300 km del Salzburgring", pur iscritta, non prende parte alla competizione. Nel 1978 la partecipazione della Lombardi al World Sportscar Championship si riduce a due sole gare, corse al volante di una Porsche 934 Gr. GT in coppia con Kenneth Leim. A queste due partecipazioni devono essere aggiunte poi altrettante gare, precisamente la "6 ore del Mugello" e la "6 ore di Vallelunga", in cui la coppia, pur regolarmente iscritta, non prende parte alla competizione. Nelle due gare corse il bilancio non può dirsi positivo; l'equipaggio italo tedesco finisce infatti 15a nella 6 ore di Silverstone e si ritira alla 1000 km del Nà¼rburgring, gara questa in cui condividono l'abitacolo con un terzo pilota: Otto Kà¶hler. L'anno seguente è sicuramente ricco di soddisfazioni. Assente nella gara di apertura, la "24 ore di Daytona", la Lombardi si classifica 4a assoluta (1a in Gr. S 2.0), in coppia con Giorgio Francia alla guida di una Osella Pa 6 BMW, nella gara successiva: la 6 ore del Mugello. A questo buon debutto segue una gara deludente in Germania, nella quinta prova del calendario: la "1000 km del Nà¼rburgring". L'equipaggio Lombardi/Francia, sempre al volante di una Osella BMW, manca infatti la qualificazione. La delusione è ampiamente ripagata nella gara successiva, la "6 ore di Pergusa" Coppa Florio, che si conclude con un trionfo: sempre al volante di una Osella BMW, in coppia questa volta con Enrico Grimaldi, Lella Lombardi ottiene infatti il 1º posto assoluto e realizza il giro più veloce in gara. Dopo il 16º posto, in coppia con il vecchio compagno Kenneth Leim in occasione della "6 ore di Brands Hatch" al volante di una Porsche 934 Gr. GT, la Lombardi torna in coppia con Giorgio Francia, nuovamente su Osella BMW, per vincere l'ultima gara della stagione: la "6 ore di Vallelunga". Per la legge del contrappasso, se il 1979 è stato un anno ricco di soddisfazioni, il 1980 è sicuramente uno degli anni più deludenti per la Lombardi. Nelle otto partecipazioni alle gare del World Sportscar Championship, tutte al volante di una Osella Pa 8 BMW gr. S.2, rimedia infatti altrettanti ritiri. Durante la stagione corre con Marco Rocca (2 gare), Vittorio Brambilla (6 gare) e Mark Thatcher (1 gara: Le Mans). Al deludente 1980 segue un grande 1981. In coppia con Giorgio Francia al volante di una Osella Pa9 BMW, la Lombardi è infatti 1a nella "6 ore del Mugello", 2a nella "1000 km di Monza" (1a Gr. S.2), 4a nella "6 ore di Silverstone" (1a Gr. S.2), 2a nella "6 ore di Pergusa" (1a Gr. S.2) e 5a nella "1000 km di Brands Hatch" (1a Gr. S.2). I due terminano al quinto posto della classifica piloti, istituita per la prima volta proprio quell'anno. Nel 1984 l'ultima corsa in categoria, la "1000 km di Imola", dove al volante di una Lyncar Ms83 Ford non è classificata, pur finendo la gara; compagni di avventura l'inglese Costas Los e il neozelandese John Nicholson. L'unica apparizione della Lombardi nella categoria European Sportscar Championship è stata nella gara di Salzburgring del 1978, quando si classificò 4° al volante di una Osella Pa 6 BMW. Nel 1982 la Lombardi si concentra sul Campionato Europeo Turismo con le Alfetta GTV6 conquistando con Anna Cambiaghi 3 successi di classe (2500cc). Nel 1983 si aggiudica il primo posto di classe nella Gara di Monza in coppia con Gianfranco Naddeo e nel 1984 in quattro gare insieme a Giorgio Francia. Ancora nel 1985 si aggiudica la classe addirittura in sei gare con coppia con Ronaldo Drovandi. Solo il fatto di non gareggiare nella classe di maggior cilindrata (oltre 2500) le impedisce di aggiudicarsi il titolo piloti, ma contribuisce ai 4 successi consecutivi nel campionato da parte dell'Alfa Romeo, prima di ritirarsi. Nel 1984 partecipa inoltre a due gare del DTM su Alfa Romeo GTV 6, entrambe sul circuito del Nà¼rburgring, classificandosi 10º e 6º. Nel 1988 si ritira come pilota diventando team manager, aprendo la scuderia Lombardi Autosport. Lella Lombardi muore di cancro poco prima di compiere 51 anni, il 3 marzo 1992 a Milano. La morte di Lella Lombardi ha gettato nella costernazione il mondo dei motori. Vittorio Brambilla, che la conosceva bene, ha dichiarato: "Lella era un' amica ed e' stata una ineguagliabile compagna di squadra". Giovanna Amati, che l' ha idealmente sostituita nella storia della F.1 (la romana guida una Brabham), era addoloratissima: "E' scomparsa una figura che ha rappresentanto un punto di riferimento in tutta la mia attivita' ".
  12. leopnd

