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  1. Il quadro completo dei gironi di Euro2020 con Ungheria, Scozia, Slovacchia e Macedonia del Nord
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  3. Hanno asfaltato? Perché altrimenti sta perdita di olio dalla pista che senso ha?
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  4. Esatto, per pulirla dall'olio che veniva su dall'asfalto. Una mossa geniale.
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  5. Danno il progetto F1 a Rio definitivamente saltato Ottima notizia
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  6. Purtroppo sul mio volume no, le illustrazioni vanno dal dopoguerra in poi: qualcosina (poco) degli anni '40 ma niente Era dei Titani. Comunque il libro è questo
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  7. Hamilton: la sua Stella ha cominciato a brillare a Istanbul Ora siamo abituati alle prestazioni superbe di Lewis in F1, ma l'inglese aveva rapito già l'attenzione del paddock di Istanbul nel 2006 quando correva in GP2. Persa Gara 1 da Piquet, Hamilton aveva chiesto al team ART di scaricargli tutta l'ala per la corsa della domenica. Finito in testacoda a gomme fredde, ha iniziato una rimonta prodigiosa che lo ha portato al secondo posto da ultimo. E le verifiche della monoposto hanno confermato il suo talento. Circuito di Istanbul, anno 2006. È il 27 agosto, domenica mattina, e le monoposto di GP2 Series alle 10:15 iniziano lentamente a portarsi sulla griglia di partenza per la seconda corsa del fine settimana. La gara principale del weekend, disputata il giorno prima, è andata a Nelsinho Piquet, arrivato in Turchia sull’onda positiva del weekend di Budapest, concluso con un clamoroso filotto: pole position, vittoria in entrambe le gare condite con i due giri più veloci. Un exploit, confermato tre settimane dopo a Istanbul Park. Piquet è lanciatissimo, ed ora minaccia Lewis Hamilton nella classifica generale, che lo precede di soli sei punti. Hamilton non vince dall’11 giugno, sulle curve amiche di Silverstone e sta iniziando ad accusare la pressione davanti alla possibilità di perdere un titolo che sentiva già in tasca. Nelsinho (che corre con il team di famiglia, la Piquet Sport) ha trovato un feeling perfetto con la monoposto e da poco ha anche firmato un contratto di management con Flavio Briatore, preparandosi la strada verso lo sbarco in Formula 1. Lewis stinge i denti, è puntualmente secondo sul traguardo, ma la monoposto non risponde come vorrebbe: “Piquet mi scappa, non capisco”. C’è tensione anche nel team ART, dove credono ciecamente in Lewis, ma si trovano senza risposte davanti ad una situazione imprevista. Lewis decide di… decidere Dopo l’ennesima vittoria ottenuta il sabato da Piquet (con Hamilton secondo ma a ben 17 secondi!) Lewis torna ai box scuotendo il capo: “così non va, c’è poco da fare”. Ci dorme sopra, poi la mattina successiva arriva ai box e con piglio deciso avanza una richiesta agli ingegneri: “Toglietemi tutta l’ala posteriore che potete”. I tecnici della ART si guardano e scuotono il capo, Istanbul Park non è Monza e il carico aerodinamico serve. Telefonano anche a Steve Marcel, compianto responsabile tecnico della squadra di Frederic Vasseur che è bloccato a Parigi da un male incurabile che lo stroncherà alla fine del mese di ottobre, e Marcel da il suo okay: se… se la sente, non abbiamo poi molto da perdere. Hamilton parte settimo, Piquet ottavo, come prevede il regolamento con griglia invertita in base alla classifica di Gara-1. Sembra la fine di tutto… Alla staccata della prima curva dopo il via Lewis arriva lungo, e finisce nella via di fuga, ma riprende la pista senza perdere posizioni, ma poco dopo le telecamere lo inquadrano in testacoda. La mancanza di carico non ha aiutato le gomme ad andare in temperatura ed è accaduto ciò che nel team ART temevano. Hamilton raddrizza la monoposto e riparte dalla ventiduesima posizione. Nel box del team ART c’è qualche gesto di disappunto, comprensibile quando si realizza che il campionato sta sfuggendo di mano. Hamilton dopo un giro inizia a stampare tempi più veloci