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Showing content with the highest reputation on 05/02/21 in messaggi

  1. Infatti, il problema si risolve togliendo questa stronzata del punto al giro più veloce che non ha alcun senso sportivamente parlando, visto che non si tratta di abilità ma di fermarsi col serbatoio vuoto e le gomme giuste.
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  2. Risultati Texas 300 Gp 1 Applicazione Articolo 4 Gabriele Dri #5-O'Ward-1.0M$ #20-Daly-500k$ #4-Kellett-500k$
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  3. 3 points
  4. Nooo Rosberg sputtana le finte lamentele di Hamilton. Hai rovinato il gioco a vanzini e genè che devono spacciare per reale la lotta.
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  5. Intanto in Mercedes continuano a dire di non essere i piu veloci, mah, solo io penso che sia una gran boiata? In Bahrain Hamilton ha tenuto perfettamente il passo di Verstappen tenendosi sempre a portata di undercut, a Imola a me sono sembrati più veloci... Non ho capito dove si è vista questa paurosa superiorità Red Bull, forse solo in qualifica hanno qualcosa in più, poi comunque ieri anche senza track limit sarebbero stati lì con Bottas.
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  6. È sempre il solito discorso ragazzi, se ci fosse stata la ghiaia non avrebbe fatto quel tempo...e la ghiaia non la mettono, quindi... Certo che Verstappen li sta subendo troppo sti track limits
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  7. Sta cosa dei tempi cancellati è una buffonata. Non è così che risolvi il problema...
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  8. Complimenti all' Inter @Pep92 @leopnd
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  9. tre quarti d'ora per levare una macchina già accanto al buco delle barriere e 300 metri fuori la via di fuga.
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  10. Non mi piace per nulla anche se capisco la necessità, soprattutto in Moto3, di togliere fisicamente dalla bagarre chi prende la penalità. In F1 penso sia impossibile per questione di spazi, preferisco la penalità in tempo.
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  11. Mah. Forse avete ragione, ma in Bahrain la Mercedes ha vinto più per la cazzata strategica della Red Bull che per effettivi meriti propri, e ad Imola oltre alla gran partenza di Verstappen, Hamilton prima del fuoripista non è mai riuscito ad avvicinarsi sotto ai 4 secondi (fasi di doppiaggio a parte).
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  12. Non ci credo, ho lasciato McLaughlin perché l’ho visto un po’ in difficoltà e pensavo che su un ovale sul quale non ha mai corso avrebbe avuto difficoltà e invece mi tira fuori un secondo posto. E per di più ho lasciato anche Dixon
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  13. Cambierebbe che ci evitiamo polemiche inutili che servono solo a fare movimento sui social da parte dei bimbiminkia.
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  14. Gara vista per sbaglio, complimenti a Zaccone!
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  15. La ghiaia è più democratica... e con queste vetture se esci di qualche cm non te ne accorgi...
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  16. Difficile dirlo per il momento Entrambi sembrano abbastanza "impiccati"
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  17. Perchè sta guidando al limite più di Hamilton
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  18. 1 point
  19. Mah, non concordo Alla fine Bottas era a 10 secondi da Hamilton e con Verstappen non poteva fare molto altro Forse cercare di chiuderlo, come detto da Rosberg, ma le bianche andavano in temperatura molto lentamente, pure Hamilton si è fatto il giro di uscita dai box con le bianche tallonato dalle Williams
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  20. c'è andato 4 volte fuori? altra fessaggine.
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  21. Si è portato in Aston Martin lo stratega della Ferrari?
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  22. la Haas che con il DRS aperto perde in rettilineo dalla Williams, meraviglia.
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  23. Infatti la mappatura non cambia. Cambia dove limiti i giri motore senza cambiare mappatura.
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  24. In che modo in Mercedes decidono di fottere sensualmente Bottas?
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  25. Posso a limite capire la safety, ma tutto sto tempo?
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  26. 1 point
  27. bandiera rossa fermate tutto per carità divina, finiamo il gp al simulatore.
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  28. Alessandro Zaccone vince a Jerez!
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  29. Un cordiale saluto da parte di Kelly Piquet...
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  30. Fabio con problemi fisici, altro che problemi di moto...
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  31. Prima vittoria sull’asciutto per Jack Miller in Moto GP!!! Fabio Quartararo si arrende ai problemi della sua moto, Jack ringrazia, passa e va a vincere! Chapeau.
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  32. Comunque non capisco perché nel motomondiale nessuno si lamenta dei track limits nonostante siano applicati in tutte le curve.
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  33. A che ora c’è il warm up? Non trovo info al riguardo...
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  34. Nel frattempo stanno facendo un asta di auto più o meno storiche. Danno per scontato pioggia in un ora. Dicono due gare domani Però la peggior notizia è
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  35. Non c'è niente da fare, il buon Tom è sempre verde!