    Satoru Nakajima

    In Formula 1 hanno corso tanti piloti giapponesi. Il primo a disputare una stagione intera è stato Satoru Nakajima, un simbolo per il motorsport nipponico che nonostante non sia mai riuscito a salire sul podio (a differenza di Suzuki, Sato e Kobayashi) ha scritto, a modo suo, un pezzo di storia della Formula 1. Nakajima in patria era un autentico idolo e più di un videogioco, negli anni Ottanta, ha preso il suo nome. Nakajima nasce il 23 febbraio 1953. Per un decennio guida nella Super Formula Giapponese e vince ben cinque volte. La Honda lo vuole in Formula 1, dove arriva nel 1987. Satoru si fa ammirare anche per i suoi modi gentili, letteralmente è un gran signore. La sua prima scuderia è la Lotus, il suo compagno di squadra è Ayrton Senna. Il debutto nel circus arriva addirittura a 34 anni! All’esordio in Brasile è settimo, poi conquista punti in San Marino e in Belgio. A Silverstone è quarto. Chiude il campionato con sette punti. Con la Lotus guida per altre due stagioni in cui raccoglie appena quattro punti. Nakajima continua la sua carriera con la Tyrrell con cui firma un contratto biennale. Il 1990 inizia con un punto conquistato negli Stati Uniti, è sesto anche a Monza e Suzuka. Mentre nel 1991 si conferma a suo agio a Phoenix dove conquista i primi punti del campionato, che sono poi pure gli ultimi della sua carriera. Dopo il ritiro della Formula 1 il nipponico rimane nell’ambiente e fonda la Nakajima Racing, con cui si è tolto parecchie soddisfazioni in Formula Nippon, con cui da patron ha visto trionfare più volte i suoi piloti. E soprattutto Satoru ha seguito il figlio Kazuki in Formula 1, che anche grazie all’aiuto della Toyota ha trovato un contratto con la Williams. Dopo aver esordito in Brasile, come papà Satoru, Kazuki disputa un’annata buona nel 2008, mentre nel campionato successivo resta a secco. La sua carriera nel circus finisce presto, ma quella nel motorsport prosegue anche con discreti risultati...
  13. leopnd

