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12 - Gran Premio del Portogallo 1987


Andrea Gardenal

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  • 3 years later...
  • 8 months later...
18 ore fa, irron3 ha scritto:

Il momento decisivo del GP. Berger a tre giri dalla fine, fino a quel momento in testa, pressato da Prost commette un errore e finisce in testacoda....vittoria in fumo e il francese vince il suo 28° gp in carriera eguagliando il record di Stewart

 

 

In realtà con la vittoria in Portogallo lo superò.

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  • 3 weeks later...
  • 11 months later...
  • 2 years later...
  • 1 year later...

“Ingegnere, venga un momento a guardare, abbiamo un problema col motore”. I passeggeri già seduti nell’aereo hanno cominciato a sudare freddo. Siamo sinceri: l’aeroplano era un po’ vecchiotto, la compagnia non era molto conosciuta, e poi la solita prevenzione verso la tecnologia dell’est. L’Ilyushin delle linee aeree romene era stato accolto all’aeroporto di Bologna con molto raccapriccio. Tutti si aspettavano un bireattore Alitalia per andare in volo diretto senza scalo a Lisbona e invece si presenta questo cammello dell’aria con quattro motori a elica. E va bene, sai com’è: a caval donato non si guarda in bocca, dice il proverbio.

“Ma riuscirà ad alzarsi in cielo”? chiedeva qualcuno. E l’ingegner Forghieri, che era anche lui tra i passeggeri, rassicurava tutti dall’alto della sua tecnica: “Ma sì, il turboelica è un aereo sicuro, state tranquilli”. Sarà. I passeggeri cominciano a salire. I più fortunati (ma loro non lo sanno) vengono fatti accomodare nei posti di coda che sono quelli più silenziosi (si fa per dire). Il primo trambusto scoppia quando sulla scaletta sale il possente ingegner Carlo Chiti. Arriva di corsa il comandante e lo fa spostare sull’ala. Chiti lo prende per un gesto di riguardo alla sua mole. Invece il problema è tecnico, una questione di baricentro, di equilibrio dei pesi. Uno come Chitone va messo proprio sull’ala. E lui non sa che lì le eliche gli spaccheranno i timpani per tre ore e mezzo. Sale un altro passeggero della mole di Chiti, infatti lo chiamano De Larghis e si ricomincia daccapo con lo stivaggio del “carico”. Tutto viene risolto salomonicamente e cioè spaccando il baricentro in due: Chiti a destra, De Larghis a sinistra, ma sempre sulle ali. Piano piano (l’aereo porta già due ore di ritardo) la carovana si sistema. Tutti hanno le ginocchia in bocca perché, sapete com’è, questi Ilyushin sono roba un po’ vecchiotta, nessuna compagnia in condizioni di libero mercato se li comprerebbe, non si trovano le cinture di sicurezza, non c’è posto per pacchi e pacchetti. Ecco l’aereo pronto al decollo, quando sale uno in divisa che grida: “Ingegner Bernardoni, venga qui, c’è un problema col motore”.

Molti sarebbero scesi subito, rinunciando anche alla cifra pagata. Il povero ingegner Bernardoni della Motori Moderni scende imbarazzato. Non osa dire che lui si occupa di turbo terrestri e non di turbo aerei. Mentre in cabina si muore dal caldo e dalla paura, Bernardoni scopre l’arcano. Il motore era quello della Minardi. Stava chiuso in una cassa di legno con su scritto Mille kg. Il comandante s’era spaventato, un peso simile non poteva essere caricato in coda. Bernardoni spiega dottamente che se il motore pesasse davvero mille chili, la macchina non farebbe neppure i trenta all’ora. Chiarito l’equivoco, si chiudono i portelli e via. L’aereo corre, corre, corre e si alza proprio alla fine della pista. Un bel sospiro di sollievo. Tutti vanno alla toilette. Sapete com’è, il nervoso gioca brutti scherzi. Ma scoppia un altro problema. L’ingegner Chiti non passa per la porta della toilette. Cercano di consolarlo: “Carlo, là dentro vibra talmente tutto che non si riesce neppure a prendere la mira”. E il buon Carlo, che ha proprio un buon carattere, si terrà la sua pipì fino a Estoril.

[..]

Tutti sono intrigati dalla solita diatriba Mansell-Piquet [..]. E così nessuno si fila la Ferrari. Sarà la solita Ferrari che va piano o che rompe [..]. Il venerdì comincia subito con Berger in testa alle prove del mattino. Ma ormai la critica alla Ferrari si è estesa a macchia d’olio e dopo il record di Imola, disatteso poi a Monza, nessuno crede più a certi exploits. Poi arrivano le prime prove ufficiali e Berger è quarto. Niente male ma dopo il primo posto del mattino sembra una nuova doccia fredda. Uno dei tanti alti e bassi cui la Ferrari ci ha abituati negli ultimi tempi. Esce “Il Giorno” e titola: “Berger più veloce delle Williams”. Molti si stupiscono che una vecchia volpe del giornalismo automobilistico come l’aspirante “decano” Franco Lini, sia andato così controcorrente, rischiando addirittura di farsi dare del “leccobardo”. Certo, guardando le velocità massime nei tabulati Olivetti, si scopre facilmente che Berger è stato davvero il più veloce. Ma è accaduto tante volte che i più veloci in quella paginetta lì, poi non abbiano fatto granché. E allora? Allora gli deve essere apparsa la buona madonna di Fatima che gli ha detto pressappoco così: “Caro Franco, il tuo giornale domani sarà in sciopero cosicché tu non potrai pubblicare la notizia della prima pole position di una Ferrari dopo due anni e cinque mesi. E allora io ti dico: sbilanciati oggi e ne ritirerai grandi lodi”. E infatti così puntualmente accade. Berger fa la pole.[..]

