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  1. Apro questa nuova discussione per parlare di 3 giochi che pur non essendo i tradizionali giochi di corse hanno speso tanta attenzione e risorse per curare le auto presenti nel gioco. Art of Rally. Partiamo con quello che è tecnicamente parlando è ancora un racing game, ma è veramente particolare. La descrizione del gioco sembra abbastanza tranquilla: "Gareggia nell'era d'oro del rally. Guida auto iconiche dagli anni 60 fino al Gruppo B su tappe impegnative attraverso un ambiente stilizzato. Riuscirai ad ammaestrare l'arte del rally?"'. Cioè niente di particolare. Poi apri il gioco e capisci il perchè. Il gioco è ambiento in un " universo parallelo" in cui il gruppo B non è mai stato abolito ed il gruppo S è ancora vivo. Inutile dire che gli sviluppatori sono Finlandesi. Quindi il gioco non punta alla simulazione, ma all'esatto opposto. Vuole trasmettere più cosa significa a livello emotivo il rally. Lascio qualche immagine per farvi capire meglio Per i requisiti credo che una intel hd620 dovrebbe bastare per il FHD 60 fps senza problemi Mafia Definitive Edition Tecnicamente è un TPS, open world, action e bla bla bla, ma se lo giocate scoprirete che veramente il grosso il tempo del gioco lo passate guidando. Anche in altri giochi del genere , come GTA che è sempre di 2k è, si guida tanto, ma qui è differente. Non voglio spoilerare troppo, ma capirete subito a causa della storia del protagonista che la guida è fondamentale. C'è addirittura una missione ambientata durante un Gran Premio Qui video della missione. La cosa veramente particolare è che essendo ambientato negli anni 30 non avevo mai guidato auto "storiche", ma sono riusciti alla perfeziona a rendere caratteristico il modello di guida. Sento proprio la differenza con qualsiasi altro gioco in cui guido auto moderne. Soprattutto per quanta riguarda la tenuta di strada fortemente condizionata da ruote molto molto molto più strette e sospensioni che non sono certamente quelle di oggi. Inoltre impostando su simulativo la frenata non è semplicissima e dovrete gestirla veramente come in un racing game. Non potete frenare buttando il piede giù senza troppo pensarci. Per gli altri aspetti del gioco posso dirvi che la trama non è molto differente da una di un film come "Il padrino" con la figura del Don palesemente ispirata a don Vito. Quindi se vi è piaciuto "Il padrino" vi piacerà anche questa. La struttura del gioco invece si nota che è la remasterd di un gioco vecchio. Il che ha dei vantaggi. La storia è estremamente lineare. Immagine di inizio capitolo, video, missione, video di fine , fine del capitolo. Niente inutili free roaming o perdite di tempo a farmare o a esplorare la mappa per sbloccare torri o inutilità varie solo per allungare il brodo. Svantaggio è che la storia credo si finisca in meno di 10h ed una volta finito non è che c'è molto da fare. Per quanto riguarda l'analisi tecnica lascio il video di Digital Foundry del voglio sottolineare che hanno creato dei riflessi ,infatti molti missioni saranno caratterizzate dal cattivo tempo, veramente al limite del Ray Tracing quasi a voler anticipare almeno su questo aspetto. Ovviamente questo vale per la versione PC e solo se avete una scheda video abbastanza potente da poter non dico maxare il titolo, ma quasi. La ma rx5700 in FHD ha avuto qualche calo sui 56/57 fps più di qualche volta, va detto che è un titolo nvidia friendly quindi anche una 1660s dovrebbe bastare. Night City Wire episodio 4 I night city wire sono degli speciali che CDprojekt red realizza sul mondo di cyberpunk 2077 Metà dell'episodio è dedicato ad auto e moto e soprattutto a come hanno realizzato i suoni. Credo che veramente solo Turn 10 e Polyphony Digital rispettivamente per Forza Motor Sport e GranTurismo abbiano fatto un lavoro così massiccio. Inoltre ci viene svelata quella che sarà l'auto "regina" del gioco e l'unica su licenza originale. Considerando che il gioco è ambientato nel 2077 l'auto in questione avrà 100 anni esatti. Potete mettere i sottotitoli in italiano. Vi avverto. Se volete arrivare completamente blind al gioco anche a livello di contenuti non solo di trama non aprite questo video anche solo vedendo la parte dedicata alle moto. Se volete vedere solo le auto e moto e non il resto youtube ha introdotto i capitoli nei video.