    Jacques Laffite

    Buon 72. compleanno... Se si parla di francesi in Formula 1 si pensa: al bello e impossibile Cèvert, al professore trionfatore in ogni dove Prost, al mitico Jean Pierre Jabouille o all’amante del contatto carbonio contro carbonio ma ora rinato Grosjean. Ci si dimentica spesso di un francese che ha unito la sua carriera a lungo ad un’uomo autocrate come Guy Ligier, scrivendo per lui pagine e pagine di storia ricambiando tale stima con risultati di rilievo netto: Jacques Laffite. Jacques Laffite, detto “Jacquot”, nasce il 21 Novembre del 1943 a Parigi. Figlio di un principe del foro parigino avrebbe di fronte una carriera fatta di difese e arringhe in uno degli studi forensi più importanti di tutta Parigi. L’abbiamo ripetuto migliaia di volte, chi nasce con l’anima racing deve correre in auto. End. Jacques Laffite non fa eccezione. Molla tutto e va a fare il meccanico preferendo le mani intrise di olio e grasso a mani pulite volteggianti nell’aria di qualche camera di tribunale in cerca di difese per questo o quel cliente pieno di franchi da rimpinzare le casse dello studio paterno. Qui conosce un’altra icona del periodo d’oro della Formula 1 francese: Jean Pierre Jabouille. Lo assiste come meccanico e inizia con lui un rapporto profondo, che gli porterà a diventare cognati più avanti (hanno sposato due sorelle). Magari in questo periodo Laffite manco ci pensa a fare il pilota, ma l’anima non si può comandare. E’ come avere una polveriera pronta ad esplodere che attende solo la scintilla giusta. Tale scintilla porta il nome di un’azienda petrolifera mentore della maggior parte dei piloti francesi dell’epoca: la Elf. Dopo 2 stagioni passate a dominare in un lungo e in largo in F2 ,F3 e una partecipazione alla 24 ore di Le Mans; Laffite debutta nel 1974 al volante di una Iso Marlboro dell’ancora non Sir (ma non per questo meno straordinaria personalità) Frank Williams. Dopo 2 anni con la Williams e uno strepitoso secondo posto nel terribile Nurburgring, Laffite viene ingaggiato da Guy Ligier che già lo aveva comandato a Le Mans. Inizia un binomio tutto francese destinato a scrivere tonnellate di pagine di storia. Il 1976 è un anno di transizione dove lo scanzonato e simpatico come pochi Laffite deve abituarsi al clima in Ligier. Nel 1977 il primo hurrà della carriera in Svezia dove compie una rimonta da cineteca e regala alla Formula 1 la prima vittoria tutta francese. Pilota, team e motore parlavano e rombavano con l’accento francese. Dopo un 1978 avaro di emozioni il 1979 sembra l’anno della consacrazione per Jacquot. L’avvio è devastante come una bomba a mano con due vittorie e due pole consecutive, sembra non ce ne sia per nessuno. Peccato, però, che Laffite si perda nei meandri di una non sempre competitiva Ligier JS11 e incamera nel corso della stagione 3 podi e 2 pole. Rimane in lizza fino alla fine per l’iride prima di trovare di fronte a se un gigantesco Gilles Villeneuve nella Monza ’79 che nessuno potrà mai dimenticare. Nelle stagioni successive la Ligier è una buona vettura e nulla di più e Laffite non riesce andare oltre due quarti posti a fine anno conditi però con tre vittorie e due pole. Nel 1982 il rapporto con Guy Ligier è ormai logoro e certe sirene distraggono “Jacquot”. Nel periodo in cui a Maranello si parlava più il francese che il dialetto modenese, più di una voce dava Laffite vicino a salire sulla 126\C3. Non se ne fece nulla. Così Laffite branca per la mentoniera il suo monocromatico, ma del quale era gelosissimo, casco verdone e torna sui suoi passi. I rapporti con la Williams non si sono mai logorati e tornerà a guidare per il team di Grove per 2 stagioni. In questo periodo va più ricordato per come si prendeva gioco degli ansiosi ingegneri giapponesi al lavoro sulla Williams FW09: “Ho chiesto a loro se mi hanno montato il motore di una F2. Sono andati a controllare davvero!!”. Laffite è Laffite. Non si smentisce. In un periodo dove tutti i piloti della Formula 1 cominciavano a prendersi sul serio, il suo essere smaliziato con tutti lo rendeva una mosca bianca. Può sembrare che il ritorno in Williams sia stato come “mettere il coperchio” alla sua carriera ovvero tornare dove aveva cominciato. Invece, all’età di 42 anni, Laffite firma di nuovo per Guy Ligier, spinto dalla voglia di saggiare i poderosi turbo Renault. Nel Gran Premio di Gran Bretagna 1986, dove avrebbe eguagliato in numero record di presenze di Graham Hill, Laffite è coinvolto in un crash al via dalla quale ne esce con le gambe massacrate e il bacino rotto. Il “coperchio” alla sua carriera sembra essere messo dall’infame destino. Macchè! Laffite non demorde e dopo essersi ripreso riprende a ravvivare la sua anima racing che brucia ancora. Già dall’anno dopo si butta nelle più tranquille, si fa per dire, vetture turismo correndo anche nel campionato del mondo. Non si risparmia neanche in: rally, raid, Parigi – Dakar, corse sul ghiaccio e per non farsi mancare nulla anche un test con la R27 da Formula 1 nel 2008. La rete ci regala i video dove Jacques Laffite mostra al mondo intero come bisogna maltrattare i dannatamente brutali e truci 720 Cv della Ferrari F40 LM. “Jacquot” dimostra di avere ben più che una vita; dal 1990 commenta la Formula 1 per il canale francese TF1, ma è di poche settimane fa il ritorno alle gare, in coppia con la figlia Margot, al Megane Trophy a Barcellona. In 70 anni, Jacque Laffite ha corso con qualunque cosa avesse 4 ruote e un motore. Anime racing come la sua le contiamo sulle dita di una mano e ci avanzano ancora. In una Formula 1 con personaggi fatti con il medesimo stampo e dipendenti del luogo comune, un fantino di 50 kg peso che di spalle sembra più il cugino trapiantato in Francia di Nino D’Angelo dal carattere disinvolto, spregiudicato e anticonformista come Laffite manca eccome. E’ bello, però, pensare che uno scricciolo di uomo dal casco monocromatico verde petrolio, buca generazioni ed ere tecnologiche nelle corse e continua bellamente a correre, dando sfogo a tutta la sua anima da racer.
  14. irron3

