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Nel Mondiale Rally solo due gare sono finite con i primi due concorrenti in parità assoluta.

Per assegnare la vittoria si fece riferimento a chi si era meglio piazzato al primo controllo orario.

Nell’East African Safari Rally del 1973, così, vinse l’equipaggio Mehta-Drews su Datsun 240Z, precedendo Kallstrom-Billstam su Datsun 1800.

Nel 1985 successe ancora: al Rally di Costa d’Avorio Kankkunen-Gallagher precedettero Waldegard-Thorszelius, tutti su Toyota Celica.

In entrambi i casi, si trattava di gare che superavano i 5mila km cronometrati (oggi arrivano a stento a 290...).

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INCUBI NELLA NEBBIA

“Questa gara non la posso proprio fare, mi dispiace…” borbottava Loris guardando a terra mentre colpiva con un calcio un sassolino, come per liberarsi da uno scomodo peso.

“Te lo avevo detto già ad inizio campionato, che al San Marino non potevo esserci ”

“Si va beh ma ora io come faccio? Che diranno in Citroen? Magari s’incazzano anche ”

“Parlerò io con Maurizio vedrai che capirà ”

E ci lasciammo così, francamente ero un po’ seccato perché per me non avere Loris a fianco era sempre un dramma e tutte le volte che non avevo corso con lui era sempre finita male.

“Vittorio, tu farai le note con qualcuno e poi correrà con te Bruno Scabini ” Mi disse al telefono Maurizio Verini dopo alcuni giorni. Ne fui felicissimo, Bruno Scabini era un grande navigatore, ufficiale Fiat per decenni con Verini con Bacchelli con Pianta e ora dopo aver smesso l’attività era alle dipendenze del suo ex pilota che me lo concedeva per una gara, un onore per un appassionato come me, ne sentivo la responsabilità e sentivo che per me era un esame.

Feci le note non ricordo nemmeno con chi e poi, alcuni giorni prima della gara passai a Milano per caricare il buon Bruno, destinazione San Marino.

Ero emozionatissimo quando affrontammo la prima prova di ricognizione, “Andiamo?” mi disse con voce ferma e decisa, era molto buio, accesi i fari supplementari partendo con un certo brio, lui iniziò con molta calma e professionalità a darmi le prime note, saltellammo di curva in curva velocemente e al fine prova mi aspettavo che dicesse qualcosa, per esempio: bene bravo, guidato bene, quelle cose insomma che un pilota aspetta, come un innamorato aspetta l’SMS con scritto ti amo o mi manchi dalla sua donna. Il tratto tra fine prova e l’innesto con l’asfalto era di circa cinquecento metri.

“Ma accidenti non mi dice nulla? E si che ho guidato bene, molto bene….” Pensai ansioso. Finalmente il silenzio venne rotto.

“Qui giri a sinistra e tra 280 metri a destra in un bivio a T sull’asfalto” Mi disse con distacco. Restai male, da morire, mi sentivo una nullità, non ricevere nessun tipo di commento, nemmeno sulle note, sono buone, fanno schifo… boh.

“Ma come andranno i piloti con cui è abituato sto qua ” Pensai preoccupato. “Sta a vedere che va a dire che sono un fermo e mi mandano a casa, altro che tre anni di contratto ”.

La prova dopo mollai la macchina in discesa come poche volte in vita mia durante le ricognizioni, ma lui nemmeno una piega…. leggeva tranquillo e ogni tanto segnava qualcosa con la matita sulle note, lasciandomi la massima curiosità sui suoi pensieri.

Ad un certo punto mi disse “Sinistra media chiude al palo” con un filo di ritardo perché aveva appena fatto una correzione, eravamo talmente abbondanti che presi il palo, di muso e questi finì sotto la macchina incastrandosi con la slitta di protezione. Non battè ciglio! “Ho detto sinistra media chiude al palo… non di prendere il palo ” disse scendendo calmo per valutare quali danni avessimo causato.

Gli spettatori, allora presenti in gran numero durante le ricognizioni urlavano “Svelti, svelti che ne arriva un altro”

“Si ma ditegli di andar piano… che non ci venga addosso, per la miseria ” Dicevo io cercando di spostare la macchina, che per altro non aveva danni gravi, essendo il palo fissato male al terreno, quasi appoggiato.

“No no rimettete il palo dov’era, è già il terzo che lo prende oggi…” urlava uno degli spettatori mosso da innato sadismo. “Non rovinateci lo spettacolo ”

Robe da matti! Ripartimmo di nuovo come nulla fosse successo, ma a metà della prova il cofano si aprì di schianto mentre eravamo in quarta a manetta in un discesone… Uno spavento terribile e riuscii a salvare il tutto con un numero da circo evitando la catastrofe per un soffio. Lui mi guardò e disse “Hai una corda per fissare il cofano?”