  2. Buonasera a tutti Vi lascio in questa discussione una presentazione del modellismo con la foto di qualche progetto... Il Modellismo è un hobby che consiste nel realizzare riproduzioni in scala ridotta di macchine, oggetti, persone o edifici. Le sue origini risalgono all’abitudine di certi artigiani dei secoli scorsi di realizzare esemplari in scala ridotta dei loro prodotti per poterli mostrare ai propri clienti. Il mondo del modellismo è enorme e ci sono moltissime cose da scoprire... principalmente si può classificare in 2 categorie: modellismo statico, riproduzioni in varie scale ma solo da esposizione modellismo dinamico, riproduzioni in varie scale con cui si può interaggire attraverso dei radiocomandi Il modellismo dinamico si distingue, inoltre, attraverso la fonte di alimentazione da cui traggono energia per il movimento: Automodelli elettrici: sono generalmente dei modellini che si muovono attraverso l'utilizzo di motori elettrici e batterie; Automodelli a scoppio: sono automodelli che utilizzano motori alimentati da diverse sostanze combustibili: che vanno, a seconda dei motori, da normale benzina e olio per miscele 2 tempi, ad una miscela composta da nitrometano, metanolo e olio lubrificante. Spesso si è portati a pensare che il modellismo elettrico sia inferiore a quello a scoppio per prestazioni quali accelerazione e velocità di punta. Ciò non è vero, in quanto vi sono modelli elettrici, che, dotati di motori brushless e batterie potenti, possono facilmente far fronte a modelli a miscela, in quanto più leggeri e dotati comunque di un buon propulsore. Gli automodelli elettrici possono essere radiocomandati (RC) oppure telecomandati tramite rotaia elettrificata (Slot car). Le scale di riduzione degli automodelli RC variano solitamente dalla 1/18 fino alla 1/5 (la più grande). Ultimamente, però, sono stati immessi nel mercato anche automodelli radiocomandati di dimensioni ancora più ridotte (ad esempio in scala 1/28 e 1/24) che mantengono le principali caratteristiche degli altri modelli radiocomandati. I modelli RC si distinguono tra diverse categorie. Le principali sono: fuoristrada 1/10 buggy, touring 1/10, drift 1/10, prototipo 1/12 e touring 1/18. La scala di riduzione delle slot è 1/32. Solo nel caso degli automodelli radiocomandati "touring" e "slot", si tratta di riproduzioni in scala di auto esistenti, i buggy e i prototipi (salvo alcune eccezioni) sono realizzati seguendo canoni puramente funzionali e/o aerodinamici e raramente somigliano ad auto reali. Nel dettaglio del modellismo automobilistico dinamico, si assembla un modellino in scala con varie parti che caratterizzano i principali punti di forza e debolezza (motore potente o veloce, rapporti per la velocità costante o per accelerazione, pneumatici duri, morbidi, da pioggia, elementi elettronici ed elettromeccanici per il comando a distanza come trasmettitori, radioricevitori e servocomandi, i vari organi meccanici e i relativi settaggi come bracci di sterzo, vari leveraggi, mozzi con eccentrici per le ruote, ammortizzatori, barre antirollio, ecc.). In alcuni modelli sono previsti dei settaggi che apportano significative variazioni alle prestazioni, tra cui vi sono la campanatura (detto anche angolo camber), l'angolo d'incidenza del perno portamozzo con l'asse perpendicolare al suolo (detto anche angolo caster), la convergenza, l'angolo di sterzata (per riprodurre al meglio le condizioni per l'effetto ackermann, da Rudolph Ackermann inventore di un particolare sistema di sterzaggio), ecc. Tra le parti principali di un automodello da corsa vi è anche la carrozzeria che può essere colorata ed abbellita in modo da personalizzare quanto più possibile il proprio automodello (anche se in alcuni campionati o categorie di corse i regolamenti vincolano l'aspetto delle carrozzerie ad una certa fedeltà rispetto a particolari modelli di automobili reali). Nel frattempo, vi lascio una foto di un casco che ho dipinto io e della macchina sulla quale lo sto usando.....
