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R18

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Troy Bayliss nasce a Taree, nella regione australiana del Nuovo Galles del Sud, il 30 marzo 1969.

 

All'età  di 10 anni inizia a correre sulle piste vicine a casa sua, specializzandosi nel motocross e nel dirt track, ma i soldi per continuare terminano ben presto, e così si trova costretto a lavorare in una carrozzeria come verniciatore.

 

Nel 1992 trova il modo per tornare alla sua passione, le corse, e lo fa con una Kawasaki KR1 nel campionato australiano 250 Sport Production, passando poi alla classe Supersport, nella quale si laurea vice-campione nel 1995, a 26 anni.

 

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Nel 1996 passa a correre in Superbike, chiudendo al terzo posto, rimanendo anche nel 1997, quando ottiene il secondo posto alle spalle di Martin Craggill. La moto è una Suzuki GSX-R 750.

 

Il 1997 è l'anno che fa conoscere Troy Bayliss in tutto il Mondo: il 23 marzo debutta nel Mondiale Superbike, sul circuito di Phillip Island, in mezzo a piloti come Fogarty, Kocinski, Slight, Chili e Russell. Troy corre con una Suzuki dell'importatore australiano, il numero è il 52, e dimostra subito di saperci fare alla grande, nonostante abbia poco meno di 28 e appena un anno di esperienza con le 1000. Si qualifica dodicesimo, a un secondo e mezzo dalla Honda RC45 di Aaron Slight, ma nelle due gare, corse sul bagnato, emerge tutto il suo talento: chiude quinto in entrambe, nonostante una caduta nella prima, battendo nettamente il suo rivale in patria, Craggill, e pure i piloti più blasonati del Mondiale (in gara-2 precederà  sia l'ex campione Russell che il futuro titolato Kocinski).

 

 

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Ma l'anno magico di Bayliss non termina qui: nel GP d'Indonesia del Motomondiale, classe 250, Noriyasu Numata, su Suzuki, cade e si infortuna, e Arie Molenaar, proprietario del team, decide di sostituirlo proprio con Bayliss, che si appresta dunque a debuttare anche nel Motomondiale, sulla RGV 250, di nuovo sul circuito di Phillip Island. Troy non delude: si qualifica in sesta posizione, con una moto non esattamente competitiva, e in gara si gioca il podio con Jacque, Tsujimura e Harada, ottenendo un eccellente sesto posto, davanti a Stefano Perugini.

 

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I più attenti si sono dunque accorti di questo australiano, che di stoffa sembra averne. Troy viene ingaggiato, nel 1998, dal team inglese GSE, che lo porta in Inghilterra su una Ducati, per correre il BSB e le gare inglesi del Mondiale. L'adattamento alla 916 non è immediato, e nel campionato nazionale Bayliss termina solo ottavo, con una vittoria a Cadwell Park, mentre nel Mondiale non va oltre un 13° ed un 15° posto a Brands Hatch, mentre a Donington corre appena cinque giri in due gare, colpa di un problema tecnico e di una caduta.

 

Per il 1999 viene riconfermato, e non tradisce: vince sette volte e ottiene 14 podi, battendo Chris Walker e la Suzuki nella corsa al titolo inglese. Campionato sul quale si concentra in tutto e per tutto, evitando di correre come wildcard nel Mondiale onde incappare in infortuni.

 

Nel 2000 la Ducati lo manda negli USA con l'intenzione di vincere il campionato AMA, che manca a Borgo Panigale dal 1994, anno in cui a vincere fu Troy Corser.

 

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Finché...

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Arriva il 23 aprile 2000. Siamo a Phillip Island, seconda prova del Mondiale Superbike. Carl Fogarty, su Ducati 996 ufficiale, sta cercando di rimontare, su pista umida, dopo una brutta partenza. L'inizio di stagione non è stato dei migliori per il re della Superbike, con diversi piloti che stanno attraversando un periodo di forma straordinario, come Troy Corser (Aprilia), Noriyuki Haga (Yamaha) e Colin Edwards (Honda). All'inizio del quinto giro, Fogarty si trova in dodicesima posizione, davanti a lui c'è l'austriaco Robert Ulm, che commette un errore e rallenta improvvisamente: Fogarty lo centra pieno, rompendosi il braccio sinistro, infortunio che non gli farà  più recuperare la piena funzionalità  dell'arto. Ducati dunque decide di chiamare Bayliss a sostituire l'inglese, e così l'australiano, una settimana dopo, corre nel GP del Giappone a Sugo, a 31 anni ed un mese esatto. L'inizio è disastroso: si qualifica 11°, ma in entrambe le gare non va oltre la prima curva, coinvolgendo pure il compagno di squadra (il giovane esordiente americano Ben Bostrom) nel primo start. Per la gara di Donington, viene quindi sostituito con Luca Cadalora, ma il 37enne modenese non si dimostra all'altezza del ruolo, e a Monza Bayliss torna sulla 996. Ottiene due quarti posti, ma si fa notare per un'impressionante manovra con la quale, in gara-2, supera ben quattro piloti (Haga, Yanagawa, Chili ed Edwards).