Ci fermammo e sacrificai la mia cintura dei pantaloni, che lui legò magistralmente effettuando parecchi intrecci.

Venne finalmente il giorno della gara e partimmo in mezzo ad un nebbione catastrofico con il numero 84 sulle portiere, il rally decideva il campionato Italiano Rally tra: Tognana, Tabaton con le Lancia Rally e Biasion con l’Opel Ascona 400, le case schieravano un’armata a testa per conquistare quel campionato, che allora aveva un gran successo commerciale per chi lo portava a casa, le gare erano seguite e non mancava un servizio al TG per ogni rally importante, cose che adesso si sognano.

Nella prima prova speciale credo non si vedesse nemmeno il cofano della macchina, tanta era la nebbia, nonostante tutto tirai fuori un bel tempo, soprattutto fidandomi… ciecamente delle note e misurando i rettilinei nella mia testa. Non era la prima volta che correvo nella nebbia, ma quella resterà nella mia memoria per sempre era come essere immersi in un vaso di colore bianco.

Terminata la prova mi sentivo bene e sentivo che la nebbia seppur fitta poteva essere vinta, ma quello che più m’impressionò, furono i trasferimenti e trovare le assistenze che erano sparse in giro perse anche loro nella coltre di bambagia che avvolgeva chiunque, non si vedeva nulla e ogni tanto si rischiava di investire qualche meccanico piazzato in mezzo alla strada ad aspettare la sua macchina. Alcune volte fummo costretti a fermarci per guardare i cartelli stradali e capire dove si doveva andare, una cosa tremenda.

La prima tappa durava una vita, come sempre a quei tempi, diciotto-venti ore, in cui ci si fermava alle assistenze e poi si doveva pedalare per recuperare il tempo perso per il servizio, i tempi dei controlli orari divennero strettissimi e costringevano a vagare per le strade senza possibilità di errore si andava come dei matti e ogni tanto s’incrociava qualcuno in senso inverso, convinto di aver sbagliato strada. Devo dire che l’esperienza di Bruno mi servì tantissimo perché, non ci perdemmo e non pagammo mai, aveva l’orologio e il contachilometri nella testa sembrava un computer, anche perché a quei tempi non avevamo nulla come strumentazione per il navigatore, si andava a vista sempre.

Arrivammo alla prova più lunga quella di Borgo Pace che misurava circa 35 km. la più difficile del rally. Dopo una decina di km. percorsi a tutto quello che si poteva andare, una sospensione si ruppe nel suo supporto superiore e lo stelo si piantò come una lancia nella scocca, mi misi a fare delle acrobazie incredibili tra il nebbione da incubo e la macchina che andava dappertutto era veramente un’impresa anche solo cercare di finire la prova, dal momento che gli angoli di lavoro delle sospensioni erano andati a farsi benedire e la ruota destra andava per i fatti suoi, imbardando la povera macchina come una nave in un mare in tempesta.

Arrivai abbastanza forte in un tratto veloce e intravidi due sagome in tuta che cercavano di segnalarmi che la loro vettura era fuori strada, una vettura ferma parcheggiata in cima ad un terrapieno, un Opel Ascona 400 con i colori ufficiali Conrero. Quando videro la mia andatura saltarono via come due birilli ed evitai di uscire solo grazie alla sospensione che mi fece curvare a sinistra in maniera anomala e decisa, erano Lucky e Rudy.

Terminammo la prova perdendo quattro minuti, soprattutto perché quando successe il fatto, scesi per vedere che cos’era accaduto, pensando di aver forato o chissà cosa. Un peccato perché eravamo messi molto bene sempre nei primi dieci assoluti.

“Di cosa ti preoccupi ” Mi disse Bruno al riordino che seguiva la prova. “La gara è lunghissima, dobbiamo arrivare a domani circa a mezzogiorno e poi c’è tutta la giornata finale la seconda tappa, che fa 14 ore di gara solo quella, non guidi male…. possiamo recuperare qualcosa, tranquillo…”

L’assistenza di Mauro Nocentini ci rimise la vettura come nuova e partimmo all’attacco.

Un paio di prove e poi si rifaceva quella di Borgo Pace di 35 km.

Partii concentratissimo e dentro di me dissi: “Brutta sporca di una prova, prima mi hai fregato quattro minuti…. adesso me li ritorni tutti… e te piccola, cavalca bene che ora ti faccio andare alla grande, nebbia o no, adesso si balla…. Andiamo!”

Quarto tempo assoluto, prendemmo in prova un sacco di macchine, che Bruno poi contò al riordino, i cronometristi di fine prova, fecero il conteggio tre volte prima di darci il tempo e chiamarono la direzione gara per accertarsi che fossimo realmente partiti a quel minuto, perfino il calmissimo Bruno scese dalla macchina a discutere animatamente agitando il dito sull’orario di inizio prova scritto sulla tabella, non credevano che il numero 84 potesse fare un tempo del genere, fu un’impresa memorabile.

