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Barry Sheene


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Oggi sono 13 anni... Gone but not forgotten...

Barry Sheene e' nato a Londra l'11.09.1950. il due volte campione del mondo della 500 (1976-77) è stato, probabilmente, il talento più naturale prodotto dall'Inghilterra. Nasce nella periferia di Londra, Holborn. Il Padre Franck è meccanico e preparatore: è lui ad iniziare il giovane Barry al mondo dei motori. Padre appassionato di competizioni costruisce per il figlio una piccola moto di 50 cm cubici: motore ducati 4 tempi, che presto Barry sostituirà con una Triumph Tiger Club, all'eta di 14 anni guiderà una Bultaco da trial. A soli 16 anni collauda una Derbi 75 da strada.

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Franck a Barry affiderà 2 Bultaco da collaudare, dopo una intera giornata di prove a Brands Hatch, vista la velocità del figlio Franck decide di affidargli una delle due moto e di farlo gareggiare. I risultati sono pessimi, ma Barry non si demoralizza e nello stesso giorno corre la sua 2° gara con una 250 sempre della Bultaco ottenendo un buon risultato. La sua prima vittoria la ottiene la settimana successiva su una 125 Bultaco. Grazie a questo esordio Barry attira su di sè l'attenzione dei giornalisti e del pilota Lewis Young che gli chiederà di occuparsi della sua moto.

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Ha vinto 23 gran premi, Barry Sheene; che sono tanti, messi tutti in fila, ma non gli bastano per occupare un posto tra i primi venti piloti della storia; eppure è tra i più amati, una specie di simbolo per molti motociclisti. E la ragione è una sola: è stato il più simpatico. E uno dei più temerari. Nel 1969 Barry inizia la sua esperienza motociclistica facendo la gavetta nei circuiti inglesi, a Brands Hatch batte il record della pista e terminerà il campionato 125 britannico al 2° posto dietro Chas Mortimer. Protagonista degli anni Settanta, il giovane Barry cominciò a farsi notare nelle piccole cilindrate. Troviamo il suo nome nella 50 (una sola vittoria con la Kreidler, a Brno), e poi nella 125: in sella alla Suzuki bicilindrica colse tre successi in Belgio, Svezia e Finlandia. Quattro vittorie, tutte nella stagione che lo consacrò, il lontano 1971, e che gli fruttò il titolo di vice campione del mondo della quarto di litro alle spalle del mitico Nieto. Poi la duemmezzo, in sella a Yamaha private e senza grandi risultati.

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All'apice della sua carriera, infatti, Barry dimostrò di essere un pilota estremamente creativo, per non parlare della competenza tecnica che faceva di lui un eccellente collaudatore. Fin da quando iniziò a gareggiare, alla fine degli anni '60, con una 125, catturò l'attenzione degli appassionati e della stampa. Giovane, ironico, di bell'aspetto, si presentava con una tuta bianca nel periodo in cui sembrava obbligatorio indossarne una nera. E poi il colpo di genio: l'immagine di Paperino assurta a suo simbolo, dipinta sul casco: "perché nessuno si aspetterebbe questa scelta da un vincente".

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A causa di due terribili cadute sofferte una a Daytona alla metà degli anni '70 e l'altra a Silverstone nei primi anni '80, Sheene, durante la sua carriera fu, per tutti, "l'uomo bionico". Quello che faceva suonare tutti i metal detector in tutti gli aeroporti del mondo. In realtà Barry era il prototipo del motociclista senza paura. Nelle corse, il suo motto era "stare davanti, ed uscirne vivo". A Daytona, sul catino sopraelevato, volò via per lo scoppio della gomma posteriore quando viaggiava a 300 all'ora con la sua Suzuki 750. A Silverstone, un'altra volta, finì in pieno contro la moto di un altro concorrente, caduto dietro un dosso. Fratture dappertutto. Esperto di voli ad alta velocità, è stato il primo pilota a chiedere il paraschiena, e a pretendere le prime protezioni.