    Anteprima stagione 1979

    Visto che nessuno ci ha pensato, creo questo topic per inserire le foto che non rientrano negli altri, come le presentazioni delle squadre a inizio stagione. Si potrebbe fare per tutte le altre stagioni....
  15. Buenas tardes, mi nombre es Francisco Javier Rodríguez, soy de México, vivo en la ciudad de Lagos de Moreno en el estado de Jalisco, desde hace tiempo ya sigo esta pagina que en realidad se me hace muy interesante y buen con todo lo relacionado al deporte automotor especialmente con la Formula 1 del cual sigo desde la temporada 1987. Recientemente me inscribí a esta pagina y les soy honesto me encanta la sección donde puedo visualizar las imágenes de los autos formula uno y viendo la evolución de los mismos. Recientemente pues me di cuenta del problema que tuvieron y al cual muchos no podíamos acezar a esta pagina; ahora que estoy intentando ingresar a algunas secciones de P300 me tope con que ya no tengo acceso porque me manda la leyenda de que "Había un problema No ha iniciado sesión o pertenece a un grupo de usuarios no habilitado para este contenido. Código de error 1F176 / 3" Les pido no me deshabiliten mi usuario para ver dichos contenidos, me encanta ver los gráficos que tienen. En espera de verme favorecido me despido de ustedes deseándoles que sigan teniendo éxito con esta pagina.
  16. v6dino