  3. Salve ragazzi per la prima volta mi ritrovo a dover comprare un auto. Vorrei avere consigli non solo sul modello , ma anche a cosa vedere quando compra un auto che al 99% sarà un auto usata. Il budget varia dai 6.000 agli 8.000€.(forse 10.000€ ma preferiremo evitare) In famiglia siamo in 4 e non facciamo essenzialmente percorrenza urbana, al massimo prendiamo qualche tangenziale o strade extraurbane a scorrimento veloce. In autostrada con questa macchina faremo veramente pochi chilometri. Quindi un auto comoda per 4 senza necessariamente essere troppo grande per fare viaggi . Quello che cerco è essenzialmente un auto senza troppi fronzoli , ma concreta che dia poche noie di manutenzione e con costi di gestione abbastanza bassi. Inoltre con l'attuale auto ,una fiat palio 1.2 benzina, io che sono neopatentato trovo forti difficoltà nel prenderci le misure. Sono ormai 7-8 mesi che guido e devo ancora prendere confidenza con volante e pedali in quanto non hanno quasi mai una risposta costante e questo lo dicono anche i miei genitori. In particolare trovo uno sterzo troppo morbido col quale faccio veramente fatica a fare piccoli spostamenti e una frizione che stacca in modo troppo netto . Sembra un po assurdo quello che scrivo ,ma la fiat palio ( almeno la versione normale no la station wagon) è un basata su idea cattiva, una progettazione mediocre con un assemblaggio e realizzazione ancora peggiore. Cose del tipo che se accendi l'aria condizionata non funziona il clacson, si è rotto 4 volte il conta chilometri e con tutto ciò che quasi tutte le parti del motore sono state rifatte almeno una volta nel corso di 6-7 anni ogni mattina si fanno scommesse se parte o meno. Quindi vorrei trovare un auto che non mi dia questi problemi, so che il budget non è altissimo , ma non è un problema cercare un auto con già qualche anno sulle spalle. Avevo pensato alla i20 oppure alle nuove skoda e seat che ormai sono del gruppo WW e montano gran parte delle stesse parti a livello di meccanica Una che tengo in considerazione e che vedo anche molto in giro è la suzuki swift, di difetto ha un portabagagli più piccolo ma come ho detto non è un grande problema però non conosco persone che la tengono. Per il resto mi sembra che si avvicina molto a quello che cerco ovvero piccola fuori , abbastanza grande per 4 dentro con un buon assetto . Cosa mi consigliate invece?
  4. Ragazzi apro questa discussione perchè non vedo più uno spazio dedicato alle auto stradali, che esisteva nella versione precedente, per parlare del canale di Davide Cironi il celebre Drive Experience. Canale che personalmente seguo sin dalla sua nascita (mi sono iscritto quando ne aveva 600 e ora ne conta 33.000). Ogni tanto parlo con lui, davvero un ragazzo alla mano anche lui malato di auto! Volevo sapere se lo conoscete e se soprattutto vi piace come parla e trasmette le emozioni delle auto che prova. Per chi non lo conoscesse eccovi il primo video di quasi 2 anni fa ma per me il più puro, assieme a quello della Escort da 600 cv. Se è da spostare in un altra sezione fate pure. Io l'ho messo qui perchè non sapevo dove metterlo...
