Vai al contenuto
  • Navigazione recente   0 utenti

    • Non ci sono utenti registrati da visualizzare in questa pagina.

Recommended Posts

IV) Charlie Brockman e Carl Hungness

 

Printz afferma di avere saputo tra il 1978 e il 1979 dal suo collega Ken M. McMaken che il tentativo di Catlin risalente al 1952 fosse, allo stato delle conoscenze allora attuali,  il primo, in ordine cronologico, dei ‘riconoscimenti dei campioni nazionali’ 1902-1908. La ‘lista Catlin’ fu, a questo punto, incorporata nell'edizione del 1958 dell'annuario USAC (‘1958 USAC Yearbook’) da un funzionario avente la qualifica di ‘USAC Publicity Director’, Charlie Brockman. Costui, in seguito, divenne  telecronista tv in occasione della 500 Miglia di Indianapolis del 1965 e, poi, presidente USAC dal 1969 al 1972. Viene ricordato anche per essere stato uno dei membri dell’organo collegiale chiamato a decidere sul ricorso presentato da Penske in ordine alla penalità comminata a Bobby Unser nella 500 Miglia di Indianapolis del 1981. Quindici anni dopo, nel 1973, quest'informazione fu fornita da un altro funzionario USAC, tale Dick Jordan al giornalista Carl Hungness, affinché questi la potesse utilizzare nella prima edizione di una serie di annuari incentrati sulla 500 Miglia di Indianapolis, i celebri ‘Yearbooks’. Questo passaggio è fondamentale perché rappresenta la divulgazione di massa del ‘metodo Catlin’, come possiamo scherzosamente definirlo. Le posizioni prospettate divennero dati di fatto, dogmi, conoscenze acquisite in quanto accettate passivamente, difficili da vagliare ed, eventualmente, contestare mancando la possibilità (e la volontà in primis) di farlo. Dopotutto, anche Brockman o Jordan, che possiamo definire i fautori indiretti di questo stato di cose, in quanto autori materiali della diffusione più marcata di tale movimento di pensiero, non avrebbero potuto avere ragione di mettere in discussione le informazioni presentate non essendo di professione storici.

Modificato da Elio11
Link al commento
Condividi su altri siti

V) John Glenn Printz e Ken McMaken (e Gordon Kirby); Bob Russo

J.G. Printz e Ken McMaken, scomparsi da poco e a poca distanza di mesi l’uno dall’altro, sono gli autori dell’annuario ‘CART Media Guide’ del 1985, edito da Gordon Kirby. È considerato il loro lavoro più importante ai fini della diatriba in esame e gran parte del merito del successo a posteriori riscosso, andrebbe attribuito a Gordon Kirby per avere permesso la pubblicazione di un lavoro considerato quanto mai scomodo a quei tempi. Gordon Kirby è un noto giornalista canadese, editore della rivista ‘Autocourse’ a partire dagli inizi degli anni Settanta. Ha collaborato alla stesura delle autobiografie di alcuni piloti USAC e CART (Mario Andretti, Rick Mears, Emerson Fittipaldi, Bobby Rahal, Tony Bettenhausen, la dinastia Unser), e ora svolge mansioni di direzione del mensile ‘MotorSport Magazine’. Le prime critiche mosse da entrambi a Catlin risalirebbero, da quello che ho potuto ricercare e leggere, al 1981: ‘Mr. McMaken e io nel 1981 siamo stati i primi ad avanzare dubbi su ciò che ritenevamo storicamente inesatto, affermando che fossero notizie senza fondamento di verità, riferendoci ai campionati dei periodi incriminati. Fino a quel momento, nessuno aveva sospettato nulla quanto all’esistenza di eventuali falle e pecche. Era unanimemente riconosciuto, a partire dal 1946, che un titolo nazionale ‘AAA’, basato su un sistema a punti, avesse preso vita a partire dal 1909 e che tale situazione fosse perdurata da quel momento in avanti’ (da: ‘Nostalgia forum’, Autosport – discussione ‘Russ Catlin’ - 9 Aprile 2012). In realtà, l’autore utilizza l’espressione ‘anachronistic entities’ ma non sembra peregrino avallare l’interpretazione per cui abbia voluto riferirsi ai campionati, dato il contesto in cui viene inserito il messaggio.