    Williams FW43B '21

    L'immagine in alta definizione è disponibile su https://gum.co/P300Monoposto2021 DATI GENERALI Scuderia: Williams Racing Anno di produzione: 2021 Motore: Mercedes-AMG F1 M12 Performance V6 1600cc turbo, ibrido con MGU-H e MGU-K Telaio: Monoscocca composita in fibra di carbonio, con struttura a nido d'ape, con Halo Carburante e lubrificanti: Petronas Pneumatici: Pirelli Luogo di Produzione: Grove (GBR) Progettista: Douglas McKiernan, David Worner, Jonathan Carter, Dave Wheater Impiegata nel: 2021 Piloti: 6 Nicholas Latifi, 63 George Russell STATISTICHE GP Disputati: 0 Vittorie: 0 Podi: 0 Pole Position: 0 Giri Più Veloci: 0 Miglior risultato:
  17. Tengo a precisare che non mi interessano i nomi coinvolti, potevano anche chiamarsi Aldo, Giovanni, Giacomo e Marina. Quello che voglio analizzare sono i fatti, dandone una mera lettura fenomenologica e non dietrologica, o comunque non eccessivamente. E sicuramente senza lasciarmi coinvolgere in stupide discussioni sul valore dei singoli che, ripeto, potevano essere anche altri quattro a caso. Ho inoltre la presunzione di non essere sospettabile di “tifo” particolare a favore o contro uno dei soggetti che saranno coinvolti in questa disamina, men che meno di “complottismo” a vanvera. Oltre ad aver visto le gare in tv, le mie riflessioni si basano sui fatti accaduti e su fonti dell’epoca, AutoSprint, ma anche MotorSport e Quattroruote, e varie altre pubblicazioni specializzate di quegli anni. Mansell, Piquet, Prost, Senna, in ordine alfabetico, furono i piloti Honda che nella seconda metà degli anni ’80 portarono la Casa giapponese ai vertici della F1. Nigel e Nelson con la Williams, Ayrton e Alain con al McLaren. Partiamo dalla prima coppia. È noto che intorno al 1985 Nelson Piquet fosse considerato come il pilota di F1 più forte, e infatti quell’anno Frank Williams lo assume per rimpiazzare Rosberg nel 1986. Il suo compagno, Mansell, in quel periodo era considerato come un onesto pilota, anche veloce, capace un po’ a sorpresa di tener testa a un campione come Keke. Ma in ogni caso nella considerazione generale non c’era match: Nelson era il campionissimo, Mansell l’ex mansueto destinato a un ruolo da comprimario. E la Honda, che co-finanziava l’ingaggio dei piloti, non fece mai mistero di attendersi la maggior parte delle vittorie dall’affermato Piquet piuttosto che da Nigel. Eppure sappiamo tutti come si dipanò quel biennio: nel 1986 Nelson legò poco con la squadra inglese, forse anche a causa dell’incidente e della degenza di Frank, e Mansell rivelò sorprendentemente qualità velocistiche in parte insospettate. Forse, Piquet soffrì anche perché abituato nei sette anni di Brabham ad essere l’abituale punto di riferimento, senza compagni che potessero mettere in discussione tale ruolo. Proprio in quell’estate ’86 iniziarono i primi sospetti incrociati. Dopo Brands Hatch, Mansell è leader del Mondiale con 4 vittorie, mentre Piquet è in affanno con una sola affermazione. Mansell va a Maranello e sigla un pre-accordo con la Ferrari, subito dopo a Hockenheim Piquet torna a vincere e si ripete in Ungheria. Se a Budapest Mansell dice di non aver saputo trovare la giusta messa a punto, in Germania la differenza di prestazioni tra le due Williams viene interpretata da tutti gli addetti ai lavori come un chiaro segnale: se Nigel vuole giocarsi il titolo, deve firmare con Didcot e stracciare l’accordo con Ferrari, altrimenti il mondiale si allontanerà inesorabilmente (in direzione Piquet). Mansell firma, la lotta comunque si riequilibra, ma alla fine il titolo lo vince Prost con la McLaren-Tag-Porsche beffando i due Williams-Honda. Nel 1987, dopo alcuni exploit iniziali del solito Prost e di Senna con la Lotus ora dotata dell’Honda, in casa Williams si fanno un po’ meglio i conti e il titolo dopo metà estate diventa un affare tra Piquet e Mansell, nonostante la strenua ma velleitaria resistenza di Ayrton. Ora, sappiamo bene le sterili e per me ormai nauseanti serie di luoghi comuni, secondo cui Mansell veniva dipinto come uno sciupone e Nelson come un tattico sopraffino dalla guida pulita e veloce. Tuttavia in varie occasioni ho cercato di dimostrare che, almeno nel biennio 86-87, tale diceria non ha un gran fondamento nei fatti. A Brands Hatch ’86, Nelson sbaglia una cambiata, e perde il duello serrato con Mansell. Ad Adelaide, il brasiliano guida consumando le gomme, con bloccaggi in frenata e va in testacoda compromettendo in gran parte le chances mondiali. Nell’87 la vulgata vuole che ognuno dei tanti errori di guida di Nelson sia da giustificare con Imola: fatto sta che Piquet sbaglia ancora molto, testacoda al Castellet pressato da Mansell, perde nuovamente il duello diretto a Silverstone, in Spagna sbaglia al pit stop poi va in testacoda, e poi nel finale va lungo fuoripista, in Messico si tocca con Prost e viene salvato dall’intervento dubbio dei commissari che lo rimettono in pista. E nel 1987 il mondiale si dipana secondo un copione sorprendentemente riassumibile in questo modo: Mansell oscilla tra le tante vittorie (ben 6 alla fine) e ritiri per guasti meccanici spesso mentre è primo (scarichi a Monaco, alternatore in Germania, bullone in Ungheria, impianto elettrico in Portogallo), mentre Nelson Piquet oscilla tra i tanti secondi posti (ben 7 alla fine) e qualche vittoria, ma sempre e solo approfittando dei guai altrui (Germania, Ungheria e Italia). In ogni caso, che fosse Mansell, che fosse Piquet, che fosse Senna, la Honda a due terzi di campionato era già certa che un suo pilota avrebbe vinto il Campionato conduttori (quello a squadre era già Williams). A Monza ‘87, nelle prove Piquet dice di temere sabotaggi (eppure gli accidenti allucinanti, come il bullone che si sfila o la cinghia dell’alternatore erano capitati solo a Nigel), ma paradossalmente Mansell per tutto il weekend soffre con un motore tragico, insolitamente poco potente e sbilanciato nei consumi, al punto che se ne accorgono in tanti già dal suono anomalo sui rettilinei, per non parlare delle velocità massime davvero scarse. E mentre Nigel sputa i polmoni per arrivare terzo, Nelson va a vincere dopo l’erroraccio di Senna in parabolica. Una vittoria che, dopo le altre due cadutegli in testa in Germania e Ungheria con altrettanti zeri del compagno (che era ben davanti a lui), sembra ormai blindare il mondiale di Piquet soprattutto dopo quello che accade nel successivo Portogallo, quando il motore pianta di nuovo in asso Mansell, mentre ai box, sostituendo la scheda, il propulsore va di nuovo in moto. 24 punti di vantaggio per il brasiliano sembrano ormai il preludio alla vittoria matematica ben prima delle ultime corse. Senonché, a Jerez, dopo l’ennesima bizza al motore in prova, Mansell pianta una grana, i motoristi Honda cambiano qualcosa nell’elettronica, e Nigel va a vincere per la quinta volta nella stagione. L’inglese poi rivince alla grande anche in Messico, e mantiene vive le pur flebili speranze di titolo. Flebili perché ormai siamo a Suzuka, casa della Honda, e con una Ferrari già competitiva in penisola iberica e in Messico, a Piquet basta davvero poco per festeggiare. L’incidente di Mansell chiuderà imprevedibilmente la partita ancora prima della gara. Ma già a Jerez le critiche sui motori tragici assegnati a Mansell tra Monza, Portogallo e qualifiche di Spagna vengono allo scoperto. La Honda già ad agosto