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messaggi inviate da sundance76
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Finzioni e L'Aleph sono i migliori, e anche all'ennesima rilettura quei racconti risultano sempre nuovi, o comunque regalano inedite chiavi di lettura.
A me piace molto anche "Altre inquisizioni", che comincia col superbo racconto "La muraglia e i libri".
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56 minuti fa, djbill ha scritto:
Così come è lampante che la Ferrari è tutt'altro che vicina dall'essere un disastro progettuale come tanti han voluto far passare specialmente nella pausa invernale...
Ricordo quelli che già l'estate scorsa dicevano di sapere da gole profonde che il progetto si era già rivelato problematico e che in Ferrari erano consapevoli di un altro anno di melma..
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Grazie a tutti e a @leopnd per questi auguri davvero speciali :-D
Mi unisco a @DaniMotorSport nel chiedere venia a tutti coloro a cui non ho fatto gli auguri negli ultimi mesi, ma il tempo spesso mi manca anche solo per leggere le discussioni. Nel weekend infatti non sono riuscito mai a collegarmi per commentare il GP di Spagna.
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A nessuno piace rileggere i racconti di Borges?
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#UnaLotusPerAlonso
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Cercando tutt'altro mi sono imbattuto in questo articolo dell'ex addetto stampa Ferrari, ma è riferito al 2010.
Quindi non c'era ancora il Drs.
Vale più che altro come curiosità.
Giancarlo Baccini
La doppietta della Ferrari ha fatto bene alla Formula 1, almeno qui in Italia.
16 Marzo 2010
"Questo eccellente risultato potrebbe inoltre rappresentare un semplice punto di partenza, specie se, come tutto lascia credere, la Ferrari sarà in grado di ripetersi nelle prossime gare. Sulla popolarità futura della più importante competizione motoristica del mondo continua però a pesare come un macigno la quasi totale assenza di spettacolo.Dunque la Ferrari potrà pure invertire il declinante trend della F1 in Italia ma non è detto che lo stesso accada negli altri Paesi. Il problema non è nuovo ma il fatto che si sia riproposto a dispetto del drastico cambio del formato dei gran premi, con l'agognato ritorno alla formula «via col pieno» al posto dei vituperati rifornimenti in corsa, dimostra che la fonte del male non erano le strategie di gara che trasformavano i piloti in ragionieri ma bensì la natura stessa della competizione. A trasformare in Formula Noia la gloriosa, eroica Formula 1 di un tempo, quella in cui le macchine consentivano agli uomini di affrontarsi corpo a corpo all'insegna dell'ardimento e della tecnica di guida, sono in realtà stati gli ingegneri.Il processo è iniziato negli anni '80, quando gli inglesi hanno pensato bene di tramutare le monoposto in aerei rovesciati e pertanto imposto l'abbandono della tradizionale cultura meccanica in favore di quella aerospaziale, tutta basata sui materiali speciali, sulla fluidodinamica, sull'elettronica. Di anno in anno le vetture di F1 sono diventate, sì, più veloci, ma allo stesso tempo costosissime e sofisticate come astronavi, dotate di freni così potenti da permettere anche al guidatore più scarso di rallentare soltanto a pochi metri dalle curve, e soprattutto quasi inguidabili se non c'è la pressione dell'aria a tenerle incollate sull'asfalto. Col risultato che i piloti non riescono più sorpassare chi gli sta davanti: un po' perché non possono avvicinarsi altrimenti la loro macchina non sta più per terra e un po' perché per quanto ritardino la staccata è comunque difficile infilare chi può a sua volta frenare all'ultimo.Complici le nuove piste prive di trabocchetti, i sorpassi sono così praticamente spariti e le corse – al netto di errori o di rotture - si decidono nelle poche centinaia di metri che separano il semaforo del via dalla prima curva. Tutto ciò perché la Formula 1 è diventato il gigantesco e assurdamente costoso giocattolo degli ingegneri, ai quali non frega niente né del pubblico né dei piloti in sangue ed ossa (che, anzi, fosse per loro avrebbero già fatto fuori in favore di qualche sistema di guida dai box stile videogame). A loro interessa soltanto di dimostrare di essere più bravi degli altri ingegneri. E finché i veri padroni della F1 – la Federazione, i costruttori, i proprietari dei team – non rinunceranno ai loro miopi egoismi e si metteranno d'accordo per tornare a correre su vere automobili (oltretutto risparmiando un sacco di soldi), noi appassionati dovremo rassegnarci a sbadigliare davanti alla tv. Con o senza i pit stop".P.S. Baccini non sono io
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Non ho visto le vetture in movimento, ma i numeri nero su bianco alla Ferrari non mi sembrano affatto male. Fino al 1977 erano la normalità.