dei primi, recuperando posizioni, ma ciò che più impressiona è soprattutto la velocità che riesce a raggiungere prima della staccata di curva 12. Ora che le gomme sono in temperatura Lewis riesce a gestire la monoposto nella temuta curva 8 controllando il retrotreno e può contare su una maggiore velocità sui rettilinei, come aveva previsto. Adatta il suo stile di guida ad un setup mai provato in precedenza, ma sembra aver trovato il suo habitat naturale: è in uno stato di grazia. La Formula 1 si ferma davanti alla TV Sorpasso dopo sorpasso accade qualcosa che non si era mai visto in precedenza. Nelle hospitality e nei box gli addetti ai lavori della Formula 1 sospendono le attività in corso e fissano gli schermi della televisione, una sorta di stato ipnotizzante che scatena applausi ad ogni sorpasso. A dieci giri dalla bandiera a scacchi Hamilton è quinto, poi attacca Piquet e si scatena contro Timo Glock, che gli rende la vita difficile. Lewis ha la meglio sul tedesco a due giri dal termine e punta Adam Carroll, secondo. Sembra un’impresa disperata, ma nell’ultimo giro alla staccata della curva 12 fulmina il connazionale e sfila secondo, nel tripudio generale. Quell’ultima tornata gli garantisce anche il giro più veloce, ottenuto con un margine di 0"854 sul migliore crono degli avversari. Applaudono tutti, il team ART esplode di gioia, Ron Dennis si porta le mani sul capo, ed anche alcuni addetti ai lavori della Formula 1 che conoscono la GP2 Series solo per il rumore di sottofondo mentre sono impegnati in altre attività, si recano sotto il podio. Hamilton festeggia come non farà per la maggior parte dei suoi titoli di Formula 1, sa di aver fatto qualcosa che sarà ricordato nel tempo e sa che ha riportato a dieci i punti di vantaggio su Piquet alla vigilia dell’ultimo appuntamento di Monza, un margine che il suo avversario non riuscirà a colmare. Anche gli scettici devono arrendersi Ma non tutti nel paddock della GP2 sono pronti a riconoscere la grandezza di un talento che da lì a pochi mesi sarà certificato anche in Formula 1. C’è chi storce il naso, anche lo stesso Briatore, che dopo i tre successi di fila di Piquet, aveva probabilmente visto il campionato nelle mani del pupillo brasiliano. C’è chi fa pressioni affinché la monoposto di Lewis sia soggetta a verifiche molto dettagliate, e i responsabili della GP2 non si tirano indietro. Qualche giorno dopo i risultati delle verifiche effettuate sulla monoposto di Hamilton vengono comunicati in modo riservato ai responsabili del campionato. Il report si conclude con delle considerazione e termina con un’affermazione che a distanza di 14 anni suona come premonitrice. “La performance della monoposto numero 2 è da attribuire principalmente ad un fattore: Driver Skill”. https://it.motorsport.com/f1/news/f1-hamilton-la-sua-stella-ha-cominciato-a-brillare-a-istanbul-/4907697/amp/
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  8. DATI GENERALI Scuderia: STP March Racing Team Anno di produzione: 1972 Motore: Ford Cosworth DFV V8 2993 cc Elettronica: Telaio: Monoscocca in alluminio Carburante e lubrificanti: STP Pneumatici: Goodyear Luogo di produzione: Bicester (GBR) Google Maps Progettista: Robin Herd Impiegata nel: 1972 Piloti: Ronnie Peterson e Niki Lauda STATISTICHE GP Disputati: 3 (+1 fuori campionato) Miglior risultato: Vittorie: 0 Podi: 0 Pole Position: 0 Giri Più Veloci: 0
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  9. Jacky Ickx su Ferrari 312 è terzo al traguardo del G.P. di Gran Bretagna 1968 a Brands Hatch, dietro al compagno Amon e al vincitore Siffert su Lotus del team privato di Walker. Dopo sette Gran Premi sui dodici in calendario, il belga della Ferrari con questo piazzamento stacca Stewart (sesto al traguardo su Matra del team Tyrrell) e si porta al 2° posto in solitaria nella classifica mondiale, a quattro punti dal capolista Graham Hill (Lotus).
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  10. Bellissimo scatto, con angolazione insolita per i tempi, di Caracciola al GP di Germania 1936 con la W 25 K, vettura poco fortunata, ma già con baricentro relativamente basso.