ha fatto sapere di voler abbandonare la Williams, e nell’88 fornirà solo le McLaren di Prost e Senna (del resto già pilota-Honda alla Lotus) e la Lotus dove Piquet andrà al posto di Ayrton. Le voci su un danneggiamento voluto dalla Honda contro Mansell non vengono smentite dalla Williams che anzi tramite Frank Dernie le accredita: “Senza dubbio, lavorando sui chip si può modificare ogni funzione di un motore come il nostro Honda. E questo senza che noi ingegneri convenzionali possiamo farci qualcosa. Non è un mistero che, da Monza in poi, i nostri motori siano stati molto meno efficienti di quanto lo fossero prima, quando le differenze di velocità massima tra noi e la Lotus erano sempre abbondantemente a nostro favore. Personalmente non so se i giapponesi abbiano lavorato contro Mansell e pro-Piquet, ma devo ammettere che se volessero potrebbero farlo senza problemi. È un discorso tutto nelle loro mani…”. Ecco, il problema non è trovare scuse per le sconfitte o delegittimazioni per le vittorie, ma di certo una serie di fatti, di prestazioni, di guasti non sono smentibili. Veniamo al 1988. Mentre in Williams al posto di Rosberg arrivò Piquet, in quanto la Honda esigeva comunque un campione di vaglia in squadra, dove c’era già Mansell, nell’88 la Honda arriva in McLaren insieme a Senna, che aveva guidato i propulsori giapponesi nell’87 alla Lotus. Nella McLaren c’è già un pluri-iridato come Prost. La storia la conosciamo: Senna è quasi sempre più veloce in qualifica, mentre in gara nella prima metà stagione il divario si riduce fino ad annullarsi (ora verrà il solito a dire che a Monaco Senna diede un secondo e mezzo a Prost in prova – vero – e che in gara gli stava dando un minuto – falso, o meglio solo in parte vero perché quel distacco era maturato grazie al tappo di Berger), al punto che al giro di boa di metà stagione Prost è in testa al Mondiale, pure grazie a vittorie come Messico e Francia dove anche dal punto di vista di velocità pura si dimostra più che alla pari con Ayrton in gara. Poi d’estate Senna infila ben quattro vittorie consecutive e diventa leader, al punto da ipotizzare, in un campionato in cui contano solo le vittorie, un’affermazione matematica ben prima della fine della stagione. Eppure, il Senna ultra-efficace e velocissimo visto per tutto l’anno, va in crisi nella penisola iberica, quasi come Mansell nel 1987. In Portogallo, dopo il quasi-scontro al secondo giro, Prost vince nettamente, mentre un’avaria al computer di bordo relega Senna al sesto posto. In Spagna, Prost rivince altrettanto nettamente, mentre Senna è solo quarto nuovamente alle prese con misteriosi consumi esagerati segnalati dal computer come in Portogallo. Nessuno in squadra riesce a spiegarsi tale differenza di consumi tra i due piloti, che per tutto l’anno avevano avuto valori molto simili. E se l’anno prima gli interrogativi sui chips Honda tra Mansell e Piquet erano rimasti senza risposta, l’andamento del finale ’88 se possibile ne aggiunge altri. Se a Estoril e Jerez, Senna era apparso impacciato, lento, inspiegabilmente inefficace, a Suzuka è Prost a fare la figura del pivello, e ad avere problemi strani alla valvola limitatrice, con valori che impediscono la potenza massima già in prova, e continui guai al selettore nei cambi tra la seconda e terza marcia, al punto che Senna, precipitato in 14ma posizione, rimonta mezzo giro, lo supera e lo stacca al traguardo. Su AS, Cavicchi, notoriamente di simpatie prevalentemente “senniste”, pur riconoscendo tutti i meriti del brasiliano campione con otto vittorie, che aveva mancato solo per due errori altre due vittorie a Monaco e Monza, scrive: “Ma Senna ha anche vinto dove la Honda voleva e proprio come la Honda aveva deciso un anno fa allorché assicurò al brasiliano la sua dote di motori. Visto con il senno di poi quanto è accaduto in F1 negli ultimi anni suggerisce molti dubbi che gettano un’ambigua ombra su questa serie di gare che sono poi il top dell’attività sportiva motoristica. Ricordate le vicende di Mansell con Piquet? Piquet era il pilota pagato dalla Honda, Mansell era quello della Williams. Il titolo, guarda caso, non è mai finito nelle mani del pilota britannico che pur per due anni aveva stupito con il suo andare così arrembante. E quest’anno il pilota della Honda era Senna, non certo Prost che era il pilota della McLaren. Piquet è stato uno dei più grandi campioni che il nostro sport ci ha offerto, Senna si propone da tempo come il talento emergente più forte, come il nuovo grandissimo, uno che potrà a sua volta segnare la storia con le sue imprese, quindi non c’è nulla di strano che a vincere siano stati negli ultimi due anni questi due brasiliani. Non sono quindi loro, la loro assoluta bravura, a far discutere. È quello che si è visto e soprattutto si è intuito a far pensare e anche a far paura. L’anno scorso si parlò a lungo dei chip, microprocessori capaci di trasformare un motore da lumaca in jet, si diceva che in qualche caso (o in molti casi) fossero gli uomini ai box a decidere l’esito delle corse [..]Si accennava a questi chips e ci si riferiva ai motori Honda. Prima del dominio giapponese, del trionfo dell’elettronica ai box, mai se ne era chiacchierato. Quest’anno i sospetti sulle manovre oscure di Goto e compagnia si sono moltiplicati [….]. Ci piace pensare che Senna e Piquet hanno vinto perchè sono stati i più bravi (ed è certamente vero) e non perché a decidere così sono stati alle loro spalle oscuri manipolatori”. La vittoria di Senna non placa gli animi, ma anzi nella settimana successiva Prost in due interviste sfoga esplicitamente i suoi sospetti sui presunti favoritismi Honda per Senna, affermando che persino due alti esponenti della Casa giapponese prima di Suzuka avevano già annunciato che Ayrton sarebbe stato campione del mondo. Prost si dice amareggiato perché quando la differenza tra lui e il compagno si manifestava in maniera netta a favore del brasiliano, nessuno lanciava sospetti, mentre quando la differenza netta era a suo favore i sospetti affioravano (e sul punto, come si è visto, le cose possono leggersi in maniere opposte). In particolare, Prost recrimina il motore balordo a Monza sin dalle prove, e che nonostante la sua miglior partenza, aveva consentito a Senna di risorpassarlo in accelerazione dopo duecento metri (il motore di Prost poi si ruppe, unica rottura meccanica Honda in gara della stagione), mentre a Suzuka, nonostante la furiosa rimonta di Senna da centro classifica, risultò che il brasiliano aveva consumato cinque litri meno di Prost, eppure Senna doveva averci dato dentro per rimontare dal centro-gruppo e staccare Prost. I giornalisti allora hanno ipotizzato che, visto il miglioramento di Prost a partire da Monza dopo che il francese si era “ribellato” coi giapponesi , forse era stata l’eccessiva rassegnazione di Alain ad aver progressivamente spinto la Honda a non equilibrare la situazione. Insomma, la storia dei chips “manovrati” dalla Honda e della volontà dei giapponesi di festeggiare “a casa” i propri campioni brasiliani, per qualche anno fu ben più di un mugugno. Mi rendo conto che moltissimi potrebbero equivocare queste elucubrazioni, magari intendendole come attacchi a questo o quel pilota. Nient’affatto, si tratta solo di uno spunto per riflettere, a distanza di oltre trent’anni, su una ipotesi che non era del tutto campata in aria.
  18. v6dino