 

 

Si guadagna la riconferma, diventando un pilota del Mondiale a tutti gli effetti. Nella successiva gara, ad Hockenheim, ottiene una superba vittoria dopo una lotta con il coltello tra i denti con Haga, Edwards e Yanagawa, mentre in gara-2 è quarto. Ottiene la prima Superpole a Laguna Seca, dove però coglierà  solo un settimo posto, e vince nuovamente a Donington. A fine stagione sarà  sesto, con due vittorie, nove podi e 243 punti complessivi.

 

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Nel 2001, Bayliss si presenta come possibile candidato al titolo, e infatti Bayliss, pur non vincendo, dopo Phillip Island è in testa alla classifica con quattro secondi ed un terzo posto. Una gara deludente in Giappone, però, lo convince a cambiare marcia, ed ecco che il 13 maggio, a Monza, Bayliss conquista la prima doppietta nel Mondiale surclassando il campione in carica, Colin Edwards, in entrambe le manche. Con questi risultati, Bayliss torna in vetta e dà  inizio alla sua cavalcata trionfale: non bene a Donington, vittorioso in gara-2 al Lausitzring dopo un bel duello con Hodgson sotto la pioggia, replica a Misano prima delle cinque vittorie consecutive di Ben Bostrom, che non può comunque impensierire l'australiano a causa di un avvio difficile. In questo periodo, Bayliss coglie un terzo posto a Brands Hatch, poi è nuovamente terzo in gara-2 ad Oschersleben. Ad Assen, Bayliss si presenta con 24 punti di vantaggio su Edwards, e con un weekend difficile dell'americano potrebbe conquistare il titolo in anticipo: per la Superpole, il meteo fa le bizze, Edwards scende in pista con la pioggia mentre Bayliss trova condizioni decisamente migliori. L'australiano è primo, il texano solo ottavo. In gara-1 Bayliss e Xaus (sull'altra 996 ufficiale) la fanno da padroni, e l'australiano vince con Edwards terzo. Sembra ormai impossibile vincere il titolo già  in Olanda, ma in gara-2 Edwards è solamente decimo, mentre Xaus lascia la vittoria a Bayliss, che conquista il Mondiale 2001 a 32 anni e poco meno di sei mesi. Il gioco di squadra si rivela particolarmente azzeccato, perché nell'ultima prova ad Imola, Bayliss si scontra con Laconi all'ultimo giro di gara-1 e si rompe una spalla: Edwards non brilla, ma il pericolo è comunque scampato. Il bottino 2001 è di sei vittorie, 15 podi e 369 punti, 36 più di Edwards.

 