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Fu la Suzuki a ripescarlo dal gruppo, quando nel '74 si affacciò alla 500 con la rivoluzionaria RG due tempi, con i quattro cilindri disposti in quadrato. Controcorrente, perchè tutti gli altri costruttori, dalla MV alla Yamaha, sfruttavano l'architettura in linea. Il motore era potentissimo, una bomba; ma fragile. Subito sul podio all'esordio, la RG in seguito faticò per portare Barry, pur veloce e motivato, al sesto posto finale in campionato. Andò poco meglio l'anno successivo; venne sì la prima vittoria di Assen (in fotofinish con Agostini, qualificato con lo stesso tempo), e poi la seconda, trionfale, in Svezia. Ma il campionato andò ad Ago e alla Yamaha, e Barry chiuse ancora al sesto posto. Però il titolo mondiale di Sheene nel 1976 è di quelli che fanno parte della leggenda. Quella fu una stagione memorabile. Campione del mondo nel '76 e quindi subito l'autorevole bis l'anno dopo (con sei successi) e sempre con la Suzuki RG 500 ufficiale. Francia, Le Mans, aprile '76. Piloti ufficiali pochi: Cecotto con la Yamaha, Sheene con la Suzuki; poi una schiera di privati con le RG standard commercializzate per la prima volta quell'anno. Gran bei nomi: Read, Lucchinelli, Lansivuori, Ferrari, Braun, Rougerie, Findlay, Hennen, e lo stesso Agostini che disponeva anche delle MV. Grandi battaglie: Sheene strappa la pole a quel fenomeno esordiente che è Lucchinelli all'ultimo turno, Lucchinelli parte penultimo, rimonta come un ossesso, prende Cecotto che è secondo, finisce la benzina ed è terzo. Fu la stagione che rilanciò la 500, quella che esaltò il talento di Marco Lucchinelli, che diede alla MV di Agostini l'ultimo successo al Nurburgring, ma fu soprattutto la stagione di Sheene: con cinque grandi vittorie e il suo primo titolo mondiale.

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Barry è sempre stato un magnifico personaggio. Per cominciare sapeva parlare anche il francese e l'italiano, capacità rarissima in un britannico. Poi era positivo, allegro, intelligente. Era un Baronetto di Sua Maestà (come i Beatles, dei quali era amico), ma disponibile con tutti. Non guastava un elemento molto coreografico: la moglie, la bionda e snella Stephanie, era tanto bella da finire nelle pagine centrali di Playboy. Furbo e molto attento, l'inglese sapeva strappare ingaggi importanti agli organizzatori delle corse internazionali. Beveva (Brandy), fumava (Gauloises) ed in un periodo in cui in pochi guadagnavano con le corse, si presentava in circuito con una Rolls Roice targata BS7. Più tardi sarebbe arrivato in elicottero.

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Dal '78 in poi si scontrò con il grande Kenny Roberts: uno capace di conquistare tre titoli di fila con la superiore Yamaha e le Goodyear. Barry fu secondo nel '78, terzo nel '79; poi passò dalla parte di Kenny sulla Yamaha, però senza più stupire. Una vittoria nell'81 (Svezia) e niente di più. Si fermò definitivamente alla fine dell'84, dopo quindici anni di carriera. Naturalmente, quando si dice Barry Sheene si dice sette. Quello era il suo numero magico, al quale non volle rinunciare nemmeno quando avrebbe meritato l'uno. Era un pilota molto legato alla tradizione.

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Chiusa quindi l'esperienza agonistica decise di trasferirsi in Australia per iniziare la sua nuova carriera di commentatore sportivo, allettato anche dal clima caldo che lo aiutava a superare gli acciacchi delle numerose fratture, ed iniziò quindi una nuova parentesi della sua vita che però gli permise di rimanere a contatto con l'oggetto delle proprie passioni. Sporadicamente ha ripreso a guidare in occasione di alcuni eventi speciali nell'ambito delle moto storiche come ad esempio durante il GP britannico al parco di Donington fu doppio vincitore in una nelle corse classiche internazionali alla guida di una 500 Norton e due mesi dopo sulla stessa macchina, finì secondo dietro all' ex campione del mondo Wayne Gardner durante il festival di Goodwood di velocità, dimostrando di essere ancora capace di regalare emozioni a tutti noi.

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Barry Sheene muore a  52 anni, indimenticato campione del motomondiale, se n'é andato così, stroncato dall'avversario più subdolo, il cancro. Il male gli era stato diagnosticato il 22 giugno 2002, un tumore all'esofago e allo stomaco che l'ex due volte iridato in 500 aveva annunciato nel agosto. Aveva promesso ai suoi fan che avrebbe lottato per vincere, ha ricevuto testimonianze di affetto da milioni di tifosi, ma lunedì 10 marzo 2003 si è arreso.

 

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