    Williams FW14

    DATI GENERALI Scuderia: Canon Williams Team Anno di produzione: 1991 Motore: Renault RS3 V10 3493cc. Telaio: Monoscocca in fibra di carbonio e kevlar Carburante e lubrificanti: Elf Pneumatici: Goodyear Luogo di Produzione: Grove (GBR) Progettista: Patrick Head, Adrian Newey, Eghbal Hamidy Impiegata nel: 1991 Piloti: Nigel Mansell, Riccardo Patrese STATISTICHE GP Disputati: 16 Vittorie: 7 Podi: 10 Pole Position: 6 Giri Più Veloci: 8 Miglior risultato: 2° posto nel Campionato Costruttori
  19. Quinta Piena

    Riccardo Patrese

    Colgo l'occasione del 59° compleanno per aprire una discussione su Patrese. Non solo per fargli i doverosi auguri, ma anche per invitarvi a postare i vostri ricordi su questo pilota che, probabilmente, ha vinto meno di quanto avrebbe meritato. Dici Patrese e pensi ad Imola, ovviamente. Prima di tutto viene in mente la gara del 1983, finita nel modo peggiore (ero alle Acque e devo ammettere che, da bimbetto tifoso della Ferrari, non fui tra quelli che rimasero impassibili alla sua uscita...), poi la 'grande riconciliazione' del 1990, con la vittoria appluadita a scena aperta anche dalla stavolta sportiva tifoseria rossa. I miei ricordi più forti - in un tweet o quasi - sono questi. Al di là di questi due momenti, ho sempre apprezzato molto Patrese, soprattutto per la sua capacità di sviluppare le auto, per la professionalità e per la serena lucidità che ha spesso mostrato, anche nei momenti meno facili. Quando sento qualcuno che evidenzia la mancanza di piloti italiani in F1, mi viene automatico pensare che non mi pesa l'assenza di nostri portacolori nella (cosidetta) massima formula, ma mi mancano figure come Patrese (e diversi altri): magari non campionissimi, ma comunque piloti di valore e, soprattutto, uomini veri che hanno fatto la fortuna della F1. A voi la parola, adesso. Ciao!
  20. R18