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  36. “Poter avere un secondo pilota che in queste giornate si piazza davanti a tutti è importante”.
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  37. ROBERT BENOIST: AGENTE SEGRETO E CAMPIONE DEL MONDO 12 settembre 1944. È notte nel campo di concentramento di Buchenwald. I nazisti prelevano trentaquattro prigionieri: sono inglesi, francesi, belgi e canadesi, appartenenti alla Resistenza francese. All’alba vengono tutti impiccati con una corda di pianoforte. Tra loro c’è anche Robert Benoist, il primo vero “campione del mondo” d’automobilismo. Non si tratta di un titolo ideale, vedremo perché. Figlio di contadini ma molto portato per la meccanica, Robert nacque nel 1895 a Auffargis nei dintorni di Versailles, e già da giovanissimo fece apprendistato in un garage locale. A vent’anni prese parte alla Grande Guerra come aviatore, conseguendo il titolo di capitano pilota. Tante ore di volo, ma anche diverse avventure pericolose, come gli atterraggi di fortuna dietro le linee nemiche: un “allenamento” al rischio che gli servirà 25 anni dopo. Dopo la prima guerra mondiale, ecco l’esordio nell’automobilismo da competizione con la partecipazione alla Parigi-Nizza, una sorta di gara di regolarità costellata da diverse prove in salita. Dopo i pericoli della guerra, per Robert dovette sembrare una passeggiata. Una buona prestazione, che gli valse l’ingaggio nella squadra ufficiale della Salmson: varie gare tra la Francia e l’Inghilterra, fino alla proposta della Delage, Casa francese alla quale resterà legato per quattro stagioni, tra il 1924 e il 1927. La Delage gli concesse la possibilità di cimentarsi nelle corse più prestigiose, quei “Grand Prix” che all’epoca sfioravano e anzi a volte raggiungevano la distanza dei mille chilometri. Come ad esempio nel G.P. di Francia del 1925: da un anno la macchina da battere era l’Alfa Romeo, ma il suo alfiere, Antonio Ascari, uscì tragicamente di strada mentre era al comando. Il team italiano in segno di lutto ritirò l’altra vettura in gara, quella di Campari, e Robert Benoist colse la sua prima grande vittoria. Dopo la premiazione, depose la corona d’alloro nel punto in cui Ascari aveva trovato la morte. A fine stagione, appagata dalla vittoria nel primo Campionato del Mondo (proprio così, nel ’25 esisteva già un titolo iridato), l’Alfa Romeo lasciò le competizioni: via libera alle Case francesi, ma il ’26 fu un anno quasi tutto azzurro-Bugatti. La Delage di Benoist, benché velocissima, soffriva di un curioso difetto: i tubi di scarico passavano sul lato destro della macchina, proprio a fianco del posto guida (all’epoca asimmetrico) generando un calore allucinante che rischiava di arrostire i piedi del pilota. Un particolare che fece la differenza a favore della Bugatti, che vinse il Campionato. L’anno seguente, al progettista della Delage, Albert Lory, bastò invertire la testa dei cilindri, spostando quindi l’impianto di scarico sul lato sinistro, per rendere perfetta la vettura. Una vera e propria macchina da guerra. Il 1927 fu universalmente riconosciuto come l’anno di Benoist: era la prima volta che un pilota dominava in maniera così marcata una stagione agonistica. Quell’anno il Campionato del Mondo era composto da cinque Grand Prix: quattro dei quali in Europa, a cui si aggiungeva la 500 miglia di Indianapolis per dare una connotazione “mondiale” al torneo, ma che sostanzialmente rimaneva un evento a sé stante. Grazie anche alle migliorie apportate al motore 8 cilindri, Robert Benoist risultò praticamente imbattibile: cominciò col vincere il Gran Premio di Francia a Montlhéry, si ripetè nel Gran Premio di Spagna sullo stradale di San Sebastian, fece il tris a Brooklands nel GP d’Inghilterra e calò il poker nel GP d’Italia a Monza. Non si era mai visto un dominio così schiacciante da parte di un pilota. La Delage vinse così il Campionato Mondiale, ma per tutti, da quel momento, Benoist fu il “campione del mondo” 1927, anche se tale titolo non esisteva per i piloti. La sua straordinaria stagione gli valse il conferimento della Legion d’Onore, la massima onorificenza francese. Un nuovo cambio regolamentare indusse anche la Delage a ritirarsi, con l’alloro appena conquistato. Benoist rimase così paradossalmente a piedi, e per un paio d’anni corse saltuariamente alcune gare per vetture Sport; ottenne anche un 2° posto a San Sebastian, con una Bugatti. Era infatti diventato direttore della concessionaria parigina della Casa di Molsheim. Nel 1929 riuscì comunque a vincere