  5. Ayrton4ever

    Soichiro Honda

    Questa è una biografia diversa, più informativa e narrativa, meno numerica e statistica. Raccogliendo le informazioni, confrontandole, sono stato affascinato più dalla personalità e dall’originalità dell’uomo che non dai meri risultati raggiunti, comunque notevolissimi. Credetemi, è stato molto interessante e affascinante, occuparsi della vita di un vero e proprio numero uno, Soichiro Honda. Non venendomi in mente niente di più originale, vi informo che Soichiro Honda nasce il 17 novembre 1906 a Komyo, un villaggio vicino ad Hamamatsu, nella prefettura di Shizuoka, vicino al Monte Fuji. àˆ il primo di nove figli, suo padre Gihei è un fabbro che ha anche una piccola officina che ripara biciclette mentre sua madre Mika è una tessitrice. La sua famiglia è povera ma trasmette ai figli l’educazione, l’etica e il rispetto per gli altri, compresa la puntualità estrema negli appuntamenti. Il padre ha aperto la sua bottega di riparazioni di biciclette dopo aver visto la crescente popolarità del mezzo di trasporto. Aggiusta e rivende le biciclette a prezzi competitivi dopo aver recuperato i pezzi da veri mezzi e averli riassemblati. Gihei coinvolge il figlio nella sua bottega, portandolo con sé e spiegandogli il funzionamento della meccanica, di ogni pezzo, la ragione per cui sta effettuando una determinata operazione. Come conseguenza, Soichiro svilupperà da subito una curiosità non solo per la meccanica degli oggetti, arrivando a progettarne e realizzarne di nuovi, ma anche per le nuove soluzioni. Un giorno poi il suo villaggio è attraversato da una Ford modello “T” e lui è affascinato dall’odore che lasciano olio e benzina e dal suono del motore. Sfrutta poi una delle biciclette del padre per andare a vedere il passaggio di un aereo durante una dimostrazione perché è affascinato dal mondo delle invenzioni. Ha una fervente immaginazione e inventiva che lo tradisce durante il suo percorso di studi (non brillantissimo perché ama trascorrere il suo tempo nell’officina del padre): il sistema scolastico giapponese prevede che i voti siano affidati allo studente, che questi debba far siglare la pagella dai suoi genitori mediante l’apposizione del sigillo di famiglia e Soichiro pensa di creare un sigillo falso per “rendersi autonomo”. La marachella viene scoperta perché Soichiro, in uno slancio di generosità , decide di “aiutare” anche i propri compagni e se il proprio sigillo è perfetto perché prevede solo due caratteri uno sopra l’altro, quello di alcuni compagni vede due ideogrammi posti uno accanto all’altro che riprodotti “a specchio” vanno però invertiti. Il Giovane Honda La carriera da studente termina con il diploma alla Futamata Senior Elementary School e nel 1922 Honda decide di trasferirsi a Tokyo per cercare lavoro, dopo il periodo da apprendista nell’officina del padre. Essendo “circondato” e appassionato di biciclette, legge una rivista chiamata “Il mondo della bicicletta”, qui trova un inserto pubblicitario dell’officina “Art Shokai” di Tokyo e decide di scrivere una lettera, proponendosi come apprendista. La risposta è positiva, così Soichiro parte per rimanere sei anni nell’attuale capitale, imparando a riparare auto, moto, bici e motori in genere. Honda lavora nell’area Yushima di Hongo presso Tokyo ed è un apprendista volontario più che un dipendente retribuito: riceve vitto, alloggio e un piccolo rimborso spese ma è contento perché apprende esperienza che sarà fondamentale come lui stesso ricorderà più volte. Viene subito notato come un giovane volenteroso che si entusiasma per il duro lavoro, la capacità di improvvisare e l’abilità di proporre nuove soluzioni realizzative. Il titolare Yuzo Sakakibara, che è un ingegnere oltre che uomo di affari, nota subito le sue qualità , così brillanti in un ragazzo ancora giovanissimo, lo fa crescere, insegnandogli non solo i segreti della meccanica ma anche il