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La sfida Bayliss-Edwards esplode definitivamente nel 2002: Ducati svela il nuovo gioiello, la 998, mentre Honda risponde con la nuova VTR 1000 SP2. Non sembra esserci partita, Bayliss vince 14 delle prime 18 gare: doppiette a Valencia, Phillip Island e Kyalami, due piazzamenti a Sugo, dove la Honda domina con Edwards e Tamada, poi doppietta a Monza, un quinto posto (con due cadute) ed un successo sotto la pioggia di Silverstone (con tanto di gesto dell'ombrello dopo gara-2), poi doppiette al Lausitzring e a Misano e nuova vittoria a Laguna Seca, nella prima manche. Dopo il weekend statunitense, la classifica recita: Bayliss 405 (14 vittorie), Edwards 352 (3 successi). Sembra fatta, Bayliss viene annunciato come pilota Ducati per la nuova avventura in MotoGP insieme a Capirossi, ma da qui si consuma una rimonta incredibile: la Honda porta aggiornamenti per la moto di Edwards, e da Brands Hatch la situazione si ribalta, con l'americano che domina e l'australiano che insegue. Nella prima manche di Brands Hatch, Bayliss perde altri quattro punti venendo battuto anche da Hodgson, e successivamente ottiene tre secondi posti. Dopo Oschersleben, a Bayliss bastano due secondi e due terzi posti, e anche in caso di quaterna di Edwards il titolo è suo per un punto, ma ad Assen accade il fattaccio: in gara-1 Edwards domina ancora, Bayliss è secondo, in gara-2 si ripete il dominio della VTR numero 2, mentre Troy è sotto pressione, sbaglia e nel tentativo di rimontare terreno cade nel corso del 10° giro. Edwards vince ed è leader del Mondiale, per un punto. Si arriva ad Imola, per un weekend che si annuncia epico. La VTR è nettamente superiore, ma Bayliss ci mette il cuore e la determinazione e sembra tenere testa ad Edwards come mai negli ultimi GP: la gara viene interrotta per la caduta di Hodgson, nella seconda parte di gara (c'è la somma di tempi) Bayliss termina primo, ma la vittoria va ancora ad Edwards per appena 235 millesimi. Diventano dunque sei i punti da recuperare, e in gara-2 Bayliss cerca l'aiuto di Rubén Xaus, suo compagno di squadra, ma lo spagnolo non regge il ritmo forsennato dei due contendenti, e Bayliss deve nuovamente soccombere dopo un duello a suon di sportellate e sorpassi che rimarranno nella storia della Superbike (leggendario quello di Edwards alla Tosa). Nel 2002, Bayliss vince 14 gare e sale 22 volte sul podio ottenendo 541 punti, ma è ugualmente secondo, 11 punti dietro ad Edwards.

 

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:asd:

 

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Come detto, nel 2003 Bayliss è atteso dalla Ducati Desmosedici, che rappresenterà  per lui la nuova sfida. Sarà  un duplice debutto: sia per la moto, sia per il pilota, che non aveva mai corso nella classe regina.

 

 

 

-continua-

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Nel 2003, come detto, Bayliss debutta in MotoGP con la Ducati Desmosedici GP3. Il suo compagno di squadra è Loris Capirossi, reduce da una frustrante e deludente stagione sulla Honda NSR 500 di Sito Pons, corsa interamente contro le nuove RC211V a quattro tempi. Nella prima gara di Suzuka, in prova è solo 13°, ma in gara riesce a rimontare fino al quinto posto, nella tragica gara che costa la vita a Daijiro Kato. L'altra Desmosedici di Capirossi arriva al terzo posto, per un podio tutto italiano con Rossi e Biaggi. Quarto posto a Welkom per Bayliss, seguito dal primo podio ottenuto a Jerez, alle spalle sempre di Rossi e Biaggi. A Le Mans cade prima dell'interruzione per pioggia, nuova caduta al Mugello, poi tre gare abbastanza anonime (10° a Barcellona, 9° ad Assen e 5° a Donington) fino al doppio terzo posto Sachsenring-Brno. In Repubblica Ceca, pista dove non aveva mai corso, Bayliss corre la migliore gara della stagione, giungendo ad appena sei decimi da Rossi. Il 2003 si chiude con un 6° posto in Portogallo, un 10° in Brasile, una caduta a Motegi, un 9° in Malesia, un'altra caduta in Australia mentre lottava per la prima posizione (perde anche conoscenza nel volo) e una settima piazza a Valencia. Il bilancio è di tre podi e 128 punti, per il sesto posto finale.

 

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Dopo un'ottima stagione, Bayliss viene riconfermato sulla Desmosedici GP4. La scelta di passare alle Bridgestone non si rivelerà  però azzeccata, e nemmeno la nuova moto sarà  molto competitiva. Nella prima parte di stagione, Bayliss si rende protagonista solo al Mugello, dopo l'interruzione per la pioggia: Bayliss scatta forte e lotta per le prime posizioni, chiudendo quarto a due decimi da Biaggi, che chiude sul podio. Poi un quinto posto a Donington dopo quattro ritiri consecutivi, e un terzo posto nell'ultimo round di Valencia. Dunque, un solo podio e appena 71 punti all'attivo: chiude 14°, mentre Capirossi termina in nona posizione.