la 24 ore di Spa su un’Alfa Romeo, in coppia col collaudatore Attilio Marinoni. Da quel momento in poi, la Bugatti profuse ogni sforzo per riuscire a vincere la più prestigiosa corsa di durata, la 24 ore di Le Mans, e Robert divenne il responsabile sportivo della Casa, senza disdegnare un parziale ritorno all’attività agonistica come pilota nei GP tra il ’34 e il ’36, ottenendo la vittoria al GP di Piccardia nel 1935. Ma nella categoria massima ormai spadroneggiavano i tedeschi, con gli squadroni Mercedes e Auto Union. Finalmente, dopo quasi un decennio di tentativi, nel 1937 scoccò l’ora della parziale rivincita: con la nuova Bugatti Type 57 G "Tank", Benoist trionfò nella 24 ore della Sarthe, in coppia con Jean Pierre Wimille. Dopo l’agognata vittoria, Robert tornò a gestire lo showroom Bugatti a Parigi, ma pesanti nubi si addensavano sui cieli d’Europa: alla fine dell’estate ’39 la Germania invase la Polonia, innescando la Seconda Guerra Mondiale. Troppo anziano per rientrare tra le file dell’aviazione francese, Benoist entrò nella Resistenza quando venne avvicinato da William Grover, meglio noto come “Williams”, inglese da anni trapiantato in Francia, che al volante di una Bugatti nel 1929 aveva vinto il GP di Francia e il primo GP di Monaco della storia. Due piloti da Gran Premio tra i partigiani, anzi tre: a loro si unì infatti anche Wimille, che si ritrovò ancora una volta nella stessa “squadra” con Benoist dopo il trionfo alla Sarthe. Stavolta però la posta in gioco era infinitamente più alta: i tre più tardi entrarono a far parte del SOE, lo “Special Operations Executive”, un’organizzazione britannica voluta da Winston Churchill che avrebbe avuto il compito di infiltrarsi nel territorio francese occupato dai nazisti e organizzare vaste azioni di sabotaggio dietro le linee nemiche. I tre “Grand Prix saboteurs”, come li chiamò Joe Saward in un recente libro dedicato alla loro vicenda, penetrarono in Francia. Benoist venne riconosciuto da un inglese, che involontariamente provocò l’arresto di Robert, il quale venne immediatamente arrestato dai nazisti. Mentre era seduto tra i suoi sequestratori nella parte posteriore di un’auto, con la stessa freddezza che lo aveva portato a vincere praticamente da solo il Campionato Mondiale al volante della Delage, Benoist notò che una delle portiere non era chiusa correttamente. A una secca curva a sinistra, la porta si spalancò, l’autista inchiodò, ma Robert aveva già spintonato il soldato al suo fianco facendo rotolare entrambi sull’asfalto. Il pilota riuscì a dileguarsi e a trovare rifugio in un appartamento, che però era circondato da otto militari nazisti. Fuggendo tra un tetto e l’altro, Benoist riuscì a scamparla. Tornò a Londra, dove il SOE lo addestrò, nominandolo capitano. Nell’ottobre ’43 venne riportato in Francia con un ricognitore della RAF. Robert costruì subito una rete di agenti nella zona di Nantes dove iniziarono a sabotare i tralicci per l’energia elettrica. Ma a febbraio ’44 il nostro dovette avventurosamente ritornare in Gran Bretagna: la maggior parte dei suoi contatti era stata arrestata. Nemmeno un mese, e a marzo rieccolo nelle campagne francesi, per sabotare tralicci e ferrovie, in costante contatto con migliaia di membri delle forze francesi. Tuttavia lo sbarco in Normandia da parte degli alleati provocò la durissima reazione tedesca: a giugno i nazisti smantellarono gran parte della rete di agenti costruita da Benoist, il quale fu arrestato mentre si recava a Parigi per far visita alla madre in fin di vita. Qualcuno lo aveva tradito, non si saprà mai con certezza chi fosse stato: forse il fratello Marcel. La Gestapo fu sul punto di arrestare anche Wimille, il quale fuggì da una finestra nascondendosi in un ruscello. Anche “Williams” fu catturato, torturato, per poi essere ucciso a marzo del ’45 nel campo di concentramento di Sachsenhausen, quando Benoist era stato già giustiziato da sei mesi. Soltanto Wimille riuscì a vedere la fine della guerra e la liberazione dai nazisti, fino a diventare il più forte pilota degli anni ’40. Ma la vicenda umana e sportiva di Robert Benoist merita di essere ricordata per sempre: agente segreto e campione del mondo, pronto a mettere in gioco la sua vita ogni giorno, sui circuiti d’Europa e nelle file della Resistenza. Una parte della nostra libertà, la dobbiamo anche a lui e ai suoi compagni di ventura.
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  38. Test con l'Arrows a Barcelona nel 1999...
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