Continua con queste parole: ‘Le prime nostre critiche a questo mito ‘Means/Haresnape/Catlin’ apparvero nell’annuario della CART del 1981 (‘1981 PPG Indy Car World Series Annual’) a pagina 127,129 e 136. Bob Russo non riuscii mai ad accettare l’idea che le classifiche e i campioni nazionali AAA del 1909-1915 e 1917-1919 fossero realtà artificiali (retrospective and post-facto creations è l’esatta espressione utilizzata ndr) create successivamente negli anni Venti da Arthur H.Means. Fummo accusati, verso la fine del 1985 da John Evenson della CART (ora sta riferendosi al polverone alzatosi in maniera decisiva ed esplicita a seguito della pubblicazione della ‘CART Media Guide’ del 1985, quattro anni più tardi ndr), di avere inventato tutto e di aver agito senza che la CART ne fosse potuta venire a conoscenza. Evenson mi urlò contro: - ‘Avete messo in ridicolo l’operato degli organismi istituzionali della CART di fronte agli occhi di tutti e non permettiamo a nessuno di fare ciò!’. Evenson era stato ingaggiato come ‘buttafuori’ della CART verso la metà del 1985. Dichiarò poi che la CART aveva ricevuto più di settantacinque lettere di lamentele per le nostre affermazioni illogiche senza capo né coda. John disse anche di essersi consultato personalmente con altri due, Donald Davidson e Chris Economaki, e conclusero che non avevamo possibilità di riuscire a provare alcunché. Bob Russo, curiosamente, non fu mai menzionato. Capii subito che John stesse mentendo. Il ‘sistema’, evidentemente più grande di noi, doveva continuare la sua esistenza come se niente fosse. Comunque, capimmo di essere stati tagliati fuori dai progetti lavorativi futuri’.

Delle carte usate da Printz non se ne conosce la fine, di quelle di McMaken si sa che sono state vendute all’asta. Infatti, inizialmente lavorarono a parte e soltanto in un secondo momento furono messi in contatto per razionalizzare e omogeneizzare i dati e gli appunti accumulati fino a quel momento. Quel che è certo è che Printz ebbe modo di consultare fonti essenziali, quali gli articoli dei quotidiani degli anni in questione, portando a sostegno delle sue asserzioni prove documentali che Catlin non era stato in grado di fornire se non in minima parte. McMaken concentrò il suo contributo nel redigere tabelle dei risultati di gare ufficialmente facenti parte di un campionato AAA, lavoro che negli anni Settanta doveva apparire quasi un’impresa.

Quale fosse stata la reazione di Catlin al leggere ciò che veniva prefigurato da Printz e McMaken non è dato saperlo. Printz, in un messaggio rilasciato sul forum di Autosport, scrisse di non avere mai incontrato di persona Catlin né di avere mai avuto con lui corrispondenza o conversazioni telefoniche o altra tipologia di contatti. Però, lo stesso Printz ci fa sapere che Catlin prese sicuramente conoscenza dei contenuti delle ricerche del primo. Si è detto che Printz non ebbe mai contatti personali con Catlin. Però, andrebbe aggiunto per precisione che tale assunto non significa necessariamente che a costui difettò occasione di conferire direttamente con Catlin. In un messaggio scritto in data 21 Ottobre 2008, sempre nella discussione intitolata ‘Russ Catlin’su Nostalgia Forum, afferma: ‘Ebbi due o tre opportunità di incontrare il signor Catlin nei primi anni Ottanta, in occasione di un convegno organizzato da Firestone, dal titolo ‘Old Timer’s Banquet’. Veniva organizzato il giorno successivo a quello in cui solevano concludersi le qualifiche a Indianapolis (quindi, Maggio ndr). Nonostante tutto, declinai gli inviti. Non vedevo quale giovamento avrei potuto trarre dall’incontrare Russ quando questi si trovasse già in pessime condizioni di salute (Catlin morirà nel 1983 ndr). In aggiunta a ciò, già a partire dalla metà degli anni Settanta, mi ero formato un’idea negativa sul contenuto dei suoi articoli pubblicati da ‘Speed Age’ riguardanti la storia dei campionati nazionali tra il 1909 e 1917. Era di scarsa qualità e fuorviante. Non mi sono mai pentito di quella decisione’. Comunque, al di là di ciò che si è appena riportato, ebbe rapporti amichevoli con persone vicine a Catlin, i quali glielo descrissero come persona affabile che sapeva farsi volere bene.