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Mike Hawthorn su Ferrari nell'edizione '57:
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51 minuti fa, The Rabbit ha scritto:
Sulla F312T il numero davanti era su sfondo bianco ma ben diverso.
Rabbit, perdonami l'antipatica pedanteria, ma la F non ci vuole per nessuna 312.
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8 minuti fa, leopnd ha scritto:
Long Beach?
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Il sito svizzero della Lancia (e anche quello tedesco è sullo stesso tenore). Mi sa che stavolta si chiude davvero....
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Il 5/11/2015 at 16:58 , Catone ha scritto:PS: ho sempre sopportato poco l'accostamento di Gilles a Nuvolari, dovuto a una innocua battuta fatta al volo da Enzo Ferrari ("mi ricorda Nuvolari"); Nuvolari era un gran calcolatore, altro che! ma questo è un altro discorso...
Maggio 1979: "Quando Gilles l'anno scorso aveva incidenti a catena e tutti mi chiedevano di sostituirlo, io ho pensato che Nuvolari ne ha fatte probabilmente più di Villeneuve. Ovviamente non posso paragonare Villeneuve a Nuvolari perché tempo, percorsi e auto sono cambiati, ma se dovessi affermare che Villeneuve è un uomo che non resta intimorito da nessun rischio, in questo dovrei dire che assomiglia a Nuvolari".
5 giugno 1981: "Quale pilota di oggi assomiglia a Guy Moll? Beh, Moll era uno spudorato, uno spudorato come Gilles Villeneuve, in corsa tutti i cordoli erano suoi, se decideva di passare erano buoni anche i marciapiedi, se decideva di non lasciarsi passare erano guai per tutti, qualche volta anche per lui. Comunque era un pilota molto veloce, tra i più veloci in assoluto, ma intelligente.."
22 giugno 1981: "Ieri Gilles Villeneuve mi ha fatto rivivere la leggenda di Nuvolari".
"Villeneuve, con la sua totale dedizione e la sua perentoria ansia di vincere mi ricordava spesso Guy Moll" (dal libro "Piloti, che gente...")
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36 minuti fa, giuseppe27 ha scritto:
Salve a tutti.
Una settimana fa ho visto un servizio su Gilles prima dell'ennesimo noioso gran premio.....
E' incredibile come questo piccoletto dopo così tanti anni susciti ancora delle emozioni così forti.Ho sentito subito lo stomaco chiudersi su se stesso, eppoi son partiti i vari filmati che ripercorrevanola breve ed intensa carriera vissuta da chi ha avuto la fortuna di vederlo correre.Sono un uomo ormai, ho 39 anni ed il mio primo ricordo di un Gran Premio di Formula 1è quella ruota staccatasi dalla Renault di Prost nel gp di Monaco dell'82...il primo gp senza Gilles.Però quando ho visto quel sorpasso sulla Williams di Jones a Monaco nell'81, l'emozione del cronista nel vedereGilles al comando della gara e le lacrime di felicità ai box al suo arrivo....che emozione.Curioso: io sono del '76, e anche per me il primo ricordo assoluto coincide con Monaco '82, in particolare il passaggio che Patrese dà a Pironi nel tunnel durante il giro d'onore...
