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sundance76

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messaggi inviate da sundance76

  1. 2 ore fa, Ayrton4ever ha scritto:

    io più che rileggere, lo dovrei proprio leggere

    Io cominciai Borges con "Finzioni", e mi imbattei nel primo racconto "Tlon, Uqbar, Orbis Tertius", e fu un trauma.

    Non riuscivo a comprendere dove finisse la realtà e dove cominciasse il fantastico.

    Poi è diventato uno dei miei racconti preferiti.

    "Finzioni" è pieno di racconti eccezionali.

    Non ho capito perché nell'edizione Adelphi abbiano modificato la traduzione di una parola nel finale de "Il Giardino dei Sentieri che si Biforcano" rispetto all'edizione Einaudi.

    Nell'Einaudi (traduttore Franco Lucentini) era "innumerabile contrizione", invece nell'Adelphi c'è "infinita contrizione".

    Credo che "innumerabile" fosse migliore. E non capisco perché venga spesso criticata in generale la traduzione di Lucentini.

    Adelphi, pur aggiungendo tre racconti degli anni '50, avrebbe potuto lasciare "L'accostamento ad Almotasim" (che ha invece espunto e inserito solo in un altro volume, "Storia dell'eternità").

  2. Finzioni e L'Aleph sono i migliori, e anche all'ennesima rilettura quei racconti risultano sempre nuovi, o comunque regalano inedite chiavi di lettura.

    A me piace molto anche "Altre inquisizioni", che comincia col superbo racconto "La muraglia e i libri".

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  3. 56 minuti fa, djbill ha scritto:

    Così come è lampante che la Ferrari è tutt'altro che vicina dall'essere un disastro progettuale come tanti han voluto far passare specialmente nella pausa invernale...

    Ricordo quelli che già l'estate scorsa dicevano di sapere da gole profonde che il progetto si era già rivelato problematico e che in Ferrari erano consapevoli di un altro anno di melma..

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  4. Cercando tutt'altro mi sono imbattuto in questo articolo dell'ex addetto stampa Ferrari, ma è riferito al 2010.

    Quindi non c'era ancora il Drs.

    Vale più che altro come curiosità.

    http://www.iltempo.it/sport/2010/03/16/news/giancarlo-baccini-br-br-la-doppietta-della-ferrari-ha-fatto-bene-alla-formula-1-almeno-qui-in-italia-737102/

    Giancarlo Baccini

    La doppietta della Ferrari ha fatto bene alla Formula 1, almeno qui in Italia.

     
     
    "Questo eccellente risultato potrebbe inoltre rappresentare un semplice punto di partenza, specie se, come tutto lascia credere, la Ferrari sarà in grado di ripetersi nelle prossime gare. Sulla popolarità futura della più importante competizione motoristica del mondo continua però a pesare come un macigno la quasi totale assenza di spettacolo.
    Dunque la Ferrari potrà pure invertire il declinante trend della F1 in Italia ma non è detto che lo stesso accada negli altri Paesi. Il problema non è nuovo ma il fatto che si sia riproposto a dispetto del drastico cambio del formato dei gran premi, con l'agognato ritorno alla formula «via col pieno» al posto dei vituperati rifornimenti in corsa, dimostra che la fonte del male non erano le strategie di gara che trasformavano i piloti in ragionieri ma bensì la natura stessa della competizione. A trasformare in Formula Noia la gloriosa, eroica Formula 1 di un tempo, quella in cui le macchine consentivano agli uomini di affrontarsi corpo a corpo all'insegna dell'ardimento e della tecnica di guida, sono in realtà stati gli ingegneri.
    Il processo è iniziato negli anni '80, quando gli inglesi hanno pensato bene di tramutare le monoposto in aerei rovesciati e pertanto imposto l'abbandono della tradizionale cultura meccanica in favore di quella aerospaziale, tutta basata sui materiali speciali, sulla fluidodinamica, sull'elettronica. Di anno in anno le vetture di F1 sono diventate, sì, più veloci, ma allo stesso tempo costosissime e sofisticate come astronavi, dotate di freni così potenti da permettere anche al guidatore più scarso di rallentare soltanto a pochi metri dalle curve, e soprattutto quasi inguidabili se non c'è la pressione dell'aria a tenerle incollate sull'asfalto. Col risultato che i piloti non riescono più sorpassare chi gli sta davanti: un po' perché non possono avvicinarsi altrimenti la loro macchina non sta più per terra e un po' perché per quanto ritardino la staccata è comunque difficile infilare chi può a sua volta frenare all'ultimo.
    Complici le nuove piste prive di trabocchetti, i sorpassi sono così praticamente spariti e le corse – al netto di errori o di rotture - si decidono nelle poche centinaia di metri che separano il semaforo del via dalla prima curva. Tutto ciò perché la Formula 1 è diventato il gigantesco e assurdamente costoso giocattolo degli ingegneri, ai quali non frega niente né del pubblico né dei piloti in sangue ed ossa (che, anzi, fosse per loro avrebbero già fatto fuori in favore di qualche sistema di guida dai box stile videogame). A loro interessa soltanto di dimostrare di essere più bravi degli altri ingegneri. E finché i veri padroni della F1 – la Federazione, i costruttori, i proprietari dei team – non rinunceranno ai loro miopi egoismi e si metteranno d'accordo per tornare a correre su vere automobili (oltretutto risparmiando un sacco di soldi), noi appassionati dovremo rassegnarci a sbadigliare davanti alla tv. Con o senza i pit stop".