In più, proprio in quegli anni, lo stesso Catlin, il quale pubblicava ancora e, stavolta, per ‘Automobile Quaterly’, scrisse a più riprese circa i suoi studi passati. Questo è quanto Catlin mise nero su bianco in un articolo pubblicato per ‘Automobile Quaterly’ nel 1982 a proposito del modo di operare degli storiografi degli anni Sessanta-Settanta: ‘Oggigiorno i ricercatori stanno tentando di fare una collazione delle notizie conclamate, in modo tale da creare un unicuum, riempiendo quei vuoti che sono venuti a crearsi circa i campionati nazionali e le gare disputate. Nell’accingersi a ciò utilizzano i quotidiani e i resoconti dei periodici dell’epoca, al fine di cementare le loro tesi. Di certo, è quasi irrefutabile il tenore delle prove ivi contenuto. Alcuni affermano che prima del 1916 non vi sia stato campione nazionale alcuno, riconosciuto dall’AAA. Vi sarebbe stato dal 1920 in poi. Tutti gli altri campioni, a loro detta, furono semplicemente il frutto di sondaggi popolari della stampa di settore (omissis). Tecnicamente sono nel giusto, ma storicamente non lo sono. Il nocciolo del problema può essere rintracciato nelle decisioni prese da William Schimpf e Richard Kennerdell del Contest Board (erano i ‘Chairmans’ dell’epoca, cioè nei primi due decenni del secolo XX ndr), i quali, durante il loro mandato, rifiutarono di rivelare qualsivoglia informazione sulle attività amministrative del Contest Board. Stando alle loro parole, dobbiamo prendere atto che l’AAA e il Contest Board abbiano affrontato una feroce concorrenza sia da parte dell’ IMCA che della WAAA , durante quel periodo. Non la diedero vinta ai rivali’. Da Russ Catlin, "Controversy Continues for AAA Contest Board," Automobile Quarterly, 20, no. 4 (Fourth Quarter, 1982), pag. 446.

Questo breve passaggio ci fa capire alcuni aspetti del modo di operare di Catlin:

1) in primis, ci fa intendere che l’autore abbia sviluppato il proprio pensiero senza attingere assiduamente, nell’ambito delle ricerche condotte, alle notizie insite negli articoli di quotidiani né, tantomeno - e ciò appare ancora più sorprendente -, a quelle tratte dai resoconti di settimanali e mensili come ‘Motor Age’, ‘The Automobile’, ‘The Horseless Age’, ‘Automobile Topics’, ‘MoTor’ ed eventualmente altri;

2) è costretto a riconoscere l’utilità delle fonti succitate e loda il metodo meno empirico utilizzato dalla nuova generazione di studiosi (uso dell’espressione ‘tecnicamente sono nel giusto’);

3) non ha ben chiaro, tuttavia, che cosa sia ciò di cui sta scrivendo, quando mette per iscritto questa serie di parole: ‘Tutti gli altri campioni, a detta degli altri studiosi, furono semplicemente il frutto di sondaggi popolari della stampa di settore’. Infatti, non ci fu alcun sondaggio popolare, bensì solo le opinioni degli scriventi. Cioè le dichiarazioni formalizzate, contenute negli articoli in questione, di Sinsabaugh e di coloro che lo hanno imitato. Esse sono il frutto della loro arbitraria coscienza, formatasi senza l’apporto di elementi estrinseci;

