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sundance76

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messaggi inviate da sundance76

  1. Il 19/8/2021 at 22:52 , Gioele Castagnetta ha scritto:

    Uno dei miei preferiti, quel sorpasso a Senna all'esterno nel Gp di Ungheria del 1986 fu fantastico. Peccato che piloti e personaggi cosi non potranno più esserci per il politicamente corretto 

    Mentre nel resto della rivista (Autosprint) il sorpasso viene dipinto come un capolavoro, in un trafiletto viene data una chiave diversa d'interpretazione.

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  2. Pochi mesi dopo, lo schianto di Mansell nelle prove del GP del Giappone assegnò matematicamente il titolo a Nelson, che in questa intervista si lascia andare, quasi liberando la tensione accumulata durante la stagione:

     

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  3. Il 24/3/2018 at 22:47 , Gabriele Dri ha scritto:

    Anche la RAI non scherzava... Certo i Fleetwood Mac sono di un altro livello. E poi c'è anche la pugnalata al cuore "Un'esclusiva RAI".

     

    A me pareva parecchio strana...

    Prima ancora, c'era quest'altra, perché mi pare che tra l'84 e l'87 i piloti che facevano la pole position avevano una Vespa in omaggio, con apposito Trofeo. Nella sigla sentirete "Una strada, un casco e via", mentre in un altro spot dedicato al pubblico extra-F1 si sentiva "Una Vespa, un casco e via".

     

  4. Interessante intervista a Piquet su AutoSprint n.36 del 1° settembre 1987.

    In quel momento, dopo l'Austria e alla vigilia di Monza (dove vincerà), Nelson con 2 vittorie guida la classifica mondiale con 11 punti su Senna (Lotus, 2 vittorie), 15 punti sul suo compagno in Williams-Honda, Nigel Mansell (4 vittorie), e 23 punti su Prost (McLaren, 2 vittorie).

     

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  5. L'AutoSprint n. 32 in edicola, nonostante un servizio sul prossimo ritorno della Ferrari nel Mondiale Sport Endurance, è quasi interamente dedicato a Enzo Ferrari, con 80 pagine di interviste inedite e articoli.

    Ma il pezzo forte è il volumetto allegato, costituito dagli articoli di Franco Gozzi dedicati al Drake.

  6. Un momento decisivo al 30° giro. Non si sa se la Mercedes di Brauchitsch abbia avuto esitazioni nel doppiaggio di Tadini, e se sia stata toccata da Nuvolari, che lo seguiva, fatto sta che la W 25K va in testacoda e colpisce un palo. Riprenderà la gara, ma poi si ritirerà per guai allo sterzo. 

    Ecco la sequenza, con Brauchitsch seguito da Nuvolari, e poi l'uscita di strada del tedesco.

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  7. "Il 1932 fu una stagione "ammazzata".

    Nuvolari cominciò col vincere a Monaco. Gli avevano affiancato il tedesco Rudolf Caracciola, libero per il momentaneo ritiro della Mercedes. Su un'Alfa tutta bianca - così l'aveva voluta - Caracciola lo impegnò per tutti i cento giri del circuito. Tazio tagliò il traguardo sfinito. Mentre l'altro si accendeva una sigaretta, il suo volto sembrava una maschera di creta sporca d'olio.

    Quando ebbe il fiato per parlare, disse semplicemente:

    "Non puoi mollare un attimo, che è subito lì!" - si riferiva a Caracciola naturalmente"

    (Cesare De Agostini, "Tazio vivo")

     

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  8. https://blog.quattroruote.it/viamazzocchi/adesso-e-certo-la-lancia-avra-un-futuro-in-stellantis/

    Ma allora Tavares ci crede proprio nella Lancia se ha trasferito a Torino con tutta la famiglia nientemeno che il capo del design del Gruppo Stellantis, Jean-Pierre Ploué, per occuparsi direttamente delle nuove vetture del nobile marchio tristemente decaduto nel corso degli anni. Fidatevi, è un segnale straordinario.