Le macchine che avevamo superato arrivavano alla spicciolata al riordino e Bruno felice le contava. “Tredici…. sono tredici” Disse risalendo in macchina, con una soddisfazione che mi riempiva il cuore di gioia.

“Una volta….. Fulvio (Bacchelli) ed io al Montecarlo, siamo andati così nella nebbia….”

“Meno male” dissi tra me “Che adesso mi paragona con un grande… ”

“Siamo andati così, o forse anche più forte…” “Eccolo” dissi tra me… “Pensa che la Mouton con la Stratos ci ha dato un minuto ”

“Ma vai a fanculo” gli dissi perdendo la ragione “Io più di così non vado… se vuoi guida te ”

Rimase male il povero Bruno dalla mia reazione che non si aspettava, forse era convinto di farmi un complimento, ma mettermi in paragone così con una donna mi dava fastidio, ma che donna comunque!

La tappa finiva con un circuitino da farsi tre volte e mi divertii un mondo anche se ero distrutto, la nebbia se n’era andata, il sole offuscato ci guardava fare i cretini attorno a dei capannoni, assieme ai nostri navigatori che restavano a terra pigramente ad ammirarci e a discutere tra loro della nottata passata tra incubi e rischi allucinanti, sia in prova sia in trasferimento.

La seconda tappa partiva il mattino presto e una fitta pioggerella sostituiva la schifosa e odiata nebbia rendendo le strade al sapone, fu una soddisfazione partire nei primissimi, in mezzo ai big con la mia piccola 1,2 che di gruppo B aveva solo i finestrini e le porte di plastica.

Nonostante le strade meno adatte ai miei pochi cavalli, riuscimmo tener dietro delle vetture e dei piloti di grido, anche se nelle ultime prove il buon Bruno mi diede perentorio, l’ordine di rallentare nella lotta che avevo ingaggiato con Moosleitner e la sua Ascona 400, di lasciarlo andare per portare la macchina in fondo e non incorrere in qualche vaccata che avrebbe compromesso una gara stupendamente condotta in condizioni difficilissime.

Terminammo noni assoluti, primi di classe, e secondi di gruppo B , senza i quattro minuti e la resa finale avremmo potuto sperare in un sesto assoluto, un miracolo per la bianca lavatrice motorizzata Peugeot 1.260 cc.

Sul palco non ebbi nemmeno la forza di scendere per festeggiare, era già buio da un bel po’ e non ci vedevo più dal sonno, feci un cenno di saluto a chi applaudiva e scesi verso il parco chiuso, sembravo un automa.

Bruno mi disse “ Sei stato molto bravo, non credevo che andassi così forte, bravo!”

Finalmente mi disse quello che aspettavo da una settimana.

Ci ripensavo mezz’ora dopo, mentre ero sotto la doccia, inebriato dal risultato.

Appena chiusi il rubinetto suonò il telefono sul comodino della stanza. “Ma sai che con il rumore dell’acqua mi disturbi? Non riesco a dormire se fai tutto questo rumore… ”

Accidenti era una ragazza a cui stavo dietro da un po’ di tempo e che mi piaceva anche.

“Complimenti per la gara…. posso venire a farteli di persona?” Mi disse con una voce che non lasciava dubbi sulle intenzioni.

Riposai poco quella notte…. e anche la nebbia era un ricordo lontano.

(Vittorio Caneva, "Rally - Il sapore della passione")

(La foto si riferisce al rally 4 Regioni)

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Al rally dell'Acropolis '89, dopo 37 prove su 42, Paola De Martini e Umberta Gibellini con l'Audi 90 Quattro sono al 6° posto assoluto, ma la rottura della coppa dell'olio a cinque speciali dalla fine le priva del prestigioso risultato, dopo aver staccato tempi allo stesso livello degli altri due piloti Audi, Schwarz (ottavo) e Stohl (sesto).

(P.S., l'Acropolis 1989 si sviluppava su 1880 km di cui 608 km di prove speciali).

Foto Girardo Archive.

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Al Safari '78 i francesi Papineau-Decorps rischiano di non partecipare: la loro Citroen CX 2400 ufficiale è imbarcata sulla nave che durante il viaggio da Marsiglia a Mombasa viene sequestrata da forze armate somale, impegnate nella guerra che divampa nel Corno d'Africa.

La nave viene bloccata per cinque giorni, e soltanto cinque ore prima della partenza del rally l'aviazione del Kenya, con un'operazione-lampo, riesce a portare la macchina alla partenza.

I due piloti comprensibilmente prendono il via già piuttosto snervati: si ritireranno per rottura del motore.

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