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  11. DATI GENERALI Scuderia: LEC Refrigeration Racing Anno di produzione: 1977 Motore: Ford Cosworth DFV V8 2993cc. Telaio: Monoscocca in alluminio Carburante e lubrificanti: Duckhams Pneumatici: Goodyear Luogo di Produzione: (GBR) Progettista: Mike Pilbeam Impiegata nel: 1977 Piloti: David Purley STATISTICHE GP Disputati: 5 Miglior risultato: D.Purley 13° posto nel GP del Belgio 1977 LEC CRP1 David Purley non sarà probabilmente ricordato come uno dei migliori piloti del suo tempo. Eppure "Maverick", così soprannominato dai giornalisti di allora per il sua personalità davvero imprevedibile, originario di una piccola città del West Sussex affacciata sul Canale della Manica a pochi passi da Brighton, merita un posto davvero particolare nella storia delle corse per il grandissimo atto di coraggio mostrato in occasione del drammatico incidente di Roger Williamson a Zandvoort, durante il GP di Olanda 1973: di fronte all'inerte timore dei commissari di pista che non osavano avvicinarsi alla vettura in fiamme dello sfortunato pilota inglese, David tentò da solo l'impossibile, non esitando a gettarsi fra le fiamme per cercare di salvare il collega, in una delle più drammatiche ed agghiaccianti sequenze televisive che si siano mai viste. Quell'atto di eroismo fu inutile: Williamson perse la vita tra le fiamme. Da allora le figure di Purley e Williamson sono rimaste indissolubilmente legate, anche in una fondazione benefica che porta il nome di entrambi. La foto di Purley disperato davanti alla vettura in fiamme e quella con il casco in mano nei pressi dei rottami della March di Williamson di cui si vede il braccio sporgere sotto la scocca bruciata, valsero al fotografo Cor Mooji il premio World Press Photo nel 1974. Per il suo gesto, David venne decorato con una medaglia al valore dalla Regina Elisabetta e ricevette anche il Siffert Trophy per il coraggio dimostrato. Ma il suo carattere diretto e istintivo eppure così tormentato e profondo non superò mai l'amarezza di quanto successe né accettò di essere additato come eroe sportivo. Figlio del proprietario di una industria di frigoriferi, la Lec, David non era interessato alla carriera di imprenditore ma attratto dagli aerei. Divenne così pilota da caccia e rimase per sette anni nell'Aeronautica Militare inglese, diventando poi parte di uno sceltissimo corpo di paracadutisti. Lasciata la carriera militare, rivolse la sua sete di velocità alle corse in auto, su consiglio dell'amico di vecchia data Derek Bell. Esordì nel 1967 arrivando in F.3 nel 1970, con un team sponsorizzato dal padre: vinse per tre stagioni consecutive sul difficile tracciato belga di Chimay lo storico Gran Premio delle Nazioni. Nel '72 si affaccio alla F.1 nella Champions Victory Race e l'anno successivo acquistò una March 731 partecipando a varie corse del Mondiale, compresa quella tragica di Zandvoort. Dopo una negativa esperienza col piccolo Team Harper, tornò in F.2 e F.3 con buoni risultati soprattutto nei campionati britannici. Nel 1977 tentò anche l'avventura da costruttore con la Lec "CRP1" concepita da Mike Pilbeam: il progetto, nonostante i mezzi economici limitati, sembrava molto promettente. David fu sesto all'esordio nella Race of Champions e a Zolder, dopo essere anche stato al comando della gara, era terzo quando un problema meccanico lo rallentò. Nelle prove del GP di Gran Bretagna a Silverstone, in seguito al bloccaggio dell'acceleratore, David ebbe un tremendo incidente da cui uscì vivo in maniera assolutamente miracolosa – entrando anche nel Guinness dei Primati per essere passato nell'impatto da 173 a zero Km/h in 50 centimetri, sopportando una forza di 179,8 G, circa 9 volte più forte di quella sufficiente ad uccidere un uomo. L'incidente chiuse la sua carriera e quella della Lec. Ma David era soprattutto "Maverick": odiava i test e le sessioni di collaudo, aveva una guida istintiva e indisciplinata, portata dall’adrenalina delle corse che, in fondo, per lui erano poco più di un hobby. Indimenticabile il suo alterco con Niki Lauda al termine del GP del Belgio '77 quando l'austriaco lo accusò di averlo ostacolato e i due chiusero la discussione a male parole nei box. Purley chiosò la questione così: "C'era un tizio con una macchina rossa che voleva passare…". Dopo l'incidente decise di dedicarsi all'azienda di famiglia e si rivelò sorprendentemente un ottimo imprenditore. Ma l'amore per il pericolo e la velocità non abbandonano David, che dopo la lunga convalescenza si diede all'aviazione acrobatica: il 2 luglio 1985, proprio durante uno spettacolo nel Sussex, perse il controllo del suo aereo e si schiantò in mare, morendo sul colpo. Aveva 40 anni. Massimo Piciotti.
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  12. Ma ho capito bene?!? Hanno bagnato di proposito la pista prima delle PL1?
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  13. Nuova rottura del ginocchio per Zinho Vanheusden... Un colpo al cuore veramente. Incredibile la sfiga di questo ragazzo... Explicit: https://twitter.com/PVexiau/status/1322969435041341441
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