    Si dirà che Ploué non è italiano e mi immagino gli indignati in servizio permanente effettivo partire in quarta. Ma resta un dato di fatto che il numero uno del neonato gigantesco Gruppo franco-italiano-statunitense (l’ordine è alfabetico), quello che sovraintende tutti i lavori di design, quello per intenderci che era De Silva nel Gruppo Volkswagen, dovrà occuparsi direttamente dello stile delle nuove Lancia. Questo a mio avviso è un messaggio fortissimo avvalorato dalle sue parole al quotidiano La Stampa: «Devo garantire al gruppo Stellantis il più alto livello di design, perché vogliamo essere i numeri uno. Poi devo essere il garante della differenziazione dei marchi, ognuno dei quali è affidato a un direttore di stile. E infine ho la gestione diretta di Lancia, in cui metto tutta la mia passione. Espatrio, trasloco a Torino, con tutta la famiglia: è una scelta impegnativa. Resterò alcuni anni per assicurarmi che la rinascita dei marchi italiani sia a un livello di eccellenza. Mi lancio nell’avventura con Fiat, Abarth, Lancia e Alfa Romeo. La ricostruzione di un marchio è un momento favoloso nella carriera del designer. Sarei molto fiero se le Lancia di nuova generazione fossero apprezzate per la loro italianità, perché equilibrate con qualche elemento sorprendente, di una bellezza perfetta e senza stravaganze… Vorrei che le Lancia di domani fossero riconoscibili nel traffico per eleganza e modernità. Manteniamo vivo il sogno.»

    Ma se, sotto la sua supervisione, a capo di Alfa Romeo è arrivato un cavallo di razza come Alejandro Mesonero-Romanos che per molti designer è indicato come la vera stella del futuro, e se a capo di Fiat è arrivato François Leboine, il fatto che alla Lancia ci pensi direttamente il capo di tutti per me significa tantissimo: in particolare che qualcosa di importante arriverà. E se poi saranno i tre modelli annunciati meglio ancora. Da sempre quando di qualcosa si occupa il numero uno ci sono dei risultati. Saranno davvero auto bellissime? Non è detto, anche se lo spero. Comunque saranno tre auto al posto dell’unica attuale. E per chi come me temeva il peggio è un eccezionale passo avanti.

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  9. OVALI E STRADALI
     
    "Le Indycar sembravano fatte apposta per me, e più la pista era veloce, più pareva tagliata per il mio naturale stile di guida. Su quelle più lente dovevo imparare. Dovetti lavorarci. I circuiti che mi davano più problemi erano quelli stradali perché devi avere una presa sicura sul volante, devi sballottare la macchina qua e là, devi maltrattarla. Io ho avuto sempre la tendenza a guidare in punta di dita, non con il palmo delle mani. Era perfetto su uno speedway perché sei più delicato, più puoi avvicinarti al limite senza superarlo. [..]
    Non era una questione di pensare alle conseguenze di un incidente. Ero molto meno preoccupato dal dolore sui circuiti stradali che sugli speedway. Quello che cambiava era lo stile di guida. Dovevi maltrattare davvero la macchina. Sui circuiti stradali c'è molto più spazio per gli errori. Quando scendi da una macchina su un circuito stradale sei fisicamente provato. Quando scendi da una macchina su uno speedway sei mentalmente provato, perché non c'è spazio per gli errori e trattieni il respiro a ogni curva, a ogni giro. Potevo togliere il due o il tre per cento senza che fosse un problema. Ma se vuoi correre veloce, devi andare al limite, devi uscire dalla scia giusta, devi liberare la potenza ed essere pronto a farlo in ogni istante. In pratica è come se ti qualificassi a ogni giro. Questa sensazione e la consapevolezza che se commetti un errore sarà devastante... è mentalmente stancante.
    Invece sugli stradali è meglio. La differenza per me è era che dovevo essere più attivo in macchina. Ero abituato a cercare di fare tutto con grande delicatezza, in maniera precisa, lieve, mentre sulle strade dovevo imparare a darci dentro. Dovevo imparare a maltrattare la macchina, ma anche a lasciarla andare. Puoi prendere una curva troppo stretta, aspettare che sbandi e riprenderla. Su un circuito stradale guidi di riflesso. Su uno speedway devi imparare a cogliere la sensazione che la macchina ti dà poco prima che succeda, perché se aspetti dopo che è successo, è troppo tardi".
     
    (Rick Mears)
     
    Nella foto, Laguna Seca, ultima gara Indycar '89. Rick Mears con la Penske coglie la sua 26ma vittoria, ed è vice-campione dietro Fittipaldi. Per Rick è la prima vittoria su uno stradale dopo il grave incidente di Sanair '84. Con questa affermazione, Mears diventa il pilota Indycar più vincente degli anni '80, con 20 vittorie.

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  10. 4 ore fa, Kitt ha scritto:

    Per un capriccio? 

    Gli hanno rubato un titolo per un cavillo regolamentare dopo che l' avversario lo ha speronato...chiamalo capriccio...

    Però anche con la vittoria a Suzuka, Senna non avrebbe vinto il campionato.

    Avrebbe dovuto obbligatoriamente vincere anche ad Adelaide, e invece tamponò Brundle, distruggendo muso, sospensione e gomma.

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