comportamento corretto da tenere con i clienti. Dal primo settembre 1923 può essere seguito meglio dal suo principale a seguito di una tragedia nazionale. Un violento terremoto colpisce anche Tokyo e provoca 140.000 morti; il paese è nel caos, si stabilisce la legge marziale e si ipotizza di spostare la capitale altrove vista la devastazione di numerosi edifici pubblici. Tutti i colleghi di Honda vengono lasciati liberi di tornare ai loro paesi per contribuire alla ricostruzione mentre Soichiro rimane e può completare la sua formazione. Passa da compiti secondari e subalterni a impieghi di maggiore responsabilità , diventando sempre più “uomo di fiducia” del titolare, in virtù dei netti miglioramenti che lo hanno visto non solo eccellere nelle riparazioni ma anche progredire in processi molto complessi come la costruzione dei pistoni. Lo stesso principale diventa un vero e proprio mentore per Honda che lo ricorderà per tutta la vita insieme con la “Art Shokai”, officina ma vera e propria scuola a causa delle sue peculiarità : era infatti un’officina che riparava sia auto che moto e, a causa dell’estrema esclusività di questi mezzi che convogliava i pochi mezzi nelle rare officine, era possibile ammirare vari modelli esteri, importati da tutto il mondo, che spaziavano da quelli più popolari a quelli più ricercati di maggiore qualità , a quelli sportivi o da collezione. Fu un periodo fondamentale perché l’avida curiosità di Honda permise di apprendere una marea di nozioni e osservare una miriade di soluzioni possibili nel variopinto mondo di Art Shokai: diventerà talmente bravo che, unendo le sue nozioni teoriche all’esperienza acquisita, metterà in difficoltà i suoi futuri collaboratori, gli ingegneri delle sue aziende. Sakakibara era inoltre un grande appassionato di motorsport e attraverso le riviste si informava di ciò che succedeva in Europa, leggendo di Grand Prix, di 24 ore di Le Mans e di 500 miglia di Indianapolis e per quanto riguarda le due ruote di Tourist Trophy, la leggendaria corsa dell’Isola di Mans. Questa passione lo porta nel 1923 a decidere di buttarsi nella costruzione di auto da corsa col fratello minore Shinichi. Nel 1924 Sakakibara avvicina alle gare motoristiche anche Soichiro, invitandolo a lavorare su un complesso progetto per la macchina da corsa Art Daimler, che vede il motore da aereo Curtis, un V-8 da 8 Litri, su di un telaio americano Mitchell del 1916. Questa esperienza vede il giovane Honda che costruisce personalmente gran parte dei pezzi, scolpendo in particolare i raggi delle ruote in legno. Pur essendo quasi digiuno di corse, riuscirà a trovare le soluzioni meccaniche ai problemi che si presenteranno, creando macchine con motori fuori centro per le gare su ovali con curve rialzate, testando personalmente la sovralimentazione, aggiungendo radiatori di raffreddamento supplementari o rafforzando valvole. Aumenterà così la sua esperienza, la sua ambizione e la sua capacità di sognare quel “power of dreams” così ricorrente nella vita di Honda. Ah, per informazione il risultato che arriva nel novembre del 1924 è la vittoria nella “Fifth Japan Automobile Competition”con Shinichi Sakikabara come pilota e Soichiro Honda come ingegnere di pista tuttofare… Soichiro a fine 1924 al centro della foto La carriera di apprendistato prosegue ininterrotta e in crescita, favorita anche dal fatto che, a causa della daltonìa, Soichiro viene riformato alla leva militare nel 1926. Nell’aprile 1928 un’altra svolta: Soichiro Honda viene incaricato di aprire una filiale di Art Shokai ad Hamamatsu. Compie i 250 Km a ritroso che aveva percorso sei anni prima e si avvicina al suo paese natale. Con il consueto entusiasmo si butta nel lavoro e comincia nel tempo libero la costruzione di un’auto da corsa che chiama “Art Shokai Auto”, è di questi tempi infatti la passione che ha per le corse automobilistiche e motociclistiche, non più nella veste