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Barlini era ispirato a Bandini, ma l'incidente del film alla chicane coinvolse i due della BRM-Jordan, Scott Stoddart (interpretato da Brian Bedford e ispirato a Jackie Stewart) e Pete Aron (interpretato da James Garner).
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Un autentico tesoro!
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21 minuti fa, MauroC ha scritto:Ha dell'inquietante la similitudine con l'incidente di Nino Barlini nel film di Frankenheimer girato un anno prima.
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7 minuti fa, Kitt ha scritto:
Mamma mia...non avevo mai visto le immagini di quando lo estrassero dalla macchina...
A proposito di Indy e Alonso: dopo Montecarlo, Bandini doveva disputare la 500 miglia con un team americano, ovviamente col permesso di Enzo Ferrari.
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Oggi è passato mezzo secolo dalle fiamme di Montecarlo:
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50 anni fa Lorenzo Bandini, il più grande pilota italiano degli anni '60, era vittima di uno spaventoso incidente alla chicane di Montecarlo a bordo della sua Ferrari 312 mentre era 2° dietro alla Brabham-Repco del futuro vincitore e campione del mondo, Denny Hulme.
Morirà tre giorni dopo.
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E' morto a 79 anni Timo Makinen, uno dei veri "finlandesi volanti" dei rally (nessuna parentela con Tommi).
4 vittorie al Mille Laghi ('65, '66', '67, '73), 3 vittorie al Rac ('73,'74,'75), il Montecarlo '65 (e quello '66 dove una cervellotica squalifica gli tolse il bis), nel suo palmares, oltre a gare oggi dimenticate ma che erano grandi classiche, come il Tulip, la Monaco-Vienna-Budapest e il Bandama in Costa d'Avorio.
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E se fosse soltanto un problema di orari? Se le gare cominciassero alle 15:30 anziché alle 14, vedremmo un Kimi già velocissimo sin dai primi giri?
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9 ore fa, sundance76 ha scritto:
E' morto a 79 anni Timo Makinen, uno dei veri "finlandesi volanti" dei rally (nessuna parentela con Tommi).
4 vittorie al Mille Laghi ('65, '66', '67, '73), 3 vittorie al Rac ('73,'74,'75), il Montecarlo '65 (e quello '66 dove una cervellotica squalifica gli tolse il bis), nel suo palmares, oltre a gare oggi dimenticate ma che erano grandi classiche, come il Tulip, la Monaco-Vienna-Budapest e il Bandama in Costa d'Avorio.
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E' morto a 79 anni Timo Makinen, uno dei veri "finlandesi volanti" dei rally (nessuna parentela con Tommi).
4 vittorie al Mille Laghi ('65, '66', '67, '73), 3 vittorie al Rac ('73,'74,'75), il Montecarlo '65 (e quello '66 dove una cervellotica squalifica gli tolse il bis), nel suo palmares, oltre a gare oggi dimenticate ma che erano grandi classiche, come il Tulip, la Monaco-Vienna-Budapest e il Bandama in Costa d'Avorio.
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Libri e romanzi
In Altre Discussioni
Inviata
Io cominciai Borges con "Finzioni", e mi imbattei nel primo racconto "Tlon, Uqbar, Orbis Tertius", e fu un trauma.
Non riuscivo a comprendere dove finisse la realtà e dove cominciasse il fantastico.
Poi è diventato uno dei miei racconti preferiti.
"Finzioni" è pieno di racconti eccezionali.
Non ho capito perché nell'edizione Adelphi abbiano modificato la traduzione di una parola nel finale de "Il Giardino dei Sentieri che si Biforcano" rispetto all'edizione Einaudi.
Nell'Einaudi (traduttore Franco Lucentini) era "innumerabile contrizione", invece nell'Adelphi c'è "infinita contrizione".
Credo che "innumerabile" fosse migliore. E non capisco perché venga spesso criticata in generale la traduzione di Lucentini.
Adelphi, pur aggiungendo tre racconti degli anni '50, avrebbe potuto lasciare "L'accostamento ad Almotasim" (che ha invece espunto e inserito solo in un altro volume, "Storia dell'eternità").