     

    P.S. Baccini non sono io :asd:

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  5. 36 minuti fa, giuseppe27 ha scritto:

    Salve a tutti.

    Una settimana fa ho visto un servizio su Gilles prima dell'ennesimo noioso gran premio.....

    E' incredibile come questo piccoletto dopo così tanti anni susciti ancora delle emozioni così forti.
    Ho sentito subito lo stomaco chiudersi su se stesso, eppoi son partiti i vari filmati che ripercorrevano
    la breve ed intensa carriera vissuta da chi ha avuto la fortuna di vederlo correre.
    Sono un uomo ormai, ho 39 anni ed il mio primo ricordo di un Gran Premio di Formula 1
    è quella ruota staccatasi dalla Renault di Prost nel gp di Monaco dell'82...il primo gp senza Gilles.
    Però quando ho visto quel sorpasso sulla Williams di Jones a Monaco nell'81, l'emozione del cronista nel vedere
    Gilles al comando della gara e le lacrime di felicità ai box al suo arrivo....che emozione.  

    Curioso: io sono del '76, e anche per me il primo ricordo assoluto coincide con Monaco '82, in particolare il passaggio che Patrese dà a Pironi nel tunnel durante il giro d'onore...

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  6. Barlini era ispirato a Bandini, ma l'incidente del film alla chicane coinvolse i due della BRM-Jordan, Scott Stoddart (interpretato da Brian Bedford e ispirato a Jackie Stewart) e Pete Aron (interpretato da James Garner).

     

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  7. 7 minuti fa, Kitt ha scritto:

    Mamma mia...non avevo mai visto le immagini di quando lo estrassero dalla macchina...

    A proposito di Indy e Alonso: dopo Montecarlo, Bandini doveva disputare la 500 miglia con un team americano, ovviamente col permesso di Enzo Ferrari.

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  8. E' morto a 79 anni Timo Makinen, uno dei veri "finlandesi volanti" dei rally (nessuna parentela con Tommi).

    4 vittorie al Mille Laghi ('65, '66', '67, '73), 3 vittorie al Rac ('73,'74,'75), il Montecarlo '65 (e quello '66 dove una cervellotica squalifica gli tolse il bis), nel suo palmares, oltre a gare oggi dimenticate ma che erano grandi classiche, come il Tulip, la Monaco-Vienna-Budapest e il Bandama in Costa d'Avorio.

    https://ch-it.motorsport.com/wrc/news/rally-in-lutto-e-morto-timo-makinen-il-primo-finlandese-volante-902060/

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  9. 9 ore fa, sundance76 ha scritto:

    E' morto a 79 anni Timo Makinen, uno dei veri "finlandesi volanti" dei rally (nessuna parentela con Tommi).

    4 vittorie al Mille Laghi ('65, '66', '67, '73), 3 vittorie al Rac ('73,'74,'75), il Montecarlo '65 (e quello '66 dove una cervellotica squalifica gli tolse il bis), nel suo palmares, oltre a gare oggi dimenticate ma che erano grandi classiche, come il Tulip, la Monaco-Vienna-Budapest e il Bandama in Costa d'Avorio.

     

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  10. E' morto a 79 anni Timo Makinen, uno dei veri "finlandesi volanti" dei rally (nessuna parentela con Tommi).

    4 vittorie al Mille Laghi ('65, '66', '67, '73), 3 vittorie al Rac ('73,'74,'75), il Montecarlo '65 (e quello '66 dove una cervellotica squalifica gli tolse il bis), nel suo palmares, oltre a gare oggi dimenticate ma che erano grandi classiche, come il Tulip, la Monaco-Vienna-Budapest e il Bandama in Costa d'Avorio.

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