4)  sembra affermare presuntivamente e molto rischiosamente che la realtà sia ben diversa da quella prospettata dai giornalisti dei primi anni del Novecento (e portata alla luce dalla nuova generazione di storici): sta, forse, dicendo che, contrariamente a ciò che si è creduto e si crede tuttora, un sistema di punteggio statuito ufficialmente dai vertici dell’AAA sia realmente esistito ma mai reso noto? E per quale ragione? ‘Tecnicamente (la nuova leva degli studiosi) sono nel giusto, ma storicamente non lo sono’. Perché ‘non lo sono’ e non utilizzare, invece, ‘potrebbero non esserlo’? Quali sono le ragioni che hanno spinto Catlin a utilizzare un modo temporale, quale l’indicativo, sinonimo di certezza assoluta? Per quale ragione, poi, si sarebbero dovute creare disposizioni regolamentari inerenti al punteggio per poi nasconderne l’esistenza? L’unico timido argomento che Catlin porta alla sua tesi esposta implicitamente, è un attacco ai diretti responsabili della direzione del Contest Board, rei di essersi dimostrati pavidi;

5) non dimostra di avere una conoscenza storica ferma in quanto l’International Motor Contest Association (IMCA) venne ad esistenza nel 1915 e, logicamente, non avrebbe potuto arrecare del fastidio all’AAA negli anni esaminati dallo stesso Catlin, mentre la W.A.A. si dimostrò un ente dall’esistenza flebile, dacché dopo tre mesi decorrenti dalla sua istituzione fu inglobato nell’AAA. Per la WAA valgono le stesse considerazioni finali già esposte per l’IMCA.

Quando divenne noto, a fine 1984, che Printz e McMaken avrebbero dedicato un intera sezione alla storia del campionato nazionale nella ‘CART Media Guide’ del 1985, Bob Russo esternò il suo punto di vista ai funzionari della CART, creando allarmismi sulla inaffidabilità e approssimazione del materiale in preparazione per via di presunti errori di valutazione e di natura statistica: lo scopo era impedirne la pubblicazione. Dopo diversi colloqui, Russo credette, alla fine, di averla spuntata, ma Jan Shaffer, l’editore della ‘guida’, fece ugualmente stampare lo studio e ciò gli costò caro a livello professionale, in quanto andò incontro venne sollevato dall’incarico di direttore delle comunicazioni. In più, i vertici della CART la fecero, in un certo senso, pagare a Printz e McMaken, dando carta bianca a Russo nel correggere i loro presunti errori, per assicurarsi dell’ ‘accuratezza storica’ della edizione 1986 dell’opuscolo. A questo punto, di fronte al problema di correggere dati che, in realtà, erano esatti, Russo si limitò a eliminare le spiegazioni inserite a giustificazione dei calcoli, depennò le gare non valevoli per il campionato e ridusse tutto al minimo, così da dare spazio unicamente a meri scarni dati statistici, senza rendere argomentazioni o indizi didascalici sul significato degli  asterischi. Ad esempio, McMaken aveva menzionato l’esistenza del campionato 1905 ma Russo decise di occultare il fatto storico: all’epoca rappresentò una scoperta eccezionale ma fu silenziata senza contraddittorio, senza che se ne potesse parlare più ampiamente. Soltanto verso la metà del primo decennio degli anni duemila si è cominciato nuovamente a discutere circa l’esistenza di un campionato nazionale nel 1905. Russo, cambiò nuovamente il nome al campione 1920: Tommy Milton prese il posto di Gaston Chevrolet dopo la breve parentesi tra il 1985 e 1986. In tutto ciò, agì in modo sleale, lasciando i nominativi di Printz e McMaken in qualità di autori di tale rivisitazione posticcia, così da legittimare il lavoro di Catlin e facendo apparire agli occhi di tutti la rivisitazione come un presunto ‘pentimento’ dei primi. Sempre a proposito del campionato AAA del 1920, in seguito, Russo pubblicò un articolo sulla questione per la rivista ‘Indycar Racing’ (Bob Russo, “The 1920 Championship,” Indy Car Racing, Volume IV No. 4, Gennaio 1987, pagg. 43-45). Esordì ponendo questa domanda: ‘Chi fu, in realtà, il campione nazionale AAA nel 1920?’