di tecnico ma in quella di pilota. L’apertura di questa filiale indipendente è l’emblema della fiducia di Sakakibara nei suoi confronti, visto che a nessuno era mai stata concessa tanta fiducia. Questa fu però pienamente ripagata da Soichiro che non viene solo ammirato dai suoi concittadini come meccanico ma anche come inventore, tanto da essere soprannominato “Edison di Hamamatsu”, per le continue idee e nuove soluzioni proposte. L’officina, che vedeva inizialmente il solo Soichiro come lavoratore, cresce fino a raggiungere le trenta unità di personale, compresa Sachi, che dall’ottobre del 1928 stesso era diventata la moglie di Honda, impiegata come cuoca per il pranzo e aiuto contabile. La mente di Soichiro è già oltre: ripara e costruisce ma immagina e sogna un futuro sempre più grande; il sogno però si scontra con l’opposizione delle persone che hanno dato una mano economicamente a Honda e che non vedono ragione di cambiare una realtà che va già bene per una incerta. I sogni e le idee però non si possono fermare e Soichiro comincia a studiare un nuovo progetto di fasce elastiche per pistoni, dedicandosi nei pochi momenti liberi e pensando di vendere il proprio progetto a Toyota. Nel 1931 deposita un brevetto per una ruota in metallo per automobili. ad Hamamatsu nel 1935, Honda è a sinistra con gli occhiali da sole Nel 1936, il 7 giugno, Honda rischia grosso, dilettandosi come pilota nell’All Japan Speed Rally, sul circuito Tamagawa Speedway: entra in collisione con un avversario che sta rientrando in pista dopo una sosta e vola fuori, riportando la slogatura della spalla, la rottura di un polso e svariate cicatrici per le escoriazioni al viso. In quell’anno in una successiva gara, corre ad una velocità media di 120 Km/h, stabilendo un record che durerà per quasi venti anni in Giappone; questa però sarà l’ultima corsa della sua breve carriera. Nel 1937 c’è l’ennesima svolta: fonda la Tokai Seiki Heavy Industry a Yamashita per la produzione di fasce elastiche per pistoni e altre componenti. Non è stato semplice trasformare la filiale di Hamamatsu in un’azienda indipendente e ha dovuto cercare altri finanziatori, ne ha trovato un fondamentale, Shichiro Kato che è formalmente il presidente della nuova società . Come al solito, si dedica completamente al lavoro e non abbandona l’Art Shokai per cui lavora la mattina, occupandosi di pistoni in tarda serata… Prova a vendere i progetti alla Toyota ma riceve una delusione cocente perché i suoi progetti non collimano con gli standard qualitativi dell’azienda e solo tre su cinquanta possono essere accettati. Non accettando una simile bocciatura, Soichiro… torna a scuola! Decide infatti di iscriversi come studente part-time all’Istituto Industriale di Hamamatsu (ora facoltà di ingegneria dell’Università di Shizuoka) per migliorare le sue conoscenze di metallurgia. Sono due anni intensi e Honda, diviso tra lavoro e studio, si impegna così duramente da cadere vittima dello stress che fa sì che perfino i suoi lineamenti risultino alterati. Oltre a questo, continua girare per le aziende metallurgiche per affinare la sua preparazione, aumentare le sue conoscenze e completarsi. Il lavoro paga e Soichiro, oltre a non aver più problemi con Toyota, comincia a fornire veri e propri giganti industriali come la Nakajima Aircraft ampliando la sua creatura che arriverà , nei momenti di massimo sviluppo, fino a duemila dipendenti. Soichiro Honda si trova però ad operare in un paese come il Giappone che ha appena intrapreso un triste capitolo militarista che ha appena portato allo scoppio della guerra contro la Cina. Per la seconda guerra sino-giapponese il paese del Sol Levante subirà l’embargo petrolifero degli Stati Uniti, la Gran Bretagna e i Paesi Bassi. Viene dichiarata l’”Emergenza nazionale” e passatempi come le corse automobilistiche vengono bandite e tutte le aziende vengono reinquadrate sotto la guida dei