 

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Nel 2005 accade l'impensabile: Bayliss lascia la Ducati, che gli preferisce Carlos Checa, e si accasa alla Honda, nel team di Sito Pons. Sarà  la sua stagione peggiore: inizia con un sesto posto a Jerez, ma poi le cose proseguiranno per il peggio, con l'undicesimo posto in Portogallo, la caduta sotto l'acqua in Cina, il 10° in Francia, il 13° in Italia, l'8° a Barcellona, l'11° in Olanda e il 6° a Laguna Seca, dove chi conosce la pista sembra essere avvantaggiato rispetto a chi non ci ha mai corso. A Donington, sotto l'acquazzone, si stende al terzo giro, al Sachsenring cade prima dell'interruzione per il volo di Hopkins e a Brno è solo nono. Durante la pausa estiva, Bayliss si rompe un polso in allenamento e chiude in anticipo la sua stagione con appena 54 punti conquistati, sarà  15° in classifica.

 

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Bayliss rinuncia quindi alla MotoGP e torna in Ducati, proprio come fece Carl Fogarty alla fine del 1996. La Casa bolognese lo riporta nel suo habitat naturale: la Superbike. La moto è la 999, già  titolata con Hodgson nel 2003 e con Toseland nel 2004, reduce da un 2005 in cui Toseland e Laconi non sono riusciti a giocarsi il titolo contro la formidabile GSX-R 1000 di Troy Corser. La stagione 2006 della Superbike, alla vigilia, viene annunciata come "la guerra dei Troy", proprio perché Bayliss lancia la sfida a Corser, campione in carica. Nella Superpole del Qatar, Bayliss ottiene il miglior tempo ed è l'unico ad abbattere il muro dei due minuti, ma in gara-1 deve soccombere, in volata, alla Honda di James Toseland. In gara-2 scoppia la guerra dei Troy: il duello Corser-Bayliss si risolve all'ultimo giro, con la Suzuki vincitrice, il pilota della Ducati si consola tuttavia con la leadership della classifica generale. In Australia è ancora Superpole per Bayliss, che domina gara-1 fino al cedimento improvviso delle gomme, che lo relega al sesto posto. Vince ancora Corser. In gara-2 però non c'è storia, Bayliss domina mentre Corser cade e rischia pure grosso venendo toccato dalla moto di Barros. L'ultima vittoria in Superbike di Bayliss risaliva al 14 luglio 2002 a Laguna Seca, quasi tre anni ed otto mesi prima. A Valencia è battaglia serrata tra Bayliss e Corser in entrambe le manche, ma il primo ha la meglio e si invola: altre due doppiette a Monza e Silverstone, possibile nuova doppietta sfumata a Misano per la caduta in gara-2 (è 12°), weekend in difesa a Brno, dove la Ducati proprio non va avanti, un primo ed un secondo a Brands Hatch, dove deve combattere strenuamente per battere lo specialista Noriyuki Haga, un'altra vittoria sulla pista umida di Assen, un settimo (con caduta) ed un terzo al Lausitzring. Ad Imola Bayliss può festeggiare, e lo fa con in quinto posto in gara-1, dominando poi la seconda manche. Il 2006 si conclude con un secondo ed un quinto posto a Magny-Cours. 12 vittorie, 16 podi e 372 punti: Bayliss è campione del Mondo per la seconda volta, una liberazione enorme.

 

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Il 2006 per la Ducati è un'annata con luci ed ombre in MotoGP: si gioca il campionato con Capirossi ma questo si infortuna nella mischia di Barcellona e per un certo periodo non rende più al 100%, Gibernau entra ed esce dall'ospedale, un travaglio continuo. Il colpo di grazia per lo spagnolo arriva in Portogallo: durante il secondo giro si scontra con la Honda di Stoner e si rompe nuovamente. La Ducati, per l'ultimo appuntamento di Valencia, non volendo rimpiazzare lo spagnolo con Hofmann come già  accaduto nel corso di quella stagione, chiama proprio Bayliss. L'australiano accetta. Ottiene la prima fila, alle spalle di Rossi, che però parte male, e nella foga di recuperare (si gioca il titolo) cade e regala il Mondiale a Nicky Hayden. In testa alla corsa, quindi, si consuma il Ducati-show: Bayliss comanda, Capirossi insegue. L'australiano vince e diventa il primo (e tuttora unico) pilota a vincere, nello stesso anno, almeno una gara sia in MotoGP che in Superbike, oltre ad essere il primo campione del Mondo Superbike a vincere una gara nella classe regina del motociclismo (raggiunto poi da Ben Spies e, a posteriori, da Biaggi e Checa che prima vincono in 500/MotoGP e poi in Superbike).

