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15 - Gran Premio del Caesar's Palace 1981


AleImpe

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  • 11 months later...
Il ‎02‎/‎02‎/‎2013 at 17:32 , The Rabbit ha scritto:

C'era già  prima, il circuito era ricavato dal parcheggio dell'hotel (il Caesars Palace).

Il rettilineo di arrivo ed i Box erano nel parcheggio dell'Hotel. Il resto era una strisca di asfalto posta su un terreno incolto che a partire dal 1983 venne edificato con altri Hotel/Casinò

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  • 6 months later...
  • 3 months later...
  • 2 years later...
  • 1 year later...

Nel 1981, sulla rivista "Grand Prix international", Prost teneva una rubrica intitolata "Prost scriptum", nella quale, generalmente, parlava degli eventi agonistici che riguardavano lui e la Renault. Per questa corsa, Alain si lasciò andare a qualche considerazione sparsa, utile a capire anche il carattere. L'ho tradotta qui sotto:

“Se avete avuto modo di leggere con regolarità i miei editoriali, saprete che risiedo a Saint-Chamond, vicino a Saint-Étienne, in Francia. Capirete, perciò, che mi sono sentito un po' spaesato quando sono giunto a Las Vegas per trascorrere il fine settimana di gara. Avendo fatto una capatina nei luoghi di ritrovo della città, posso assicurarvi che non ho alcuna intenzione di prendere dimora là, un giorno. Ho trovato il posto, di per sé, abbastanza deludente. Certo, il fatto di sorgere nel bel mezzo del deserto tutta sola, rende la città, in un certo qual modo, speciale. Tuttavia, un mondo fatto di luci al neon e di slot machines non è roba per me. Per quel che mi riguarda, una settimana a Las Vegas è anche troppo. A parte fare una giocata ai tavoli, non c'è niente da fare. Magari, come diversivo, ti puoi divertire a mettere le fiches in fila, e al di là di questo ti annoi. Ritengo che me lo sarei dovuto aspettare. Vegas — un'espressione più alla moda rispetto al dire ‘Las Vegas’ — vive di rendita sulla reputazione che si è costruita. Non è né meglio né peggio delle descrizioni riferitemi da altri. Per capirla appieno, bisognerebbe approcciarla avendo in mente di considerarla una sorta di città-monumento e prepararsi alla sua stravaganza. Passarci un paio di ore, fare qualche fotografia, scialacquare qualche dollaro e, infine, tornare nel mondo reale, alla civiltà di tutti i giorni. Tutto lì è congegnato apposta per essere al servizio della ‘scommessa’. Devo ammettere di avere fatto qualche giocata alla roulette, d'altronde lo ha fatto, per curiosità, la maggior parte degli altri piloti. Non sono un grande scommettitore, ma recarsi a Las Vegas e non fare una puntata è come andare a Parigi ed evitare di andare a vedere la Torre Eiffel, o recarsi a St. Chamond e non dare una sbirciata al mio appartamento (oops, a ben pensarci penso di dovere ritrattare questa mia asserzione per paura che si creino ingorghi in strada!). A ogni modo, mi sono messo in tasca qualche dollaro e ... mi credete se vi dico che ho vinto? Sì, sono riuscito a scucire loro qualche soldo. Dunque, è vero che anche un francese può vincere a Las Vegas. Devo, però, dire di non essere stato tentato dal perseverare. Noi dell'Alvernia abbiamo la stessa reputazione degli scozzesi quando i soldi sono tirati in ballo e si tratta di spenderli. A voler tornare seri, semplicemente non mi garbava l'atmosfera attorno ai tavoli da gioco. Trovavo piacevole semmai giocare per una mezz'ora, non di più, alla roulette. Eppure, tutta quella gente aveva un'espressione così seria e intristita. Ti accorgevi che presenziavano in quei luoghi non per svagarsi ma per rincorrere il denaro. Una luce nei loro occhi baluginava ogni volta che le monete zampillavano da quelle macchine. Nessun sorriso si disegnava sul loro volto, mai, sia che fossero rimasti attaccati a quei congegni da gioco sia che, giocando alla ruota, fossero stati intenti a conteggiare ogni singolo penny. Trovavo tutto ciò odioso. Come dicevo, ho giocato alla roulette, ma solo quando non c'era nessun altro estraneo vicino a me. Con un giornalista, un amico, ci stavamo divertendo parecchio, ma quando altri si sono uniti a noi, dei giocatori incalliti, l'atmosfera era diventata tale che abbiamo dovuto cambiare il tavolo. Il circuito, penso, sia stato un successo se si rapporta il giudizio con ciò che gli organizzatori si sono ritrovati fra le mani. È stato abbastanza sorprendente. Si poteva superare in modo relativamente facile, contrariamente alle mie aspettative. Sebbene l'organizzazione, sul fronte della sicurezza, sia stata carente sotto alcuni aspetti, il tracciato non era pericoloso, anche perché abbiamo corso in condizioni peggiori altrove quest'anno. La gara è stata strana ma interessante. In generale, è stato un gran premio che merita di essere giudicato con favore. Ero esausto al termine della gara e non ero l'unico. Si dice che Montecarlo sia quello più stancante del calendario, ma io penso che Las Vegas debba, ora, detenere questo primato. L'asfalto era gibboso, molto, e il percorso non offriva un attimo di respiro. Si è trattato di un ottimo allenamento, affrontato nel pieno della stagione agonistica. Vi saluto tutti, a presto!”

Alain Prost, "Prost scriptum", GPI n.41/1981, p.46

 

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