ministeri perché la produzione sia convogliata agli scopi del Paese. Le condizioni di vita della popolazione, come facilmente prevedibile, peggiorano rapidamente, le merci scarseggiano e l’intero paese deve far fronte in pochi anni non solo alla guerra sino-giapponese ma dal 1941 in poi alla seconda Guerra Mondiale dopo l’attacco aereo di Pearl Harbour. Il 7 dicembre 1941 è appunto la data dell’attacco per i giapponesi o il “giorno dell’infamia” per gli americani. La Tokai Seiki viene posta sotto il controllo del Ministero degli armamenti, la Toyota subentra con il 40% e Soichiro viene degradato da Presidente a “Senior Managing director”. I lavoratori maschi vengono via via mandati al fronte e le lavoratrici e le studentesse vengono impiegate in fabbrica come “volontarie”. Honda capisce che non può mantenere inalterate le condizioni di lavoro per delle lavoratrici così inesperte e calibra i macchinari in modo da rendere sicuro e più semplice possibile il processo produttivo. Di questi tempi è l’automazione nella produzione le fasce elastiche da mettere alla testa dei pistoni. La guerra non ferma l’ingegnosità di Honda: quando Kaichi Kawakami, presidente della Nippon Gakki (poi Yamaha), chiede una fresatrice automatica per le eliche di legno degli aerei, Soichiro elabora un sistema per passare dalla settimana di produzione a mano a trenta minuti per coppia di eliche. Il conflitto non si mette bene, soprattutto dopo la battaglia di Midway, ed è sempre più chiaro che il Giappone perderà , anche perché i raid aerei americani proseguono senza sosta. Nel 1944, dopo l’occupazione della base di Saipan, i nuovi aerei bombardieri statunitensi, più nuovi e superiori a quelli giapponesi, possono raggiungere e colpire il Giappone. Durante uno di questi raid un B-29 distrugge l’impianto della Tokai Seiki e l’intera città è colpita fino alle macerie. Honda è provato ma trova la forza di studiare e inventare un nuovo modo per produrre il calcestruzzo e, recuperando i bidoni di benzina abbandonati, di reperire le materie prime di cui aveva bisogno per il processo di produzione. Nel gennaio 1945 invece l’altro impianto di Honda viene distrutto dal terremoto di Mikawa che causerà oltre duemilatrecento morti; ad agosto il Giappone si arrende e Soichiro prova a ripartire nonostante sia finanziariamente in grossa difficoltà . Soichiro non ha mai avuto grandi mezzi a disposizione e ora è in grossa crisi; intelligentemente ribalta il proprio punto di vista per ottenere ciò che vuole. Non si chiede quindi come poter ottenere i mezzi che desidera ma come utilizzare i mezzi a sua disposizione per arrivare dove si prefigge. Intuisce che la scarsità di benzina a disposizione richiederà soluzioni di minore costo e ridotti consumi, comincia a pensare così un’azienda di telai e motori per motociclette. Fine prima parte
  6. Ho acquistato tempo fa un mantenitore di carica per la batteria della macchina. A volte resta una settimana senza essere messa in moto e col freddo, l'antifurto cazzi e mazzi inizia a faticare a mettersi in moto. Ieri ho collegato il tutto, ho agganciato i cavetti sui poli lasciando il connettore all'esterno del vano batteria, in modo da poter collegare il caricabatteria in poco tempo. Fin qui tutto ok. Non volendo lasciare sempre collegato il mantenitore, ho preso anche una di quelle prese temporizzate che possono essere regolate. L'idea è quella di far andare il mantenitore 1/2 ore max al giorno (anche perchè la corrente del box non la pago io ma lo zio di mia moglie, il box è suo ), ma ho scoperto che anche quando il mantenitore non è alimentato resta con il led di funzionamento acceso, probabilmente perchè prende corrente dalla batteria. Da qui il dubbio, non rischio l'effetto contrario e quindi conviene tenerlo sempre attaccato?! Elettronici, a me (se chiedo a mio papà mi prende per il culo due settimane )
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