 

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Chiusa definitivamente la parentesi MotoGP (quella di Valencia rimarrà  la sua ultima gara tra i prototipi), Bayliss nel 2007 è chiamato a difendere il titolo, ancora sulla 999. La moto però si dimostra stanca e alla fine del suo ciclo, al contrario di Honda, Yamaha e Suzuki. La Superbike 2007 vede ai nastri di partenza anche Max Biaggi, sulla Suzuki ufficiale, determinato a fare bene dopo un anno sabbatico. Si parte ancora dal Qatar, e Bayliss fatica: in gara-1 è solo quinto, mentre Biaggi vince su Toseland e sull'altra Ducati ufficiale, quella di Lorenzo Lanzi, nella seconda manche Troy chiude addirittura ottavo. Ci vuole l'aria di casa per rinsavire Bayliss, che a Phillip Island vince puntualmente gara-1, mentre in gara-2 deve cedere nuovamente a Toseland, sulla Honda Ten Kate, che dopo quattro manche ha già  26 lunghezze di vantaggio su Bayliss. Questa è la ventesima edizione del campionato e, per celebrarla al meglio, si fa rientrare in calendario la prima pista ad ospitare un round Superbike, quella di Donington. Bayliss è entusiasta, perché sa che può giocarsela: spettacolare Superpole, in gara-1 balza subito al comando, quando ecco che nel corso del sesto giro è vittima di un bruttissimo incidente, che gli costa l'amputazione del mignolo della mano destra: salta gara-2 e perde altri punti per il campionato. Ancora menomato, si presenta a Valencia e conquista subito la pole position, in gara però non regge il ritmo ed è solo terzo, va pure peggio in gara-2, dove chiude sesto. Si arriva ad Assen, dove Bayliss termina quarto la prima manche, mentre nella seconda dà  vita ad uno straordinario duello con Toseland, vinto per appena nove millesimi. Ottiene poi due podi a Monza, riuscendo con il talento a sopperire alle mancanze della Ducati in quanto a velocità  di punta, fondamentale a Monza, dominando poi sotto il nubifragio di Silverstone, che porta pure gli organizzatori a cancellare la seconda gara. Bayliss è tornato in forma, e lo dimostra vincendo entrambe le gare a Misano, portandosi ad appena 21 punti da Toseland. Le speranze di titolo spariscono ben presto, tuttavia: la Ducati, ancora una volta, non digerisce Brno, e pure lo stesso Troy inizia a commettere errori, con la caduta di Brands Hatch. 19 punti in quattro gare, addio titolo. Nel finale di annata Bayliss vuole comunque salutare la 999 in maniera degna: altro centro al Lausitzring, un secondo ed un primo a Vallelunga dopo due gare molto tirate contro Biaggi e Haga, un secondo ed un quinto a Magny-Cours, con tanto di sorpasso spettacolare al curvone Estoril su Neukirchner. Sette vittorie, 13 podi e 372 punti, Bayliss è quarto, il titolo va a Toseland per appena due punti su Haga.

 