- Continuò affermando che fin dal 1951 (anno in cui Catlin fece cambiare il nome del campione) ‘gli storiografi e coloro che hanno mostrato interesse nel tracciare la storia del più antico e prestigioso titolo iridato degli sport motoristici americani, hanno tentato di ricercare una qualche risposta logica a questo quesito (...) Perché, dopo trent’anni, c’è stato un cambio di rotta improvviso senza apparente giustificazione a vantaggio di Milton? Uno di questi indagatori (riferimento celato a Printz ndr) suggerisce che i fatti presentati fin qui siano frutto di un’alterazione artificiale avallata da due impiegati del Contest Board degli anni Venti , che si presero la briga di cancellare il nome di Chevrolet e far risaltare quello di Milton. La verità è che, in virtù della formula di punteggio in uso a quel tempo (1920 ndr secondo Bob Russo), egli vinse davvero il titolo’. Russo, ancora, scrisse che l’errore fu scoperto sei anni dopo (1926 ndr) e che il merito di aver fatto ufficializzare il dato fosse da tributare all’iniziativa di Catlin che si adoperò in tal senso nel 1951. ‘La decisione di Catlin non è mai stata fondata su argomentazioni claudicanti’ e ancora ‘Se Chevrolet non fosse deceduto in occasione dell’incidente a fine stagione, non ci sarebbe stata controversia alcuna’. Per Russo, l’origine del contenzioso era da ravvisare nelle prese di posizione del direttore del Contest Board dell’epoca, Richard Kennerdell ‘persona che prendeva, talvolta, decisioni senza convinzione’: a supporto di ciò Russo cita quanto avvenne durante il ‘Grand Prize 1916’ organizzato dall’ACA a Santa Monica, dove Johnny Aitken e Dario Resta, i due contendenti al titolo, furono costretti al ritiro. Aitken subentrò a Howard Wilcox, leader della corsa nella Peugeot n.26, nel momento in cui questi fu costretto al rifornimento. Aitken vinse la gara ma non venne premiato con alcun punto ai fini della classifica. Grazie a ciò, Resta rimase al comando con 660 punti di vantaggio sul vincitore del Grand Prize. Con in programma una sola corsa rimanente, quella di Ascot Park del 30 Novembre, con soltanto seicento punti assegnabili, fu chiaro a tutti che Resta poté laurearsi campione prima del tempo sperato. La ragione per cui ad Aitken fu precluso di essere remunerato con i punti, secondo Russo, è da rintracciare nel fatto che Kennerdell, in un momento imprecisato della gara, lo avrebbe dichiarato meritevole di conquistare i punti conseguenti al trionfo. La voce si diffuse fra gli addetti ai lavori e Resta si convinse a venire a patti per sostituire Earl Cooper sulla Stutz n. 8, trovandosi questi in seconda posizione, nel momento in cui gli perveniva tale richiesta. Resta aveva guidato una Peugeot in quella gara e fu costretto al ritiro dopo diciannove giri. Venuto a conoscenza di ciò, Kennerdell ritornò sui suoi passi e decise di non assegnare alcun punto. Russo scrisse che Kennerdell ‘era stato sconfessato, e da quel momento in poi, quando possibile, evitò di rilasciare dichiarazioni sui punti non assegnati ai fini del campionato’. Fonte: Bob Russo - “The 1920 Championship,” Indy Car Racing, Volume IV N. 4, Gennaio 1987, pag. 44.

Dai resoconti contemporanei emerge che Aitken non ricevette punti essendovi stato un precedente nel corso della stessa stagione, capace di fare ‘giurisprudenza’: Eddie Rickenbacher sostituì un altro pilota, Pete Henderson, durante il corso di una gara. Per non entrare troppo nello specifico e per non deviare dall’argomento principale si rinvia la trattazione in apposita sede. Le fonti sull’episodio del 1916, comunque, sono: “Santa Monica’s Record Classics,” The Horseless Age, 1 Dicembre 1916, pag. 387; “Peugeots Win Road Classics,” The Automobile, 23 Novembre 1916, pag. 872; “Wilcox-Aitken Car Winner,” The Automobile, 23 Novembre 1916, pagg. 872-873; “Wilcox-Aitken Capture the Grand Prize,” Motor West, 1 Dicembre 1916, pag. 6.

  • Like 1
Link al commento
Condividi su altri siti

Crea un account o accedi per commentare

Devi essere un utente per poter lasciare un commento

Crea un account

Registrati per un nuovo account nella nostra comunità. è facile!

Registra un nuovo account

Accedi

Hai già un account? Accedi qui.

Accedi ora
×
×
  • Crea nuovo...