    Lance Stroll

    Lance Stroll nasce a Montréal il 29 ottobre 1998. Il padre è Lawrence Strulovitch, ricchissimo imprenditore nel settore dell'abbigliamento. Tra il 2008 ed il 2010 vince un po' ovunque sui kart in Nord America. A fine 2010 entra nella Ferrari Driver Academy e poco dopo si trasferisce in Europa, alla corte di Dino Chiesa. Corre per tre stagioni nei numerosi campionati del vecchio continente, vincendo il titolo rookies nella categoria KF nel 2013. Per far debuttare Lance in monoposto, il padre acquista 12 vetture di Formula Abarth e organizza, tra gennaio e febbraio 2014, la Florida Winter Series. Non si tratta di un campionato vero e proprio, perché non prevede l'assegnazione di punteggi, ma viene disputato anche da piloti come Verstappen, Marciello, Fuoco, Ed Jones e Latifi. Stroll ottiene come miglior piazzamento un secondo posto a Homestead, dove centra anche una pole position. Partecipa al primo campionato italiano di Formula 4 con il team Prema, del quale il padre ha rilevato una quota. Vince sette gare, conquistando anche il titolo con largo anticipo. Ad inizio 2015 partecipa alla Toyota Racing Series neozelandese, vincendo il titolo con quattro successi e dieci podi in 15 gare. Sempre con Prema, disputa il campionato europeo di Formula 3. L'inizio è davvero molto difficile: a Monza, in gara-2, è vittima di un brutto incidente, senza conseguenze, a seguito di un contatto con Antonio Giovinazzi; la Direzione Gara lo giudica colpevole e lo costringe a partire dai box in gara-3: Il team presenta appello e Stroll parte regolarmente dalla griglia in gara-3. Al sesto giro rimane vittima di un altro incidente, questa volta con Mikkel Jensen, che costringe i giudici (ormai sfiniti dall'imbarazzante condotta tenuta dai piloti in pista per tutto il weekend) a dare bandiera rossa. Prema ritira l'appello e Stroll perde anche il nono posto ottenuto. Ma il peggio deve ancora venire, perché nel successivo appuntamento di Spa-Francorchamps, in gara-2, causa un'altra carambola che coinvolge nuovamente Jensen e Felix Rosenqvist, suo compagno di squadra. https://www.youtube.com/watch?v=9e5TlmKafMM La Direzione Gara lo giudica di nuovo colpevole e lo esclude da gara-3. La stagione prosegue meglio, con il primo podio a Spielberg e la prima vittoria a Hockenheim. Chiude il campionato al quinto posto. Partecipa anche al Gran Premio di Macao, chiudendo la finale all'ottavo posto. Al termine del 2015 esce dalla Ferrari Driver Academy e diventa young driver Williams. Rimasto in Prema anche nel 2016, conquista l'europeo di Formula 3 vincendo 14 gare su 30 e salendo per 20 volte sul podio. Il vantaggio finale sul secondo classificato, Maximilian Günther, è di ben 187 punti e il titolo arriva con quattro manches d'anticipo. Ora Williams lo ha promosso per sostituire Felipe Massa. Non se n'è mai parlato un gran bene nonostante i risultati siano nettamente dalla sua parte. Le sue praticamente illimitate disponibilità economiche hanno messo in ombra le sue performance e, spesso, hanno fatto addirittura dubitare di queste. Vediamo come si comporterà, alla luce anche dei moltissimi chilometri di test privati che ha potuto coprire con la Williams 2014 nel corso di quest'anno.
  21. v6dino

    Williams FW43 '20

    DATI GENERALI Scuderia: Williams Racing Anno di produzione: 2020 Motore: Mercedes-AMG F1 M11 EQ Performance V6 1600cc turbo, ibrido Telaio: Monoscocca composita in fibra di carbonio, con struttura a nido d'ape Carburante e lubrificanti: Petrobras Pneumatici: Pirelli Luogo di Produzione: Grove (GBR) Progettista: David Worner, Dave Weather, Douglas McKiernan, Jonathan carter Impiegata nel: 2020 Piloti: 63 George Russell, 6 Nicholas Latifi, 40 Roy Nissany, 89 Jack Aitken STATISTICHE GP Disputati: 17 Vittorie: 0 Podi: 0 Pole Position: 0 Giri Più Veloci: 0 Miglior risultato: 0 Note: 11° posto nei GP di Austria, Italia, Toscana, Emilia Romagna 2020 https://www.p300.it/f1-anteprima-mondiale-2020-williams-f1-team/
×
  • Crea nuovo...