Carlo Marincovich, AutoSprint – “GP per GP la stagione F1 ‘87”

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On 11/14/2021 at 1:30 PM, sundance76 said:

“Ingegnere, venga un momento a guardare, abbiamo un problema col motore”. I passeggeri già seduti nell’aereo hanno cominciato a sudare freddo. Siamo sinceri: l’aeroplano era un po’ vecchiotto, la compagnia non era molto conosciuta, e poi la solita prevenzione verso la tecnologia dell’est. L’Ilyushin delle linee aeree romene era stato accolto all’aeroporto di Bologna con molto raccapriccio. Tutti si aspettavano un bireattore Alitalia per andare in volo diretto senza scalo a Lisbona e invece si presenta questo cammello dell’aria con quattro motori a elica. E va bene, sai com’è: a caval donato non si guarda in bocca, dice il proverbio.

“Ma riuscirà ad alzarsi in cielo”? chiedeva qualcuno. E l’ingegner Forghieri, che era anche lui tra i passeggeri, rassicurava tutti dall’alto della sua tecnica: “Ma sì, il turboelica è un aereo sicuro, state tranquilli”. Sarà. I passeggeri cominciano a salire. I più fortunati (ma loro non lo sanno) vengono fatti accomodare nei posti di coda che sono quelli più silenziosi (si fa per dire). Il primo trambusto scoppia quando sulla scaletta sale il possente ingegner Carlo Chiti. Arriva di corsa il comandante e lo fa spostare sull’ala. Chiti lo prende per un gesto di riguardo alla sua mole. Invece il problema è tecnico, una questione di baricentro, di equilibrio dei pesi. Uno come Chitone va messo proprio sull’ala. E lui non sa che lì le eliche gli spaccheranno i timpani per tre ore e mezzo. Sale un altro passeggero della mole di Chiti, infatti lo chiamano De Larghis e si ricomincia daccapo con lo stivaggio del “carico”. Tutto viene risolto salomonicamente e cioè spaccando il baricentro in due: Chiti a destra, De Larghis a sinistra, ma sempre sulle ali. Piano piano (l’aereo porta già due ore di ritardo) la carovana si sistema. Tutti hanno le ginocchia in bocca perché, sapete com’è, questi Ilyushin sono roba un po’ vecchiotta, nessuna compagnia in condizioni di libero mercato se li comprerebbe, non si trovano le cinture di sicurezza, non c’è posto per pacchi e pacchetti. Ecco l’aereo pronto al decollo, quando sale uno in divisa che grida: “Ingegner Bernardoni, venga qui, c’è un problema col motore”.

Molti sarebbero scesi subito, rinunciando anche alla cifra pagata. Il povero ingegner Bernardoni della Motori Moderni scende imbarazzato. Non osa dire che lui si occupa di turbo terrestri e non di turbo aerei. Mentre in cabina si muore dal caldo e dalla paura, Bernardoni scopre l’arcano. Il motore era quello della Minardi. Stava chiuso in una cassa di legno con su scritto Mille kg. Il comandante s’era spaventato, un peso simile non poteva essere caricato in coda. Bernardoni spiega dottamente che se il motore pesasse davvero mille chili, la macchina non farebbe neppure i trenta all’ora. Chiarito l’equivoco, si chiudono i portelli e via. L’aereo corre, corre, corre e si alza proprio alla fine della pista. Un bel sospiro di sollievo. Tutti vanno alla toilette. Sapete com’è, il nervoso gioca brutti scherzi. Ma scoppia un altro problema. L’ingegner Chiti non passa per la porta della toilette. Cercano di consolarlo: “Carlo, là dentro vibra talmente tutto che non si riesce neppure a prendere la mira”. E il buon Carlo, che ha proprio un buon carattere, si terrà la sua pipì fino a Estoril.

[..]

Tutti sono intrigati dalla solita diatriba Mansell-Piquet [..]. E così nessuno si fila la Ferrari. Sarà la solita Ferrari che va piano o che rompe [..]. Il venerdì comincia subito con Berger in testa alle prove del mattino. Ma ormai la critica alla Ferrari si è estesa a macchia d’olio e dopo il record di Imola, disatteso poi a Monza, nessuno crede più a certi exploits. Poi arrivano le prime prove ufficiali e Berger è quarto. Niente male ma dopo il primo posto del mattino sembra una nuova doccia fredda. Uno dei tanti alti e bassi cui la Ferrari ci ha abituati negli ultimi tempi. Esce “Il Giorno” e titola: “Berger più veloce delle Williams”. Molti si stupiscono che una vecchia volpe del giornalismo automobilistico come l’aspirante “decano” Franco Lini, sia andato così controcorrente, rischiando addirittura di farsi dare del “leccobardo”. Certo, guardando le velocità massime nei tabulati Olivetti, si scopre facilmente che Berger è stato davvero il più veloce. Ma è accaduto tante volte che i più veloci in quella paginetta lì, poi non abbiano fatto granché. E allora? Allora gli deve essere apparsa la buona madonna di Fatima che gli ha detto pressappoco così: “Caro Franco, il tuo giornale domani sarà in sciopero cosicché tu non potrai pubblicare la notizia della prima pole position di una Ferrari dopo due anni e cinque mesi. E allora io ti dico: sbilanciati oggi e ne ritirerai grandi lodi”. E infatti così puntualmente accade. Berger fa la pole.[..]

Carlo Marincovich, AutoSprint – “GP per GP la stagione F1 ‘87”

Meraviglioso!

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