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La Ducati decide allora di portare in pista la nuova 1098, sfruttando l'apertura anche ai motori di 1200cc. Bayliss si ripresenta dunque come favorito per la stagione 2008, insieme a Biaggi (passato anche lui alla Ducati, ma del team Borciani) e alle Yamaha di Haga e Corser, data la partenza di Toseland verso la MotoGP. In Qatar, Bayliss si qualifica solo settimo, ma in gara-1 conquista subito la vittoria dopo una accesa lotta con Biaggi e Corser, terminando quarto in gara-2. Si porta in testa alla classifica, esattamente come due anni prima. La 1098 si dimostra una moto molto competitiva, e Bayliss ottiene una schiacciante doppietta a Phillip Island, due secondi posti a Valencia, un'altra doppietta ad Assen ed un terzo posto a Monza, dove il bicilindrico fatica come sempre a reggere il passo dei quattro cilindri. Sono 78 i punti di vantaggio su Checa, ma nelle successive tre gare (gara-2 di Monza e le due negli USA) non ottiene punti, mentre lo spagnolo sbanca il Miller Park con una doppietta, portandosi a -28. Bayliss non esalta nemmeno in Germania, dove coglie un secondo ed un quarto posto, ma precede Checa in entrambe le gare, aumentando il vantaggio. Due terzi posti a Misano e poi una grande doppietta a Brno fanno cadere le speranze degli avversari per il titolo: Checa si rivela molto falloso, Neukirchner e Haga incostanti, Corser non vince più, Biaggi è in crisi, Bayliss è l'unico a vincere e ad ottenere punti costantemente. Secondo ed undicesimo a Brands Hatch, Bayliss prende comunque altri punti a Neukirchner, mentre a Donington vince gara-1 e cade in gara-2, pur non perdendo altri punti, proprio perché gli avversari sprecano troppo. Si presenta a Vallelunga con 101 punti di vantaggio su Corser, con tutte le intenzioni di chiudere la partita: si qualifica primo ma in gara-1 è solo sesto, con Corser terzo. All'ultimo giro di gara-2, Bayliss è secondo, Corser quarto dietro a Fabrizio, piazzamenti sufficienti per conquistare il terzo alloro, ma nel tentativo di superare Haga al Tornantino, Bayliss si stende e termina 16° a titolo praticamente vinto. A Magny-Cours il titolo è comunque una formalità , e Bayliss non sbaglia: in gara-1 è terzo, e conquista il Mondiale, vincendo poi anche gara-2. A 39 anni, Troy Bayliss decide dunque di ritirarsi dalle competizioni, annunciando che quella di Portimà£o sarà  la sua ultima gara in carriera. L'ex carrozziere australiano vuole chiudere in bellezza, e così accade: conquista la Superpole e domina entrambe le manche, chiudendo l'annata con 11 vittorie e 19 podi, vincendo il titolo con 460 punti.

 

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Qualche numero:

 

Superbike:

Debutto: GP Australia 1997 (quinto in entrambe le gare), Suzuki GSX-R 750.

GP: 152

Vittorie: 52

Podi: 94

Pole: 26

Giri veloci: 35

Punti: 2442

Titoli: 3 (2001, 2006, 2008)

 

 

Motomondiale:

Debutto: GP Australia 1997 (sesto), Suzuki RGV 250; GP Giappone 2003 (quinto), Ducati Desmosedici GP3

GP: 42

Vittorie: 1

Podi: 5

Pole: 0

Giri veloci: 0

Punti: 288

Titoli: 0

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  • 2 weeks later...

Assen 2007 è una delle corse di moto che più mi hanno emozionato. Toseland sembrava imbattibile nella prima metà  di stagione e all'ultimo giro il sorpasso pareva definitivo. Sul traguardo a casa siamo tutti saltati sul divano  :asd:. Quella del 2000 nella vera Assen non la vidi in diretta ma rimane uno spettacolo grandioso.

Bayliss vs Haga era "Il Duello". 

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  • 2 months later...

Per me è un Dio. :D

 

Quando corrono a Magny-Cours mi sembra di rivederlo a fare la curva liceo ad una velocità  irreale, proprio come piegò Haga dopo un gran duello nel finale di gara 2, una manciata di ore dopo il terzo posto di gara 1 e l'ultimo mondiale vinto..

 

Poi il dominio senza se e senza ma di Portimao, con gli altri ridotti a comparse, le ultime due gare..

 

La vittoria in MotoGP. A 37 anni suonati, su quella Ducati totalmente diversa da quella del biennio 2003-2004, dopo un anno e mezzo lontano dalla MotoGP e con le gomme Bridgestone, che non aveva mai usato in carriera (nè in MotoGP, nè in SBK) lascia tutti di stucco, conquistando il secondo posto in griglia (a una manciata di millesimi dalla pole di Rossi) e soprattutto dominando il GP dall'inizio alla fine, senza mai cedere la testa della corsa di un solo centimentro, centrando quella che si può definire una vera e propria impresa!

 

Poi, anche il quarto posto nella mini-gara del 2004 sul bagnato, in testa in un paio di passaggi prima di subire il ritorno di Rossi. Il terzo a Valencia, nell'ultima gara stagionale, sputando sangue per cercare di riprendere Biaggi.

 

Il sorpasso a Monza, vabbè, sottinteso.

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